Post in evidenza

L’ex governatore di Ninive smentisce l’attentato raccontato da papa Francesco

Vi proponiamo – in nostro traduzione – l’articolo di Essam al-Obeidi pubblicato il 18 dicembre sul sito Erem News , in cui si riportano le d...

martedì 17 agosto 2010

Il dramma di Antigone. Lettera di un Sacerdote

Riceviamo e pubblichiamo questa lettera scritta da un sacredote nostro lettore. In essa sono contenute alcune riflessioni personali concernenti la distrbuzione della Comunione sulla mano rivelatrici del fatto che tale prassi, oltre ad essere discutibile, e di fatto molto discussa, ingenera non pochi disagi anche tra le file del clero.
D.F.



Gentile Redazione,
Cari lettori,

Non avrei scritto queste brevi riflessioni se non fossi convinto che esse valichino potenzialmente i limiti della mia coscienza e possano costituire un elemento di riflessione per molti, anche per qualche mio confratello che si trova su posizioni diverse od opposte rispetto alle mie.
Ho scelto il titolo, non senza amara ironia, per allegoriam: Antigone, protagonista dell’omonima tragedia sofoclea, consuma il proprio dramma divisa tra l’obbedienza alla legge del tiranno Creonte e il sentimento insopprimibile della pietas che emerge prepotente dalla propria coscienza e la sospinge a dare sepoltura al cadavere del fratello Polinice, contravvenendo in tal modo ai comandi del re. Nomos ed Ethos, legge e coscienza entrano in contrasto e fomentano un’aspra contesa nel cuore della fanciulla che infine dà sepoltura al corpo esanime del fratello e accetta l’orribile sentenza di morte che le viene comminata.
Dopo aver tratteggiato, con l’aiuto dell’allegoria, il quadro in cui si colloca quanto sto per dire, entro nel merito della questione che è oggetto delle mie riflessioni e del mio personale “dramma d’Antigone”: la Comunione sulla mano.


Certamente l’argomento non è nuovo. Molto è stato scritto e molto è stato detto pro aut contra. Io, pro mea parte, non intendo affatto ripercorrere le motivazioni storiche, teologiche, “pastorali” o spirituali che giustificano o che condannano tale prassi; io intendo dare la mia testimonianza, la testimonianza di un giovane sacerdote, circa il grave dilemma che sorge nel mio animo tutte le volte che mi trovo nella situazione di dover distribuire l’Augustissimo Sacramento nelle mani dei fedeli.
Preciso subito che tale situazione è per me infrequente; nella comunità in cui celebro abitualmente ho attuato una forte opera di persuasione affinché tutti si decidessero a ricevere l’Eucaristia in bocca per rispetto al Sacramento. Non si pensi che quest’opera di persuasione sia stata semplicissima: spesso ho dovuto fronteggiare reazioni assai virulente da parte di qualche fedele indispettito dalle mie raccomandazioni accorate, altre volte ho dovuto sedare la fronda dei più “insospettabili” (si veda a titolo di esempio la suora con sessant’anni di vita consacrata o la nonnina che, paradosso!, sgrana quindici rosari al giorno…) ma alla fine – argue, obsecra, increpa – ho riportato vittoria.


Tuttavia il dilemma mi si ripresenta in tutta la sua urgenza ogni volta che mi trovo a celebrare extra moenia. “Ma quale dilemma?” potrà forse domandarmi qualcuno; lo accontento subito. Il dilemma di vivere un’insanabile scissura interiore tra l’obbligazione della legge che concede al fedele il “diritto” di ricevere la Particola sulle mani (e, per conseguenza, impone a me sacerdote il dovere di accondiscendere) e l’obbligazione della mia coscienza che mi comanda di cessare immediatamente l’orribile sacrilegio: il sacrilegio, dico, di posare insieme con la Particola una moltitudine di frammenti chiaramente visibili ad occhio nudo sulle palme dei fedeli (molte volte inavvertiti, altre volte distratti) con la certezza che essi cadranno per terra e verranno conculcati. Come si può vedere, nessun’argomentazione storico-dogmatica-pastorale, ma la constatazione di un fatto tanto banale quanto gravissimo: il Corpo di Cristo sacramentato, conservando la specie del pane, perde frammenti esattamente nella maniera in cui il panino posto sulla tovaglia fa le briciole. Contra factum non valet argumentum. Chi negasse ciò (e qualche mio confratello ardisce negare col dire : “I frammenti li vedi solo tu!”) potrebbe ugualmente impegnarsi a negare che il Sangue di Cristo sotto la specie del vino, qualora, Dio non voglia, sia rovesciato sulla tovaglia, impregni il tessuto e macchi!
Non prendo neppure in considerazione le febbrili farneticazioni di quel ben noto liturgista che propone di paragonare la dispersione dei frammenti eucaristici ai “frammenti della Parola” che inevitabilmente cascano nell’indifferenza di chi non porge attenzione alla proclamazione delle letture! Nella mia mente risuona come un martello la perentoria voce di San Tommaso: “Quando spezzi il Sacramento, non vacillare ma ricordati che Cristo è tanto nel frammento quanto nell’intero!” (Sequenza Lauda Sion).
Una volta ho esposto ad un pio sacerdote il mio disagio; mi ha risposto che, essendo involontaria, tale dispersione eucaristica non provoca alcuna colpa morale. Sfortunatamente un po’ di teologia l’ho studiata anch’io e, se ben ricordo, occorre distinguere la “colpa in atto” e la “colpa in causa”. Provo ad esemplificare: se viaggiando in macchina travolgo e uccido involontariamente una persona, non ne ho colpa in atto: è un incidente. Ma se tale incidente è accaduto perché io in precedenza avevo bevuto sostanze alcoliche che avevano ridotto la reattività dei miei riflessi e ciò mi ha impedito di frenare, sorge una colpa in causa e l’omicidio sarà colposo. Certamente il sacerdote che distribuisce la Comunione sulle mani non ha “colpa in atto” per la dispersione dei frammenti, giacché essa è dovuta all’inavvertenza propria e del fedele. Ma si può escludere anche la “colpa in causa”? Detto altrimenti, ha quel sacerdote compiuto ogni sforzo preventivo affinché il sacrilegio prevedibile fosse evitato? Evidentemente no, giacché solamente la sospensione della prassi incriminata sarebbe una misura sufficiente per evitare anche solo il pericolo di una tale profanazione eucaristica.
Alcuni osservano che la Comunione sulla mano è antichissima e solo molto tardi fu abrogata; ora, tralasciando il fatto che le attestazioni non sono poi così sicure (come dimostrava Padre Zoffoli in un prezioso opuscoletto sull’argomento), sappiamo per certo che la prassi sacramentale della Chiesa dei primi secoli era infinitamente più rigida rispetto all’attuale; la consapevolezza dell’essere cristiani era certamente più radicata tra i fedeli e le conseguenze che ne derivano erano vissute con una severità a noi oggi sconosciuta (si pensi all’unicità della Penitenza post-battesimale); quand’anche questa prassi sia effettivamente esistita nell’antichità, dobbiamo pensare che si svolgesse in modo tale da essere totalmente fugato il pericolo di ingiuria al Sacramento, cosa che oggi non avviene più.

