di Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 12 feb.
"Il Cristianesimo non e' un moralismo, non siamo noi che dobbiamo fare qualcosa che Dio si aspetta. Cio' che siamo dobbiamo esserlo anche nel nostro agire: non possiamo solo obbedire a una legge esteriore". E nemmeno ci e' chiesto "un moralismo eroico". Lo ha detto il Papa nella lectio divina tenuta questa sera al Seminario Maggiore di Roma.
Parlando completamente a braccio, Benedetto XVI ha ricordato il concetto di "giustizia" nell'Antico Testamento per il quale si e' giusti se si "vive bene nella Parole di Dio".
"Questo - ha sottolineato - rimane ma la vera giustizia per il cristiano non consiste nell'obbedienza a alcune norme ma nell'amore creativo che trova da se' l'abbondanza del bene".
Il Papa teologo ha ripetuto ai 200 seminaristi di Roma un concetto che aveva evocato anche nelle prime parole pronunciate appena eletto, il 18 aprile del 2005, quando affacciandosi per la prima volta dalla Loggia della Basilica Vaticana aveva parlato di se stesso come di "un umile lavoratore della Vigna del Signore". "Dio - sono state le sue parole questa sera - ha piantato una vigna in questo mondo, ha coltivato la sua vigna con l'intento di trovare frutti. Ed ha creato il suo popolo per trovare la risposta dell'amore: cerca l'amore della sua creatura, vuole entrare in una relazione d'amore con il mondo tramite il popolo da lui eletto. Ma la storia concreta e' di infedelta': invece che l'uva arrivano piccole cose immangiabili. L'uomo si ritira, vuole avere il frutto per se', la vigna viene devastata". "Ma Dio - ha scandito Ratzinger - non si arrende, trova un altro modo per arrivare, si fa uomo, diventa egli stesso la vite indistruttibile: non puo' essere distrutta, Dio stesso si e' impiantato in questa vite. Ci chiama di essere in lui la nuova vite, a rimanere in lui. Il sangue di Cristo diventa nostro sangue, siamo ora imparentati col Figlio e cosi' con l'amore eterno. Dobbiamo rimanere in questo nuovo dono del Signore, che ci ha fatto popolo in se stesso". "Dio stesso - ha ripetuto il Papa - si fa uomo in noi ci chiede di entrare nella gioia del portare frutto: vi ho costituiti peche' andiate, e' questo il dinamismo che vive nell'amore di Cristo".
(AGI) - CdV, 12 feb.
"Il Cristianesimo non e' un moralismo, non siamo noi che dobbiamo fare qualcosa che Dio si aspetta. Cio' che siamo dobbiamo esserlo anche nel nostro agire: non possiamo solo obbedire a una legge esteriore". E nemmeno ci e' chiesto "un moralismo eroico". Lo ha detto il Papa nella lectio divina tenuta questa sera al Seminario Maggiore di Roma.
Parlando completamente a braccio, Benedetto XVI ha ricordato il concetto di "giustizia" nell'Antico Testamento per il quale si e' giusti se si "vive bene nella Parole di Dio".
"Questo - ha sottolineato - rimane ma la vera giustizia per il cristiano non consiste nell'obbedienza a alcune norme ma nell'amore creativo che trova da se' l'abbondanza del bene".
