Un commento canonistico del Mag. theol. Michael Gurtner
Ogni tanto [noi diremmo: molto spesso] si sente o legge di difficoltà che ancora si frappongono al tentativo di stabilire una Santa Messa regolare nel rito del 1962. Non mancano i casi nei quali sono proprio i vescovi che cercano di ostacolare questi pii desideri da parte di fedeli non meno cattolici dei vescovi stessi. A volte si capisce però, leggendo fra le righe, che ancora sono in giro alcuni malintesi riguardo il testo legislativo Summorum Pontificum. Da qui errori che impediscono qua e là una messa regolare nel rito gregoriano, cosa che non sarebbe necessaria se ci fosse un po’ più di chiarezza e conoscenza dei diritti e doveri stabiliti dal Santo Padre. Perciò sembra opportuno ricordare alcuni lineamenti fondamentali stabiliti nel ben noto Motu Proprio.
I sacramenti e sacramentali amministrati secondo i libri liturgici che erano in uso nel 1962 sono un diritto e dovere, non un privilegio.
Una prima cosa importantissima che bisogna sottolineare e renderci presente è il fatto che la Santa Messa celebrata secondo i libri che erano in uso nel 1962, dal punto di vista formale, non è semplicemente un privilegio concesso oppure un semplice indulto (in quel caso avrebbe un carattere eccezionale), ma è un vero e proprio diritto di chi la desidera (sacerdoti e laici), e dall’altro canto un vero e proprio dovere per il sacerdote chiesto di celebrare una tale liturgia. Il fedele che la chiede ha il diritto di essere soddisfatto nel suo desiderio da parte del suo parroco (SP art. 5 §1). Questo non vale soltanto per le Messe regolari, ma ugualmente anche per occasioni singolari o speciali (SP art. 5 §3).
Per quanto riguarda il clero, il singolo prete (o vescovo) non è obbligato a prendere iniziative per conto proprio. Ma se un prete desidera celebrare il vecchio rito non bisogna fare richiesta a nessuno, e nessuno glielo può vietare, nemmeno il (suo) vescovo diocesano, purché non sia ostacolato alla celebrazione in genere, cioè anche alla celebrazione delle Messa secondo il Missale di Paolo VI. Se nemmeno il suo vescovo può impedirglielo, tanto meno il consiglio parrocchiale, com’è successo nella parrocchia St. Peter a Monaco, dove il consiglio ha deciso – illegittimamente da vari punti di vista - di non offrire una Messa nella forma straordinaria, proprio nella parrocchia più tradizionale della città dove non hanno mai eretto un altare popolare e dove si celebra regolarmente anche in latino.
Quindi, quanto al prete, ha il diritto assoluto di celebrare anche il rito tridentino, ma non è obbligato a farlo per sua propria iniziativa. Se però un parroco è richiesto da parte di fedeli di stabilire una Messa regolare oppure in un'occasione speciale, secondo il Missale del Beato Giovanni XXIII, in tale caso è obbligato dal diritto, promulgato dal nostro Santo Padre feliciter regnans in forma di un Motu Proprio, ad accogliere la richiesta rivolta a lui. Questo diritto dei fedeli (e dei sacerdoti) presenta contemporaneamente un dovere vincolante per i responsabili preti richiesti di una tale liturgia: il parroco non deve negare ai fedeli questa richiesta (SP Art.5 §1). Una risposta negativa è contro l’universale diritto ecclesiastico, perciò i fedeli hanno il diritto di insistere e di appellare, nel caso di una risposta negativa, al vescovo diocesano responsabile per il territorio in cui la parrocchia si trova. Prima che il parroco neghi (illegittimamente) questa richiesta, non occorre assolutamente rivolgersi alla curia diocesana, perché non è essa a concedere il permesso o meno: non ci vuole un permesso da parte dalla curia diocesana.