Quando sono “costretto” a distribuire l’Eucaristia sulla mano questi pensieri agitano la mia mente; allora, per trovare un po’ di serenità, mi dico che in fondo tale prassi è una disposizione dei Superiori e che la responsabilità ricadrà su di essi; ma questo scaricare il barile non mi soddisfa affatto. Mi chiedo se la mia obbedienza sia veramente virtuosa o, più verosimilmente, colposa. Mi domando come mai si esiga da me l’obbedienza ad una legge alla quale per primo il Superiore dei superiori – mi si passi quest’insolita espressione per alludere al Romano Pontefice – non si sottomette. “Il Papa fa ciò che vuole!” mi ha detto un confratello; “il Papa non è l’eccezione, ma la norma della liturgia romana” gli ho risposto io.
Un altro sacerdote ha risolto da anni il problema: distribuisce l’Eucaristia esclusivamente sotto le due specie. La soluzione è politically correct ma, oltre alla risibile assurdità di doversi fare utraquisti per rimanere fedeli a Trento, nascono molti problemi pratici, tra cui un pericoloso acrobatismo digitale per sorreggere contemporaneamente il Calice e la Pisside, col rischio di rovesciare et-et. Alcuni amici sacerdoti (e sinceramente tra i più coerenti), ignorando le “pargolette mani” dei fedeli tese verso di loro, muovono risolutamente la Particola Santa verso la bocca del comunicando. “Voi non ne avere il diritto!” protestano gli altri; ma essi inconcussibili rispondono che non conoscevano il fedele, che c’era pericolo di profanazione, che le palme presentate erano sporche, etc… Ma non si può nascondere che tale atteggiamento provoca talvolta delle reazioni in grado di turbare il sereno svolgimento della Celebrazione.


Le mie riflessioni non possono concludersi se non con un accorato appello al Papa e ai Vescovi affinché ripensino ed eradichino definitivamente una prassi così deleteria. Abitualmente e rettamente questa supplica viene giustificata con la necessità di ridonare alla liturgia delle forme che contribuiscano all’edificazione della fede del popolo; poche volte si dice che le forme liturgiche sono necessarie anche per l’edificazione dei sacerdoti. Antigone non si è piegata alla legge ed è stata rinchiusa in una caverna e lasciata morire di fame. Tanti sacerdoti come me possono scegliere di piegarsi alla legge o di farsi rinchiudere (emarginare): il rischio però, nell’uno o nell’altro caso, è il medesimo: l’estinguersi della vita soprannaturale nei loro cuori.

Un Sacerdote

53 commenti:

  1. Io consolerei il sacerdote che ha scritto tale toccante lettera, dicendo, che il fedeli dinnanzi a Dio hanno solo doveri e nessun diritto, tantomeno non hanno il diritto di cadere in sacrilegio o in apostasia. Dunque visto che nella Chiesa c'è una gerarchia, al di sopra della quale risiede il Re Gesù e visto che il sacerdote è sopra al fedele, il fedele obbedisca e tacia. E se non gli va bene vada dagli Anglicani o dai luterani!

