Non sono molti gli scrittori che abbiano avuto il privilegio di essere “recensiti”, in termini di schietta ammirazione, da un grande teologo nel suo libro forse più importante. Paul Claudel (1868-1955), giunto felicemente nel seno di Abramo, si sarà probabilmente rallegrato per le pagine che alla sua Scarpina di raso dedicava nel 1968 un affermato docente e “maestro” di nome Joseph Ratzinger nel saggio (ancor oggi) fondamentale dal titolo Introduzione al Cristianesimo.
Ma non è al complesso dramma teatrale La scarpina di raso (1919) che faremo riferimento per questa nostra scheda, e nemmeno all’altro e più famoso dramma L’annuncio a Maria (1911), pur suggerendone caldamente a tutti la lettura; la nostra attenzione sarà volta, invece, a un poemetto del 1917, scritto a Rio de Janeiro nel corso della lunga attività diplomatica che portò Claudel a rappresentare il suo Paese un po’ in tutto il mondo. La Messe là-bas (La Messa laggiù) ne è il titolo, che allude al senso di distacco e lontananza, anche metaforica, che coglie a volte tutti noi, in questo esilio, dalla casa del Padre, che è la nostra vita quaggiù. Ma se c’era (ahinoi, una volta!) un elemento unificante nel nostro vagare fra i continenti, un momento che ti faceva sentire a casa dappertutto, fra persone di ogni colore e lingue le più svariate e misteriose, era il rito della Messa, la stessa in ogni luogo, le preghiere medesime, le invocazioni, il miracolo, le melodie. La Messa di sempre era anche la Messa dovunque: ed è questo il tema di fondo del poemetto che ho per le mani e che rileggo con commozione.
[Utilizzo il testo tradotto da Luigi Castiglioni e rivisto da monsignor Alessandro Maggiolini: occupa le pagine da 133 a 171 del volume di Claudel Opere poetiche, edito tre o quattro mesi fa da Cantagalli, Siena.]
La composizione si articola in tredici parti, che seguono lo schema della Santa Messa: Introito, Kyrie eleison, Gloria, Letture, Credo, Offertorio, Prefazio, Consacrazione, Pater noster, Comunione, Ite missa est, Il pane benedetto, In principio erat Verbum. Questi sottotitoli sono tutti immediatamente comprensibili, con l’eccezione del penultimo, che si riferisce a un’usanza che noi non conosciamo:
«Il punto della Messa che in Francia ai ragazzini che non hanno ancora fatto la prima Comunione piace di più
E’ quello in cui il chierichetto si stacca dall’altare e va verso di loro
Con una gran cesta colma di pezzi di pane che tutti possono prendere.
E’ domenica, qualcuno già apre la porta per uscire, ci sono stormi d’uccelli che stridono, e la Terra è grande! (...)».
Ma torniamo all’Introito, in cui il poeta inserisce citazioni e riferimenti anche alle preghiere ai piedi dell’altare.
«Una volta di più l’esilio, l’anima sola una volta di più risale al suo castello.
E il primo raggio del sole sul corno del Corcovado!
Quanti paesi dietro di me, iniziati senza che mai una casa si concluda.
Il mio matrimonio è al di qua del mare, una donna e quei figli ch’ebbi in sogno.
Tutti gli occhi nei quali in un istante ho letto che mi conoscevano, tutte queste persone come se fossero viventi che io ho frequentato,
Tutto ciò è simile una volta di più a quelle cose che non sono mai esistite.
Qui non ho più come compagnia se non questa crescita della luce,
La montagna che si disegna come uno sfondo nero eterno e queste palme disegnate come sul vetro. (...)
Non costa troppo morire, mio Dio, affinché Tu esista di più!
Mio Dio, perché mi hai respinto? Perché sei triste, anima mia?
Cosa vuole questo nemico che in me indugia e resiste? (...)
Come il pesce che nell’acqua viva inghiotte e risale contro corrente,
Colui che s’è aggrappato a Te risale a ritroso nel tempo.
Le cose mi lasciano a poco a poco e io le lascio a mia volta.
Non si può entrare che nudi nel dialogo dell’Amore.
Suona la campana. Il sacerdote è là. La vita è lontano. E’ la Messa.
“Entrerò nell’altare di Dio, del Dio che rallegra la mia giovinezza”. »
Il santo Messale in lingua latina, valido in tutti i tempi e in tutti i luoghi:
« (...) Nella caligine come bitume che brucia, nel mattino limpido come oro
Lì sull’altare c’è un libro che contiene tutti i segreti della vita e della morte.
Silenzio! Per saper tutto, per spiegarci tutto basta
Aprire alla pagina segnata in anticipo ed accostare la bugia.
Guardo il viso dell’accolito che al bagliore dei ceri sembra rosso,
Seguo gli occhi del sacerdote che si abbassano e quelle labbra luminose che si muovono. »
All’Offertorio:
« (...) Il pane e il vino sono le cose che il sacerdote con profonda gravità
Presenta l’una dopo l’altra a Dio dicendogli: Accipe.