Se però, per un qualunque motivo, anche la curia diocesana non fosse in grado di soddisfare la richiesta dei fedeli, ci si rivolge alla Commissione Ecclesia Dei. Se non lo fa direttamente il vescovo, come dovrebbe fare obbligatoriamente se non fosse egli stesso in grado di cambiare la decisione negativa del parroco (SP art. 7) lo facciano i fedeli stessi: se il vescovo non nega la supplica per via di un decreto formale, basta rivolgersi in una lettera direttamente alla Commissione Ecclesia dei, la quale è fornita da parte del Sommo Pontefice delle competenze necessarie per poter agire in maniera efficace [altro discorso è se queste benedette competenze le voglia effettivamente esercitare].
Le possibilità dei vescovi
Le possibilità dei vescovi riguardo il vecchio rito sono uguali a quelle del nuovo rito. A loro spetta il compito e il dovere di sorvegliare il degno e giusto svolgimento della sacra liturgia in genere nella loro diocesi. Vuol dire: un vescovo non può impedire una Messa soltanto perché è celebrata in un rito o nell’altro. In certe circostanze un vescovo può vietare la celebrazione di una Messa, però solo per motivi giusti e sufficienti, ma non la celebrazione del vecchio rito in sé. Oltre a ciò, non solo non lo può vietare, ma nemmeno limitare, per esempio ad una sola messa mensile. Questo tentativo sarebbe un atto giuridicamente invalido e non obbligherebbe nessuno in obbedienza.
La competenza del vescovo in questioni liturgiche è la stessa per entrambi riti, secondo il Nr. 22 di Sacrosanctum Concilium, il quale il Santo Padre cita anche nella sua lettera accompagnatoria al testo legislativo. In concreto vuol dire: un vescovo può impedire a un suo sacerdote, per esempio, di celebrare un’altra Messa in più a quelle che celebra già, perché andrebbe al di là del numero massimo di celebrazioni concesse dalla chiesa per giorno. Questo però vale per la Messa in sé e per ogni rito, non per un rito solo. In tal caso si dovrebbe far sì che un secondo sacerdote celebri o una delle Messe secondo il Messale di Paolo VI, o quella del Messale di Giovanni XXIII. Il Motu Proprio cita anche il canone 392 del CIC. In questo canone è stabilito che il vescovo promuova l’unità della chiesa, che include la cura che tutte le leggi ecclesiastiche siano rispettati. Nel secondo paragrafo di questo canone il diritto canonico si riferisce esplicitamente alla liturgia e al dovere del vescovo di sorvegliare che tutto sia rispettato anche nel campo del culto divino. Ma se questo è uno dei compiti affidati al vescovo: come potrebbe non essere egli stesso il primo che rispetta e applica tutte le leggi, incluse quelle liturgiche, e quindi anche il Motu Proprio Summorum Pontificum?
In accordo con questo, la suddetta lettera accompagnatoria del Santo Padre dice esplicitamente che i vescovi mantengono sì la loro autorità che consiste in primo luogo nel dovere di “vigilare affinché tutto si svolga in pace e serenità”, e quindi possono agire anche loro nel caso di necessità, ma soltanto “in piena armonia con quanto stabilito dalle nuove norme del Motu Proprio”, come scrive Sua Santità stessa. Ogni legge, norma o regola particolare promulgata da parte dei vescovi, che sia in contraddizione con Summorum Pontificum, non ha nessun valore e non vincola nessuno, nemmeno i loro preti diocesani, perché il canone 135 §2 del CIC 1983 stabilisce che “da parte del legislatore inferiore non può essere data validamente una legge contraria al diritto superiore”. Ciò significa, che ogni decreto, ordine o legge particolare che è contraria alla legge del supremo legislatore, ovvero di Sua Santità il Papa, non è valida e di conseguenza da trattare come se non esistesse. Nessuno può limitare, alterare o espandere la legge pontificia che ci è data in Summorum Pontificum.
