Continuiamo a seguire le vicende del card. Zen, sotto processo, e l'imbarazzante silenzio Vaticano.
QUI l'altro ieri Mil.
QUI dal blog di Nicola Porro una lettera aperta a Francesco da parte di un parroco cubano.
QUI Magister.
QUI sembra che il processo sia stato posticipato per covid del giudice.
Luigi
Il Sismografo, 19-9-22
(Franca Giansoldati, Il Messaggero) Poco dopo l'arresto il cardinale - che ha 90 anni ma è lucidissimo - era stato rilasciato dietro cauzione e da allora si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione -- Mentre il Vaticano tace (probabilmente per non irritare la Cina), il cardinale cinese Zen Ze Kiun - strenuo difensore dei diritti umani e del principio della libertà religiosa - viene portato a processo in questi giorni assieme ad altri attivisti ad Hong Kong. Era stato arrestato all'inizio di maggio in base alla nuova legge sulla sicurezza nazionale con l'accusa di collusione con le forze straniere. Le autorità cinesi ritengono questo anziano porporato responsabile di avere creato un fondo per pagare le spese legali agli studenti e agli altri attivisti che durante le proteste nel 2019 chiedevano a Pechino garanzie democratiche e costituzionali.
Poco dopo l'arresto il cardinale - che ha 90 anni ma è lucidissimo - era stato rilasciato dietro cauzione e da allora si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione. Zen è conosciuto in tutto il mondo per la sua autorevolezza e il suo rigore e il governo cinese lo ha sempre considerato come una spina nel fianco. Le sue parole libere e la sua resistenza passiva hanno sempre dato parecchio filo da torcere a Pechino.
In Vaticano a suo favore finora non si sono levate tante voci a difesa. Anche durante il Concistoro - avvenuto due settimane fa - non si sono registrate prese di posizione da parte del collegio cardinalizio, come invece avvenne nel passato per analoghe vicende quando durante la guerra fredda i sovietici arrestarono alcuni cardinali. Per Zen nessuna dichiarazione ufficiale e solenne, nè tantomeno un comunicato. Solo il cardinale Gerhard Mueller in una intervista al Messaggero era stato l'unico, in quei giorni, a riportare i riflettori sul caso giudiziario che si sta consumando a Hong Kong in sordina. Qualche tempo prima si era mosso per condannare l'arresto di Zen anche il cardinale Maung Bo, presidente delle conferenze episcopali asiatiche. In un comunicato aveva ricordato che Hong Kong è sempre stata un faro per la democrazia mentre ora è stata trasformata in uno stato poliziesco, senza libertà di espressione, di stampa, di associazione. «Come può essere considerato un crimine aiutare nella difesa degli attivisti?».
La ragione del silenzio Vaticano sulla vicenda giudiziaria di Zen è da collegare al rinnovo dell'accordo diplomatico tra Santa Sede e Cina per la nomina dei vescovi. Per non mettere a repentaglio il lavoro diplomatico con le autorità cinesi anche il Papa – durante il volo di ritorno dal Kazakhstan ha preferito glissare sulla questione. Rispondendo ai giornalisti disse che non se la sentiva di dare giudizi negativi sulla Cina, che ormai ha scelto la via del dialogo con Pechino e che continuerà a sostenerlo, aggiungendo che non è facile comprendere la mentalità cinese. Di conseguenza aveva sorvolato sul caso Zen, definendolo solo «un uomo anziano che dice quello che sente».
L'unica frase che stamattina in Vaticano si è ascoltata è un laconico auspicio da parte del cardinale Marcello Semeraro, prefetto del dicastero dei Santi che si è limitato ad un augurio. «Che il cardinale Zen ne esca».
Zen è stato vescovo di Hong Kong dal 2002 e nel 2006, con una cerimonia in Vaticano, è stato nominato cardinale da Papa Benedetto. Zen si è battuto per sostenere la riforma democratica e per dare alla popolazione di Hong Kong più voce in capitolo. Ha così organizzato una "maratona" per il suffragio universale, messe in ricordo della repressione di Piazza Tienanmen, ha visitato la sede di Occupy Hong Kong per dare sostegno morale alle migliaia di persone che si erano riunite lì.