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sabato 24 gennaio 2009

La nota del Direttore della Sala Stampa Vaticana, P. Lombardi

La Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani si conclude con una bella notizia, che ci auguriamo sia fonte di gioia in tutta la Chiesa. La remissione della scomunica dei quattro vescovi della Fraternità Sacerdotale San Pio X è infatti un passo fondamentale per raggiungere la riconciliazione definitiva con il movimento iniziato e guidato da mons. Lefebvre. Per comprendere il significato di questo passo tornano immediatamente alla mente le parole di Benedetto XVI nella sua lettera di introduzione al Motu Proprio Summorum Ponitificum, del 7 luglio 2007, quando scriveva che lo sguardo al passato circa le divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato il Corpo di Cristo fa pensare che siano state spesso le omissioni della Chiesa a lasciar consolidare le divisioni. Perciò, scriveva il Papa: “abbiamo l’obbligo di fare tutti gli sforzi, affinché a tutti quelli che hanno veramente il desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in questa unità o di ritrovarla nuovamente…Apriamo generosamente il nostro cuore…”.


Il cardinale Ratzinger era stato protagonista dei rapporti con mons. Lefebvre nel 1988 e già a quel tempo aveva cercato di fare tutto il possibile per servire l’unione della Chiesa. Allora non era bastato e le consacrazioni episcopali del 30 giugno di quell’anno, compiute senza mandato pontificio, avevano creato una situazione di grave frattura. Ma la Commissione Ecclesia Dei, costituita da Giovanni Paolo II in quella circostanza, ha lavorato con pazienza per conservare aperte le vie del dialogo e diverse comunità in vario modo collegate al movimento lefebvriano hanno già potuto, nel corso degli anni, rientrare in piena comunione con la Chiesa cattolica. La Fraternità Sacerdotale San Pio X, con quattro vescovi, rimaneva in ogni caso la comunità più importante con cui ristabilire la comunione. Benedetto XVI ha manifestato in modo indubitabile il suo impegno per fare tutto il possibile per raggiungere questo obiettivo. Ricordiamo naturalmente anzitutto il Motu Proprio Summorum Pontificum sul rito per la celebrazione della Messa, ma possiamo anche ricordare il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede che chiariva alcuni punti discussi della dottrina ecclesiologica del Concilio Vaticano II come alcuni grandi interventi sulla corretta ermeneutica del Concilio stesso, in continuità con la tradizione. Tutto ciò ha creato naturalmente un clima favorevole, in cui i vescovi della Fraternità San Pio X hanno richiesto la remissione della scomunica attestando esplicitamente la loro volontà di essere nella Chiesa cattolica romana e di credere fermamente al Primato di Pietro. E’ bello che la remissione della scomunica avvenga nell’imminenza del 50.mo anniversario dell’annuncio del Concilio Vaticano II, in modo che questo evento fondamentale possa ora non essere più considerato occasione di tensione, ma di comunione. Il testo del decreto mette in luce che, di per sé, si è ancora in cammino verso la piena comunione, di cui il Santo Padre auspica la sollecita realizzazione. Ad esempio, aspetti come lo status della Fraternità e dei sacerdoti che vi appartengono non sono definiti nel decreto pubblicato oggi. Ma la preghiera della Chiesa è tutta concorde con quella del Papa, perché ogni difficoltà venga presto superata e si possa parlare di comunione in senso pieno e senza incertezza alcuna.

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