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sabato 24 gennaio 2009

La reazione del cardinal Arcivescovo di Parigi



In un'intervista rilasciata questa mattina (quindi prima che fosse reso pubblico il provvedimento di revoca delle scomuniche), il cardinale Arcivescovo di Parigi, mons. André Vingt-Trois (nella foto, durante l'intervista), così commenta la (allora ancora incerta) misura di rappacificazione:
"La scomunica è una pena comminata dalla Chiesa per atti gravi. Nella specie, si trattava dell'ordinazione di quattro vescovi non solo senza il consenso del Papa, ma in contrasto con un avvertimento preliminare del Papa Giovanni Paolo II. Questi si era in effetti rivolto a Mons. Lefebvre per domandargli di non eseguire quelle ordinazioni. Si trattava quindi da parte di Mons. Lefebvre e dei vescovi che hanno ricevuto quest'ordinazione, di un atto di disubbidienza formale e particolarmente grave verso Roma"

"Il Papa ha la possibilità, se lo desidera, di farlo. Se ha deciso di farlo oggi, è perché ha elementi sufficientemente positivi che lo giustificano"

"Ogni volta che la Chiesa può sospendere una pena, ne sono felice. E' un'opportunità, una porta aperta, per permettere a dei cristiani di ritrovare la piena comunione con la Chiesa. A condizione che lo vogliano o che l'accettino".

"Persone che per lo più si presentano sinceramente come difensori della Tradizione, si danno il potere magisteriale di distinguere la buona dalla cattiva Tradizione. Ma un tale atto di discernimento non può che essere un atto della Chiesa, e non quello di un gruppo particolare nella Chiesa".
E infine la conclusione (in cauda venenum, vien da pensare):
"Il ministero di Benedetto XVI non si riduce ad occuparsi della Fraternità San Pio X. Certo in questo campo particolare il Papa esercita il suo ministero di comunione, come ha fatto per esempio con la lettera che ha inviato ai cattolici cinesi l'anno scorso, con l'intenzione di aiutarli a ritrovare la piena comunione"
Non è nostro compito giudicare se le felicitazioni siano sentite o meno. Certamente, conoscendo la situazione francese, sappiamo quanti siano gli attriti e il risentimento tra l'episcopato, da un lato, e i lefebvriani (che proprio in Francia hanno il loro distretto più importante e la loro chiesa-faro, St. Nicolas de Chardonnet, tra l'altro occupata manu militari). Se è vero che la Chiesa francese si è spinta spesso molto avanti nella strada di un progressismo eccessivo, è ancor più vero che l'attitudine della Fraternità è stata spesso lontana dal sentire cum ecclesia. Ci sembra quindi (ma è solo la nostra opinione) di cogliere un velo di perplessità, se non amarezza, nelle parole dell'Arcivescovo, allorché esprime questi concetti (tutti peraltro comprensibili, sia chiaro):
  • la gravità del delitto per cui la scomunica fu inflitta e quindi la necessità della pena allora (e forse ancora?);

  • il fatto che la scelta di clemenza è del Papa e del Papa solo, che avrà i suoi buoni motivi;

  • l'insistenza sulla necessità che a questa "porta aperta" faccia seguito l'impegno (dei lefebvriani) di volere e accettare la piena comunione, accettando in toto l'insegnamento della Chiesa, anche degli ultimi 40 anni;

  • infine, un pizzico di "benaltrismo": il Papa ha ben altro a cui pensare, la questione dei lefebvriani è mica così importante...

Fonte: sito conf. episcop. franc. - Traduzione di Messainlatino.it

2 commenti:

  1. Caro amico,
    non ti sembra di esserti spinto troppo avanti sull'infido terreno del processo alle intenzioni?

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  2. Probabilmente sì.

    Vediamo di limare il post

    Grazie davvero dell'osservazione.

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