    RispondiElimina
  2. Fanno ma bene quei sacerdoti che fanno comunicare solo in bocca! Complimenti a questo ottimo sacerdote per la chiara esposizione del problema: è incontrovertibile il fatto che ormai l'anarchia cattolica è un seme del demoniaco Lutero.

    RispondiElimina
  3. Il sacerdote vive un grande dramma morale e le sue parole esprimono un'autentica angoscia. La soluzione più facile è quella di acquietarsi nel "lo vuole la Chiesa". Ma la Chiesa lo vuole o lo permette? Lo permette, e dopo molte resistenze dello stesso Gio. P. II.  Dinnanzi ad una facoltà che genera un simile stato morale ed un senso di concorso in colpa, il sacerdote non può che seguire sino in fondo la sua coscienza guidata dalla retta ragione e da una millenaria tradizione.

    RispondiElimina
  4. Comprendo benissimo l'angosciante dilemma del sacerdote....
    L'interrogativo che si pone il fedele è questo: "se fino a qualche tempo fa era un sacrilegio toccare il Corpo del Signore, adesso  lo si offre addirittura in mano, dov'è la verità? " Ricordiamoci che neanche gli angeli possono toccare il Corpo del Signore.
    Siamo noi superiori agli angeli?

    RispondiElimina
  5. gku utraquisti sono più numerosi di quel che si pensa...ma nemmeno loro vivono serenamente la celebrazione perchè c'è sempre qualche pirla che pretende furiosamente di mettere le mani sul Corpo di Cristo!!

    RispondiElimina
  6. Io, per il fatto di essere celiaca, a meno che non sia in certi ambienti, se pure mi metto in ginocchio e con le mani giunte per ricevere l'Eucaristia, a volte sono costretta a prendermi da sola la particola: io non mi muovo, ma i vari ministri sono loro a dirmi "prenditela da sola". Cosa dovrei fare secondo voi? adducono la scusa di non voler toccare la particola per non contaminarla, ma il rischio è minimo, e si possono trovare altre soluzioni. Io, per non creare questioni davanti alla presenza del Signore, con più accorgimenti possibili prendo l'ostia,ma con un magone e un certo disagio. Non sono una persona che ama far polemiche, per questo non vado spesso a parlare coi sacerdoti... però... secondo voi,dovrei aver più coraggio?

    RispondiElimina
  7. Non voglio esser duro né tantomeno giocar facile sui drammi reali di coscienza. Quanto dico vien dal basso della mia indegnità.
    Son costretto a notare questo: il sacerdote è un alter Christus quando celebra la S. Messa e comunque ha una insopprimibile e coessenziale tendenza all'imitazione di Nostro Signore.
    Anche il Sacro Cuore di Gesù soffrì nel Getsemani, i Suoi occhi generosi stillarono lacrime di Sangue. Implorò il Padre che passasse avanti a sé l'amaro calice, ma Ne fece la volontà suprema e Si sacrificò ad una morte orrenda per la salvezza di tutti quelli che nelle Sue dolentissime piaghe avessero cercato rifugio e pace.
    Il Sacerdote che scrive ha un cuore e una coscienza generosi. Di fronte a cuore e coscienza deve saper affrontare i problemi e difendere le Sante Specie che alle sue mani sono consegnate. E potrà mettere a repentaglio ogni cosa, la vita, la tranquillità, la reputazione.
    I nostri tempi richiedono che i sacerdoti siano santi.
    Oggi non basta additare la Croce ai fedeli, occorre caricarseli sulle spalle e portarveli ai piedi.

    RispondiElimina
  8. salve vorrei raccontarvi un fatto spiacevole accadutomi  un sacerdote mi imponeva la comunione sulle mani. io rifiutandomi mi ha cacciato malamente ,e ho saputo che ha sbagliato ha compiuto un abuso ,ma ne compie molti penso usa musica tecno per la celebrazione della messa ,poi durante il segno della pace scende dall altare e dà la pace a tutti è corretto ?

    RispondiElimina
  9. Caro Sacerdote,
    voglio abbracciarti di tutto cuore e con le braccia della Vergine Maria attraverso la quale ti assicuro una Messa qui al Santuario di santa Maria delle Grazie a Venezia, secondo le intenzioni del tuo cuore e come ringraziamento per tanto lume che il Signore ti sta dando....
    quanto al Calvario che stai passando e vivendo, ti consoli il fatto che non sei solo, ma non certo nel dire "mal comune mezzo gaudio" nessun gaudio, ma passione pura, passione santa, Croce vera!
    Grazie per le tue parole, stai certo che non cadranno nel vuoto, come piccoli semi daranno frutto a suo tempo e non importa se non saprai ( o non sapremo ) presso chi e il come, ma sortiranno il loro effetto dove e quando a Dio piacerà...

    Per il resto che dire? regalatevi il libretto MISTERI EUCARISTICI, raccolta di fatti, riconosciuti dalla Chiesa, nei quali la Presenza reale di Dio nell'Ostia Santa ha prodotto fior fiore di Miracoli da convertire anche i cuori più induriti... abbiamo perduto troppo della nostra Storia, spesso l'abbiamo volutamente messa da parte, in altri casi è stata proprio rigettata con il danno che non conoscendo più i Miracoli compiuti dall'Ostia Santa (o relegandoli come eventi storici appartenenti al passato e non al presente ), con tanta smemoratezza non comprendiamo allora neppure più IL VALORE dell'Eucarestia e il parlare dei frammenti viene spacciato quasi come ridicolaggine...
    Ridiventiamo davvero BAMBINI! bambini che CREDONO nella Presenza reale e che d'istinto sanno immediatamente che cadendo un frammento, cadrebbe l'intero Corpo Divino....
    Non ci serve altro per riparare ai tanti danni, basterebbe davvero ritornare nel cuore come Bambini!

