Mons. Guido Pozzo, in visita al seminario di Wigratzbad della Fraternità San Pietro in occasione delle ordinazioni sacerdotali celebrate dal card. Canizares, ha tenuto una conferenza sugli "aspetti della ecclesiologia cattolica nella recezione del Concilio Vaticano II". L'interesse principale di questo testo è che esso, con ogni probabilità, rappresenta un'epitome della posizione dei teologi di parte vaticana impegnati nei colloqui con la Fraternità San Pio X: in pratica, i chiarimenti dottrinali su alcuni controversi temi del Concilio che Roma è disposta a effettuare. Riportiamo il testo integrale, preso dal sito della FSSP.
Premessa
Se si considera la Costituzione Dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II, si rendono subito visibili la grandezza e l’ampiezza dell’approfondimento del mistero della Chiesa e del suo rinnovamento interiore, ad opera dei Padri conciliari.
Se però si legge o si ascolta molto di ciò che è stato detto da certi teologi, alcuni famosi, altri che inseguono una teologia dilettantistica, o da una diffusa pubblicistica cattolica post conciliare, non si può non essere assaliti da una profonda tristezza e non si possono non nutrire serie preoccupazioni. E’ davvero difficile concepire un contrasto maggiore di quello esistente tra i documenti ufficiali del Concilio Vaticano II, del Magistero pontificio posteriore, degli interventi della Congregazione per la Dottrina della Fede da un parte, e, dall’altra parte, le tante idee o le affermazioni ambigue, discutibili e spesso contrarie alla retta dottrina cattolica, che si sono moltiplicate negli ambienti cattolici e in genere nell’opinione pubblica.
Quando si parla del Concilio Vaticano II e della sua recezione, il punto chiave di riferimento ormai deve essere uno solo, quello che lo stesso Magistero pontificio ha formulato in modo chiarissimo e inequivocabile. Nel Discorso del 22 dicembre alla Curia Romana Papa Benedetto XVI si è così espresso: “Emerge la domanda: perché la recezione del Concilio, in grandi parti della Chiesa, finora si è svolta in modo così difficile ? Ebbene, tutto dipende dalla giusta interpretazione del Concilio – come diremmo oggi – dalla sua giusta ermeneutica, dalla giusta chiave di lettura e di applicazione. I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L’una ha causato confusione, l’altra, silenziosamente, ma sempre più visibilmente, ha portato e porta frutti. Da una parte esiste un’interpretazione che vorrei chiamare – aggiunge il Santo Padre –‘ermeneutica della discontinuità e della rottura’; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna. Dall’altra parte c’è l’ ‘ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del popolo di Dio in cammino” (cf. Benedetto XVI, Insegnamenti, vol. I, 2005, Ed. Vaticana, Città del Vaticano 2006, pp. 1023 sg.).
Evidentemente, se il Santo Padre parla di due interpretazioni o chiavi di lettura divergenti, una della discontinuità o rottura con la Tradizione cattolica, e una del rinnovamento nella continuità, ciò significa che la questione cruciale o il punto veramente determinante all’origine del travaglio, del disorientamento e della confusione che hanno caratterizzato e ancora caratterizzano in parte i nostri tempi non è il Concilio Vaticano II come tale, non è l’insegnamento oggettivo contenuto nei suoi Documenti, ma è l’interpretazione di tale insegnamento.
In questa esposizione mi propongo di sviluppare brevemente due aspetti particolari, allo scopo di mettere in luce i punti fermi per una interpretazione corretta della dottrina conciliare, a confronto con le deviazioni e gli equivoci provocati dall’ermeneutica della discontinuità:I. L’unità e l’unicità della Chiesa cattolica; II. La Chiesa cattolica e le religioni in rapporto alla salvezza. Nella conclusione infine vorrei fare alcune considerazioni sulle cause dell’ermeneutica della discontinuità con la Tradizione, mettendo in risalto soprattutto la forma mentis che ne sta alla base.
I. L’unità e l’unicità della Chiesa cattolica.
1. Contro l’opinione, sostenuta da numerosi teologi, che il Vaticano II abbia introdotto cambiamenti radicali riguardo la comprensione della Chiesa, si deve constatare anzitutto che il Concilio rimane sul terreno della Tradizione per ciò che concerne la dottrina sulla Chiesa. Ciò tuttavia non esclude che il Concilio abbia prodotto nuovi orientamenti ed esplicitato alcuni determinati aspetti. La novità rispetto alle dichiarazioni precedenti il Concilio è già nel fatto che il rapporto della Chiesa cattolica verso le chiese ortodosse e le comunità evangeliche nate dalla Riforma luterana è trattato come tema a se stante e in modo formalmente positivo, mentre nell’Enciclica Mortalium animos di Pio XI (1928), ad esempio, lo scopo era quello di delimitare e distinguere nettamente la Chiesa cattolica dalle confessioni cristiane non cattoliche.
2. E tuttavia, in primo luogo, il Vaticano II insiste sulla posizione di unità e unicità della vera Chiesa, riferendosi alla Chiesa cattolica esistente: “E’ questa l’unica Chiesa di Cristo che nel simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica” (LG, 8). In secondo luogo, il Concilio risponde alla domanda su dove sia possibile trovare la vera Chiesa: “Questa Chiesa, costituita ed organizzata in questo mondo come società, sussiste nella Chiesa cattolica” (LG, 8). E per evitare ogni equivoco riguardo all’identificazione tra la vera Chiesa di Cristo e la Chiesa cattolica, si aggiunge che si tratta della Chiesa “governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui” (LG, 8). L’unica Chiesa di Cristo ha dunque nella Chiesa cattolica la sua realizzazione, la sua esistenza, la sua stabilità. Non c’è nessuna altra Chiesa di Cristo accanto alla Chiesa cattolica. Con ciò si afferma – almeno implicitamente - che la Chiesa di Gesù Cristo non è divisa in se stessa, neanche nella sua sostanza e che la sua unità indivisa non viene annullata dalle tante separazioni dei cristiani.
Tale dottrina sull’indivisibilità della Chiesa di Cristo, della sua identificazione sostanziale con la Chiesa cattolica, è ribadita nei Documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede, Mysterium Ecclesiae (1973), Dominus Iesus, 16 e 17 (2000) e nei Responsa ad dubia su alcune questioni ecclesiologiche (2007).
L'espressione subsistit in di Lumen gentium 8 significa che la Chiesa di Cristo non si è smarrita nelle vicende della storia, ma continua ad esistere come un unico e indiviso soggetto nella Chiesa cattolica. La Chiesa di Cristo sussiste, si ritrova e si riconosce nella Chiesa cattolica. In questo senso, vi è piena continuità con la dottrina insegnata precedentemente dal Magistero (Leone XIII, Pio XI e Pio XII).
3. Con la formula “subsistit in” la dottrina del Concilio – conformemente alla Tradizione cattolica – voleva esattamente escludere qualsiasi forma di relativismo ecclesiologico. Nello stesso tempo la sostituzione del “subsistit in” con l’ “est” adoperato dall’Enciclica Mystici Corporis di Pio XII, intende affrontare il problema ecumenico in modo più diretto ed esplicito di quanto si era fatto in passato. Sebbene la Chiesa sia soltanto una e si trovi in un unico soggetto, esistono però al di fuori di questo soggetto elementi ecclesiali veri e reali, che, tuttavia, essendo propri della Chiesa cattolica, spingono all’unità cattolica.
Il merito del Concilio è d’una parte di aver espresso l’unicità, l’indivisibilità e la non moltiplicabilità della Chiesa cattolica, e d’altra parte aver riconosciuto che anche nelle confessioni cristiane non cattoliche esistono doni ed elementi che hanno carattere ecclesiale, che giustificano e spingono ad operare per la restaurazione dell’unità di tutti i discepoli di Cristo. La pretesa di essere l’unica Chiesa di Cristo non può essere infatti interpretata al punto da non riconoscere la differenza essenziale tra i fedeli cristiani non cattolici e i non battezzati. Non è possibile infatti mettere sullo stesso piano quanto all’appartenenza alla Chiesa i cristiani non cattolici e coloro che non hanno ricevuto il battesimo. Il rapporto con la Chiesa cattolica da parte delle Chiese e Comunità ecclesiali cristiane non cattoliche non è tra il nulla e il tutto, ma è tra la parzialità della comunione e la pienezza della comunione.
4. Nel paradosso, per così dire, della differenza tra unicità della Chiesa cattolica ed esistenza di elementi realmente ecclesiali al di fuori di questo unico soggetto, si riflette la contradditorietà della divisione e del peccato. Ma tale divisione è qualcosa di totalmente diverso da quella visione relativistica che considera la divisione fra i cristiani non come una frattura dolorosa, ma come la manifestazione delle molteplici variazioni dottrinali di uno stesso tema, nel quale tutte le variazioni o divergenze sarebbero in qualche modo giustificate e dovrebbero fra loro riconoscersi e accettarsi come differenze o divergenze. L’idea che ne deriva è che l’ecumenismo dovrebbe consistere nel reciproco e rispettoso riconoscimento delle diversità, e il cristianesimo sarebbe alla fine l’insieme dei frammenti della realtà cristiana. Tale interpretazione del pensiero conciliare è espressione per l’appunto di quella discontinuità o rottura con la Tradizione cattolica e rappresenta una profonda falsificazione del Concilio.
5. Per recuperare una autentica interpretazione del Concilio nella linea di un’evoluzione nella continuità sostanziale con la dottrina tradizionale della Chiesa, occorre sottolineare che gli elementi di «santificazione e di verità» che le altre Chiese e Comunità cristiane hanno in comune con la Chiesa cattolica, costituiscono insieme la base per la reciproca comunione ecclesiale e il fondamento che le caratterizza in modo vero, autentico e reale. Sarebbe però necessario aggiungere, per completezza, che quanto esse hanno di proprio, non condiviso dalla Chiesa cattolica e che separa da essa queste comunità, le connota come non-Chiesa. Esse quindi sono «strumento di salvezza» (UR 3) per quella parte che hanno in comune con la Chiesa cattolica e i loro fedeli seguendo questa parte comune possono raggiungere la salvezza; per quella parte invece che è estranea o opposta alla Chiesa cattolica, esse non sono strumenti di salvezza (salvo che si tratti di coscienza invincibilmente erronea; in tal caso il loro errore non è imputabile, sebbene si debba qualificare la coscienza comunque come erronea) [cf. ad es. il fatto delle ordinazioni di donne al sacerdozio e all’episcopato, o l’ordinazioni di persone omosessuali in certe comunità anglicane o vetero-cattoliche].
6. Il Vaticano II insegna che tutti i battezzati in quanto tali sono incorporati a Cristo (UR 3), ma nello stesso tempo dichiara che si può parlare soltanto di una aliqua communio, etsi non perfecta, tra i credenti in Cristo e battezzati non cattolici da una parte e la Chiesa cattolica dall'altra (UR 3).
