Ormai la bozza di «opinion» trapelata dalla Corte Suprema statunitense (QUI la notizia su MiL) è entrata nel dibattito politico internazionale (QUI e QUI le prime analisi) e sta suscitando forti reazioni soprattutto, per ora, nel campo del «nemico» (ad esempio QUI).
Vi proponiamo – in nostra traduzione – una qualificatissima e limpida analisi del prof. Grégor Puppinck, PhD, direttore dello European Center for Law and Justice (ECLJ), tra i più prestigiosi studiosi di diritto e biogiuridica a livello internazionale, pubblicata come intervista (unitamente al video) sul sito della stessa organizzazione internazionale non governativa che, dal 1998, di dedica alla promozione e alla protezione dei diritti umani in Europa e nel mondo.
L.V.
Una bozza di sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti sull’aborto è trapelata alla stampa. Alcune persone sono preoccupate che il diritto all’aborto sia minato. Grégor Puppinck, PhD, direttore dello European Center for Law and Justice (ECLJ), discute questa controversia in quattro domande chiave qui sotto. L’ECLJ è intervenuta come «amicus curiae» nel caso attuale davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Analizziamo questa potenziale decisione nel nostro ultimo programma su RCF qui sopra.
Questa proposta di sentenza della Corte Suprema toglie il diritto all’aborto?
No. Questo progetto di sentenza non dichiara l’aborto incostituzionale, come ha fatto la Corte costituzionale polacca nel 2020 sull’aborto eugenetico, per esempio: restituisce il potere di decidere questa questione al popolo e ai suoi rappresentanti, come era il caso prima della decisione Roe v. Wade del 1973. Con tale decisione, gli stati americani non sono più obbligati a legalizzare l’aborto, ma nemmeno ad abrogarlo. In pratica, non pochi stati dovrebbero subordinare l’aborto a condizioni più severe, compresi i limiti di tempo, dato che l’aborto è ora un diritto fino al punto di vitalità del feto, cioè intorno alle 24 settimane. 26 dei 50 stati sono intervenuti nel caso per chiedere alla Corte di rovesciare le vecchie decisioni Roe del 1973 e Planned Parenthood contro Casey del 1992, che avevano creato un diritto costituzionale all’aborto, e di rimandare la questione alla loro giurisdizione.
Come sono arrivati i giudici a questo progetto di decisione?
Il progetto di decisione – che è intellettualmente rigoroso – prende un bisturi alle vecchie decisioni Roe e Casey. È un’analisi senza compromessi di 99 pagine che espone gli errori di fatto e di diritto in quelle sentenze e, soprattutto, denuncia «l’abuso di autorità giudiziaria» con cui i giudici hanno «mandato in corto circuito il processo democratico» imponendo le proprie idee a tutti.
Il testo ricorda che la Corte deve esercitare la moderazione giudiziaria: il suo ruolo è quello di applicare la Costituzione, non di creare nuovi diritti e obblighi che non contiene. Questo è un requisito elementare della separazione dei poteri: il giudice non deve prendere il posto del legislatore.
Quanto agli errori di fatto e di diritto dei precedenti Roe e Casey, il progetto di sentenza ne espone tutta una serie, ma il più importante riguarda la nozione di privacy e di autonomia personale, che, secondo il testo, non può giustificare l’aborto, perché questa pratica coinvolge la vita di un essere umano, di un terzo.
Così facendo, il progetto di sentenza colpisce un simbolo della rivoluzione individualista occidentale: l’affermazione di Casey che «al cuore della libertà è il diritto di definire la propria concezione dell’esistenza, del significato della vita, dell’universo e del mistero della vita umana». È stata questa dichiarazione – vaga e generale – che è servita come giustificazione pseudo-giuridica per l’affermazione di un diritto all’aborto, e altri «nuovi diritti».
A questa affermazione, il progetto di sentenza risponde con un lucido richiamo alla realtà: «Mentre gli individui sono certamente liberi di pensare e dire ciò che vogliono sull’“esistenza”, il “significato”, “l’universo” e “il mistero della vita umana”, non sono sempre liberi di agire in base a questi pensieri. Il permesso di agire in base a tali credenze può essere uno dei molti significati di “libertà”, ma non è certamente “libertà ordinata”». In altre parole: le credenze e i desideri individuali non creano diritti. Il frequente riferimento alla nozione costituzionale di «libertà ordinata» esprime una posizione filosofica fondamentale secondo cui non è la libertà, o la «licenza» di fare qualsiasi cosa, ad essere protetta dalla Costituzione, ma solo ciò che è ordinato al bene.
Significativamente, i giudici hanno trovato che lo stato del Mississippi, che era davanti a loro, ha numerosi «interessi legittimi» nel ridurre il limite di tempo legale per l’aborto su richiesta a 15 settimane. Tra questi «interessi legittimi», il testo cita «il rispetto e la preservazione della vita prenatale in tutti gli stadi di sviluppo; la protezione della salute e della sicurezza della madre; l’eliminazione di procedure mediche particolarmente raccapriccianti o barbare; la preservazione dell’integrità della professione medica; l’alleviamento del dolore del feto; e la prevenzione della discriminazione sulla base della razza, del sesso o della disabilità». I giudici hanno posto particolare enfasi sulla natura «barbara» dell’aborto a termine.
Alla fine di questa analisi, le vecchie sentenze Roe e Casey sono letteralmente distrutte.
Quali saranno le conseguenze di questa sentenza proposta, se sarà confermata?
Prima di tutto, la legge del Mississippi che ha dato origine a questo caso sarebbe dichiarata costituzionale. Questo non dovrebbe essere uno shock per nessuno in Francia, dove il Parlamento ha appena esteso il limite di tempo legale per l’aborto su richiesta da 12 a 14 settimane.
Questa sentenza dovrebbe anche portare alla convalida di una serie di leggi che riducono l’accesso all’aborto e che sono attualmente impugnate in tribunale. Queste includono leggi che proibiscono l’aborto selettivo basato sul sesso, la razza o la disabilità del bambino.
In seguito, l’amministrazione Biden approfitterà della questione per ribilanciare le sue truppe e tenterà di aggirare la Corte Suprema imponendo l’aborto agli stati, questa volta con un voto del Congresso. La pubblicazione fraudolenta di questo progetto di sentenza è probabilmente una mossa disperata per influenzare i giudici causando uno scandalo globale. Ma i giudici hanno già risposto in anticipo a questa pressione affermando che non decidono sulla base dell’opinione pubblica, ma solo sulla base del testo della Costituzione, della storia costituzionale e dei precedenti legali.
Infine, se il contenuto di questa bozza di sentenza fosse effettivamente confermato, il dibattito politico sull’aborto sarebbe riaperto in ogni stato degli Stati Uniti; con il blocco Roe/Casey rotto, restituendo il potere ai legislatori, la grande battaglia sull’aborto avrebbe solo inizio.
Con questa proposta di sentenza, gli Stati Uniti stanno prendendo una direzione completamente isolata in Occidente?
No, al contrario, e questo dimostra il carattere eccessivo delle critiche mosse nei suoi confronti. Infatti, come questo progetto di sentenza, la Corte europea dei diritti dell’uomo ha costantemente affermato che il diritto al rispetto della vita privata e dell’autonomia personale non conferisce un diritto all’aborto, e che gli Stati possono regolare l’aborto in entrambi i sensi, a seconda in particolare delle loro differenze culturali. La Corte suprema e la CEDU si troverebbero così in una posizione comune.
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