Il Papa teologo ha ripetuto ai 200 seminaristi di Roma un concetto che aveva evocato anche nelle prime parole pronunciate appena eletto, il 18 aprile del 2005, quando affacciandosi per la prima volta dalla Loggia della Basilica Vaticana aveva parlato di se stesso come di "un umile lavoratore della Vigna del Signore". "Dio - sono state le sue parole questa sera - ha piantato una vigna in questo mondo, ha coltivato la sua vigna con l'intento di trovare frutti. Ed ha creato il suo popolo per trovare la risposta dell'amore: cerca l'amore della sua creatura, vuole entrare in una relazione d'amore con il mondo tramite il popolo da lui eletto. Ma la storia concreta e' di infedelta': invece che l'uva arrivano piccole cose immangiabili. L'uomo si ritira, vuole avere il frutto per se', la vigna viene devastata". "Ma Dio - ha scandito Ratzinger - non si arrende, trova un altro modo per arrivare, si fa uomo, diventa egli stesso la vite indistruttibile: non puo' essere distrutta, Dio stesso si e' impiantato in questa vite. Ci chiama di essere in lui la nuova vite, a rimanere in lui. Il sangue di Cristo diventa nostro sangue, siamo ora imparentati col Figlio e cosi' con l'amore eterno. Dobbiamo rimanere in questo nuovo dono del Signore, che ci ha fatto popolo in se stesso". "Dio stesso - ha ripetuto il Papa - si fa uomo in noi ci chiede di entrare nella gioia del portare frutto: vi ho costituiti peche' andiate, e' questo il dinamismo che vive nell'amore di Cristo".
Fonte: Amici di Papa Ratzinger - Trovate il video dell'intervento del Papa su Maranatha
è vero, non ci è chiesto "un moralismo eroico", ma semplicemente questo: <span>"Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso, prenda la sua croce e mi segua" (Matteo 16:24).</span> ...e certo Gesù parla a ognuno di croce, indica la "sua" ordinaria croce quotidiana, non dice di andarsela a cercare, ma quella che viene, che capita, che può essere una lunga, cronica, o una nuova, inattesa, piccola o grande...ed è necessario prenderla, accettarla, dicendo, come Lui disse:
RispondiElimina<span>"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà" (Lc 22,42)</span>....se Lo si vuole seguire non solo a parole, ma "a fatti e in Verità" !
Mi gusta molto questo Ratzinger. Perciò no capisco perchè quando si scende dalle altezze e si va nel concreto, le cose cambiano. Per esempio no capisco perchè il sig. Franco (commenti alla "pagliacciata") se la sia presa tanto contro l'ottimo libro della Jacobelli "Il risus paschalis e il fondamento teologico del piacere sessuale".
RispondiEliminaLa lectio del Santo Padre è come sempre ben fatta e mirata.... chi ha orecchie per intendere intenda... e di croci, nel suo seminario romano, ce ne sono molte e molto pesanti che i seminaristi 'cattolici' e più amanti della tradizione bimillenaria della Santa Chiesa devono portare sulle loro spalle... il seminario romano è impregnato di vuoto moralismo vittoriano... e di vuota obbedienza a solo ciò che è politicamente corretto.... preghiamo per loro!!!
RispondiEliminanon si riesce a tradurre nel concreto della "Pratica" quotidiana quel "rimanete" e "osservate", così bene contemplato e illustrato dal Papa, solo perché qualcun altro ci ha introdotto ad un'"altra" pratica...
RispondiEliminaInoltre vorrei ricordare quante volte il Papa ha ripetuto la parola 'gioia'... e inviterei Inopportuno a cogliere la profonda differenza tra 'gioia' come status dell'anima, intimo, profondo, composto compenentrato da un Presenza, e l'"allegria", sentimento momentaneo, o alla sguaiatezza del "risus pascalis", sensa nulla togliere al fondamento teologico del piacere sessuale, che fa parte della Vita che è dono di Dio.
RispondiEliminaIn ogni caso si parlava di altro in cui TUTTO è compreso, ma non confondiamo un aspetto con l'essenza!
ovvero:
RispondiEliminachi si è lasciato drogare per lungo tempo dalle "sensazioni" e dall'ebbrezza della motilità esteriore e del chiasso che frastorna i sensi e ottunde l'anima, non riuscirà più a capire nè a immaginare che possa esistere una<span> vita interiore,</span> dove l'anima gusta la vera gioia e la vera pace che scaturiscono dalla reale unione -mistica, non illusoria- col Signore della Vita, Colui che ci "indica il sentiero della Vita, Gioia piena alla Sua presenza, dolcezza senza fine alla sua destra..." (che è tutt'altra cosa, a confronto dell'allegria kikiana o di simili adunanze "esaltanti"...piene di thumòs offuscante; poichè proviene da tutt'altra direzione, cioè dall'Alto e non dal basso...)