Il battesimo costituisce il vincolo sacramentale dell'unità dei credenti in Cristo. Tuttavia esso di per sé è soltanto l'inizio e l'esordio, per così dire, perché il battesimo tende intrinsecamente all'acquisto della intera vita in Cristo. Pertanto il battesimo è ordinato all'integra professione di fede, all'integrale comunione nell'istituzione della salvezza voluta da Cristo, che è la Chiesa, e infine all'integrale inserzione nella comunione eucaristica (UR 22). E' evidente quindi che l'appartenenza ecclesiale non si può mantenere piena, se la vita battesimale ha poi un seguito sacramentale e dottrinale oggettivamente difettoso e alterato. Una Chiesa è pienamente identificabile soltanto laddove si trovano riuniti gli elementi «sacri» necessari e irrinunciabili che la costituiscono come Chiesa: la successione apostolica (che implica la comunione con il Successore di Pietro), i sacramenti, la sacra Scrittura. Quando qualcuno di questi elementi manca o è difettosamente presente, la realtà ecclesiale risulta alterata in proporzione della manchevolezza riscontrata. In particolare, il termine «Chiesa» può essere legittimamente riferito alle Chiese orientali separate, mentre non lo può essere alle Comunità nate dalla Riforma, poiché in queste ultime l'assenza della successione apostolica, la perdita della maggior parte dei sacramenti, e specialmente dell'eucaristia, feriscono e indeboliscono una parte sostanziale della loro ecclesialità (cf. Dominus Iesus, 16 e 17).
7. La Chiesa cattolica ha in sé tutta la verità, poiché è il Corpo e la Sposa di Cristo. Tuttavia non la comprende tutta pienamente. Perciò ha bisogno di essere guidata dallo Spirito «alla verità tutta intera» (Gv 16,13). Altro è l'essere, altra la conoscenza piena dell'essere. Perciò la ricerca e la conoscenza progredisce e si sviluppa. Anche i membri della Chiesa cattolica non sempre vivono all'altezza della sua verità e dignità. Perciò la Chiesa cattolica può crescere nella comprensione della verità, nel senso di appropriarsi consapevolmente e riflessamente di ciò che ontologicamente ed esistenzialmente essa è già. In questo contesto si capisce l'utilità e la necessità del dialogo ecumenico, per recuperare ciò che eventualmente sia stato emarginato o trascurato in determinate epoche storiche e integrare nella sintesi dell'esistenza cristiana nozioni in parte dimenticate. Il dialogo con i non cattolici non è mai sterile né formale, nel presupposto però che la Chiesa è consapevole di avere nel suo Signore la pienezza della verità e dei mezzi salvifici.
Le suddette puntualizzazioni dottrinali consentono di sviluppare una teologia in piena continuità con la Tradizione e nello stesso tempo in linea con l’orientamento e l’approfondimento voluto dal Concilio Vaticano II e dal Magistero successivo fino ad oggi.
II. La Chiesa cattolica e le religioni in rapporto alla salvezza.
E’ normale che, in un mondo che cresce sempre più assieme fino a produrre un villaggio globale, anche le religioni si incontrino. Così oggi la coesistenza di religioni diverse caratterizza sempre più la quotidianità degli uomini. Ciò conduce non solo ad un avvicinamento esteriore di seguaci di religioni diverse, ma contribuisce ad uno sviluppo di interessi verso sistemi di religioni fino ad oggi sconosciute. Nell’Occidente prevale sempre più nella coscienza collettiva la tendenza dell’uomo moderno a coltivare la tolleranza e la liberalità, abbandonando sempre più la pretesa del Cristianesimo ad essere la “vera” religione. La cosiddetta pretesa di assolutezza del cristianesimo, tradotta nella formula tradizionale dell’unica Chiesa in cui soltanto vi è la salvezza, incontra oggi tra i cattolici e gli evangelici incomprensione e rifiuto. Alla formula classica “extra Ecclesiam nulla salus”, oggi si sostituisce spesso la formula “extra Ecclesiam multa salus”.
Le conseguenze di questo relativismo religioso non sono soltanto di ordine teoretico, ma hanno riflessi devastanti di ordine pastorale. E’ sempre più diffusa l’idea che la missione cristiana non deve più perseguire il fine della conversione delle genti al Cristianesimo, ma la missione si limita ad essere o pura testimonianza della propria fede o impegno nella solidarietà e nell’amore fraterno per la realizzazione della pace tra i popoli e della giustizia sociale.
In tale contesto si può osservare una deficienza fondamentale, cioè la perdita della questione della verità. Venendo a mancare la domanda sulla verità, cioè sulla vera religione, l’essenza della religione non si differenzia più dalla sua mistificazione, cioè la fede non riesce a distinguersi più dalla superstizione, l’esperienza autentica religiosa non si distingue più dall’illusione, la mistica non si distingue più dal falso misticismo. Infine, senza la pretesa di verità, anche l’apprezzamento per ciò che è giusto e valido nelle diverse religioni, diventa contraddittorio, perché manca il criterio di verità per constatare ciò che di vero e di buono c’è nelle religioni.
E’ quindi necessario e urgente oggi richiamare i punti fermi della dottrina cattolica sul rapporto tra Chiesa e religioni in ordine alla questione della verità e della salvezza, salvaguardando l’identità profonda della missione cristiana di evangelizzazione. Presentiamo una sintesi ordinata dell’insegnamento del Magistero al riguardo, che mette in luce come anche su questo aspetto esiste una continuità sostanziale del pensiero cattolico, pur nella ricchezza delle sottolineature e delle prospettive emergenti nel Concilio Vaticano II e nel più recente Magistero pontificio.
1. Il mandato missionario. Cristo ha inviato i suoi Apostoli perché “nel suo Nome” “siano predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati” (Lc 24, 47). “Ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). La missione di battezzare, dunque la missione sacramentale, è implicita nella missione di evangelizzare, poiché il sacramento è preparato dalla Parola di Dio e dalla fede, la quale è consenso a questa Parola (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1122).
2. Origine e scopo della missione cristiana. Il mandato missionario del Signore ha la sua ultima origine nell’amore eterno della Santissima Trinità e il fine ultimo della missione altro non è che di rendere partecipi gli uomini della comunione che esiste tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, 850).
3. Salvezza e Verità. “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tim 2,4). Ciò significa che “Dio vuole la salvezza di tutti attraverso la conoscenza della verità. La salvezza si trova nella verità” (Dich. Dominus Iesus, 22). “La certezza della volontà salvifica universale di Dio non allenta, ma aumenta il dovere e l’urgenza dell’annuncio della salvezza e della conversione al Signore Gesù Cristo” (Ibid.).
4. La vera religione. Il Concilio Vaticano II “professa che lo stesso Dio ha fatto conoscere al genere umano la via, attraverso la quale gli uomini, servendolo, possono in Cristo trovare salvezza e divenire beati. Questa unica vera religione crediamo che sussista nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore ha affidato la missione di comunicarla a tutti gli uomini” (Dich. Dignitatis humanae, 1).
5. Missione ad gentes e dialogo inter-religioso. Il dialogo inter-religioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa. “Inteso come metodo e come mezzo per una conoscenza e un arricchimento reciproco, esso non soltanto non si contrappone alla missio ad gentes, anzi ha speciali legami con essa e ne è un’espressione” (Lett. Enc. Redemptoris missio, 55). “Il dialogo non dispensa dall’evangelizzazione”(ibid.) né può sostituirla, ma accompagna la missio ad gentes (cf.Congregatio pro Doctrina Fidei, Dich. Dominus Iesus, 2 e Nota sull’evangelizzazione). “I credenti possono trarre profitto per se stessi da questo dialogo, imparando a conoscere meglio “tutto ciò che di verità e di grazia era già riscontrabile, per una presenza nascosta di Dio, in mezzo alle genti” (Dich. Ad gentes, 9). Se infatti essi annunciano la Buona Novella a coloro che la ignorano, è per consolidare, completare ed elevare la verità e il bene che Dio ha diffuso tra gli uomini e i popoli, e per purificarli dall’errore e dal male “per la gloria di Dio, la confusione del demonio e la felicità dell’uomo” (Ibid.)” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 856).
6. Quanto al rapporto tra Cristianesimo, ebraismo e islam, il Concilio non afferma affatto la teoria, che purtroppo si sta diffondendo nella coscienza dei fedeli, secondo la quale le tre religioni monoteiste (ebraismo, islamismo e cristianesimo) siano come dei rami di una stessa rivelazione divina. La stima verso le religioni monoteiste non diminuisce e non limita in alcun modo il compito missionario della Chiesa: “la Chiesa annuncia ed è tenuta ad annunciare incessantemente che Cristo è la via, la verità e la vita (Gv 14,6) in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa” (Nostra aetate, 2).
7. Il legame della Chiesa con le altre religioni non cristiane. “La Chiesa riconosce nelle altre religioni la ricerca, ancora “nelle ombre e nelle immagini” (Cost. Dogm. Lumen gentium, 16) di “un Dio ignoto”, ma vicino, “poiché è Lui che dà a tutti la vita e respiro ad ogni cosa”. Pertanto la Chiesa considera “tutto ciò che di buono e di vero” si trova nelle religioni “come una preparazione al Vangelo, e come dato da Colui che illumina ogni uomo affinché abbia finalmente la vita” (Ibid.)” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 843).
“Ma nel loro comportamento religioso, gli uomini mostrano anche limiti ed errori che sfigurano l’immagine di Dio” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 844): “molto spesso gli uomini, ingannati dal Maligno, hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e hanno scambiato la verità divina con la menzogna, servendo la creatura piuttosto che il Creatore, oppure vivendo e morendo senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale “ (Cost. Dogm. Lumen gentium, 16).
8. La Chiesa sacramento universale della salvezza. La salvezza viene da Cristo per mezzo della Chiesa che è il suo Corpo (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, 846). “Deve essere fermamente creduto che “la Chiesa pellegrina è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo è mediatore e la via della salvezza; egli si rende presente a noi nel suo Corpo che è la Chiesa”(Cost. Dogm. Lumen gentium, 14)” (Dominus Iesus, 20). La Chiesa è “sacramento universale di salvezza” (Cost. Dogm. Lumen gentium, 48) perché, sempre unita in modo misterioso e subordinata a Gesù Cristo Salvatore, suo Capo, nel disegno di Dio ha un’imprescindibile relazione con la salvezza di ogni uomo.
9. Valore e funzione delle religioni in ordine alla salvezza. “Secondo la dottrina cattolica si deve ritenereche “quanto lo Spirito opera nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e religioni, assume un ruolo di preparazione evangelica (Lett. Enc. Redemptoris missio, 29)”. E’ dunque legittimo sostenere che lo Spirito Santo opera la salvezza nei non cristiani anche mediante quegli elementi di verità e di bontà presenti nelle varie religioni; ma è del tutto erroneo e contrario alla dottrina cattolica “ritenere queste religioni, considerate come tali, vie di salvezza, anche perché in esse sono presenti lacune, insufficienze ed errori, che riguardano le verità fondamentali su Dio, l’uomo e il mondo” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Notificazione a proposito del libro di J. Dupuis: “Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso”, 8).
Riassumendo, risulta chiaro che l’autentico annuncio della Chiesa in relazione alla sua pretesa di assolutezza non è sostanzialmente cambiato dopo l’insegnamento del Vaticano II. Esso esplicita alcuni motivi che completano tale insegnamento, evitando un contesto polemico e bellicoso, e riportando in equilibrio gli elementi dottrinali considerati nella loro integrità e totalità.
Conclusione. Che cosa sta all’origine dell’interpretazione della discontinuità o della rottura con la Tradizione ?