Consigli pratici
In consapevolezza di quanto può essere difficile in pratica organizzare una Messa tridentina celebrata regolarmente, pare utile dare alcuni consigli generali, anche se non sono applicabili in ogni luogo. Generalmente non è necessario rivolgersi alla curia diocesana per chiedere il permesso del vescovo o di qualche altra autorità di poter celebrare più o meno spesso una Messa nel rito straordinario: questo permesso è già dato dal Santo Padre stesso! Di conseguenza, nessuno può rifiutare o limitare questo diritto. Quindi si cerchi un prete disponibile alla celebrazione secondo il Messale di Papa Giovanni XXIII. In più si cerchi un parroco (oppure un rettore di una chiesa) che dia il permesso di usarla. Solo se questo fosse negato da vari parroci/rettori di chiese, ci si rivolga al vescovo, ma per chiedergli di aiutare a trovare una soluzione positiva, cercando di convincere un parroco a dare il permesso di usare la sua chiesa.
Si chiede il permesso di poter usare la chiesa per una Messa, celebrata nella forma straordinaria, però non si chiede il permesso di poter celebrare in un determinato rito. Sembra quasi la stessa cosa, in effetti però c'è una netta differenza. Se ci fossero davvero dei motivi che indicano una risposta negativa, devono valere anche per l’uso della chiesa per una Messa celebrata nel novus ordo.
Ordini ed eventuali decreti da parte dalla curia vescovile che tentino di ostacolare o di limitare la celebrazione secondo i riti che furono in uso nel 1962 non sono validi e di conseguenza non bisogna rispettarli, essendo in contraddizione con la suprema legge papale, che è sempre la legge più augusta.
Se anche il vescovo non è disposto a soddisfare i legittimi desideri, ci si rivolga alla Commissione Ecclesia Dei. Se il vescovo, invece, fosse ben disposto, ma non in grado, si rivolgerà lui alla Commissione.
Se entro tre mesi il vescovo non risponde, è da considerare come una risposta negativa. In seguito si dovrebbe fare una seconda richiesta, supplicando di cambiare la (finta) risposta negativa, e dopo altri 10 giorni senza risultato soddisfacente ci si rivolga direttamente alla Curia Romana.
Ma la cosa migliore sarà sempre di trovare per conto proprio sia un prete disponibile sia un rettore di una chiesa disponibile a permettere l’uso della chiesa. Ma a volte questo non è facile, in quel caso sì che non resta che prendere la strada ufficiale. Per questi casi, però, sarebbe bene se alcuni associazioni e siti noti potessero mettere a disposizione indirizzi di persone adatte che possano dare consigli canonistici e pratici per le situazioni concreti, affinché la forma straordinaria, amata e voluta dal Santo Padre stesso, possa espandersi per la gloria del Signore e la salvezza delle anime. Perché soltanto insieme alla restaurazione di una liturgia adeguata potremmo anche restaurare la fede persa in Europa e il mondo.
Grazie a Michael Gurtner per queste riflessioni
<span><span>Qualcuno sa quando si fa il segno di croce alla fine di Lodi, Vespri e ore medie?
RispondiEliminaDurante la Prima, quando c'è il Deus in adiutorium 3 volte, ci si segna 3 volte? Ci si segna durante la benedictio (2 volte) e l'Adiutorium nostrum? Cosa significa V. Benedicite. R. Deus.?
Vi ringrazio se mi potete aiutare</span></span>
<span><span>Qualcuno sa quando si fa il segno di croce alla fine di Lodi, Vespri e ore medie?
RispondiEliminaDurante la Prima, quando c'è il Deus in adiutorium 3 volte, ci si segna 3 volte? Ci si segna durante la benedictio (2 volte) e l'Adiutorium nostrum? Cosa significa V. Benedicite. R. Deus.?
Vi ringrazio se mi potete aiutare</span></span>
riflessioni ottime ma che a poco servono contro lo strapotere feudali dei vescovi.
