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venerdì 20 novembre 2009

Musica sacra - fine dell'esilio

Sul Foglio di oggi (venerdi 20 novembre) Paolo Rodari pubblica un interessante articolo sullo stato della musica sacra in Vaticano, compreso il "caso Bartolucci":



CHE COSA SIGNIFICA PER LA CHIESA LA FINE DELL’ESILIO MUSICALE DELLA SCUOLA ROMANA

(di Paolo Rodari) Il ritorno in basilica di San Pietro del 92enne maestro Domenico Bartolucci e del suo coro polifonico – ieri pomeriggio, ore cinque, durante una messa celebrata all’altare della Cattedra dal cardinale arcivescovo Angelo Comastri – ha un significato importante non soltanto per lui ma anche per la chiesa. Fu, infatti, nel 1997 che Bartolucci, maestro perpetuo (e, dunque, a vita: dal 1956 per volere di Pio XII) della Cappella musicale pontificia sistina (il coro che accompagna le liturgie presiedute dal Papa) venne messo in pensione. Dopo anni trascorsi ad accompagnare ogni celebrazione eucaristica papale, gli venne chiesto di fare un passo indietro. E la cosa venne chiesta non soltanto a lui, ma anche alla sua musica: erano i tempi in cui, anche in Vaticano, si sperimentavano nuove forme e percorsi di musica liturgica. Tempi in cui il gregoriano e la musica polifonica romana, quella che ebbe come maggiore esponente Giovanni Pierluigi da Palestrina, ebbero poco spazio nelle liturgie papali. Tempi in cui ancora nessuno oltre il Tevere ebbe il coraggio di proporre, in campo musicale, quella riforma della riforma più volte auspicata da Joseph Ratzinger da quando è salito al soglio di Pietro. Alle cinque del pomeriggio di ieri il cardinale Comastri ha fatto il suo ingresso in basilica preceduto dalla processione di concelebranti. Bartolucci, in talare e cotta, si è alzato in piedi e con un breve cenno della mano destra ha dato il là al canto iniziale, poi al Gloria. Di colpo i dodici anni d’esilio dalla basilica vaticana sono stati spazzati dall’incedere delle note, dal ritorno della cosiddetta “scuola romana”. In particolare, il ritorno della sensibilità tutta particolare del maestro: la sua musica affonda le radici nel gregoriano e nella polifonia palestriniana, si riallaccia al loro linguaggio modale, rivissuto e riarricchito con una sensibilità moderna particolarmente fedele alla cantabilità della scuola romana, pur con gli accorgimenti che il tempo e l’evoluzione del linguaggio hanno comportato.
In sostanza, la sintesi del credo musicale di Bartolucci è un ragionato ossequio alla tradizione, alla cui base si colloca, come dice lui stesso, “una nobile severità di canto e quella limpida e solida polifonicità”. Un credo musicale che piace a Ratzinger se è vero – come è vero – che fu l’attuale Pontefice a dolersi più di altri dell’allontanamento di Bartolucci dal coro della Cappella sistina. Fu Benedetto XVI ad offrire, da quando il 19 aprile del 2005 venne eletto Papa, segnali importanti ai palati più fine d’oltre Tevere quanto a musica liturgica. E nel darli, c’entra sempre in qualche modo Bartolucci. A sorpresa, infatti – era il 24 giugno 2006 – chiamò il maestro a dirigere un concerto nella Cappella sistina. E non mancò chi sottolineò la cosa leggendovi l’intenzione papale di restituire alla Sistina il prestigio di secoli di musica liturgica.
Poi, un anno dopo, un secondo segnale: per la prima volta, su indicazione dell’ufficio delle cerimonie liturgiche diretto dal successore di Piero Marini, ovvero Guido Marini, ogni celebrazione natalizia fu preceduta da qualche minuto di ascolto di musica e letture, sì da “disporre l’animo dei fedeli al clima di preghiera e di raccoglimento”. Ma sono tutte le celebrazioni liturgiche di Benedetto XVI che hanno detto qualcosa alla chiesa. Tanti i segnali lanciati dal Papa a cominciare dal Motu proprio Summorum Pontificum che liberalizzando l’antico rito rivisto nel 1962 da Giovanni XXIII riabilita (se mai avesse bisogno di riabilitazione) il canto gregoriano. Ciò che a detta di molti ancora manca, è un ufficio vaticano interamente dedicato alla musica sacra. Ne aveva parlato, in un intervento tenuto in convegno a Trento e ripreso anche dall’Osservatore Romano nel novembre di due anni fa, Valentìn Miserachs Grau, preside del Pontificio istituto di musica sacra: “In nessuno degli ambiti toccati dal Concilio si sono prodotte maggiori deviazioni che in quello della musica sacra – disse –. E per ovviare a questa situazione “sarebbe opportuna l’istituzione di un ufficio dotato di autorità in materia”.

Sullo stesso argomentoSandro Magister è tornato nei giorni scorsi sul suo sito, con un articolo intitolato La grande polifonia romana fa ritorno in San Pietro, in cui critica non solo la scomparsa della grande musica sacra (che finora è sopravvissuta prevalentemente in chiave museale, ma tenuta accuratamente lontano dal suo vero contesto che è quello della liturgia):

"Quella musicale è una sofferenza che la Chiesa patisce per prima. Perché mentre i capolavori della pittura, della scultura e dell'architettura cristiane restano pur sempre visibili a tutti, anche se ignorati e incompresi, la grande musica letteralmente sparisce dalle chiese, se nessuno più la esegue. E di una quasi generale scomparsa si può effettivamente parlare, a proposito di quei tesori della musica liturgica latina che sono il canto gregoriano, la polifonia, l'organo. Fortunatamente però, negli stessi giorni in cui papa Joseph Ratzinger cercherà di riannodare un rapporto fruttuoso con l'arte, ecco che l'organo e la grande musica polifonica torneranno a dare il meglio di sé nelle basiliche di Roma. Torneranno a risuonare non solo in forma di concerto, ma anche nel vivo dell'azione liturgica."


4 commenti:

  1. rodari sempre piu' bravo!!
    GR

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  2. Io c'ero...
    non potevo mancare l'appuntamento con la storia!!!

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  3. Speriamo...in Papa Benedetto. Dio lo conservi a lungo per il bene delle Chiesa, gli dia forza e coraggio...
    I giannizzeri indiavolati di Loyola son sempre pronti all'agguato.
    Andate a vedere come è ridotta la Chiesa madre del Gesù...
    dai pulpiti della Gregoriana Ghirlanda tuona contro i Lefevriani... e non si vergogna di stringere le mani insanguinate dei capoccia iraniani...
    Ahi! Povera Chiesa ostello di dolori...

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  4. Bellissima la frase in cui mons. Bartolucci sostiene che i giovani non bisogna accontentarli ma bisogna educarli. E questo non vale solo per la Liturgia, ma per tanti aspetti della vita. Ma dove si trova più un genitore, un insegnante, una parroco, un catechista, che anzichè tentare di accontentare i giovani fa di tutto per educarli?

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