Sta ciò che possiamo chiamare l’ideologia conciliare, o più esattamente para-conciliare, che si è impadronita del Concilio fin dal principio, sovrapponendosi a esso. Con questa espressione, non si intende qualcosa che riguarda i testi del Concilio, né tanto meno l’intenzione dei soggetti, ma il quadro di interpretazione globale in cui il Concilio fu collocato e che agì come una specie di condizionamento interiore nella lettura successiva dei fatti e dei documenti. Il Concilio non è affatto l’ideologia paraconciliare, ma nella storia della vicenda ecclesiale e dei mezzi di comunicazione di massa ha operato in larga parte la mistificazione del Concilio, cioè appunto l’ideologia paraconciliare. Perché tutte le conseguenze dell’ideologia paraconciliare venissero manifestate come evento storico, si dovette verificare la rivoluzione del ’68, che assume come principio la rottura con il passato e il mutamento radicale della storia. Nell’ideologia paraconciliare il ’68 significa una nuova figura di Chiesa in rottura con il passato, anche se le radici di questa rottura erano già da qualche tempo presenti in certi ambienti cattolici.
Tale quadro di interpretazione globale, che si sovrappone in modo estrinseco al Concilio, si può caratterizzare principalmente da questi tre fattori:
1) Il primo fattore è la rinuncia all’anathema, cioè alla netta contrapposizione tra ortodossia ed eresia.
In nome della cosiddetta “pastoralità” del Concilio, si fa passare l’idea che la Chiesa rinuncia alla condanna dell’errore, alla definizione dell’ortodossia in contrapposizione all’eresia. Si contrappone la condanna degli errori e l’anatema pronunciato dalla Chiesa in passato su tutto ciò che è incompatibile con la verità cristiana al carattere pastorale dell’insegnamento del Concilio, che ormai non intenderebbe più condannare o censurare, ma soltanto esortare, illustrare o testimoniare.
In realtà non c’è nessuna contraddizione tra la ferma condanna e confutazione degli errori in campo dottrinale e morale e l’atteggiamento di amore verso chi cade nell’errore e di rispetto della sua dignità personale. Anzi, proprio perché il cristiano ha un grande rispetto per la persona umana, si impegna oltre ogni limite per liberarla dall’errore e dalle false interpretazioni della realtà religiosa e morale.
L’adesione alla persona di Gesù Figlio di Dio, alla sua Parola e al suo mistero di salvezza, esige una risposta di fede semplice e chiara, quale è quella che si trova nei simboli della fede e nella regula fidei. La proclamazione della verità della fede implica sempre anche la confutazione dell’errore e la censura delle posizioni ambigue e pericolose che diffondono incertezza e confusione nei fedeli.
Sarebbe quindi sbagliato e infondato ritenere che dopo il Concilio Vaticano II il pronunciamento dogmatico e censorio del Magistero debba essere abbandonato o escluso, così come sarebbe altrettanto sbagliato ritenere che l’indole espositiva e pastorale dei Documenti del Concilio Vaticano II non implichi anche una dottrina che esige il livello di assenso da parte dei fedeli secondo il diverso grado di autorità delle dottrine proposte.
2) Il secondo fattore è la traduzione del pensiero cattolico nelle categorie della modernità. L’apertura della Chiesa alle istanze e alle esigenze poste dalla modernità (vedi Gaudium et Spes) viene interpretata dall’ideologia para-conciliare come necessità di una conciliazione tra Cristianesimo e pensiero filosofico e ideologico culturale moderno. Si tratta di un’operazione teologica e intellettuale che ripropone nella sostanza l’idea del modernismo, condannato all’inizio del Novecento da S. Pio X.
La teologia neo-modernistica e secolaristica ha cercato l’incontro con il mondo moderno proprio alla vigilia della dissoluzione del “moderno”. Con il crollo del cosiddetto “socialismo reale” nel 1989 sono crollati quei miti della modernità e della irreversibilità dell’emancipazione della storia che rappresentavano i postulati del sociologismo e del secolarismo. Al paradigma della modernità succede infatti oggi quello post-moderno del “caos” o della “complessità pluralistica”, il cui fondamento è il relativismo radicale. Nell’Omelia dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger, prima di essere eletto Papa, in occasione della celebrazione liturgica “Pro eligendo pontifice” (18/04/2005), viene focalizzato il centro della questione: “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero…La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde, gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via… Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.
Di fronte a questo processo occorre innanzitutto recuperare il senso metafisico della realtà (cf. Enciclica Fides et ratio di Papa Giovanni Paolo II) ed una visione dell’uomo e della società fondata su valori assoluti, metastorici e permanenti. Questa visione metafisica non può prescindere da una riflessione sul ruolo nella storia della Grazia, cioè del Soprannaturale, di cui la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, è depositaria. La riconquista del senso metafisico con il lumen rationis deve essere parallela a quella del senso soprannaturale con il lumen fidei.
Al contrario, l’ideologia para-conciliare ritiene che il messaggio cristiano deve essere secolarizzato e reinterpretato secondo le categorie della cultura moderna extra e anti ecclesiale, compromettendone l’integrità, magari col pretesto di un “opportuno adattamento” ai tempi. Il risultato è la secolarizzazione della religione e la mondanizzazione della fede.
Uno degli strumenti per mondanizzare la Religione è costituito dalla pretesa di modernizzarla adeguandola allo spirito moderno. Questa pretesa ha condotto il mondo cattolico ad impegnarsi in un “aggiornamento”, che costituiva in realtà in una progressiva e a volte inconsapevole omologazione della mentalità ecclesiale con il soggettivismo e il relativismo imperanti. Questo cedimento ha portato ad un disorientamento nei fedeli privandoli della certezza della fede e della speranza nella vita eterna, come fine prioritario dell'esistenza umana.
3) Il terzo fattore è l’interpretazione dell’aggiornamento voluto dal Concilio Vaticano II.
Con il termine “aggiornamento”, Papa Giovanni XXIII volle indicare il compito prioritario del Concilio Vaticano II. Questo termine nel pensiero del Papa e del Concilio non esprimeva però ciò che invece è accaduto in suo nome nella recezione ideologica del dopo-Concilio. “Aggiornamento” nel significato papale e conciliare voleva esprimere la intenzione pastorale della Chiesa di trovare i modi più adeguati e opportuni per condurre la coscienza civile del mondo attuale a riconoscere la verità perenne del messaggio salvifico di Cristo e della dottrina della Chiesa. Amore per la verità e zelo missionario per la salvezza degli uomini sono alla base i principi dell’azione di “aggiornamento” voluto e pensato dal Concilio Vaticano II e dal Magistero pontificio successivo.
Invece dall’ideologia para-conciliare, diffusa soprattutto dai gruppi intellettualistici cattolici neomodernisti e dai centri massmediatici del potere mondano secolaristico, il termine “aggiornamento” venne inteso e proposto come il rovesciamento della Chiesa di fronte al mondo moderno: dall’antagonismo alla recettività. La Modernità ideologica – che certamente non deve essere confusa con la legittima e positiva autonomia della scienza, della politica, delle arti, del progresso tecnico – si è posta come principio il rifiuto del Dio della Rivelazione cristiana e della Grazia. Essa non è quindi neutrale di fronte alla fede. Ciò che fece pensare ad una conciliazione della Chiesa con il mondo moderno portò così paradossalmente a dimenticare che lo spirito anticristiano del mondo continua ad operare nella storia e nella cultura. La situazione postconciliare venne così descritta già da Paolo VI nel 1972: “Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio: c’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine. E’ entrato il dubbio nelle nostre coscienze ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E’ venuta invece una giornata di nuvole, di tempeste, di buio, di ricerca, di incertezza. Come è avvenuto questo? Vi confidiamo un nostro pensiero: c’è stato l’intervento di un potere avverso: il suo nome è il diavolo, questo misterioso essere a cui si fa allusione anche nella lettera di san Pietro” (Paolo VI, Insegnamenti, Ed. Vaticana,vol. X, 1972, p. 707).
Purtroppo gli effetti di quanto individuato da Paolo VI non sono scomparsi. Un pensiero estraneo è entrato nel mondo cattolico, gettando scompiglio, seducendo molti animi e disorientando i fedeli. Vi è uno “spirito di autodemolizione” che pervade il modernismo, che si è impadronito, tra l’altro, di gran parte della pubblicistica cattolica. Questo pensiero estraneo alla dottrina cattolica si può constatare ad esempio sotto due aspetti.
Un primo aspetto è la visione sociologica della fede, cioè un’interpretazione che assume il sociale come chiave di valutazione della religione, e che ha comportato una falsificazione del concetto di chiesa secondo un modello democratico. Se si osservano le discussioni attuali sulla disciplina, sul diritto, sul modo di celebrare la liturgia, non si può evitare di registrare che questa falsa comprensione della Chiesa è diventata diffusa tra i laici e teologi secondo lo slogan: Noi siamo il popolo, noi siamo Chiesa (Kirche von unten). Il Concilio in realtà non offre alcun fondamento a questa interpretazione, poiché l’immagine del popolo di Dio riferita alla Chiesa è sempre legata alla concezione della chiesa come Mistero, come comunità sacramentale del corpo di Cristo, composto da un popolo che ha un capo e da un organismo sacramentale composto da membra gerarchicamente ordinate. La Chiesa non può quindi diventare una democrazia, in cui il potere e la sovranità derivano dal popolo, poiché la Chiesa è una realtà che proviene da Dio ed è fondata da Gesù Cristo. Essa è intermediaria della vita divina, della salvezza e della verità, e dipende dalla sovranità di Dio, che una sovranità di grazia e di amore. La Chiesa è allo stesso tempo dono di grazia e struttura istituzionale, perché così ha voluto il suo Fondatore: chiamando gli Apostoli, “Gesù ne istituì dodici” (Mc 3,13).
Un secondo aspetto, su cui attiro la vostra attenzione, è l’ideologia del dialogo. Secondo il Concilio e la Lettera Enciclica di Paolo VI Ecclesiam suam, il dialogo è un importante e irrinunciabile mezzo per il colloquio della Chiesa con gli uomini del proprio tempo. Ma l’ideologia paraconciliare trasforma il dialogo da strumento a scopo e fine primario dell’azione pastorale della Chiesa, svuotando sempre più di senso e oscurando l’urgenza e l’appello alla conversione a Cristo e all’appartenenza alla Sua Chiesa.
Contro tali deviazioni, occorre ritrovare e recuperare il fondamento spirituale e culturale della civiltà cristiana, cioè la fede in Dio, trascendente e creatore, provvidente e giudice, il cui Figlio Unigenito si è incarnato, è morto e risuscitato per la redenzione del mondo e ha effuso la grazia dello Spirito Santo per la remissione dei peccati e per rendere gli uomini partecipi della natura divina. La Chiesa, Corpo di Cristo, istituzione divino-umana, è il sacramento universale della salvezza e l’unità degli uomini, di cui essa è segno e strumento, è nel senso di unire gli uomini a Cristo mediante il suo Corpo, che è la Chiesa.
L’unità di tutto il genere umano, di cui parla LG, 1, non deve essere intesa quindi nel senso di raggiungere la concordia o la riunificazione delle varie idee o religioni o valori in un “regno comune o convergente”, ma essa si ottiene riconducendo tutti all’unica Verità, di cui la Chiesa cattolica è depositaria per affidamento di Dio stesso. Nessuna armonizzazione delle dottrine “varie e peregrine”, ma annuncio integro del patrimonio della verità cristiana, nel rispetto della libertà di coscienza, e valorizzando i raggi di verità sparsi nell’universo delle tradizioni culturali e delle religioni del mondo, opponendosi nello stesso tempo alle visioni che non coincidono e non sono compatibili con la Verità, che è Dio rivelato in Cristo.