RispondiEliminaContro chi calpesta il Diritto non serve nessuna argomentazione giuridica. Purtroppo.
Matteo, se guardi il link sulla destra puoi contattare il liturgista che ti darà tutte le informazioni che vuoi.
RispondiEliminaOttimo articolo!
RispondiEliminaSe ne dovrebbe dedurre che dove la Messa non viene celebrata (molte diocesi) oppure viene celebrata raramente, la ragione è che non interessa ai fedeli.
RispondiEliminaAlla faccia dei risultati del sondaggio :)
Non ne sarei del tutto sicuro :(
Siamo sempre li, se il Papa, fa un documento, poi questo documento come al solito rimane disatteso, cosa dovrebbe fare il Papa? Non dovrebbe forse farsi sentire e cominciare a roteare il pastorale? Qui di diritti non ce ne sono, i vescovi fanno come pare a loro, come hanno sempre fatto, perchè li si lascia fare. Persino i Francescani dell'Immacolata che grazie a padre Manelli hanno adottato la Messa di sempre, si devono adeguare ai vescovi modernisti e in alcuni casi per quieto vivere o obbedienza cieca e assoluta alla trinaricciuti, evitano di dire la Messa tridentina di domenica e gli altri giorni la dicono magari alle 7 del mattino, così i fedeli se la prendono in saccoccia. Signore vieni tu a liberarci, qui i tuoi ministri ci perseguitano o ci abbandonano, vieni al più presto! :'(
RispondiEliminaSe il Vescovo non vuol sentir ragioni ci si rivolga alla Commissione Ecclesia Dei?
RispondiEliminaC'è chi lo ha fatto e...s'è attaccato al tram.
...........a me sembra...una presa in giro......50 anni abbiamo sopportato una messa moderna insipida.....ora per averne una in rito tdidentino..devi scavalcare la montagna.....!!!! Siamo stufi e delusi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaE meno male che non c'è andato a finir sotto.
RispondiEliminaEh sì il Summorum Pontificum riconosce ai fedeli un DIRITTO.
RispondiEliminaAndatelo a dire a certi cattolici adulti, specialmente ad uno, del blog di Tornielli, mi son fatta trattare,per averlo sottolineato, di incompetente, ignorante, disobbediente al vescovo e altri nomignoli, per taluni il SP è solo una concessione fatta a quei 4 gatti che la chiedono e il vescovo decide se accordarla o meno.
mandate il link alla presente pagina
RispondiEliminaBeh, devo dire che bisogna anche muoversi in un certo modo. Nella nostra Arcidiocesi abbiamo fatto una richiesta sottoscritta da più di 100 persone all'Arcivescovo, dichiarando la nostra fedeltà a Santa Madre Chiesa in tutto e per tutto e chiedendo che fosse l'Arcivescovo stesso a dare disposizioni quanto al luogo ed all'ora ed anche ai celebranti. Dopo un anno e mezzo (altro che tre mesi), in cui ufficialmente il nostro antistite attendeva il decreto attuativo del MP, che non è poi mai uscito, ma in realtà affrontava un presbiterio che gli lo metteva in guardia contro di noi pericolosi possibili anticoncilari, nonostante le nostre dichiarazioni di fedeltà firmate personalmente con tanto di dati anagrafici, veniva disposto che 18 sacerdoti si sarebbero alternati nella celebrazione usus antiquior. Il primo a celebrare fu l'Arcivescovo in persona. Nonostante l'anno e mezzo di attesa, e le ragioni reali di tale attesa, al di là delle dichiarazioni di comodo, siamo tutti grati all'Arcivescovo che ha dovuto affrontare un presbiterio così malevolmente disposto.