    RispondiElimina
  10. E poi, basta solo uno che veda è sufficiente, o anche qui ci vuole 'la maggioranza'?

    RispondiElimina
  11. e secondo voi,
    quando i fedeli si sente dire dal sacerdote, chiaro e tondo: "Vi raccomando di prendere tutti la Comunione sulla mano, perchè così vuole il nostro Vescovo", che cosa deve fare ? se il 99,9% (ha ragione Sodi) NON SA qual'è la vera volontà della Chiesa di sempre, perchè nessuno nel modo  più totale dice nulla sulla spinosa questione, e nessuno dai parroci è informato sull'opposizione dei Vescovi al Papa, come fa uno ad andare controcorrente ? deve, con grande scalpore, mettersi a litigare in quel sacro momento della Messa, o anche in separata sede, impiantando questioni da cui uscirebbe sicuramente perdente e....guardato a vista ?

    RispondiElimina
  12. Sarebbe talmente semplice emanare un decreto che vietasse la comunione in mano, che la S. Sede ritiene opportuno non fare nulla. Talvolta le cose più facili si trasformano nelle più difficili da attuare semplicemente per mancanza di volontà o per quieto vivere.
    Lo stesso discorso vale per le "chierichette": sarebbe così facile decretarne il divieto, che nessun papa si deciderà mai a farlo, vuoi per ignavia, vuoi per pigrizia, vuoi per indolenza o semplicemente perchè il problema non viene ritenuto di importanza tale da meritare dei provvedimenti coercitivi. Il papa ha smesso di fare il papa e si limita a presiedere la Chiesa anzichè governarla. Egli cerca di dare buoni esempi con le sue celebrazioni pubbliche, ma non è di questo che la Chiesa ha bisogno. Essa necessiterebbe di essere rivoltata come un calzino e, se solo il papa avesse la giusta grinta, potrebbe farlo benissimo. Ma non lo vuole fare, questo è il problema! E non mi si dica che altri gli impediscono di decidere, perchè sono solo balle! Nessuno può impedire al papa di fare un bel nulla e sono solo leggende metropolitane quelle che asseriscono il contrario. Basta guardare al caso del santo curato D'Ars: alla fine è saltato fuori che è stato il Papa in persona a cambiare idea circa la volontà di proclamarlo patrono dei parroci!

    RispondiElimina
  13. Il rischio è certamente minimo, hai ragione, però è sempre un rischio. Dunque, una soluzione che taglia la testa al toro esiste: fare la comunione al calice, prima  o dopo la distribuzione della Particole. Così siamo soliti fare nella nostra chiesetta. Il sacerdote consacra il vino nel calice ed in un calicino ad hoc. Ciò per evitare che il celiaco assuma il vino in cui è stata deposta una particella dell'Ostia magna.

    RispondiElimina
  14. ....accade che in una parrocchia di un paesino l'unica fedele (su circa cento) che nel far la Comunione pretende che le venga data in bocca, e dopo averla a denti stretti accontentata, il parroco si rivolge a tutti gli astanti dicendo con disprezzo e frasi velenose -non letterali come riportate, ma ben significanti i seguenti contenuti- "Voi non fate come questa gente (che non capisce niente delle attuali disposizioni della Chiesa ecc. ecc.) perchè è ignorante e superba, o primitiva e incolta, NON-CIVILIZZATA come noi europei, maturi cattolici cresciuti all'ombra del Concilio....(nel caso concreto in cui una persona immigrata da altro continente, cresciuta secondo Dottrina e prassi tradizionale, si sia fortemente imposta per ricevere la Sacra Particola come <span> </span>SEMPRE SANTA MADRE CHIESA AVEVA FATTO, persona semplice e retta che, essendo latino-americana, di forte fede cattolica vissuta in famiglia NON AVEVA MAI sentito parlare delle novità del vento-del-concilio.....)
          quella malcapitata, con tutta la sua famiglia, CHE COSA DOVRA' pensare della Chiesa attuale, e ITALIANA in particolare? dirà: "Dove sono capitata? "....e penserà di essere sopraggiunta per una strana casualità di destino ANACRONISTICO, da un pianeta dove il disastro liturgico e pastorale della deflagrazione post-CVII non ha (ancora non ha....dopo 45 anni) fatto arrivare neanche una scheggia, partita dalla Roma del '62-65 !

    RispondiElimina
  15. Reverendo carissimo,

    ha tutte le nostre preghiere perchè abbia il coraggio di fare prevalere la sua coscienza e il suo amore per Gesù Eucaristia.
    D' altra parte tutti coloro che hanno di fatto introdotto tanti abusi il coraggio lo hanno ben avuto!
    La S. Comunione sulla mano è una possibilità, non un diritto per il fedele, e vorrei ben vedere il vescovo che imporrà ad un suo sacerdote, per santa obbedienza, di daLa in mano a chi lo richiede.
    Comprendo i suoi  tormenti interiori e che la cosa non è semplice, a chi è vissuto nei decenni passati è stata risparmiata questa sofferenza, ma Dio ha voluto  che vivessimo in questi tempi, e qui ed ora dobbiamo vivere, santificarci, e fare Sua volontà. 

