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mercoledì 27 maggio 2009

Alla Messa tridentina con la moglie del vescovo.

Molti ricorderanno che tempo addietro la Commissione Ecclesia Dei, per mano del suo Presidente card. Castrillòn Hoyos, ha scritto al vescovo della diocesi irlandese di Killala per ingiungergli (insomma... avrà usato espressioni ben più curiali, ma il senso era quello) di concedere la Messa in forma straordinaria al gruppo che la richiedeva con insistenza.

Questo dopo che il vescovo locale, mons. John Fleming, aveva risposto agli importuni scocciatori che la Messa tridentina era vietata nella sua diocesi, fino a che non fossero pervenuti alcuni chiarimenti da Roma.

Roma, più che chiarire, ha detto che era contrario al diritto il divieto imposto dall'episcopo che così, sospirosamente, ha disposto che siano celebrate nella chiesa di Ardagh, uno dei paesini più sperduti nella verde campagna di quella contea, tre Messe antiche al mese (vai a capire perché tre!).

La prima di queste Messe si è tenuta in questo mese, celebrata da un giovane prete diocesano che vi si è applicato con grande fervore e passione, per la gioia dell'assemblea di una sessantina di fedeli. Tra i quali, la moglie - convertita al cattolicesimo - del vescovo anglicano del posto (in Irlanda, vi sono due gerarchie parallele e quasi tutte le diocesi hanno un vescovo cattolico ed uno anglicano).

Sicuramente Mons. Fleming avrà un ben imbarazzante tema di discussione, in occasione dei suoi incontri ecumenici con il suo omologo protestante...

38 commenti:

  1. Comico (e consolante) che un vescovo anglicano si ritrovi la moglie cattolica.
    Spero tanto anche la suocera!

    Guido

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  2. Confesso che per un attimo, leggendo il titolo del post, avevo temuto che si trattasse della moglie di un vescovo cattolico. Oramai...

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  3. Tre messe al mese? E' stato generoso: in Italia si viaggia sulla media di una.

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  4. piu imbarazzante se fosse stato il marito del vescovo

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  5. Anche io credevo fosse un vescovo cattolico.Meno male che non è cosi.

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  6. Mi lascia perplesso che una cattolica sposi un ministro di un altro culto.Si puo dire ancora cattolica? E se si fosse convertita dopo il matrimonio non avrebbe dovuto separarsi dal marito? Non so che pensare.

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  7. Guarda che nessuno vieta a un cattolico/a di sposare una persona che professa un'altra religione!

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  8. E quando mai l'amore tiene conto della religione.

    Comunque è positivo che la moglie di un vescovo anglicano diventi cattolica pasando per il Rito VO del beato Giovanni XXIII.

    A guarda come mi diverto!!!!!!!

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  9. Altro che mogli cattoliche di vescovi (anglicani): i veri matrimoni misti, che richiedono la dispensa del vescovo, sono quelli in cui uno dei nubendi è legato alla FSSPX... almeno per i vescovi francesi!

    http://www.leforumcatholique.org/message.php?num=484611

    Rutilio Namaziano

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  10. Abbiam visto l'influenza benefica che la signora Blair ha esercitato sul marito.
    Non disperiamo che il falso-vescovo possa seguir la moglie nella strada della ritrovata fede cattolica. Non sarà più vescovo, ma, se ne avrà i requisiti, potrà diventar un sacerdote o un diacono.
    S'è parlato tanto della Chiesa Anglicana Cattolica Tradizionale.

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  11. Speriamo pero` che dica meno fesserie di Blair.

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  12. Diamo tempo: la cultura religiosa non s'improvvisa. Però dice meno fesserie del card. Murphy.

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  13. Non capisco perchè si continua a dare del "falso-vescovo" ad un componente della gerarchia anglicana. Non è caritatevole.
    Se il problema è il mandato di Roma, il discorso potrebbe ribaltarsi anche sui vescovi della S. Pio 5°;
    se il problema è il rito, la consacrazione dei vescovi è analoga tra gli anglicani e i cattolici; con questo modo di ragionare dovebbero essere invalide le ordinazioni di tutta la gerarchia cattolica attuale ...

    Il cristianesimo è la religione del Dio che è charitas. Seguiamolo, invece che marchiare a fuoco con lettere scarlatte...