Concludo ritornando alle categorie interpretative suggerite da Papa Benedetto nel Discorso alla Curia Romana, citato all’inizio. Esse non fanno riferimento al consueto e obsoleto schema ternario: conservatori, progressisti, moderati, ma si appoggiano su un binario squisitamente teologico: due ermeneutiche, quella della rottura e quella della riforma nella continuità. Occorre imboccare quest’ultimo indirizzo nell’affrontare i punti controversi, liberando, per così dire, il Concilio dal para-concilio che si è mescolato ad esso, e conservando il principio dell’integrità della dottrina cattolica e della piena fedeltà al deposito della fede trasmesso dalla Tradizione e interpretato dal Magistero della Chiesa.
Premessa
Se si considera la Costituzione Dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II, si rendono subito visibili la grandezza e l’ampiezza dell’approfondimento del mistero della Chiesa e del suo rinnovamento interiore, ad opera dei Padri conciliari.
Se però si legge o si ascolta molto di ciò che è stato detto da certi teologi, alcuni famosi, altri che inseguono una teologia dilettantistica, o da una diffusa pubblicistica cattolica post conciliare, non si può non essere assaliti da una profonda tristezza e non si possono non nutrire serie preoccupazioni. E’ davvero difficile concepire un contrasto maggiore di quello esistente tra i documenti ufficiali del Concilio Vaticano II, del Magistero pontificio posteriore, degli interventi della Congregazione per la Dottrina della Fede da un parte, e, dall’altra parte, le tante idee o le affermazioni ambigue, discutibili e spesso contrarie alla retta dottrina cattolica, che si sono moltiplicate negli ambienti cattolici e in genere nell’opinione pubblica.
Quando si parla del Concilio Vaticano II e della sua recezione, il punto chiave di riferimento ormai deve essere uno solo, quello che lo stesso Magistero pontificio ha formulato in modo chiarissimo e inequivocabile. Nel Discorso del 22 dicembre alla Curia Romana Papa Benedetto XVI si è così espresso: “Emerge la domanda: perché la recezione del Concilio, in grandi parti della Chiesa, finora si è svolta in modo così difficile ? Ebbene, tutto dipende dalla giusta interpretazione del Concilio – come diremmo oggi – dalla sua giusta ermeneutica, dalla giusta chiave di lettura e di applicazione. I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L’una ha causato confusione, l’altra, silenziosamente, ma sempre più visibilmente, ha portato e porta frutti. Da una parte esiste un’interpretazione che vorrei chiamare – aggiunge il Santo Padre –‘ermeneutica della discontinuità e della rottura’; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna. Dall’altra parte c’è l’ ‘ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del popolo di Dio in cammino” (cf. Benedetto XVI, Insegnamenti, vol. I, 2005, Ed. Vaticana, Città del Vaticano 2006, pp. 1023 sg.).
Evidentemente, se il Santo Padre parla di due interpretazioni o chiavi di lettura divergenti, una della discontinuità o rottura con la Tradizione cattolica, e una del rinnovamento nella continuità, ciò significa che la questione cruciale o il punto veramente determinante all’origine del travaglio, del disorientamento e della confusione che hanno caratterizzato e ancora caratterizzano in parte i nostri tempi non è il Concilio Vaticano II come tale, non è l’insegnamento oggettivo contenuto nei suoi Documenti, ma è l’interpretazione di tale insegnamento.
In questa esposizione mi propongo di sviluppare brevemente due aspetti particolari, allo scopo di mettere in luce i punti fermi per una interpretazione corretta della dottrina conciliare, a confronto con le deviazioni e gli equivoci provocati dall’ermeneutica della discontinuità:I. L’unità e l’unicità della Chiesa cattolica; II. La Chiesa cattolica e le religioni in rapporto alla salvezza. Nella conclusione infine vorrei fare alcune considerazioni sulle cause dell’ermeneutica della discontinuità con la Tradizione, mettendo in risalto soprattutto la forma mentis che ne sta alla base.
I. L’unità e l’unicità della Chiesa cattolica.
1. Contro l’opinione, sostenuta da numerosi teologi, che il Vaticano II abbia introdotto cambiamenti radicali riguardo la comprensione della Chiesa, si deve constatare anzitutto che il Concilio rimane sul terreno della Tradizione per ciò che concerne la dottrina sulla Chiesa. Ciò tuttavia non esclude che il Concilio abbia prodotto nuovi orientamenti ed esplicitato alcuni determinati aspetti. La novità rispetto alle dichiarazioni precedenti il Concilio è già nel fatto che il rapporto della Chiesa cattolica verso le chiese ortodosse e le comunità evangeliche nate dalla Riforma luterana è trattato come tema a se stante e in modo formalmente positivo, mentre nell’Enciclica Mortalium animos di Pio XI (1928), ad esempio, lo scopo era quello di delimitare e distinguere nettamente la Chiesa cattolica dalle confessioni cristiane non cattoliche.
2. E tuttavia, in primo luogo, il Vaticano II insiste sulla posizione di unità e unicità della vera Chiesa, riferendosi alla Chiesa cattolica esistente: “E’ questa l’unica Chiesa di Cristo che nel simbolo professiamo una, santa, cattolica e apostolica” (LG, 8). In secondo luogo, il Concilio risponde alla domanda su dove sia possibile trovare la vera Chiesa: “Questa Chiesa, costituita ed organizzata in questo mondo come società, sussiste nella Chiesa cattolica” (LG, 8). E per evitare ogni equivoco riguardo all’identificazione tra la vera Chiesa di Cristo e la Chiesa cattolica, si aggiunge che si tratta della Chiesa “governata dal Successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui” (LG, 8). L’unica Chiesa di Cristo ha dunque nella Chiesa cattolica la sua realizzazione, la sua esistenza, la sua stabilità. Non c’è nessuna altra Chiesa di Cristo accanto alla Chiesa cattolica. Con ciò si afferma – almeno implicitamente - che la Chiesa di Gesù Cristo non è divisa in se stessa, neanche nella sua sostanza e che la sua unità indivisa non viene annullata dalle tante separazioni dei cristiani.
Tale dottrina sull’indivisibilità della Chiesa di Cristo, della sua identificazione sostanziale con la Chiesa cattolica, è ribadita nei Documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede, Mysterium Ecclesiae (1973), Dominus Iesus, 16 e 17 (2000) e nei Responsa ad dubia su alcune questioni ecclesiologiche (2007).
L'espressione subsistit in di Lumen gentium 8 significa che la Chiesa di Cristo non si è smarrita nelle vicende della storia, ma continua ad esistere come un unico e indiviso soggetto nella Chiesa cattolica. La Chiesa di Cristo sussiste, si ritrova e si riconosce nella Chiesa cattolica. In questo senso, vi è piena continuità con la dottrina insegnata precedentemente dal Magistero (Leone XIII, Pio XI e Pio XII).
3. Con la formula “subsistit in” la dottrina del Concilio – conformemente alla Tradizione cattolica – voleva esattamente escludere qualsiasi forma di relativismo ecclesiologico. Nello stesso tempo la sostituzione del “subsistit in” con l’ “est” adoperato dall’Enciclica Mystici Corporis di Pio XII, intende affrontare il problema ecumenico in modo più diretto ed esplicito di quanto si era fatto in passato. Sebbene la Chiesa sia soltanto una e si trovi in un unico soggetto, esistono però al di fuori di questo soggetto elementi ecclesiali veri e reali, che, tuttavia, essendo propri della Chiesa cattolica, spingono all’unità cattolica.
Il merito del Concilio è d’una parte di aver espresso l’unicità, l’indivisibilità e la non moltiplicabilità della Chiesa cattolica, e d’altra parte aver riconosciuto che anche nelle confessioni cristiane non cattoliche esistono doni ed elementi che hanno carattere ecclesiale, che giustificano e spingono ad operare per la restaurazione dell’unità di tutti i discepoli di Cristo. La pretesa di essere l’unica Chiesa di Cristo non può essere infatti interpretata al punto da non riconoscere la differenza essenziale tra i fedeli cristiani non cattolici e i non battezzati. Non è possibile infatti mettere sullo stesso piano quanto all’appartenenza alla Chiesa i cristiani non cattolici e coloro che non hanno ricevuto il battesimo. Il rapporto con la Chiesa cattolica da parte delle Chiese e Comunità ecclesiali cristiane non cattoliche non è tra il nulla e il tutto, ma è tra la parzialità della comunione e la pienezza della comunione.
4. Nel paradosso, per così dire, della differenza tra unicità della Chiesa cattolica ed esistenza di elementi realmente ecclesiali al di fuori di questo unico soggetto, si riflette la contradditorietà della divisione e del peccato. Ma tale divisione è qualcosa di totalmente diverso da quella visione relativistica che considera la divisione fra i cristiani non come una frattura dolorosa, ma come la manifestazione delle molteplici variazioni dottrinali di uno stesso tema, nel quale tutte le variazioni o divergenze sarebbero in qualche modo giustificate e dovrebbero fra loro riconoscersi e accettarsi come differenze o divergenze. L’idea che ne deriva è che l’ecumenismo dovrebbe consistere nel reciproco e rispettoso riconoscimento delle diversità, e il cristianesimo sarebbe alla fine l’insieme dei frammenti della realtà cristiana. Tale interpretazione del pensiero conciliare è espressione per l’appunto di quella discontinuità o rottura con la Tradizione cattolica e rappresenta una profonda falsificazione del Concilio.
5. Per recuperare una autentica interpretazione del Concilio nella linea di un’evoluzione nella continuità sostanziale con la dottrina tradizionale della Chiesa, occorre sottolineare che gli elementi di «santificazione e di verità» che le altre Chiese e Comunità cristiane hanno in comune con la Chiesa cattolica, costituiscono insieme la base per la reciproca comunione ecclesiale e il fondamento che le caratterizza in modo vero, autentico e reale. Sarebbe però necessario aggiungere, per completezza, che quanto esse hanno di proprio, non condiviso dalla Chiesa cattolica e che separa da essa queste comunità, le connota come non-Chiesa. Esse quindi sono «strumento di salvezza» (UR 3) per quella parte che hanno in comune con la Chiesa cattolica e i loro fedeli seguendo questa parte comune possono raggiungere la salvezza; per quella parte invece che è estranea o opposta alla Chiesa cattolica, esse non sono strumenti di salvezza (salvo che si tratti di coscienza invincibilmente erronea; in tal caso il loro errore non è imputabile, sebbene si debba qualificare la coscienza comunque come erronea) [cf. ad es. il fatto delle ordinazioni di donne al sacerdozio e all’episcopato, o l’ordinazioni di persone omosessuali in certe comunità anglicane o vetero-cattoliche].
6. Il Vaticano II insegna che tutti i battezzati in quanto tali sono incorporati a Cristo (UR 3), ma nello stesso tempo dichiara che si può parlare soltanto di una aliqua communio, etsi non perfecta, tra i credenti in Cristo e battezzati non cattolici da una parte e la Chiesa cattolica dall'altra (UR 3).