    RispondiElimina
  16. <span>“I frammenti li vedi solo tu!”</span>

    E già!, gli altri son tutti ciechi!

    Caro sacerdote, fin quando i vescovi non prendano distanza dalle 'feste protestanti' non vedranno il sacrilegio! Preghiamo affinché il Signore risani la Sua Chiesa e la liberi da tutta la gran marea di confusioni.

    RispondiElimina
  17. Certo che no. E' un ipocrita.
    Purtroppo accade. A me accadde a Jesolo ma rimasi lì inginocchiato sino a che non mi dette la Particola, poi alla fine della messa dissi il fatto mio al prete che inalberato si trincerava dietro una fantomatica legge della CEI. Tornato a Firenze ebbi con lui una dura corrispondenza, gli misi sotto il naso la Redemptionis Sacramentum ma senza esito, al che mandai il tutto al card. Scola, e pubblicai corrispondenza e dati del sacerdote.

    RispondiElimina
  18. Capisco. A quel punto o il fedele s'impunta , o si presenta in sacristia al prete e pretende di leggere il decreto episcopale, o scrive ai giornali.

    RispondiElimina
  19. <span>: l’estinguersi della vita soprannaturale nei loro cuori.</span>
    QUESTO ORMAI per tanti è già accaduto, dopo che per tanti anni hanno cercato di resistere, con le poche forze spirituali rimaste, vivendo "di rendita" sulle poche buone certezze della sana Dottrina di sempre, ma....finiti i santi sacerdoti di una volta, morto l'ultimo di retta formazione ante-concilio che le guidava, mostratosi intorno il DESERTO di veri e santi padri spirituali che li guidassero con la parola e con l'esempio, del martirio (quello spirituale che fa sanguinare il cuore, come S. Padre Pio che si vede sospeso a divinis e deve obbedire....), che cosa resta loro ?
    soccombere alla marea montante sulla  loro testa, sapendo che SOLO DIO VEDE E SE VUOLE, può difenderli....
    se volesse intervenire, visto che il Papa non sembra voler più tutelare il Gregge contro i lupi !
    :(

    RispondiElimina
  20. quando questi sono sacerdoti dilaniati da una scelta di obbedienza che fa sanguinare il cuore, dovrebbero avere il coraggio di seguire quell'affemazione dell'apostolo: "Bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini!"; ma forse saranno pronti molti autorevoli superiori a dirgli che così facendo si comporta da "protestante", perchè non obbedisce al Concilio !
    ma chi è questo concilio che pretende DA TUTTI (cominciando dal Papa) obbedienza con preminenza rispetto a Dio e al Magistero di sempre ?
    Noi aspettiamo che il Papa voglia spiegarci la vera identità del misterioso concilio che pretende un'obbedienza nonsisabenecomedove-eachecosa.....un'obbedienza NON IDENTIFICATA!
    :(
    ...Nostro Signore deve inchinarsi al (non-chiarito)Concilio ?....

    RispondiElimina
  21. ...Nostro Signore deve inchinarsi al (non-chiarito)Concilio ?....

    ************

    ;)  lo ha già fatto facendosi inchiodare sulla Croce e salvandoci "quando eravamo ancora peccatori" .....

    RispondiElimina
  22. BRAVO REVERENDO ,BRAVISSIMO,ha avuto coraggio a scrivere questa bella lettera,e grazie a chi l'ha pubblicata,sono prete comeLei e vivo anche io queto dramma e come Lei seguo la mia coscienza.non si scoraggi,avanti,in Nomine Domini.

    RispondiElimina
  23. Non credo che il rito previsto in passato in caso di caduta di particola consacrata fosse "un estremo".
    Era un'amorosa cura per difendere da ognii oltraggio il Corpo di Cristo.

    RispondiElimina
  24. Per curiosità, se è possibile saperlo, se ne è poi saputo qualcosa di quel prete jesolano?

    RispondiElimina
  25. Carissimo, l'aneddoto che riporti è grave e dimostra quanto l'Eucaristia sia innocente e indifesa di fronte ai comportamenti umani (pensiamo a tutte le vicende dei miracoli eucaristici): certo non mi puoi logicamente sostenere che sia più facile, da inginocchiati, togliersi qualcosa di bocca e successivamente occultarlo rispetto al prendere qualcosa con le mani in fila indiana e trafugarlo. E poi il problema sollevato dal sacerdote non riguardava principalmente il trafugare quanto il disperdere i frammenti.
    Le purificazioni che venivano fatte -prima da tutti i sacerdoti e ora da quelli di sensibilità tradizionale-  sono un gesto pratico di conservazione delle Sacre Specie, essendo tali pure i minimi frammenti, e poi sono esteriori segni di devozione al dono più grande che ci sia in terra, non mi pare un'esagerazione... se c'è un'esagerazione è la Misericordia di cui Iddio ci fa oggetto.
    Quanto alle enfatizzate pratiche paleo/archeo/cristiane permettimi di dire che il mondo s'è "evoluto", pure la teologia e la liturgia, la medicina, la scienza e tutto il resto. Se no le donne dovrebbero portare il lino per comunicarsi o ci faremmo curare l'ipertensione con i soli maleolenti spicchi d'aglio... Non si può prendere solo ciò che ci piace.... Così come non s'è mai visto un lattante mungere la madre e servirsi poi da solo.