RispondiEliminaLa celebrazione è sempre sotto osservazione, alcuni sacerdoti celebrano benissimo, altri malissimo (cioé non hanno capito per nulla cosa veramente è la Messa antica), alcuni si sono sottratti, ma latri si sono aggiunti. Sta di fatto che, a turno, nella nostra arcidiocesi una ventina di sacerdoti celebra ormai da quasi due anni la messa di sempre.
Tutto questo per dire che portando pazienza, anche senza rivolgersi all'Ecclesia Dei, tentazione che a me personalmente era venuta più volte, abbiamo ottenuto tutto. Continuano poi le critiche più o meno aperte, le accuse assurde e l'ostracismo da parte di molti, ma noi, come dire, con l'aiuto del Signore e l'intercessione della Madonna delle Grazie, nostra patrona, tireremo diritto!
<span><span><span><span>Scusate tanto l'off topic...</span></span>
RispondiElimina<span><span>Ai lettori della Diocesi di Assisi interessati all'applicazione del motu proprio Summorum Pontificum in Diocesi.
Ho qualche novità che potrebbe interessarvi. Potete scrivere alla Redazione di "Messainlatino" (redazione@messainlatino.it), la quale gentilmente provvederà a mettervi in contatto con me.
</span>
<span>Per Assisi</span></span></span></span>
P.S.: La preghiera non va dimenticata e deve rimanere la prima cosa. Senza quella, non si ottiene niente: invece di spazientrici, preghiamo! Consiglio a tutti di rivolgersi all'intercessione del Servo di Dio Padre Tomas Tyn O.P., di cui è in corso il processo di beatificazione. Chi non ne conoscesse la storia troverà facilmente nel Web indicazioni approfondite sulla personalità di questo staordinario domenicano morto nell'89 e sulla cui lapide sono incise le parole "Introibo ad altare Dei" ...
RispondiEliminaSarebbe stato molto meglio non concedere ai fedeli il diritto ma stabilire per ogni parrocchia l'obbligo della celebrazione di almeno una S.Messa giornaliera secondo il Messale del 1962.
RispondiEliminaI vescovi "non in piena comunione" col Papa sarebbero stati costretti, in quel caso, a motivare pubblicamente il loro divieto dell'applicazione di un decreto del Vicario di Cristo.
<span>proprio così: il diritto allora sarebbe stato tutelato con maggiore certezza !
RispondiEliminaadesso siamo nelle condizioni di doverlo difendere da soli contro lo strapotere di chi del diritto se ne infischia totalmente, dicendo, con i fatti, cioè prevenendo alla nascita ogni richiesta:
"Qui comando io!" ovvero: "Il diritto che il Papa vi riconosce, PER ME NON ESISTE !"
<span><span>OGGI DI QUEL DIRITTO NON V'E' NESSUNA CERTEZZA, perchè non c'è l'autorità che lo faccia rispettare, tutelando la parte debole e oppressa, cioè i fedeli.</span></span></span>
Mi sia concesso un OT fraterno :)
RispondiEliminaInserisco un comunicato breve:
Il sito www.rinascimentosacro.org non verrà aggiornato fino al 28/7. Anche www.oriensforum.com non sarà disponibile fino a tale data per manutenzione. Ringraziamo per la pazienza.
La Redazione
P.S. il forum oriens visualizza un messaggio di dubbia comprensione, pertanto mi sembra fraterno avvisare che in realtà è in manutenzione e non in dismissione...almeno per ora!
Grazie!
Approfitto per augurare a tutti un buon periodo di sano riposo, sante letture, meditazione, Rosario quotidiano....
L'articolo del giurista mi sembra (salvo giudizio migliore) molto equilibrato. Il mio caso è tutto particolare perchè nella mia parrocchia non sono i fedeli che mi hanno chiesto la Messa tridentina, ma sono io parroco entusiasta che ho iniziato a celebrarla ad es. anche ogni settimana (per ora non la domenica), la gente lo ha accettato come accettò la Messa di Paolo VI nel 1969. Naturalmente per questo non è stato necessario avvisare il vescovo come non lo avviso tutte le volte che celebro la Messa. Mi attengo solo al suo giusto orientamento generale di non celebrare più di due Messe nei giorni feriali e più di tre messe la domenica.