Caro INOPPORTUNO, provvederò a rileggere il testo della Jacobelli. Può darsi che abbia peccato di imprudenza e di "giudizio temerario" nel citarlo secondo questa ottica, dato che la mia lettura risale a molti anni fa. Rimane la necessità di una nuova messa a punto. Comunque ricordo una intervista televisiva, in cui la Jacobelli ( che peraltro ha parecchi figli ) si esprimeva in termini molto severi e polemici nei confronti di una certa linea magisteriale. Ricordo anche il libro di un saggista, Harvey Cox "La città secolare", in cui si ricordava con apprezzamento la medievale "festa dei folli", in cui i ruoli e i liveli stilistici, custodi delle gerarchie, venivano sconvolti. Secondo lei il prete tedesco responsabile della pastorale giovanile che ha organizzato quell'happening liturgico è impazzito oppure si è lasciato ispirare da un certo modello di comportamento ecclesiale? E' documentata su M.i.L. anche la foto in veste platealmente carnevalesca di un importante cardinale tedesco, molto intellettuale. Che si tratti di una peculiarità della cultura germanica, per la quale lo stile estremamente serio e metodico che caratterizza ogni attività, di lavoro come di studio, va periodicamente controbilanciata con intervalli estremamente ludici? Certo è che i Tedeschi hanno sempre molto amato le maschere italiane ( ad esempio nel teatro veneziano di carlo Gozzi ).Per questo si dice: "I Tedeschi amano gli Italiani senza stimarli, gli Italiani stimano i tedeschi senza amarli" Per il discorso sulla Jacobelli tutto da verificare nuovamente. Grazie.
RispondiEliminaDevo dire che questa volta non mi sento in perfetta sintonia con il "taglio" del discorso di Benedetto XVI, di cui peraltro sono un "fan": lo trovo un po' sbilanciato e univoco: La cosa si spiega, credo, con la particolare occasione dell'intervento. Credo che alcune volte occorra veramente del coraggio, se non proprio dell'eroismo. Penso al caso, presentato in una lettera a una rivista cattolica, di una giovane signora con tre con figli piccoli, che nel corso del suo impegno nel volontariato si è innamorata "perdutamente" di un altro giovane padre di famiglia, altrettanto serio, credente e impegnato. Non ne ha fatto nulla, e non ne farà nulla ma lo sforzo è rimasto. In questo caso l'agostiniano "Ama et fac quod vis" richiede delle distinzioni. Non tutti gli amori fanno blocco unico con l'amore di Dio. Philia ed eros non sono autiomaticamente agapè. Penso anche a una situazione estrema, quella del marito di una giovane donna che rimane in coma per parecchi anni, senza apparenti prospettive di risveglio. Per resistere alla tentazione di cercarsi un'altra compagna deve o non deve essere eroico? Il marito di Terry Schiavo, mi sembra di ricordare, non è rismasto solo.
Allora bisogna dire che in alcuni casi siamo trattenuti da una legge che per conto nostro sentiamo piuttosto esteriore: la seguiamo perchè si tratta di un comando di Dio o della Chiesa. Sappiamo di doverla interiorizzare perchè, nel lungo periodo, avrà effetti salutari per noi e per gli altri. In questo c'è dell'amore. In psicologia di dice SUBLIMAZIONE lo sforzo, anche penoso, che però ci porta in alto, là dove non avremmo mai pensato di arrivare...