    RispondiElimina
  26. Perchè i celiachi non possono prendere l'Ostia direttamente in bocca, mi sfugge, la celiachia non è un'intolleranza al glutine? Cosa può comportare ricevere direttamente dalle mani del sacerdote l'Ostia? Veramente non comprendo.

    RispondiElimina
  27. Capisco e condivido perfettamente il pensiero del Confratello. Dare la comunione sulle mani è un errore non solo di prassi, ma prima di tutto teologico.
    Si sa che tale prassi, sconosciuta in Italia, per appena undici voti fu approvata dall'assemblea della CEI. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. E' impossibile non registrare la caduta verticale della devozione e del rispetto per il Sacramento.
    Siamo sinceri fino in fondo: non avete mai notato con quanta fretta e noncuranza distribuiscono la S. Comunione molti sacerdoti sulle mani dei fedeli? sembra che stiano distribuendo i santini! E' chiaro che i fedeli procedono per imitazione.

    RispondiElimina
  28. E se si cominciasse dal basso del clero a venire meno alle tante malefatte della Chiesa, opponendosi per coscienza spirituale e morale agli ordini che vengono imposti dai superiori?
    Non si può per obbedienza accettare tutto come oro colato.

    RispondiElimina
  29. Intelligenti pauca. C'e' poco da aggiungere. Una così bella lettera D E V E  arrivare al Santo Padre.  "Verba ..volant, exempla trahunt". Dio sa con quanta ansia spero in un decisivo intervento risolutivo del Papa su una materia così sacra.  Ci sara' per settembre?

    RispondiElimina
  30. "la comunione sulla lingua non è meno esposta a rischi di sacrilegio."
    A questo rispondevo.

    "C’è da sottolineare poi che la bocca non è necessariamente più pulita delle mani se proprio vogliamo parlare di <span> </span>rispetto per il Signore"
    Ma a questo punto la responsabilità ricade esclusivamente su ci si comunichi in maniera sacrilega.

    Comunicarsi in ginocchio e sulla lingua è il metodo migliore e più "evoluto" di comunicarsi <span><span>affinché niente e nemmeno una briciola del corpo del Signore possa cadere a terra.</span></span>

    RispondiElimina
  31. <span>Coloro che difendono questa abominevole pratica, dicono che anche con la pratica tradizionale di dare e ricevere la Comunione può succedere lo stesso. Sì, anche con la pratica tradizionale di dare la S. Comunione ed in altre circostanze, pure con tutta la diligenza e la prudenza del sacerdote cosciente, può succedere che qualche fram­mento di Ostia vada disperso, ma moralmente non è la stessa cosa. Può succedere anche di causare la morte di qualcuno per pura disgrazia, pure con tutta la prudenza e la diligenza usata per evitarlo, ma moralmente non è la stessa cosa che provocare la morte di qualcuno per gravissima negligenza; peggio poi, se la morte è certamente prevista e ciononostante, volere compiere l'azione che avrà effetto mortale. </span><span>Questo è un vero omicidio, mentre nella pura disgrazia non c'è colpa alcuna e non si può parlare di omicidio, né volontario né colposo. Non si può pertanto giustificare la volontà di uccidere o di provocare per grave negligenza la morte di qualcuno, dicendo poi che si può causare la morte anche per disgrazia. E non si può giustificare la profanazione del SS. Sacramento provocata dalla pratica della Co­munione sulla mano, dicendo che tanto succede anche con la pratica tradizionale di dare e di ricevere la Comunione. C'è il peccato quando un'azione cattiva è compiuta con piena avvertenza e deliberato con­senso: la Comunione sulla mano è un'azione cattiva per la profanazione del SS. Sacramento da essa provocata; è compiuta con piena avver­tenza almeno dal sacerdote, che non ignora il fatto della caduta e della dispersione dei frammenti di Ostia sacra; ed è compiuta con deliberato consenso, perché la si vuole deliberatamente fare, benché sia, oltre tutto, perfettamente inutile. La pratica della Comunione sulla mano è, pertanto, gravissimo peccato e gravissimo sacrilegio.</span><span>Di Don Giorgio Maffei</span>

    http://nullapossiamocontrolaverita.blogspot.com/2010/08/la-comunione-sulla-mano-e-sacrilegio.html

    RispondiElimina
  32. <span>Leggendo la lettera deduco che il reverendo viva sotto il terrore,la paura di Dio.Il Dio del vecchio Testamento. Paura che proprio Gesù Cristo è venuto a togliere.Vi chiamo amici,non sono venuto per essere servito ma per servire,amatevi come IO VI HO AMATO. Io conosco le percore e le pecore conoscono me  ecc,,,Ma come ci si può perdere in una "briciola" magari inesistente!!!! Mi viene in mente quel prete che per non perdere la purezza acquisita a Gerusalemme passa oltre sulla strada di Gerico e lascia morire il fratello.... Questo si CHE E' IMPORTANTE   secondo me...</span>

    RispondiElimina
  33. Gesù stesso ha detto: "Chi è fedele nel poco, lo è anche nel molto"!