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  14. I vescovi anglicani per la Chiesa cattolica non possono essere considerati veri vescovi, al di là del rito utilizzato per la loro consacrazione: la loro confessione non crede nella presenza reale nell'eucarestia e nella maggior parte dei sacramenti, e questo da solo basta per rendere nulla l'ordinazione. Oggi, in tempi di ecumenismo ad ogni costo, si sorvola volentieri su questo aspetto, ma la realtà rimane tale e non è stata mai modificata.

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  15. Infarri è meglio usare, in questi casi, le virgolette, cioè scrivere "vescovo" anglicano.
    Così è meglio scrivere "chiese" protestanti, in quanto non sono tali in senso teologico, ma in senso sociolgico.

    Guido

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  16. Il problema non e` il rito attuale anglicano, ma che in passato cambiarono il rito di Sarum per affermare una concezione eretica del sacerdozio e cosi` interromperono la successione apostolica (difetto di forma ed intenzione). Cosi` dice (piu` o meno) Apostolicae Curae.
    Se proprio vogliamo salvare qualcosa, possiamo ricordare il "Dutch Touch", il tocco olandese, per cui nei primi anni del secolo scorso, vescovi scismatici (ma veri) olandesi furono chiamati ad ordinare gli anglicani.
    Quindi quando un prete anglicano si converte viene sempre riordinato, almeno sub conditione se puo` provare un lignaggio apostolico tramite un vescovo Ortodosso o Vecchio-Cattolico.


    Per chi vuole saperne di piu`
    http://www.accipepotestatem.com/

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  17. A causa del rito suggerito da Cranmer e promulgato da Edoardo VI (1550) le consacrazioi episcopali, e di conseguenza ele sacerdotali, sono nulle per difetto essenziale della "forma sacramentale" in quanto prescindono completamente dall'Eucaristia e, pertanto, dall'intenzione della Chiesa. La successione apostolica è, dunque, interrotta.
    La nullità fu già dichiarata da Paolo IV nel 1555 e ribadita da Leone XIII (1896).
    I sacerdoti anglicani che passano al cattolicesimo devono, per poter validamene celebrare, essere ordinati con rito valido.

    Non si tratta di marchiare nessuno: questi pseudo-vescovi possono anche esser bravissime persone, ma sono eretici e scismatici e non hanno ricevuto il vero ordine cattolico.

    Che la Chiesa possa cambiare idea in merito è escluso; ove ciò avvenisse non sarebbe davvero più la Chiesa di Cristo: avremmo una chiesa eretica ed in stato di scisma capitale.
    La vera Chiesa sopravviverebbe lì dove la novità non fosse accolta.

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  18. Ringrazio molto mons. Bedwere per il suo dotto riferimento al "Dutch Touch".
    Gli anglicani che vogliono tornare con Roma o gli anglocattolici non hanno per niente una concezione eretica del sacerdozio; la loro adesione sana di per sè ogni eterodossi dei loro predecessori.
    Il problema della forma è superato con la nuova teologia sacramentale del Concilio:
    1. non c'è una singola frase in sè consacratoria ma è il rito tutto che consacra, anche se conservare le parole canoniche conta a livello di immagine;
    2. non conta tanto che ciò che gli uomini dicono valido, ma ciò che il sacramento (cioè Dio) rende valido: una celebrazione con retta intenzione anche in una forma irregolare sana in partenza ogni irregolarità: l'eucaristia stessa sana certi peccati e secondo alcuni esegeti, come Nello Casalini, in radice tutti.

    Poi, comunque, bisogna ricordarci che Deus Charitas Est, come dice il Santo Padre.

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  19. Che tutto il rito sia di preparazione prima e poi di conclusione e ringraziamento alla parte fondamentale della Messa,la consacrazione, non c'è dubbio: ma non son l'Epistola o la colletta o il Credo a realizzare la consacrazione.
    Questa aviene attraverso il Canone che raggiunge il fine nell'offertorio sacrificale e, soprattutto, nelle parole specifiche della consacrazione. Senza quelle parole non v'è consacrazione e, pertanto, presenza reale.

    Le parole della consacrazione non sono un'immagine ma la "forma" del sacramento, così come la "materia" è costituita dal pane e dal vino.

    Il consacrante, inoltre, dev'esser un sacerdote validamente ordinato e deve avere l'intenzione di far ciò che la Chiesa vuole fare.

    La Chiesa può sanare qualche difetto per errore involontario("supplet ecclesia"), ma non può supplire affatto ciò che non è.

    Celestino V farebbe bene a studiare prima di scrivere.