Questo intervento di Papa Bendetto è quantomai opportuno.E' giusto,il cristianesimo non è osservare delle norme seguire un moralismo.Io aggiungerei un altro elemento altrettanto opportuno:<span>Essere cristiani non</span> <span>è idolatrare una nostra idea di "tradizione</span>"o meglio di "tradizionalismo" assolutizzandolo escludendo tutto il resto bollandolo negativamente.Non è usare il moralismo per ergersi a giudici della fede degli altri puntando continuamente il dito e facendo classifiche di cattolicesimo a seconda delle pratiche esteriori come inginocchiarsi,prendere la comunione sulla lingua.celebrare in latino sentendosi "veri cattolici"con le carte in regola solo per questo.Non è sentirsi sempe i primi della classe,sempre in cattedra e insegnare il vero cattolicesimo agli altri.Chi ha orecchi per intendere intenda,
RispondiEliminatuttavia è un eroismo che non si traduce in "titanismo" nè autoesaltazione, ma deve fondarsi sempre e solo sulla<span> Croce di Cristo, </span>alla quale dobbiamo conformarci per essere cristiani, secondo quelle parole di S. Paolo:
RispondiElimina"Tutto posso in Colui che mi dà forza";
<span>"Quanto a me, ch’io mi guardi dal<span> gloriarmi se non della Croce di nostro Signore Gesù Cristo</span>, mediante la quale il mondo è per me crocifisso ed io per il mondo." </span><span>(Gal. 6, 1) </span>
...dunque:
nè posso compiere tali pesanti rinunce ai desideri della carne senza rimanere unito all Croce di Cristo, cooperando con la sua Grazia che mi chiama e mi salva: la Forza per la vittoria sulle passioni viene solo da Lui
(cfr.:
"Senza di Me non potete fare niente!");
nè tantomeno posso gloriarmi di tale conformazione che mi è donata da Lui, che ha salvato il mondo con la Sua Croce di Redenzione:
Suo è il Regno, la Potenza e la Gloria, anche quando noi, con le nostre rinunce, per quanto "eroiche" siano, completiamo (come dice l'Apostolo...) ciò che manca alla sua Passione, cooperando alla Redenzione, e partecipando alla sua Gloria.
Servi inutili, da Lui solo e in Lui solo glorificati !
è ovvio che su questo argomento "Tradizione" cominceranno a fluire i mastodontici travisamenti del pensiero del Papa: era scontato!
RispondiEliminaGiusto! La Scrittura è piema di affermazioni apparentemente antitetiche ( Ad es. "Il mio giogo è leggero" "Non sono venuto a portare la pace, ma la spada " ). Esse però si compongono in un quadro unitario: sono semplicemente facce dela stessa medaglia.
RispondiEliminaNo amico nulla da eccepire sulla Tradizione quella vera e accettata con equilibrio e buon senso.Quella che è da rigettare e' l'idolatria della tradizione.
RispondiEliminaaò, io sò n' oste gnorante, che mme passo a vita tra code a vaccinara e peperoni nbottiti
RispondiEliminaperò nna cosa a devo dì
er sor Franco me ffa nnammora pé er tono come scrive
riesce a essè cortese pure quanno e ccò quelli che glie in disaccordo
pecchè ortre a curtura è er carattere che ffà l'omo e de conseguenza er cristiano
grazie a sor Francè
Il fatto che il Cristianesimo non sia moralismo e' essenziale in quento esso consiste nel conformarsi a Cristo Signore. Non una teoria ma una persona.
RispondiEliminaIn concreto cio' non vuol dire che non esistano la morale cristiana, la liturgia, la preghiera, la devozione, e la Tradizione (last but not least).
P.S.
E' triste vedere che alcuni scomposti commenti precedenti siano il modo scelto da taluni per contrastare alcune argomentate critiche formulate altrove.
Caro Tripparolo, grazie per il ringraziamento.