RispondiEliminaCapisco che per parte dei gruppi dei fedeli legati alla liturgia tradizionale è più difficile organizzarsi contro un clero in genere poco sensibile al Motu Proprio, anche per pigrizia e quieto vivere. Penso che i Vescovi debbano essere fortemente incoraggiati dalla Santa Sede a organizzare corsi per aiutare i sacerdoti che volessero imparare a celebrare nel rito tridentino, anche nei seminari, e penso che nelle cittadine più grandi o nelle cattedrali ci debba essere almeno una messa antica ogni domenica. Penso per esempio alla cittadina dove ha sede la mia diocesi vi si celebrano oltre quaranta messe la domenica, mi domando perchè due non siano nel rito tridentino?
Occorre che comunque teniamo duro nel salvare la liturgia tradizionale, i fedeli andrebbero educati alla bellezza della messa antica. Sono intimamente convinto che la liturgia antica ha una potenza santificante e coinvolgente maggiore della liturgia ordinaria anche ben celebrata.
don Bernardo
Magari ci fosse stato un sacerdote così nella nostra diocesi: la difficoltà è stata proprio quella. Anche quelli favorevoli, per paura di ritorsioni, non trovavano il coraggio. Però alla fine, con pazienza e perseveranza, il rito antico si è fatto strada ...
RispondiEliminama lei don Bernardo,
RispondiEliminaè la classica felice <span>eccezione</span> che conferma la (tristissima) REGOLA, cioè la stragrande maggioranza dei casi in cui vince la tirannide con la <span>consegna del silenzio e della "sordità"</span> obbligatoria per tutto il clero, voluta dagli occhiuti "episcopati" sull'argomento (pena varie punizioni per i "sovversivi" che rompono il silenzio e si mettono in testa di far valere il diritto....).
E davanti a Dio i suoi meriti sono altissimi, per aver preso l'iniziativa, riconoscendo nel MP una vera chiamata del Signore rivolta ai sacerdoti in primis, per raddrizzare la rotta deviata della sua Barca, e rispondendo senza indugio con animo generoso e coraggioso (come Samuele); i fedeli infatti sono solo pecore inermi di fronte ai potenti pronti a disconoscere ogni diritto e ogni movimento che si ponga in contrasto con l'onda lunga modernista, che non vuole più ritirarsi.
Se altri sacerdoti come l'ottimo don Bernardo mostrassero di avere, oltre alla pieta`, gli attributi virili, forse qualcosa si smuoverebbe. Considerino che ci sono fior di martiri che hanno sofferto morti dolorisissime per poter celebrare la santa Messa gregoriania.
RispondiEliminabeh, io non sarei così pessimista... se alcuni fedeli sapessero meglio i loro diritti e come procedere meglio, non farebbero delle domande (inutili) ai loro vescovi... SP non da il vescovo il diritto di ammettere la Messa in forma straordinaria, ma SP stesso lo permettte in maniera definitiva! E proprio questo si dovrebbe far sapere alla gente che tanti ancora non lo sanno. Basta guardare come si comportano prima e poi rimangono delusi dai risultati
RispondiEliminaE come si fa a celebrar in ogni parrocchia la Messa antica se la maggior parte dei preti non sa una parola di latino? A quali preti "alternativi" si può ricorrere? E quanti sono? La Messa in tutte le parocchie è un punto di arrivo che necessariamente doveva partire dall'affermazione del diritto al venerando Rito in quanto sempre in vigore, per per toglier di mezzo la falsa abrogazione, per poi realizzarsi previa preparazione di un clero nuovo. Semmai è sulla formazione di questo nuovo clero, attraverso l'obbligatorio insegnamento del Messale di S. Pio V, che si devon incentrar le nostre pressioni.