    La sua concezione di Messa e consacrazione è tipica del protestantesimo: l'eucaristia come nuda commemorazione, anatemizzata a Trento una volta per tutte.

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  20. Non so cosa dica Casalini: ma chi s'accosta all'Eucaristia in stato di peccato mortale mangia la sua condanna. Lo dice S. Paolo che forse conta un po' più del Casalini.

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  21. Io sono cattolico apostolico romano, solo che non mi limito alla teologia del 1800-1940.

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  22. Io ho chiesto in quale documento conciliare o pontificio siano espressi i tuoi strambi principi che niente han di cattolico apostolico romano. Non m'è stata data risposta alcuna.
    Non è questione di "teologia" vecchia o nuova: qui è questione di Verità sempre affermata dalla Chiesa.
    Mi si dimostri il contrario, cioè l'accoglimento da parte della Chiesa delle tue profane dottrine, però con le parole della Chiesa nel suo Magistero infallibile, anche recentissimo.

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  23. Signor Celestino, per definirsi Cattolici Apostolici Romani, bisogna professare inegralmente la Dottrina della Chiesa Cattolica Apostolica Romana che ha stabilito in modo chiaro e definitivo che gli Anglicani non possiedono la successione apostolica.
    Quand'anche un prete validamente ordinato, celebrasse la Messa senza avere l' intenzione di fare ciò in cui crede la Chiesa la sua messa sarebbe nulla.
    Sostenere che la validità della Messa dipenda solo dall'intenzione del celebrante a prescindere dalla canonicità della Formula Consacratoria non è una semplice opinione teologica al pari delle altre, ma un'eresia ed una boiata pazzesca.
    Filippo.

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  24. Quanto dicono Dante e Filippo è sintomo di una visione ristretta e chiusa della teologia sacramentaria.
    Basterebbe rispondere alla domanda: per fare un sacramento basta che qualcuno dica delle parole su qualcosa?
    No, ci vuole un contesto appropriato. Vediamo questo contesto.
    La teologia del sacramento che nasce dal concilio Vaticano non è altro che l’approfondimento della triade materia-forma-ministro.
    La materia non sono solo più cose su cui dire una formula, ma cose fatte dall’uomo: così non solo c’è il pane o il vino, ma il pane e il vino in un qui e ora e portati da qualcuno: rappresentano non se stessi ma anche chi li porta all’altare: Tutto, le cose e le persone, verrà “transustanziato” in Cristo.
    La forma non sono solo parole, ma gesti e parole, organizzati in una celebrazione rituale. Non c’è solo un elemento fondamentale e altri di contorno, così come l’uomo vivo non è la stessa cosa di una macchina cuore –polmone.
    Il ministro, il soggetto celebrante non è più solo il sacerdote, ma l’intera assemblea articolata e ordinata secondo il grado ben noto.
    Se vogliamo riflettere sul problema del perdono dei peccati nella comunione sacramentale,
    se si legge tutta la Parola di Dio (Ger 38, 31-34; Mt 26,28 ,1Cor 11,25, 1Cor 15,3c) e la tradizione delle preghiere eucaristiche si vede che la comunicazione del ‘perdono dei peccati’ a coloro che vi partecipano è il presupposto e non presuppone che i partecipanti siano già stati purificati dai loro peccati.
    Sono comprensibili i motivi disciplinari portati avanti da Dante, ma non vanno assolutizzati, altrimenti si cade nel giansenismo.

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  25. Caro Celestino V, che nella Chiesa esistanoe sensibilità diverse ed altrettanto diverse scuole teologiche è un dato di fatto. Ma ricordati di due cose:
    a) in necessariis unitas ... La Chiesa è tale perchè e sacramentale e gerarchica. La gerarchia non può sussistere senza Sacramenti e viceversa (Dante, se ho scritto qualche stupidaggine correggimi);
    b) tieni a mente che la cultura teologica (e liturgica) di Dante è molto, molto, molto, molto più ampia e approfondita del 99,00% di quella dei nei ns. preti. Presta ascolto a Dante, hai tutto da imparare. Alessandro

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  26. Celestino V farebbe bene a legger con maggior attenzione quello che si scrive e soprattutto a meditare un po', per apprendere qualcosa, almeno sul Catechismo della Chiesa Cattolica, quello recente e "conciliare" non quelli superati ed inservibili di Trento, di Pio X ecc.
    L'assemblea si unisce al sacerdote nell'offrire il Sacrificio, ma è solo l'alter Christus che "agisce" ed opera la transustanziazione: solo lui pronuncia le parole-forma senza le quali non c'è "celebrazione eucaristica", cioè Messa, vale a dire Sacrificio di lode, espiazione, soddisfazione, propiziazione e presenza reale.