Questo pane che Tu ci hai dato da mangiare, questo vino che Tu ci hai presentato da bere,
A nostra volta, dopo averli gustati, Te ne offriamo la Tua parte,
Sapendo che attraverso di essi è possibile la comunione tra noi. (...) »
La conclusione, che poi, giustamente (è Lui l’alfa, è Lui l’omega), recita: “In principio...”:
« (...) Lo Spirito non smette d’interrogarsi sulle cose che ha creato.
Il mare degli uomini e delle foglie non cessa di agitare e sconvolgere il mare dei popoli e delle acque!
E’ di Lui che è scritto: Io ho cercato in ogni cosa il riposo.
E tuttavia c’è qualcuno che ha saputo imprigionare questo soffio impaziente del mondo.
Per catturarlo è bastata soltanto quella Vergine che gli dice: Mio diletto!
Un bambino dorme sul suo seno e la gota contro la sua gota:
“E il Verbo s’è fatto carne e ha abitato in mezzo a noi”.»
[L’antologia di Opere poetiche di Paul Claudel, con traduzione e introduzione di Alessandro Maggiolini, è in libreria per i tipi di Cantagalli, Siena, 2009.]
[Assolutamente da non trascurare, di Claudel, i due drammi teatrali sopra citati: La scarpina di raso è pubblicata in italiano dall’editore milanese Massimo. L’annuncio a Maria è nel catalogo BUR (Milano).
[La “recensione” ratzingeriana è alle pagine 35-37 e 98 dell’Introduzione al Cristianesimo, sottotitolo: “Lezioni sul Simbolo apostolico”, I edizione 1968; disponibile in italiano grazie all’editrice Queriniana di Brescia.]
Ma non è al complesso dramma teatrale La scarpina di raso (1919) che faremo riferimento per questa nostra scheda, e nemmeno all’altro e più famoso dramma L’annuncio a Maria (1911), pur suggerendone caldamente a tutti la lettura; la nostra attenzione sarà volta, invece, a un poemetto del 1917, scritto a Rio de Janeiro nel corso della lunga attività diplomatica che portò Claudel a rappresentare il suo Paese un po’ in tutto il mondo. La Messe là-bas (La Messa laggiù) ne è il titolo, che allude al senso di distacco e lontananza, anche metaforica, che coglie a volte tutti noi, in questo esilio, dalla casa del Padre, che è la nostra vita quaggiù. Ma se c’era (ahinoi, una volta!) un elemento unificante nel nostro vagare fra i continenti, un momento che ti faceva sentire a casa dappertutto, fra persone di ogni colore e lingue le più svariate e misteriose, era il rito della Messa, la stessa in ogni luogo, le preghiere medesime, le invocazioni, il miracolo, le melodie. La Messa di sempre era anche la Messa dovunque: ed è questo il tema di fondo del poemetto che ho per le mani e che rileggo con commozione.
[Utilizzo il testo tradotto da Luigi Castiglioni e rivisto da monsignor Alessandro Maggiolini: occupa le pagine da 133 a 171 del volume di Claudel Opere poetiche, edito tre o quattro mesi fa da Cantagalli, Siena.]
La composizione si articola in tredici parti, che seguono lo schema della Santa Messa: Introito, Kyrie eleison, Gloria, Letture, Credo, Offertorio, Prefazio, Consacrazione, Pater noster, Comunione, Ite missa est, Il pane benedetto, In principio erat Verbum. Questi sottotitoli sono tutti immediatamente comprensibili, con l’eccezione del penultimo, che si riferisce a un’usanza che noi non conosciamo:
«Il punto della Messa che in Francia ai ragazzini che non hanno ancora fatto la prima Comunione piace di più
E’ quello in cui il chierichetto si stacca dall’altare e va verso di loro
Con una gran cesta colma di pezzi di pane che tutti possono prendere.
E’ domenica, qualcuno già apre la porta per uscire, ci sono stormi d’uccelli che stridono, e la Terra è grande! (...)».
Ma torniamo all’Introito, in cui il poeta inserisce citazioni e riferimenti anche alle preghiere ai piedi dell’altare.
«Una volta di più l’esilio, l’anima sola una volta di più risale al suo castello.
E il primo raggio del sole sul corno del Corcovado!
Quanti paesi dietro di me, iniziati senza che mai una casa si concluda.
Il mio matrimonio è al di qua del mare, una donna e quei figli ch’ebbi in sogno.
Tutti gli occhi nei quali in un istante ho letto che mi conoscevano, tutte queste persone come se fossero viventi che io ho frequentato,
Tutto ciò è simile una volta di più a quelle cose che non sono mai esistite.
Qui non ho più come compagnia se non questa crescita della luce,
La montagna che si disegna come uno sfondo nero eterno e queste palme disegnate come sul vetro. (...)
Non costa troppo morire, mio Dio, affinché Tu esista di più!
Mio Dio, perché mi hai respinto? Perché sei triste, anima mia?
Cosa vuole questo nemico che in me indugia e resiste? (...)