RispondiEliminaSemmai è ignorante chi te l'ha detto - scusa ma non sa distinguere fra "legge" e "consiglio" o "pensiero/gusto/parere privato"?
RispondiEliminamanda l'articolo a quella persona ( o direttamente a Torinelli), proprio per gente così che danno volontariamente delle informazioni sbagliatissimi ai fedeli i vescovi sono ancora in grado di agrire come agiscono.
Conoscere bene i propri diritti è fondamentale per i fedeli che sono presi in giro perfino da parte dei loro "pastori", vescovi inclusi
Cari amici vi ringrazio per l'incoraggiamento, stanotte sono in vena di confidenze: vi confesso che a volte è proprio dentro di me che il diavoletto cerca di scoraggiarmi a dire la Messa gregoriana: e questo perchè è una Messa esigente, impegnativa spiritualmente e anche formalmente nel recitare le preghiere, nell'eseguire le cerimonie e allora la "tentazione" è ripiegare sulla Messa "facile" in italiano anche se celebrata con tutti i crismi e questo perchè la fragilità umana ci porta al più facile, al meno impegnativo, al meno compromettente (verso Dio e verso i fratelli) ...... Tuttavia per grazia di Dio cerco di reagire a queste "tentazioni" e chiedere al Signore la forza di essere sempre meno indegno di celebrare la Messa di sempre..... e mi convinco sempre di più che è importante e che contiene tante grazie.
RispondiEliminaDopo il Vaticano II dov'è andata a finire la disciplina... la serietà.....il SACRIFICIO? Questa parola bandita da tante liturgie moderniste....
Gesù ci fa dire tre volte battendoci il petto prima di riceverLo nella Santa Comunione
"Domine non sum dignus.....
Domine non sum dignus......
Domine non sum dignus.....
e questa è laverità di don Bernardo e di ogni altro povero prete che senza di Lui non siamo nulla proprio nulla e anzi facciamo danni....
quanto pelagianesimo in certe orazioni moderne che parlano di "impegno... attuare nella vita... ecc"
piene di belle parole...... mentre Gesù ha detto "Senza di me non potete far nulla....
Pensando ancora al Motu Proprio aggiungo che bisogna rompere il circolo vizioso della PAURA.
RispondiEliminaIl Santo Padre ha paura (forse) degli episcopati di varie nazioni e non celebra la Messa Tridentina.....
Certi vescovi (pochi) hanno paura dei loro sacerdoti e non parlano del Motu Proprio
Certi preti (molti) hanno paura del vescovo o anche dei confratelli o anche dei fedeli che potrebbero accusarli di tornare indietro.... o di essere strani......
Comunque nella Bibbia tutte le volte che si parla di Paure se ne parla in termini negativi....
"Ho avuto paura e mi sono nascosto.....
"Maria non temere......
Che la Madonna aiuti il Papa, i Vescovi, i Preti, i Laici a rompere questo circolo vizioso e ad aver il CORAGGIO DELLA VERITA'.
Sono un parroco 50enne. Vorrei chiedere, a chi ne fosse a conoscenza, di risolvermi alcuni interrogativi piccoli piccoli:
RispondiElimina1) Se volessi celebrare il Rito del Battesimo secondo il Vetus Ordo, devo avvisare i genitori dei battezzandi e chiedere il loro permesso?
2) Se volessi impartire agli ammalati l'Unzione secondo il vecchio rito, devo sempre avvisare e chiedere il permesso?
3) Così anche per la Confessione?
4) Poiché la mia parrocchia ha solo l'altare mensa, posso celebrare secondo il Vetus Ordo lì, semplicemente mettendo il Crocifisso e i candelieri e rovolgendomi coram Deo?