Il battesimo costituisce il vincolo sacramentale dell'unità dei credenti in Cristo. Tuttavia esso di per sé è soltanto l'inizio e l'esordio, per così dire, perché il battesimo tende intrinsecamente all'acquisto della intera vita in Cristo. Pertanto il battesimo è ordinato all'integra professione di fede, all'integrale comunione nell'istituzione della salvezza voluta da Cristo, che è la Chiesa, e infine all'integrale inserzione nella comunione eucaristica (UR 22). E' evidente quindi che l'appartenenza ecclesiale non si può mantenere piena, se la vita battesimale ha poi un seguito sacramentale e dottrinale oggettivamente difettoso e alterato. Una Chiesa è pienamente identificabile soltanto laddove si trovano riuniti gli elementi «sacri» necessari e irrinunciabili che la costituiscono come Chiesa: la successione apostolica (che implica la comunione con il Successore di Pietro), i sacramenti, la sacra Scrittura. Quando qualcuno di questi elementi manca o è difettosamente presente, la realtà ecclesiale risulta alterata in proporzione della manchevolezza riscontrata. In particolare, il termine «Chiesa» può essere legittimamente riferito alle Chiese orientali separate, mentre non lo può essere alle Comunità nate dalla Riforma, poiché in queste ultime l'assenza della successione apostolica, la perdita della maggior parte dei sacramenti, e specialmente dell'eucaristia, feriscono e indeboliscono una parte sostanziale della loro ecclesialità (cf. Dominus Iesus, 16 e 17).
7. La Chiesa cattolica ha in sé tutta la verità, poiché è il Corpo e la Sposa di Cristo. Tuttavia non la comprende tutta pienamente. Perciò ha bisogno di essere guidata dallo Spirito «alla verità tutta intera» (Gv 16,13). Altro è l'essere, altra la conoscenza piena dell'essere. Perciò la ricerca e la conoscenza progredisce e si sviluppa. Anche i membri della Chiesa cattolica non sempre vivono all'altezza della sua verità e dignità. Perciò la Chiesa cattolica può crescere nella comprensione della verità, nel senso di appropriarsi consapevolmente e riflessamente di ciò che ontologicamente ed esistenzialmente essa è già. In questo contesto si capisce l'utilità e la necessità del dialogo ecumenico, per recuperare ciò che eventualmente sia stato emarginato o trascurato in determinate epoche storiche e integrare nella sintesi dell'esistenza cristiana nozioni in parte dimenticate. Il dialogo con i non cattolici non è mai sterile né formale, nel presupposto però che la Chiesa è consapevole di avere nel suo Signore la pienezza della verità e dei mezzi salvifici.
Le suddette puntualizzazioni dottrinali consentono di sviluppare una teologia in piena continuità con la Tradizione e nello stesso tempo in linea con l’orientamento e l’approfondimento voluto dal Concilio Vaticano II e dal Magistero successivo fino ad oggi.
II. La Chiesa cattolica e le religioni in rapporto alla salvezza.
E’ normale che, in un mondo che cresce sempre più assieme fino a produrre un villaggio globale, anche le religioni si incontrino. Così oggi la coesistenza di religioni diverse caratterizza sempre più la quotidianità degli uomini. Ciò conduce non solo ad un avvicinamento esteriore di seguaci di religioni diverse, ma contribuisce ad uno sviluppo di interessi verso sistemi di religioni fino ad oggi sconosciute. Nell’Occidente prevale sempre più nella coscienza collettiva la tendenza dell’uomo moderno a coltivare la tolleranza e la liberalità, abbandonando sempre più la pretesa del Cristianesimo ad essere la “vera” religione. La cosiddetta pretesa di assolutezza del cristianesimo, tradotta nella formula tradizionale dell’unica Chiesa in cui soltanto vi è la salvezza, incontra oggi tra i cattolici e gli evangelici incomprensione e rifiuto. Alla formula classica “extra Ecclesiam nulla salus”, oggi si sostituisce spesso la formula “extra Ecclesiam multa salus”.
Le conseguenze di questo relativismo religioso non sono soltanto di ordine teoretico, ma hanno riflessi devastanti di ordine pastorale. E’ sempre più diffusa l’idea che la missione cristiana non deve più perseguire il fine della conversione delle genti al Cristianesimo, ma la missione si limita ad essere o pura testimonianza della propria fede o impegno nella solidarietà e nell’amore fraterno per la realizzazione della pace tra i popoli e della giustizia sociale.
In tale contesto si può osservare una deficienza fondamentale, cioè la perdita della questione della verità. Venendo a mancare la domanda sulla verità, cioè sulla vera religione, l’essenza della religione non si differenzia più dalla sua mistificazione, cioè la fede non riesce a distinguersi più dalla superstizione, l’esperienza autentica religiosa non si distingue più dall’illusione, la mistica non si distingue più dal falso misticismo. Infine, senza la pretesa di verità, anche l’apprezzamento per ciò che è giusto e valido nelle diverse religioni, diventa contraddittorio, perché manca il criterio di verità per constatare ciò che di vero e di buono c’è nelle religioni.
E’ quindi necessario e urgente oggi richiamare i punti fermi della dottrina cattolica sul rapporto tra Chiesa e religioni in ordine alla questione della verità e della salvezza, salvaguardando l’identità profonda della missione cristiana di evangelizzazione. Presentiamo una sintesi ordinata dell’insegnamento del Magistero al riguardo, che mette in luce come anche su questo aspetto esiste una continuità sostanziale del pensiero cattolico, pur nella ricchezza delle sottolineature e delle prospettive emergenti nel Concilio Vaticano II e nel più recente Magistero pontificio.
1. Il mandato missionario. Cristo ha inviato i suoi Apostoli perché “nel suo Nome” “siano predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati” (Lc 24, 47). “Ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19). La missione di battezzare, dunque la missione sacramentale, è implicita nella missione di evangelizzare, poiché il sacramento è preparato dalla Parola di Dio e dalla fede, la quale è consenso a questa Parola (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1122).
2. Origine e scopo della missione cristiana. Il mandato missionario del Signore ha la sua ultima origine nell’amore eterno della Santissima Trinità e il fine ultimo della missione altro non è che di rendere partecipi gli uomini della comunione che esiste tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, 850).
3. Salvezza e Verità. “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvi e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tim 2,4). Ciò significa che “Dio vuole la salvezza di tutti attraverso la conoscenza della verità. La salvezza si trova nella verità” (Dich. Dominus Iesus, 22). “La certezza della volontà salvifica universale di Dio non allenta, ma aumenta il dovere e l’urgenza dell’annuncio della salvezza e della conversione al Signore Gesù Cristo” (Ibid.).
4. La vera religione. Il Concilio Vaticano II “professa che lo stesso Dio ha fatto conoscere al genere umano la via, attraverso la quale gli uomini, servendolo, possono in Cristo trovare salvezza e divenire beati. Questa unica vera religione crediamo che sussista nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore ha affidato la missione di comunicarla a tutti gli uomini” (Dich. Dignitatis humanae, 1).
5. Missione ad gentes e dialogo inter-religioso. Il dialogo inter-religioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa. “Inteso come metodo e come mezzo per una conoscenza e un arricchimento reciproco, esso non soltanto non si contrappone alla missio ad gentes, anzi ha speciali legami con essa e ne è un’espressione” (Lett. Enc. Redemptoris missio, 55). “Il dialogo non dispensa dall’evangelizzazione”(ibid.) né può sostituirla, ma accompagna la missio ad gentes (cf.Congregatio pro Doctrina Fidei, Dich. Dominus Iesus, 2 e Nota sull’evangelizzazione). “I credenti possono trarre profitto per se stessi da questo dialogo, imparando a conoscere meglio “tutto ciò che di verità e di grazia era già riscontrabile, per una presenza nascosta di Dio, in mezzo alle genti” (Dich. Ad gentes, 9). Se infatti essi annunciano la Buona Novella a coloro che la ignorano, è per consolidare, completare ed elevare la verità e il bene che Dio ha diffuso tra gli uomini e i popoli, e per purificarli dall’errore e dal male “per la gloria di Dio, la confusione del demonio e la felicità dell’uomo” (Ibid.)” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 856).
6. Quanto al rapporto tra Cristianesimo, ebraismo e islam, il Concilio non afferma affatto la teoria, che purtroppo si sta diffondendo nella coscienza dei fedeli, secondo la quale le tre religioni monoteiste (ebraismo, islamismo e cristianesimo) siano come dei rami di una stessa rivelazione divina. La stima verso le religioni monoteiste non diminuisce e non limita in alcun modo il compito missionario della Chiesa: “la Chiesa annuncia ed è tenuta ad annunciare incessantemente che Cristo è la via, la verità e la vita (Gv 14,6) in cui gli uomini trovano la pienezza della vita religiosa” (Nostra aetate, 2).
7. Il legame della Chiesa con le altre religioni non cristiane. “La Chiesa riconosce nelle altre religioni la ricerca, ancora “nelle ombre e nelle immagini” (Cost. Dogm. Lumen gentium, 16) di “un Dio ignoto”, ma vicino, “poiché è Lui che dà a tutti la vita e respiro ad ogni cosa”. Pertanto la Chiesa considera “tutto ciò che di buono e di vero” si trova nelle religioni “come una preparazione al Vangelo, e come dato da Colui che illumina ogni uomo affinché abbia finalmente la vita” (Ibid.)” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 843).
“Ma nel loro comportamento religioso, gli uomini mostrano anche limiti ed errori che sfigurano l’immagine di Dio” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 844): “molto spesso gli uomini, ingannati dal Maligno, hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e hanno scambiato la verità divina con la menzogna, servendo la creatura piuttosto che il Creatore, oppure vivendo e morendo senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale “ (Cost. Dogm. Lumen gentium, 16).
8. La Chiesa sacramento universale della salvezza. La salvezza viene da Cristo per mezzo della Chiesa che è il suo Corpo (cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, 846). “Deve essere fermamente creduto che “la Chiesa pellegrina è necessaria alla salvezza. Infatti solo Cristo è mediatore e la via della salvezza; egli si rende presente a noi nel suo Corpo che è la Chiesa”(Cost. Dogm. Lumen gentium, 14)” (Dominus Iesus, 20). La Chiesa è “sacramento universale di salvezza” (Cost. Dogm. Lumen gentium, 48) perché, sempre unita in modo misterioso e subordinata a Gesù Cristo Salvatore, suo Capo, nel disegno di Dio ha un’imprescindibile relazione con la salvezza di ogni uomo.
9. Valore e funzione delle religioni in ordine alla salvezza. “Secondo la dottrina cattolica si deve ritenereche “quanto lo Spirito opera nel cuore degli uomini e nella storia dei popoli, nelle culture e religioni, assume un ruolo di preparazione evangelica (Lett. Enc. Redemptoris missio, 29)”. E’ dunque legittimo sostenere che lo Spirito Santo opera la salvezza nei non cristiani anche mediante quegli elementi di verità e di bontà presenti nelle varie religioni; ma è del tutto erroneo e contrario alla dottrina cattolica “ritenere queste religioni, considerate come tali, vie di salvezza, anche perché in esse sono presenti lacune, insufficienze ed errori, che riguardano le verità fondamentali su Dio, l’uomo e il mondo” (Congregazione per la Dottrina della Fede, Notificazione a proposito del libro di J. Dupuis: “Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso”, 8).