    La parte centrale della Messa è il Canone con la Consacrazione.
    Anche nella Messa post-conciliare. in questa infatti si distinguono: i riti d'introduzione, la liturgia della Parola, la Liturgia eucaristica e la comunione, i riti di conclusione e congfedo.
    Non parlo del rito romano classico.

    Non si possono confondere i riti preparatori, di ringraziamento e congedo con la liturgia eucaristica preparata dall'Offertorio che dovrebbe esser, come nel rito antico, chiaramente sacrificale.

    L'insieme dei "riti" è l'atto di "culto" pubblico della Chiesa, la Messa: della quale fan parte ovviamente anche i gesti in ogni loro accezione: genuflessioni, segni di croce, apertura e chiusura delle mani, elevazione del calice e dell'ostia ecc. Chi mai abbia negato questo nel blog non so.
    Ma non tutta la Messa è "consacrazione".

    La materia della consacrazione sono il pane e il vino che nell'offertorio sacrificale sono già prefigurati, nella Messa antica, non come lavoro dell'uomo, ma come "vittima": hanc immaculatam Hostiam.

    La partecipazione alla messa ci santifica, è uno dei mezzi pprincipali della nostra santificazione, non della nostra "transustanziazione".
    Né durante né dopo la Messa non siamo affatto transustanziati: restiamo uomini formati da corpo ed anima.
    Il pane ed il vino invece, sono realmente transustanziati: restano della materia gli accidenti (sapore, odore ecc) ma la sostanza è mutata: è diventata il Corpo ed il Sangue di Cristo, in modo reale e sostanziale.

    La comunione lava i peccati veniali, non i mortali. Chi mangia il corpo di Cristo in stato di peccato mangia la sua condanna. Andiamo oltre S. Paolo e tutto il Magistero infallibile?

    Il perdono dei peccati, in via ordinaria avviene, salvo casi di necessità, attraverso il sacramento della penitenza, come oggi si dice, riconciliazione. Un pentimento perfetto ci salva in fin di vita, ma se sopraviviamo dobbiamo ricorrere non alla copmunione ma alla penitenza sacramentale: ne siamo obbligati.

    Non veniamo transustanziati, quindi, benché già per il battesimo siamo incorporati al Corpo Mistico. Ma la Comunione produce grandi effetti su di noi:
    riceviamo grazie per noi ed i defunti; si rafforza la nostra fede e la nostra unione col Signore; veniamo rafforzati nella resistenza ai peccati mortali; viene accresciuto il nostro spirito di carità verso gli altri e quindi il vincolo con la Chiesa ecc.

    La semplice partecipazione alla Messa non impone lo stato di grazia: la Comunione sì. Leggere il CCC.

    Ho l'impressione che l'uso di termini fuori del loro effettivo significato porta molto ma molto fuori strada e sfoci nell'eresia: che nella Messa le cose e le persone siano transustanziate non significa niente, meglio significa molto: le panche, le scarpe, le vesti e i nostri corpi son transustanziati! E' questo il "corpo di Cristo" che viene offerto alla Comunione?

    Se questo è l'andar oltre inovocato in altro commento dal Celestino V, è bene restare dove siamo.

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  27. Ho l'impressione che Celestino V quando dice che "Tutto, le cose e le persone,verrà 'transustanziato' in Cristo" si avvicini alla concezione calvinista dell'eucarestia, o meglio della Cena del Signore. Secondo Calvino nella Cena non c'è presenza reale nelle specie, ma "presenza dinamica" nelle persone che partecipano alla cena. In questo modo ecco trovata la convergenza con gli angliani, che sono per l'appunto teologicamente calvinisti. Celestino spera forse che per questa via gli anglicani torneranno in comunione con Roma? Quelli che l'hanno fatto, lo informo, l'hanno fatto per tutt'altro cammino. A parte che gli anglicani sono ormai stati dichiarati specie protetta dal WWF.

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  28. CELESTINO parla di nuova teologia conciliare della Messa.
    Io ho chiesto di indicarmi testi conciliari e documenti pontifici a sostegno delle sue asserzioni. Non mi risultano. Legga uno degli ultimi documenti di Giov. P. II,. Ecclesia de Eucharistia: dove sono le novità "oltre e fare futuro" ch'egli sbandiera?