5) Devo necessariamente, se celebro la Messa nel rito straordinario, adeguare ad essa anche il Breviario, o posso recitare il Nuovo Ufficio Divino, anche se la Messa è nel Vetus Ordo? (ovviamente non in contemporanea).
Poiché il Motu proprio non entra nel merito di queste questioni, vorrei che mi si desse qualche delucidazione a riguardo. Io ho già immaginato qualche risposta, ma vorrei confrontarmi con voi.
Grazie di cuore. Don Rocco.
Padre Louis Demornex, (titolare di due parrocchie nella Diocesi di Sessa Aurunca) il 2 febbraio 2000, festa della Purificazione di Maria, nonché, quell'anno, primo venerdì del mese,tornò a celebrare TUTTO & SOLO nel Rito Tridentino. Da allora ogni singola azione sacra che compie, la compie esclusivamente nel rito tridentino,l senza rendere conto a nessuno.
RispondiEliminail breviario tridentino, per quanto già alleggerito, è molto più impegnativo di quello nuovo. C'è chi, il breviario nuovo, lo chiama "La liturgia dei <<minuti>>". Inoltre, c'è l'obbligo, SOTTO PENA DI PECCATO MORTALE, delle 7 ore canoniche, e non delle quattro del breviario moderno.</minuti>
RispondiEliminaCoraggio Don Bernardo, le mie preghiere per lei!
RispondiEliminaGiusto, c'è da considerare anche questo "piccolo" intoppo (non venne tralasciato proprio nulla che potesse rivelarsi, anche a lunga scadenza, utile alla premeditata totale demolizione dell'edificio). Non riesco però a togliermi di testa il pensiero che se l'obiettivo di una celebrazione giornaliera per parrocchia fosse stato inserito nel Summorum Pontificum (magari fissando dei tempi ragionevoli, voglio esagerare: tre anni, per consentire a quella parte dell'attuale clero completamente digiuna di latino e greco di averne una conoscenza a livello di V ginnasiale) unitamente a disposizioni circa nuove linee guida dell'iter formativo dei futuri sacerdoti, concordo: la cosa più importante, ciò non sarebbe stato d'ostacolo a quanto finora è stato realizzato, che - va riconosciuto - non è comunque poco.
RispondiEliminaSpero di sbagliarmi, ma non vorrei si dovesse rimpiangere la mancanza di direttive "vincolanti" in tal senso nei prossimi anni.
Si, ma a tre parroci del novarese è andata ben diversamente :(
RispondiEliminaScriva al nostro liturgista ( c'è il link dell'indirizzo in alto a destra).
RispondiEliminaAuguri 8-) e complimenti!
Bravissimo don Bernardo: è questo il punto, è sempre e proprio questo. Confondere una presunta "prudenza" con la "paura". Perdonatemi, ma quanti sacerdoti "conigli" ho conosciuto (altro che "attributi virili", tsè)!!! ... Con carità e fermezza, senza superbia, ma la testa bisogna tenerla alta!
RispondiElimina... sì, veramente anch'io starei attendendo alcune risposte da qualche mese ... scusate se mi intrometto ...
RispondiEliminaS, am Padre Louis. che ho avuto l'oniore di coniscere, gli attributi virili ce li ha eccome ...
RispondiEliminaBisogna rifare i seminari come da tradizione, con latino obbligatorio, e insegnamento del rito tridentino, così poi si può stabilire che ogni parrocchia sia obbligata a dire una S.Messa tridentina al giorno, poi il resto verrà da se, perchè la S.Messa si sa porta sempre tante grazie e penso presto i sacerdoti riporranno in cantina i nuovi messali protestanti venderanno le tavolacce alle piadinerie e questi 45 anni saranno solo un brutto ricordo.
RispondiEliminaComunque sia il buon Dio da sempre una via d'uscita, ci sono seminari ottimi in giro, basta andare ad Econe ad esempio e il problema dell'ignoranza del latino e della s.Messa e della buona dottrina cessano di esistere.
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