    RispondiElimina
  34. quanti sacerdoti sono in peccato mortale a questo punto, in tutta la chiesa, e soprattutto quando insistono con arroganza ad imporla sulla mano, dopo la richiesta esplicita dei fedeli che la vogliono sulla lingua ?
    Aveva ragione Padre Pio: "I preti sono ammattiti, hanno perduto la fede!" e lo disse nel 1963....che direbbe oggi ?

    RispondiElimina
  35. <span>quanti sacerdoti sono in peccato mortale a questo punto, in tutta la Chiesa, e soprattutto quando insistono con arroganza ad imporla sulla mano, dopo la richiesta esplicita dei fedeli che la vogliono sulla lingua ? 
    Aveva ragione Padre Pio: "I preti sono ammattiti, hanno perduto la fede!" e lo disse nel 1963....che direbbe oggi ?</span>

    RispondiElimina
  36. ma quale paura !
    guardi che lei sta equivocando, come accade da anni di sentire: quello del sacerdote è santo Tmore di Dio, timore di mancargli di rispetto, che è dono dello Spirito Santo e deriva dall'Amore per Dio, 1.mo e commo comandamento !
    non è affatto quella specie di paura infima che lei sta citando ! ma si sa....dal Concilio ad oggi siamo immersi in una mare magnum di malintesi, equivoci, menzogne più o o meno intenzionalmente diffuse tra i fedeli sprovveduti: come al solito, tale l'albero delle ambiguità, tali i frutti dei fraintendimenti, dolosi  o colposi che siano !

    RispondiElimina
  37. <span>ma quale paura ! 
    guardi che lei sta equivocando, come accade da anni di sentire: quello del sacerdote è santo Tmore di Dio, timore di mancargli di rispetto, che è dono dello Spirito Santo e deriva dall'Amore per Dio, 1.mo e sommo comandamento ! 
    non è affatto quella specie di paura infima e da schiavo che lei sta citando ! ma si sa....dal Concilio ad oggi siamo immersi in una mare magnum di malintesi, equivoci, menzogne più o o meno intenzionalmente diffuse tra i fedeli sprovveduti: come al solito, tale l'albero delle ambiguità, tali i frutti dei fraintendimenti, dolosi  o colposi che siano !</span>

    RispondiElimina
  38. <span><span>La pratica della Comunione sulla mano è, pertanto, gravissimo peccato e gravissimo sacrilegio</span></span>
    bravo Gianluca !

    ma in una Chiesa in cui non si nomina più il PECCATO, e i preti stessi non gli danno più alcuna importanza,
    potranno essere mai sensibili al sacrilegio, visto che è diventato normalissimo e diffusissimo soprattutto in quei gruppi ecclesiali che con la massima disinvoltura spargono le briciole di Pane consacrato a terra e le calpestano con la massima indifferenza, convinti dal loro kikarismatiko leader che, finita la Messa, il Signore NON è PIU' PRESENTE nelle Sacre Specie ?....e anzi durante la consacrazione insegna a quegli sciagurati che si tratta di TRANSIGNIFICAZIONE,  come possono essi, presbiteri e laici, capire l''obbrobrio di una simile profanazione, che compiono impunemente da 42 anni  ?
    <span> </span>Nessuno gliela potrà più spiegare, ormai, ed ecco che ti vengono a sproloquiare sull'"amore al fratello" che è secondo loro più importante del rispetto della Santa Euicaristia !
    SENZA CAPIRE CHE SE NON C'E' CONOSCENZA E AMORE PER GESU' CRISTO NON PUO' ESISTERE ALCUN amore al prossimo, perchè la     Carità viene dall'Alto, NON <span> </span>dal basso delle nostre inquinate anime filantropiche !

    RispondiElimina
  39. <span><span><span>La pratica della Comunione sulla mano è, pertanto, gravissimo peccato e gravissimo sacrilegio</span></span>   
    bravo Gianluca !    
       
    ma in una Chiesa in cui non si nomina più il PECCATO, e i preti stessi non gli danno più alcuna importanza,    
    potranno essere mai sensibili al sacrilegio, visto che è diventato normalissimo e diffusissimo soprattutto in quei gruppi ecclesiali che con la massima disinvoltura spargono le briciole di Pane consacrato a terra e le calpestano con la massima indifferenza, convinti dal loro kikarismatiko leader che, finita la Messa, il Signore NON è PIU' PRESENTE nelle Sacre Specie ?....e anzi durante la consacrazione insegna a quegli sciagurati che si tratta di TRANSIGNIFICAZIONE,  come possono essi, presbiteri e laici, capire l''obbrobrio di una simile profanazione, che compiono impunemente da 42 anni  ?    
    <span> </span>Nessuno gliela potrà più spiegare, ormai, ed ecco che ti vengono a sproloquiare sull'"amore al fratello" che è secondo loro più importante del rispetto della Santa Eucaristia !    
    SENZA CAPIRE CHE SE NON C'E' CONOSCENZA DI GESU' VIVO E VERO E AMORE DA LUI RICEVUTO E VISSUTO PER MEZZO SUO nel SS.mo Sacramento dell'altare, in adorazione e comunione, NON PUO' ESISTERE ALCUN amore al prossimo, <span>orizzontale</span>, perchè la     Carità viene dall'Alto, NON <span> </span>dal basso delle nostre inquinate anime filantropiche: il nostro presunto amore non ha valore senza l'amore di Cristo in noi, mediante il Sacrificio Eucaristico, che va trattato con sommo rispetto, amore e adorazione !</span>