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  29. Vedo che è stato citato a sproposito l'ottimo biblista padre Casalini.
    A dimostrazione della sua perfetta ortodossia, leggete questo:
    http://lapaginadisanpaolo.unblog.fr/tag/studi-su-san-paolo-docenti/docenti-padre-prof-nello-casalini-sbf-jerusalem/

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  30. Jacopo,
    c'è la venuta dello Spirito Santo che nella prima epiclesi transustanzia il pane e il vino nel corpo e sangue di Cristo
    e nella seconda epiclesi transustanzia gli offerenti e li fa diventare un solo corpo e un solo spirito, una volta che comunicano al santo Mistero.
    La liturgia non usa idee chiare e distinte, ma un linguaggio simbolico ed evocativo.
    Quindi gli interventi di Celestino, vanno letti così, con questo spirito.
    Non scarterei neppure l'idea di una riformulazione della triade forma-materia-ministro: fatto salvo il dogma, attestato dalla immutabile tradizione, le illustrazioni vanno di pari passo con la consapevolezza e le evidenze degli uomini di oggi: neppure l'idea di tirar fuori il cibo dal freezer è insultante: è l'immergersi nella vita di tutti i giorni.

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  31. Non so a quale epiclesi ed a qual rito si riferisca Hagrid.
    La Transustanziazione si ha nelle parole dell'Istituzione: Questo è il mio corpo ecc.
    L'epiclesi è un'invocazione, una preghiera che spiega ciò che farà il sacerdote in nome di Cristo per opera dello Spirito Santo.
    L'epiclesi seconda, nella Chiesa orientale, è ritenuta necessaria alla transustanziazione, è questo è un gravissimo errore. La consacrazione è già avvenuta.

    Non si può confondere la Transustanziazione, la conversione della sostanza del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo, con la comunione dei fedeli (ut unum sint) e la comunione dei santi. Unità spirituale e non certo conversione di sostanza. Non credo che io possa diventar il corpo di Hagrid!
    Siamo alla follìa teologica.

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  32. Buongiorno a tutti. Sito interessante, mi piacete tutti pro o contro la messa tridentina. Purtroppo le polemica spesso manca il bersaglio.
    Io mi ritengo un cattolico abbastanza conservatore in dottrina, un poco meno in politica.
    Vango al dunque.
    Mi permetto di interloquire nel dialogo a 3 Jacopo, Hagrid, Pastorelli.
    Quando il prete dice:
    "Padre ... santifica questi doni con la potenza del tuo Spirito" sta invocando l'intervento dello Spirito, non sta spiegando quello che farà lui.

    La liturgia non è la spiegazione di un dogma, non è mai spiegazione: è invocazione e ripresentazione all'Opus Dei; la liturgia è la partecipazione all'eterno gesto sacerdotale-sacrificale che Cristo nello Spirito rivolge verso il Padre.
    E' solo grazie all'intervento dello Spirito che le oblate diventano il corpo immolato e risorto di Cristo e il suo sangue versato.
    Bisogna prendere sul serio questa preghiera, prendere sul serio la logica della liturgia dal Padre al Padre, in Cristo e per mezzo dello Spirito.
    Il progresso della riflessione ecumenica verso i nostri fratelli orientali e il progresso della teologia liturgica, ha mostrato l'importanza della pneumatologia nella comprensione della celebrazione rituale.
    Questo significa sminuire l'importanza delle formule consacratorie? Niente affatto!
    Significa pensare alla preghiera eucaristica come una unità articolata, organica. Oggi si cerca più questa unità, invece che il momento esatto. Cercando il momento esatto si esce fuori dalla logica della liturgia.
    Ammettendo le liturgie orientali come parte integrante della tradizione cattolica, la Chiesa ammette che la Tradizione (di cui fa parte la stessa Parola scritta) sta prima della teologia.

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  33. Arnulfo, per quello che mi riguarda, sono d'accordo. Ma il blog sta diventando un duro campo di battaglia e i contendenti non vogliono fare prigionieri.
    Sentiamo cosa hanno da dire Celestino, l'anonima papessa, Inopportuno, Jacopo, Dante e via dicendo.