Riassumendo, risulta chiaro che l’autentico annuncio della Chiesa in relazione alla sua pretesa di assolutezza non è sostanzialmente cambiato dopo l’insegnamento del Vaticano II. Esso esplicita alcuni motivi che completano tale insegnamento, evitando un contesto polemico e bellicoso, e riportando in equilibrio gli elementi dottrinali considerati nella loro integrità e totalità.
Conclusione. Che cosa sta all’origine dell’interpretazione della discontinuità o della rottura con la Tradizione ?
Sta ciò che possiamo chiamare l’ideologia conciliare, o più esattamente para-conciliare, che si è impadronita del Concilio fin dal principio, sovrapponendosi a esso. Con questa espressione, non si intende qualcosa che riguarda i testi del Concilio, né tanto meno l’intenzione dei soggetti, ma il quadro di interpretazione globale in cui il Concilio fu collocato e che agì come una specie di condizionamento interiore nella lettura successiva dei fatti e dei documenti. Il Concilio non è affatto l’ideologia paraconciliare, ma nella storia della vicenda ecclesiale e dei mezzi di comunicazione di massa ha operato in larga parte la mistificazione del Concilio, cioè appunto l’ideologia paraconciliare. Perché tutte le conseguenze dell’ideologia paraconciliare venissero manifestate come evento storico, si dovette verificare la rivoluzione del ’68, che assume come principio la rottura con il passato e il mutamento radicale della storia. Nell’ideologia paraconciliare il ’68 significa una nuova figura di Chiesa in rottura con il passato, anche se le radici di questa rottura erano già da qualche tempo presenti in certi ambienti cattolici.
Tale quadro di interpretazione globale, che si sovrappone in modo estrinseco al Concilio, si può caratterizzare principalmente da questi tre fattori:
1) Il primo fattore è la rinuncia all’anathema, cioè alla netta contrapposizione tra ortodossia ed eresia.
In nome della cosiddetta “pastoralità” del Concilio, si fa passare l’idea che la Chiesa rinuncia alla condanna dell’errore, alla definizione dell’ortodossia in contrapposizione all’eresia. Si contrappone la condanna degli errori e l’anatema pronunciato dalla Chiesa in passato su tutto ciò che è incompatibile con la verità cristiana al carattere pastorale dell’insegnamento del Concilio, che ormai non intenderebbe più condannare o censurare, ma soltanto esortare, illustrare o testimoniare.
In realtà non c’è nessuna contraddizione tra la ferma condanna e confutazione degli errori in campo dottrinale e morale e l’atteggiamento di amore verso chi cade nell’errore e di rispetto della sua dignità personale. Anzi, proprio perché il cristiano ha un grande rispetto per la persona umana, si impegna oltre ogni limite per liberarla dall’errore e dalle false interpretazioni della realtà religiosa e morale.
L’adesione alla persona di Gesù Figlio di Dio, alla sua Parola e al suo mistero di salvezza, esige una risposta di fede semplice e chiara, quale è quella che si trova nei simboli della fede e nella regula fidei. La proclamazione della verità della fede implica sempre anche la confutazione dell’errore e la censura delle posizioni ambigue e pericolose che diffondono incertezza e confusione nei fedeli.
Sarebbe quindi sbagliato e infondato ritenere che dopo il Concilio Vaticano II il pronunciamento dogmatico e censorio del Magistero debba essere abbandonato o escluso, così come sarebbe altrettanto sbagliato ritenere che l’indole espositiva e pastorale dei Documenti del Concilio Vaticano II non implichi anche una dottrina che esige il livello di assenso da parte dei fedeli secondo il diverso grado di autorità delle dottrine proposte.
2) Il secondo fattore è la traduzione del pensiero cattolico nelle categorie della modernità. L’apertura della Chiesa alle istanze e alle esigenze poste dalla modernità (vedi Gaudium et Spes) viene interpretata dall’ideologia para-conciliare come necessità di una conciliazione tra Cristianesimo e pensiero filosofico e ideologico culturale moderno. Si tratta di un’operazione teologica e intellettuale che ripropone nella sostanza l’idea del modernismo, condannato all’inizio del Novecento da S. Pio X.
La teologia neo-modernistica e secolaristica ha cercato l’incontro con il mondo moderno proprio alla vigilia della dissoluzione del “moderno”. Con il crollo del cosiddetto “socialismo reale” nel 1989 sono crollati quei miti della modernità e della irreversibilità dell’emancipazione della storia che rappresentavano i postulati del sociologismo e del secolarismo. Al paradigma della modernità succede infatti oggi quello post-moderno del “caos” o della “complessità pluralistica”, il cui fondamento è il relativismo radicale. Nell’Omelia dell’allora Cardinale Joseph Ratzinger, prima di essere eletto Papa, in occasione della celebrazione liturgica “Pro eligendo pontifice” (18/04/2005), viene focalizzato il centro della questione: “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero…La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde, gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via… Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie”.
Di fronte a questo processo occorre innanzitutto recuperare il senso metafisico della realtà (cf. Enciclica Fides et ratio di Papa Giovanni Paolo II) ed una visione dell’uomo e della società fondata su valori assoluti, metastorici e permanenti. Questa visione metafisica non può prescindere da una riflessione sul ruolo nella storia della Grazia, cioè del Soprannaturale, di cui la Chiesa, Corpo Mistico di Cristo, è depositaria. La riconquista del senso metafisico con il lumen rationis deve essere parallela a quella del senso soprannaturale con il lumen fidei.
Al contrario, l’ideologia para-conciliare ritiene che il messaggio cristiano deve essere secolarizzato e reinterpretato secondo le categorie della cultura moderna extra e anti ecclesiale, compromettendone l’integrità, magari col pretesto di un “opportuno adattamento” ai tempi. Il risultato è la secolarizzazione della religione e la mondanizzazione della fede.
Uno degli strumenti per mondanizzare la Religione è costituito dalla pretesa di modernizzarla adeguandola allo spirito moderno. Questa pretesa ha condotto il mondo cattolico ad impegnarsi in un “aggiornamento”, che costituiva in realtà in una progressiva e a volte inconsapevole omologazione della mentalità ecclesiale con il soggettivismo e il relativismo imperanti. Questo cedimento ha portato ad un disorientamento nei fedeli privandoli della certezza della fede e della speranza nella vita eterna, come fine prioritario dell'esistenza umana.
3) Il terzo fattore è l’interpretazione dell’aggiornamento voluto dal Concilio Vaticano II.
Con il termine “aggiornamento”, Papa Giovanni XXIII volle indicare il compito prioritario del Concilio Vaticano II. Questo termine nel pensiero del Papa e del Concilio non esprimeva però ciò che invece è accaduto in suo nome nella recezione ideologica del dopo-Concilio. “Aggiornamento” nel significato papale e conciliare voleva esprimere la intenzione pastorale della Chiesa di trovare i modi più adeguati e opportuni per condurre la coscienza civile del mondo attuale a riconoscere la verità perenne del messaggio salvifico di Cristo e della dottrina della Chiesa. Amore per la verità e zelo missionario per la salvezza degli uomini sono alla base i principi dell’azione di “aggiornamento” voluto e pensato dal Concilio Vaticano II e dal Magistero pontificio successivo.
Invece dall’ideologia para-conciliare, diffusa soprattutto dai gruppi intellettualistici cattolici neomodernisti e dai centri massmediatici del potere mondano secolaristico, il termine “aggiornamento” venne inteso e proposto come il rovesciamento della Chiesa di fronte al mondo moderno: dall’antagonismo alla recettività. La Modernità ideologica – che certamente non deve essere confusa con la legittima e positiva autonomia della scienza, della politica, delle arti, del progresso tecnico – si è posta come principio il rifiuto del Dio della Rivelazione cristiana e della Grazia. Essa non è quindi neutrale di fronte alla fede. Ciò che fece pensare ad una conciliazione della Chiesa con il mondo moderno portò così paradossalmente a dimenticare che lo spirito anticristiano del mondo continua ad operare nella storia e nella cultura. La situazione postconciliare venne così descritta già da Paolo VI nel 1972: “Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio: c’è il dubbio, l’incertezza, la problematica, l’inquietudine. E’ entrato il dubbio nelle nostre coscienze ed è entrato per finestre che invece dovevano essere aperte alla luce. Anche nella Chiesa regna questo stato di incertezza. Si credeva che dopo il Concilio sarebbe venuta una giornata di sole per la storia della Chiesa. E’ venuta invece una giornata di nuvole, di tempeste, di buio, di ricerca, di incertezza. Come è avvenuto questo? Vi confidiamo un nostro pensiero: c’è stato l’intervento di un potere avverso: il suo nome è il diavolo, questo misterioso essere a cui si fa allusione anche nella lettera di san Pietro” (Paolo VI, Insegnamenti, Ed. Vaticana,vol. X, 1972, p. 707).
Purtroppo gli effetti di quanto individuato da Paolo VI non sono scomparsi. Un pensiero estraneo è entrato nel mondo cattolico, gettando scompiglio, seducendo molti animi e disorientando i fedeli. Vi è uno “spirito di autodemolizione” che pervade il modernismo, che si è impadronito, tra l’altro, di gran parte della pubblicistica cattolica. Questo pensiero estraneo alla dottrina cattolica si può constatare ad esempio sotto due aspetti.
Un primo aspetto è la visione sociologica della fede, cioè un’interpretazione che assume il sociale come chiave di valutazione della religione, e che ha comportato una falsificazione del concetto di chiesa secondo un modello democratico. Se si osservano le discussioni attuali sulla disciplina, sul diritto, sul modo di celebrare la liturgia, non si può evitare di registrare che questa falsa comprensione della Chiesa è diventata diffusa tra i laici e teologi secondo lo slogan: Noi siamo il popolo, noi siamo Chiesa (Kirche von unten). Il Concilio in realtà non offre alcun fondamento a questa interpretazione, poiché l’immagine del popolo di Dio riferita alla Chiesa è sempre legata alla concezione della chiesa come Mistero, come comunità sacramentale del corpo di Cristo, composto da un popolo che ha un capo e da un organismo sacramentale composto da membra gerarchicamente ordinate. La Chiesa non può quindi diventare una democrazia, in cui il potere e la sovranità derivano dal popolo, poiché la Chiesa è una realtà che proviene da Dio ed è fondata da Gesù Cristo. Essa è intermediaria della vita divina, della salvezza e della verità, e dipende dalla sovranità di Dio, che una sovranità di grazia e di amore. La Chiesa è allo stesso tempo dono di grazia e struttura istituzionale, perché così ha voluto il suo Fondatore: chiamando gli Apostoli, “Gesù ne istituì dodici” (Mc 3,13).
Un secondo aspetto, su cui attiro la vostra attenzione, è l’ideologia del dialogo. Secondo il Concilio e la Lettera Enciclica di Paolo VI Ecclesiam suam, il dialogo è un importante e irrinunciabile mezzo per il colloquio della Chiesa con gli uomini del proprio tempo. Ma l’ideologia paraconciliare trasforma il dialogo da strumento a scopo e fine primario dell’azione pastorale della Chiesa, svuotando sempre più di senso e oscurando l’urgenza e l’appello alla conversione a Cristo e all’appartenenza alla Sua Chiesa.