Come il pesce che nell’acqua viva inghiotte e risale contro corrente,
Colui che s’è aggrappato a Te risale a ritroso nel tempo.
Le cose mi lasciano a poco a poco e io le lascio a mia volta.
Non si può entrare che nudi nel dialogo dell’Amore.
Suona la campana. Il sacerdote è là. La vita è lontano. E’ la Messa.
“Entrerò nell’altare di Dio, del Dio che rallegra la mia giovinezza”. »
Il santo Messale in lingua latina, valido in tutti i tempi e in tutti i luoghi:
« (...) Nella caligine come bitume che brucia, nel mattino limpido come oro
Lì sull’altare c’è un libro che contiene tutti i segreti della vita e della morte.
Silenzio! Per saper tutto, per spiegarci tutto basta
Aprire alla pagina segnata in anticipo ed accostare la bugia.
Guardo il viso dell’accolito che al bagliore dei ceri sembra rosso,
Seguo gli occhi del sacerdote che si abbassano e quelle labbra luminose che si muovono. »
All’Offertorio:
« (...) Il pane e il vino sono le cose che il sacerdote con profonda gravità
Presenta l’una dopo l’altra a Dio dicendogli: Accipe.
Questo pane che Tu ci hai dato da mangiare, questo vino che Tu ci hai presentato da bere,
A nostra volta, dopo averli gustati, Te ne offriamo la Tua parte,
Sapendo che attraverso di essi è possibile la comunione tra noi. (...) »
La conclusione, che poi, giustamente (è Lui l’alfa, è Lui l’omega), recita: “In principio...”:
« (...) Lo Spirito non smette d’interrogarsi sulle cose che ha creato.
Il mare degli uomini e delle foglie non cessa di agitare e sconvolgere il mare dei popoli e delle acque!
E’ di Lui che è scritto: Io ho cercato in ogni cosa il riposo.
E tuttavia c’è qualcuno che ha saputo imprigionare questo soffio impaziente del mondo.
Per catturarlo è bastata soltanto quella Vergine che gli dice: Mio diletto!
Un bambino dorme sul suo seno e la gota contro la sua gota:
“E il Verbo s’è fatto carne e ha abitato in mezzo a noi”.»
[L’antologia di Opere poetiche di Paul Claudel, con traduzione e introduzione di Alessandro Maggiolini, è in libreria per i tipi di Cantagalli, Siena, 2009.]
[Assolutamente da non trascurare, di Claudel, i due drammi teatrali sopra citati: La scarpina di raso è pubblicata in italiano dall’editore milanese Massimo. L’annuncio a Maria è nel catalogo BUR (Milano).
[La “recensione” ratzingeriana è alle pagine 35-37 e 98 dell’Introduzione al Cristianesimo, sottotitolo: “Lezioni sul Simbolo apostolico”, I edizione 1968; disponibile in italiano grazie all’editrice Queriniana di Brescia.]
Giuseppe
1000 PAPAVERI ROSSI
RispondiEliminaRicordo un episodio narrato da Marcel De Corte.
II Guerra Mondiale .Campagna francese. Domenica mattina.
Un soldato inglese ed uno tedesco si stanno affrontando in conflitto a fuoco. A d un certo punto, sentono le campane della Messa. Poco lontano si intravede una delle poche chiese, in cui, nonostante gli eventi bellici, si continua a celebrare, almeno la domenica. I due nemici hanno entrambi lo stesso pensiero. INTERROMPONO lo scambio di colpi. Da due vie diverse, raggiungono la stessa chiesa. ENTRANO e Si siedono nei banchi Rispondono con le stesse parole, NELLA STESSA LINGUA, alle stesse preci.
A fine Messa, ognuno per la propria strada.
Questa sorta di "Tregua di DIO" Autogestita,(per certi versi simile a quella su più ampia scala che ebbe luogo in occasione del natale 1914),con il N.O., sarebbe stata, non dico possibile, ma anche solo ipotizzabile?!?
1000 PAPAVERI ROSSI
RispondiEliminaRicordo un episodio narrato da Marcel De Corte.
II Guerra Mondiale .Campagna francese. Domenica mattina.
Un soldato inglese ed uno tedesco si stanno affrontando in conflitto a fuoco. A d un certo punto, sentono le campane della Messa. Poco lontano si intravede una delle poche chiese, in cui, nonostante gli eventi bellici, si continua a celebrare, almeno la domenica. I due nemici hanno entrambi lo stesso pensiero. INTERROMPONO lo scambio di colpi. Da due vie diverse, raggiungono la stessa chiesa. ENTRANO e Si siedono nei banchi Rispondono con le stesse parole, NELLA STESSA LINGUA, alle stesse preci.
A fine Messa, ognuno per la propria strada.
Questa sorta di "Tregua di DIO" Autogestita,(per certi versi simile a quella su più ampia scala che ebbe luogo in occasione del natale 1914),con il N.O., sarebbe stata, non dico possibile, ma anche solo ipotizzabile?!?