RispondiElimina1) Devo precisare che la cultura mi serve essenzialmente per rimuovere le "pietre d'inciampo" ( obiezioni dei non credenti ) che oggi sono particolarmente sottili ed elaborate, quindi degne di considerazione. Purtroppo, per "dare a ciascuno il suo" occorre una strumentazione di concetti e riferimenti che possono sembrare espressione di esibizionismo. In realtà penso che lo stato migliore sia quello di chi riesce ad avere una fede semplice, da bambino. Però, arrivati a un certo stadio, non è più possibile. il ritorno all'infanzia richiede un giro lungo! A ogni modo, il superamento dei dubbi (faticoso ) permette la messa a punto di "armi"di discorso molto utili nei dibattiti.
2) Non si rammarichi per il fatto di essere "solo" un oste. Lei mette in pratica ogni momento la prima opera di misericordia corporale: "Dar da mangiare agli affamati" ( a cui si aggiungerà il "dar da bere agli assetati ! ). Del resto, per fare il gentleman non occorrono nè il blasone nè la laurea: basta il "Discorso della montagna", che ingentilisce il cuore, mentre il Galateo può rimanere solo un fatto esteriore. Non trova che a Roma il ( o meglio: er ) "core" sia molto spesso sulla bocca della gente: "core mio", "core de mamma tua" "core de Roma" ( Alberto Sordi ). Lei stesso ha usato la parola "innammora' ". Pensi che anche che Gesù era accusato di stare troppe volte a tavola con i suoi apostoli. Quanto al vino... fu la materia del suo primo miracolo. Pietro stabilì la sua sede non lontano dalla zona dei Castelli...
2) Apprezzo moltissimo Roma ( la città più bella del mondo ! ) e anche il romanesco. Uno dei miei "film di culto" è "Il Marchese del Grillo", scritto nel più puro spirito belliano da Luca Desiato, biografo di Trilussa: quello che, descrivendo i contrasti politici in famiglia conclude: "Famo l'ira de Dio! Ma appena mamma / ce dice che so' cotti li spaghetti / semo tutti d'accordo sur programma."
P.S. Riferito a un pubblico di studenti milanesi da Robert Spaemann, insigne filosofo cattolico tedesco, professore emerito.
RispondiEliminaSul muro di una università compare una scritta: "DIO E' MORTO. FIRMATO: NIETZSCHE." Poco dopo compare la risposta, scritta sotto: NIETZSCHE E' MORTO. FIRMATO: DIO."
P.S. 2 Caro Tripparolo, se nella sua osteria viene un leghista ( di quelli che dicono, o dicevano "Roma ladrona!" ), che je dà? Acido solforico o spaghetti? Spaghetti ( o fettuccine ): dunque lei contribuisce alla pace univerwsale. Concludo con una battuta ( non mia ). Domanda: Chi fu l'unico a non rallegrarsi del ritorno del figliuol prodigo? Risposta: Il vitello grasso.
RispondiEliminail papa fa bene, la legge morale non è la sostanza della nuova alleanza, la rivelazione non è un insieme di norme morali ma è Gesù Cristo.
RispondiElimina"Equilibrio e buon senso" come quello, per esempio, del Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca ha negato la transustanziazione e negato il valore sacrificale della messa?
RispondiEliminaNon diciamo stupidaggini, per favore.
Da notarsi poi che il Santo Padre parla di "nostra idea di tradizione" non della Sacra Tradizione. Il commento è molto più diretto al relativismo dei gruppi progressisti che rileggono la Tradizione a loro uso e consumo (qualche ha detto neocatecumenali?). C'è una sola Tradizione e suo custode è il Vescovo di Roma!
RispondiEliminaA OSPITE. Scusi, andiamo al sodo. Pur con le affermazioni sopra citate, Benedetto XVI ribadisce il NO
RispondiElimina( sommesso ma autentico ) alla contaccezione e il NO assoluto all'aborto, anche "terapeutico". Queste norme si collegano necessariamente alla vita in Cristo o sono degli "optional"? I Protestanti che accettano la contraccezione e l'aborto in alcuni limitati casi sono dentro o sono fuori ?
RispondiElimina"Chi mi ama, osserva i miei comandamenti" (Gv 14,23)