Contro tali deviazioni, occorre ritrovare e recuperare il fondamento spirituale e culturale della civiltà cristiana, cioè la fede in Dio, trascendente e creatore, provvidente e giudice, il cui Figlio Unigenito si è incarnato, è morto e risuscitato per la redenzione del mondo e ha effuso la grazia dello Spirito Santo per la remissione dei peccati e per rendere gli uomini partecipi della natura divina. La Chiesa, Corpo di Cristo, istituzione divino-umana, è il sacramento universale della salvezza e l’unità degli uomini, di cui essa è segno e strumento, è nel senso di unire gli uomini a Cristo mediante il suo Corpo, che è la Chiesa.
L’unità di tutto il genere umano, di cui parla LG, 1, non deve essere intesa quindi nel senso di raggiungere la concordia o la riunificazione delle varie idee o religioni o valori in un “regno comune o convergente”, ma essa si ottiene riconducendo tutti all’unica Verità, di cui la Chiesa cattolica è depositaria per affidamento di Dio stesso. Nessuna armonizzazione delle dottrine “varie e peregrine”, ma annuncio integro del patrimonio della verità cristiana, nel rispetto della libertà di coscienza, e valorizzando i raggi di verità sparsi nell’universo delle tradizioni culturali e delle religioni del mondo, opponendosi nello stesso tempo alle visioni che non coincidono e non sono compatibili con la Verità, che è Dio rivelato in Cristo.
Concludo ritornando alle categorie interpretative suggerite da Papa Benedetto nel Discorso alla Curia Romana, citato all’inizio. Esse non fanno riferimento al consueto e obsoleto schema ternario: conservatori, progressisti, moderati, ma si appoggiano su un binario squisitamente teologico: due ermeneutiche, quella della rottura e quella della riforma nella continuità. Occorre imboccare quest’ultimo indirizzo nell’affrontare i punti controversi, liberando, per così dire, il Concilio dal para-concilio che si è mescolato ad esso, e conservando il principio dell’integrità della dottrina cattolica e della piena fedeltà al deposito della fede trasmesso dalla Tradizione e interpretato dal Magistero della Chiesa.
Queste considerazioni autorevoli di Mons. Pozzo effettivamente chiariscono in senso tradizionale certi punti del Vaticano II. A mio modesto parere appaiono una ottima base per i colloqui con la FSSPX. A noi resta da pregare e sperare che le considerazioni di Mons. Pozzo siano accettate anche da certi teologi modernisti, da certi Vescovi (Mons. Forte) e cardinali (es. Kasper, Martini, Shoborn....)
RispondiEliminaNon so se sia poi tanto facile cacciare il "fumo di Satana" è troppo denso, non si vede più niente....
Chi sa cosa ne penserà il Priore di Bose, o Kiko ecc....
Comunque sono contento perchè c'è finalmente anche una interpretazione "Cattolica" del Concilio.
Interessante quando dice che già durante il Concilio l'interpretazione della discontinuità si andava imponendo per poi tracimare col 68.....
Solo che il Vaticano ancora si da poco da fare per diffondere questa retta interpretazione, certe nomine episcopali lasciano a desiderare.....
Speriamo che faccia carriera Mons. Pozzo.
RispondiEliminama........
RispondiEliminadov'è la continuità tra Messa di S. Pio V e Messa di Paolo VI, che scaturì dall'
"aver fatto a pezzi l'antico edificio" ?
:(
<span>liberando, per così dire, il Concilio dal para-concilio che si è mescolato ad esso, ...
RispondiEliminama......
se il para-concilio ha partecipato ai lavori del Concilio, al suo stesso interno -<span> "l’ideologia conciliare, o più esattamente para-conciliare, che si è impadronita del Concilio fin dal principio, sovrapponendosi a esso"-<span> , PERCHE' in quello stesso momento non è stato identificato come "para", ovvero affiancatore/falsificatore, ed estromesso decisamente dal Concilio, evitando che crescesse e prendesse il sopravvento sul "vero" ed autentico spirito del Concilio, portando così fatalmente Concilio, post-Concilio e Chiesa a tutti gli sviluppi conseguenti, riforma del Messale inclusa, regnante Paolo VI ?</span></span>
:( </span>
<span><span>Perciò la Chiesa cattolica può crescere nella comprensione della verità, nel senso di appropriarsi consapevolmente e riflessamente di ciò che ontologicamente ed esistenzialmente essa è già.</span>
RispondiElimina........
qualcuno mi può spiegare che cosa significa concretamente "<span>appropriarsi consapevolmente di ciò che ......si è già" ?</span>
vuol dire forse che fino al Concilio la Chiesa non era consapevole di ciò che GIA' essa era ?
e tutti i Santi sono diventati tali, alla sequela di Nostro Signore, in una Chiesa (semi)inconsapevole di sè ?
o che altro significa, da poter spiegare tale concetto di "autoconsapevolezza" con parole chiare e semplici anche ad un bambino di scuola elementare, per fargli capire qual era l'obiettivo principale del Concilio ?....
ammesso che non gli si debba piuttosto dire: "Quando sarai grande capirai queste cose, più adatte a cattolici "adulti" ? ?..........
:( ? :( ? :( </span>
Mamma mia, quanto sono ignorante!
RispondiElimina<span><span>liberando, per così dire, il Concilio dal para-concilio...</span>
RispondiEliminaoggi bisogna liberare il Concilio, dopo 45 anni che si è concluso ?....e come si può fare concretamente ?
dunque il Concilio è prigioniero, o piuttosto la Chiesa è prigioniera di codesto para-Concilio ?
.....s'ode dunque un'invocazione di liberazione:
"Liberate il Concilio!"....ma il Concilio non è una persona, non soffre; le persone sono vive e soffrono, i membri della Chiesa soffrono, la Chiesa Corpo Mistico di Cristo soffre in tutte le sue membra, ed è prigioniera di questo cosiddetto para-concilio.... o no ?
allora dovremmo invocare: "Liberiamo la Chiesa dal para-concilio!"</span>
Mi piace e mi interessa codesta esposizione di mons. Pozzo.
RispondiEliminaLa commento con una minima riflessione sulla parabola del figlio prodigo. Il Padre Buono ha costruito la sua bella casa Chiesa per tutti i suoi figli. Il minore che "chiede la sua parte" sceglie di rinunciare al tutto, fa aìresis, eresìa, e se ne va, si allontana, fa scisma. Nelle seduzioni del mondo e nel divertimento (di-vertere, allontanarsi) la sua parte di bene, gli elementi di verità che aveva portati con sé, sfumano presto, non sono sufficienti a tenerlo in vita. E il Padre, in questa situazione, non gli manda mica un assegno per posta, per consentirgli di restare ancora fuori, lontano, nell'errore. Il Padre aspetta LUI.
Allora pensa al RITORNO , questa grande benedetta grazia di "ritornare" alla Chiesa che ancora oggi i fratelli separati vivono come un'imposizione umiliante. Quando RITORNA il Padre fa la più grande festa, lo investe di amore.
C'è anche il figlio maggiore, quello che è rimasto sempre dentro la Casa, qualche volta un po' annoiato, qualche volta fantasticando con invidia di quel fratello coraggioso che era uscito per divertirsi. Adesso che lo vede tornare, è imbronciato e geloso. Questo fratello maggiore possiamo essere noi cattolici, che viviamo nella Chiesa e non capiamo quanto sia meraviglioso, che vorremmo monopolizzare l'amore del Padre e non sappiamo quanto sia grande e quanta grandezza richieda anche a noi..
qui sopra manca la firma: è Leodavinci, ciao, by Leon.
RispondiEliminama dove possiamo vedere che i fratelli separati stanno tornando realmente a Casa ?
RispondiEliminae in quale Chiesa stanno tornando ?
e i cattolici che ritengono di stare<span> sempre dentro la Casa,</span> sono realmente rimasti fedeli al Padre ? tutti ?
concretamente: chi è che si è allontanato ?
e chi è che è sempre rimasto ?
oggi questa identificazione -i rimasti "dentro" e gli usciti "fuori" che dovrebbero rientrare- sembra diventata impossibile, e tuttavia è urgentissima !
Concordo in buona parte con quel che dice mons Pozzo , (a tanti parrà un discorso da "cerchio bottismo) a mio parere se questo è il pensiero ufficiale della chiesa, penso che ci sia tutto lo spazio per un ottima intesa con il mondo tradizionale, anche se ho forti dubbi che la fsspx sia in questo momento pronta ad accettare di fare qualche passo indietro purtroppo necessario per poter essere pienamente integrata (istituzionalmente) all interno della chiesa, e portare quel decisivo contributo alla battaglia contro chi vuol far diventare la chiesa cattolica una setta protestante; è giusto dire anche che al momento gli atti contro il malcostume le eresie e le fantasie di teologi da fiera sono pochi e talmente prudenti che è comprensibile che la fsspx sia molto sospettosa contro chi denuncia il male ma lo sta curando con semplici palliativi.Speriamo che l antibiotico della tradizione faccia qualche effetto! Buona domenica.
RispondiElimina<span>e secondo lei, Leodavinci, i preti e vescovi sostenitori del pensiero che porta avanti il <span>para-concilio</span>, sono dentro o fuori della Chiesa ?
RispondiEliminatenga presente che essi ri ritengono a buon diritto e sono cattolici !
ed anche il sig. Kiko si ritiene cattolico a tutti gli effetti, insieme con tutto il suo entourage di catechisti che seminano eresie come docenti della "Nuova Chiesa" tra i poveri fedeli che lo seguono ciecamente ! Dunque il CNC, cattolico di nome e di diritto, <span>è dentro o fuori,</span> mentre propaga le sue eresie, col permesso delle autorità e dei vari custodes della cattolicità dei movimenti ?
infatti....se è già dentro, nessuno mai gli potrà dire che deve "tornare"; ed esso dichiara di essere un ottimo interprete del Concilio: allora gli altri cattolici devono "tornare" a quell'immagine di Chiesa che tal gruppo cattolico sta propagandando, e sarà quella la "Casa del Padre" a cui tornare ?....
*DONT_KNOW* .... :( </span>
ma in che cosa consiste <span> </span><span><span>qualche passo indietro</span> che la FSSPX dovrebbe fare ?</span>
RispondiEliminaINDIETRO rispetto a che cosa ?
essa è troppo AVANTI rispetto a che cosa ?
<span>L'intervento è interessante ma certe questioni non vengono ancora neppure sfiorate.
RispondiEliminaC'è una interpretazione errata del Vat.II ok!
C'è un "para-concilio" che si è mescolato al Vat. II ok.
Ci sono teologi, seri o da strapazzo, che diffondono errori. Ok.
Ma chi ha interpretato erroneamente il Vat. II presentandolo, di fatto, come una rivoluzione?
Chi ha creato e fatto prosperare questo para-concilio?
</span>
<span>Chi rimise nelle "cattedre" certi teologi che Pio XII aveva esiliato?</span>
<span>Chi li chiamò, questi teologi, a "contribuire" al Vat. II? </span>
<span>Chi li ha vestiti pure di rosso?</span>
<span>Chi ha messo sulle cattedre, dopo il concilio, gli eredi e gli accoliti di quei teologi?</span>
<span>Chi ha chiamato ad insegnare nei seminari questi teologi ed esegeti?
Chi ce li lascia?
Ecco, quando Roma risponderà a queste ed altre domande simili, e prenderà provvedimenti per raddrizzare ciò che ora alcune voci romane (ma non tutte!) riconoscono come storto ma che fino a ieri era da tutti considerato come dritto, allora, e solo allora, si potrà dire: stiamo cercando di uscire dalle sabbie mobili.