    RispondiElimina
  40. <img></img><img></img><img></img><img></img><img></img><img></img><img></img>    <img></img>    <img></img>

    RispondiElimina
  41. <img></img>   <img></img>   <img></img>

    RispondiElimina
  42. <img></img>  <img></img>  <img></img>

    RispondiElimina
  43. Ecco ciò che scaturisce dalla consapevolezza dell'uomo davanti al suo Dio! Insegnamenti che ogni semplice fedele attenderebbe (almeno) da ogni persona a Lui consacrata.

    RispondiElimina
  44. Caro confratello,
    a me hanno insegnato che: "fragmenta non sunt sacramenta".
    Saluti.

    RispondiElimina
  45. <p><span>Da ragazzino ebbi in dono un libro, di cui non ricordo il titolo, che raccontava di un chierichetto e del suo servizio. Un giorno, durante la distribuzione della comunione, cadde una particola per terra, il chierichetto istintivamente si chinò e la raccolse sotto gli sguardi meravigliati e<span>  </span>scandalizzati dei fedeli. Il sacerdote prese l’ostia dalle mani del ragazzo senza rimproverarlo, ma lui aveva capito di aver fatto qualcosa di strano e disse: “e ora che ne farò delle mie mani?”.</span>
    </p><p><span>Dopo qualche anno quello stesso ragazzo divenne un bravo e santo sacerdote!</span>
    </p><p><span> </span>
    </p><p><span>(P.s.: se qualcuno riconosce la storia e mi può dare informazioni gliene sarei grato). </span></p>

    RispondiElimina
  46. e ti hanno insegnato una sacrilega eresia. Un atomo d'oro, o una tonnellata d'oro, SEMPRE ORO è!

    RispondiElimina
  47. La frase: "fragmenta non sunt sacramenta" è attribuita a S. Agostino.

    RispondiElimina
  48. ...o è sbagliata l'attribuzione o ha sbagliato il Santo...

    RispondiElimina
  49. Signori... ma ci siamo dimenticati che la teologia si evolve? Una frase di S.Agostino non è dogma e appartiene alla riflesione teologica di quel momento (tra l'altro non è l'unico errore del santo). Le  proposizioni dogmatiche in merito dicono altro, mi pare. Purtroppo oggi le uniche proposizioni che vanno in giro e avvelenano il discorso teologico e soprattutto catechetico dei fedeli sono quelle dei NC.  

    RispondiElimina
  50. "Fragmenta non sunt sacramenta kikus ispanicus dixit" atque Francesco sequitur diligenter...a me sembra. "Comunque io voglio,voglio,voglio la comunione sulle mie mani ! E' un diritto,diritto,diritto ! Guai a chi me lo toglie, il  mio diritto !" La ragione di tanta ostinazione a quest'uso è tutta qui Quante volte vedo i "fasciati" laici schizzare come falchi al tabernacolo per afferrare la coppa per distribuire le Ostie. Accidenti, è un diritto acquisito. Chi ora lo toglie? Anche quando inchiesa ci sono 4 fedeli, perbacco, il laico fasciato si avventa comunque al tabernacolo....Se fossi sacerdote (per grazia dei fedeli non lo sono)sberla sulle mani a chi osa avvicinarsi con le mani in mano + altra sberlotta sulla guancia per far aprire la bocca, sempre sorridendo a tutti. Dopo un po' passa la voglia di arrivare mani in mano.Il problema poi è trovare il laico defraudato del potere di distribuzione, per fargli allungare il piattino sotto il mento del fedele . Se non vuole, ciascun fedel si passa il piatto ed è risolto.
    Queste sono frutto delle derivazioni conciliari post-ermeneutiche continuative.Ovvero, messo alla "manzoniana": comanda chi può ed obbedisce chi vuole.Come siam messi,ahinoi !

    RispondiElimina
  51. Sì, vero quel che dici: ma questi laici "avvoltoi" del Tabernacolo magari sono in buona fede, magari son convinti di aver così un ruolo e un merito in una cosa importante. Magari son mossi dalle migliori intenzioni e da una charitas in nuce....
    Io darei buffetti e manate (ma anche qualche santa e ben affibbiata lecciàta) a chi ha pensato di creare e ingenerare tanta confusione dei ruoli.

    RispondiElimina
  52. e nel caso che un sacerdote, come succede nella mia parrocchia, si bagna spesso il dito per girare la pagina del Libro delle letture, è un po dura ricevere la Comunione in bocca.
    Non si potrebbe "riformare" un pochino facendo fare le abluzioni al prete?
    Non dico di fargli fare una doccia!

    RispondiElimina