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  34. L'argomento è delicato, vorrei evitare le scaramucce in questo campo, ma visto che sono stato citato anch'io, non posso che dare ragione a Dante Pastorelli, con il quale a volte sono stato in disaccordo ma che qui ha espresso la dottrina cattolica su cui non esistono dubbi. La consacrazione si ha alle parole "questo è il mio corpo, questo è il mio sangue", non vedo come si possa sostenere qualcosa di diverso. E forse è inutile scomodare la dottrina cattolica: lo dicono già la grammatica e la logica...

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  35. Il testo presuppone un contesto; la liturgia è più della grammatica e della logica.
    Jacopo, ti consiglio questo articolo:
    http://www.pddm.it/vita/vita_00/n_07/1luglio.htm

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  36. No Hagrid, proprio non ci siamo. Che la consacrazione avvenga alle parole del Vangelo lo dicono espressamente Sant'Agostino, il Concilio di Trento e un'infinità di altre fonti. Lo dice perfino san Giovanni Crisostomo, il che mostra che i grecortodossi con la loro idea che la consacrazione avvenga all'epiclesi hanno largamente traviato (ma credo intendano, anche se non conoscono a fondo la teologia ortodossa, che l'epiclesi completa, e non che instaura da sola la consacrazione delle specie). Ma in definitiva lo dicono per l'appunto anche i vangeli sinottici, da cui prende le mosse la liturgia.

    Piuttosto è interessante chiedersi: perché questo fervore verso l'epiclesi da parte della "nouvelle théologie"? Per amore verso i grecortodossi, verso i quali questi teologi non mi pare nutrano grande passione? Certamente no. E' chiaro che il tentativo surrettizio è quello di trasformare in chiave protestante la concezione cattolica dell'eucarestia. Incentrando il sacramento dell'eucarestia sull'effusione dello Spirito si va verso la consustanziazione di Lutero se non addirittura verso la presenza dinamica di Calvino. Ancora di più va in questa direzione l'insistere e il ribattere sulla presenza dello Spirito nell'assemblea dei fedeli. Sono concetti protestanti malamente verniciati di cattolicesimo. Quel che si vuole negare è la presenza reale permanente. Lo si vede bene nel link che hai postato, dove in sostanza si nega validità all'adorazione eucaristica e alla conservazione del sacramento. Il sacramento c'è nel momento in cui lo si mangia, dice. Qui parlano Lutero e Calvino.

    Che grande novità, vorrei aggiungere! Ci mettiamo a fare i luterani e i calvinisti quando ormai gli stessi luterani e calvinisti non credono più alla teologia dei loro fondatori! Posso capire gli ammiccamenti filoprotestanti negli anni Sessanta, quando si poteva pensare che con qualche aggiustamento qua e là i protestanti sarebbero confluiti felici e contenti nel cattolicesimo. Era anche allora una bella ingenuità, ma forse non era chiaro come oggi che ai protestanti non interessa ricongiungersi ai cattolici perché il cammino che hanno intrapreso va in un'altra direzione, va verso il cupio dissolvi nella modernità. In effetti i protestanti che tornano al cattolicesimo non sono affatto attirati dalla protestantizzazione della dottrina e della liturgia, ma dall'esatto contrario, ossia dal maggior rigore che il cattolicesimo conserva rispetto alle loro "chiese", ormai ridotte a succursali dei circoli laicisti.

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  37. Signori,
    tutti i dovuti complimenti per l'altissimo livello della dotta disquisizione teologica, che onora questo sito che ha la fortuna di ospitare i Vostri interventi.
    Forse dovremmo aprire sottosezioni facilmente accessibili con raccolte di questioni quodlibetales sui punti più controversi.

    Per aggiungere un piccolo contributo circa le ordinazioni anglicane, vorremmo ricordare che la loro nullità (salvo, come giustamente osservato, un intervento esterno tipo il "dutch touch") è stata definita infallibilmente da Papa Leone XIII con la Lettera apostolica Apostolicae Curae, del 13.9.1896.

    Che questa pronunzia impegni l'infallibilità del Papa (e quindi sia decisione non revocabile in dubbio, pena la caduta in eresia) è stato espressamente chiarito dalla Nota doctr. Professionis fidei 29.6.1998 (occhio alla data, per quelli che rifiutano le "superstizioni" anteconciliari) della Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblicata in Acta Apostolicae Sedis 90(1998), che menziona tra le dottrine infallibili, oltre a quelle su sacerdozio riservato agli uomini, canonizzazione dei santi, divieto di fornicazione, prostituzione e eutanasia, anche la pronunzia di Leone XIII sull'invalidità delle ordinazioni anglicane.
    Roma locuta.

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