Finora per uscire dalle sabbie mobili non solo s'è fatto poco e nulla, ma sembra che tuttora si faccia molto per restarci dentro queste sabbie.</span>
Belle parole, tuttavia che cosa cambia a livello di diocesi e, quindi, parrocchie, dove nel nome del dialogo si accolgono tutti (e va bene), si accetta tutto, nulla o poco si condanna e poco si insegna a livello di catechesi se non l'amore universale, la solidarietà e la pace? Bellissimi concetti che, però, in tale contesto, uniti a liturgie spesso discutibili risultano fondati sul nulla ed hanno intorno il nulla.
RispondiEliminaIl merito del Concilio è d’una parte di aver espresso l’unicità, l’indivisibilità e la non moltiplicabilità della Chiesa cattolica...
RispondiEliminaDai frutti li riconoscerete!
A proposito del sistema di cui sopra, è frutto del Concilio o del paraconcilio?
RispondiElimina..............tante...belle parole...inutili.....come sono inutili...loro...insipidi!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaSono daccordo in toto con Antonello.
RispondiEliminaComplimenti Reverendo, dopo questa verissima ma amarissima analisi, d'interessante della conferenza di Omns. Pozzo rimane solo la foto di lui con i putti che gli fanno corona!
RispondiElimina"<span>Esse quindi sono «strumento di salvezza» (UR 3) per quella parte che hanno in comune con la Chiesa cattolica e i loro fedeli seguendo questa parte comune possono raggiungere la salvezza; per quella parte invece che è estranea o opposta alla Chiesa cattolica, esse non sono strumenti di salvezza "</span>
RispondiElimina<span><span>se voi avete una torta, mezza avvelenata e mezza no, la parte non avvelenata la mangiate? la date ad un ospite? o per prudenza buttate tutto???</span><span>
</span></span>
<p>Carissimo don Camillo, è esattamente quella che Mons. Gherardini chiama "inclusività" ed è uno dei diversi punti per i quali "supplica" un indispensabile chiarimento autoritativo e veritativo da parte del Trono più alto!
RispondiElimina</p>
anche qui vedi "inclusività" denunciata da mons. Gherardini
RispondiEliminaa parole. le faccio un semplice esempio:per diventare menbro della fsspx come laico è richiesto di non partecipare alla messa con il nuovo rito, cosa a mio parere assurda(e mi permetto di essere nel giusto visto che il santo padre spesso e volentieri celebra con quel rito)in quanto penso che nonostante ci siano delle parti da rivedere in quanto possono suscitare dubbi e fraintendmenti e per quanto sia decisamente meno spirituale della messa celebrata con l antico rito,credo che la cosidetta messa celebrata col nuovo rito sia legittima se celebrata con devozione e serietà (Vedi le celebrazioni del papa)Pertanto è pura fantascienza pensare ad un rientro istituzionale nella chiesa cattolica se non si è capaci di fare un piccolo passo indietro nelll accettazione di un rito che in fin dei conti è utilizzato dal successore di Pietro. passo indietro che consentirebbe con il suorientro nell istituzione di donare al moribondo mondo cattolico come sta facendo nel suo piccolo la fssp gli anticorpi della tradizione e spazzar vie le teorie devastanti che hanno infettato la chiesa.
RispondiEliminaè il "soprannaturale" che è stato eliminato dalla nuova tradizione senza radici! O meglio con radici spurie, molto spurie!
RispondiEliminama come sarebbe ? !
RispondiEliminase, come leggo,
<span>...Yves Congar, fu condannato di eresia sotto Pio XII, ....e fu riabilitato sotto Paolo VI .....e poi creato cardinale ecc....</span>
dopo aver tanto sentito proclamare la potenza sciogli-nodi dell'"ermeneutica della continuità", ora mi chiedo :
PERCHE' questa patente contraddizione del secondo (e del terzo) riguardo alla condanna emessa dal primo ?
E <span> </span>qual è il senso della continuità tra due pontefici che fanno due azioni opposte ?
CHI DEI DUE ha fatto la cosa giusta, ovvero secondo Tradizione ?
.....si dovrebbe dire : Pio XII, ma allora, COME FACCIAMO a ritenere che la riabilitazione voluta da Paolo VI fu giusta ?
e come facciamo noi poveri fedeli a seguire questa "partita di tennis" tra un'azione
o una dichiarazione A ED una successiva CONTRARIA DI A .......
..... e così via ?
Dove ravvisare la continuità in queste e tante simili
continue contraddizioni ?
:( ....?
Scusate come ho scritto il post ma son di fretta.E scritto da cani spero sia comprensibile il senso!
RispondiEliminaah...hem, ...
RispondiEliminaforse l'ho detto: la continuità è ravvisabile nelle contraddizioni e azioni contrastanti che continuamente si susseguono....
a partire da quale momento ?.....
*DONT_KNOW* ...(....aiutatemi!.... :-[ ...)
caro Demetrio, lei dà per scontato che io sia contro il N.O, ma non è così... la torta è simbolo di un'altra religione, non cattolica.
RispondiEliminaBenchè essa possa contenere elementi di verità, io ne sto alla larga e non vado in giro a pubblicizzare il fatto che contiene elementi di verità, come, ad un ospite o a degli amici, non andrei a dire che ho in casa mezza torta buona sapendo che l'altra metà non lo è (il rischio è troppo.. non so se mi sono spiegato)
I Concilio ed il papa non sono nella tradizione cattolica e tu invece sì...Non ho parole!
RispondiEliminaErmeneutica della rottura!!!
Ciao
Flavio
Vuol dire che siamo uomini ed il mistero di ciò che siamo è incommensurabilmente più grande di quanto sappiamo; ciò vale di più ancora per quella cosa grande che è la chiesa: voi identificate ciò che la Chiesa è con ciò che diceva di essere 50 anni fa...è come se un uomo fosse sempre identificato con l'autocoscienza che aveva a 20 anni....se ha seguito il Signore, a 50 sarà sempre lui, anzi ancora di più pur parlando in maniera diversa!
RispondiEliminaEsperienza e non ideologia ci vuole!!
Ciao
Flavio
Ma questo sito serve per l'evangelizzazione dei tradizionalisti? Per far sì che anch'essi conoscano Cristo e non solo la loro ideologia ante-conciliare?
RispondiEliminaSarebbe veramente un'iniziativa lodevole...
Scusate lo sfogo, ma veramente mi sembra che sia frequentato da gente gretta e di visione angusta che per di più insegue i propri fantasmi...
La fede è molto più umana ed attaccata all'esperienza: se uno parte dall'esperienza si accorge che ciò che incontra ed anche il proprio io è più grande di quanto si capisce sul momento ed anche, molte volte, dopo grande riflessione.
Anche qui non si crede al soprannaturale: non si crede alla presenza di Dio e del Suo Spirito dove e come noi non sappiamo immaginare, non si crede all'efficacia della grazia anche se io non ne sono del tutto consapevole (magari perchè sono cresciuto in una comunità eretica!). Tutto è affidato a quanto capiamo ed alla nostra capacità di capire: siete uomini totalmente moderni, solo applicate lo schema al contrario...sempre schema è...
Con l'augurio che lo schema si rompa e affiori la fede.
Ciao
Flavio
<span>Ma questo sito serve per l'evangelizzazione dei tradizionalisti? Per far sì che anch'essi conoscano Cristo e non solo la loro ideologia ante-conciliare?
RispondiEliminaSarebbe veramente un'iniziativa lodevole...
Scusate lo sfogo, ma veramente mi sembra che sia frequentato da gente gretta e di visione angusta che per di più insegue i propri fantasmi...
La fede è molto più umana ed attaccata all'esperienza: se uno parte dall'esperienza si accorge che ciò che incontra ed anche il proprio io è più grande di quanto si capisce sul momento ed anche, molte volte, dopo grande riflessione.
Anche qui non si crede al soprannaturale: non si crede alla presenza di Dio e del Suo Spirito dove e come noi non sappiamo immaginare, non si crede all'efficacia della grazia anche se io non ne sono del tutto consapevole (magari perchè sono cresciuto in una comunità eretica!). Tutto è affidato a quanto capiamo ed alla nostra capacità di capire: c</span><span>ome se an'opzione intellettuale ti metta a posto la vita... </span><span>siete uomini totalmente moderni, solo applicate lo schema al contrario...ma sempre schema è...
Con l'augurio che lo schema si rompa e affiori la fede.
Ciao
Flavio</span>
Speriamo di no
RispondiElimina<span>secondo lei, lo spirito Santo può indurre a credere oggi che 2 + 2 = 5 o 7.... PERCHE' sarebbe questione di fede, anche se fino a ieri 2 + 2 era = 4 ?
RispondiEliminaaccettare che il Magistero di oggi possa contraddire quello di 1930 anni risalente a Nostro Signore sarebbe questione di fede ?
secondo lei, Flavio, lo Spirito Santo,<span> oggi, </span>
può contraddire ciò che Gesù Cristo ha detto negli anni 30-33, e che credere alla contraddizione tra Figlio e Spirito Santo sia un questione di fede più grande ?
come se la Verità dovesse diventare sempre più grande contraddicendosi in una continua evoluzione, perchè anche la Verità deve rompere gli schemi ?
QUALI SCHEMI ?
quelli della Dottrina perenne affidata da Nostro Signore a Pietro e agli Apostoli, col comando di
"NON CAMBIARE NEPPURE UNO IOTA" ?
è questo lo schema che deve essere rotto ?
e lo Spirito-che-soffia-dove-vuole rompe gli schemi di Nostro Signore ?
:( </span>
puro modernismo
RispondiEliminaComplimenti a don Camillo.
RispondiEliminaP.S. Una domanda (un po' curiosa, mi perdoni): ma Lei è "don" veramente?
<span>
RispondiElimina<span>consentirebbe con il suo rientro nell istituzione di donare al moribondo mondo cattolico come sta facendo nel suo piccolo la fssp gli <span>anticorpi della tradizione</span></span>
<span>già...a meno che non si infetti essa stessa, per contatto stretto -ed<span> </span>inclusivista di tutti gli errori- con i "malati"......</span>
talchè potrebbe accadere di dover dire un giorno:
"andarono dentro quel mondo di moribondi per curare gli infetti e furono infettati a loro volta!"
</span>
Cio' significa che,se fino a 50 anni fa ,la Chiesa,diceva di essere l'unica via di Salvezza ,avere la vera Liturgia e di insegnare la vera e sana Dottrina ,dopo tale periodo ,con un atto di "autocoscienza",si accorge che é ormai troppo matura per queste cose ?! E deve andare avanti con esperienza ? Ma questo è modernismo ! Meno Kant , piu' Tommaso d'Aquino !!
RispondiElimina<span><span>applicate lo schema al contrario...</span>
RispondiEliminaah sì , al contrario ? ?
e che significa "contrario" ?
CONTRARIO RISPETTO A QUALE GIUSTO VERSO ?
e CHI HA STABILITO che lo schema giusto sia quello che sostiene lei ?
Non ha mai sentito dire in questi ultimi anni che "nella Chiesa c'è posto per tutti" ?
allora:
COSI' COME E' VERO IL SUO SCHEMA, caro Flavio,
ALLO STESSO MODO E' VERO LO SCHEMA che noi ( o chiunque altro )
applichiamo, secondo lei, al contrario,.... o no ?
Non siamo forse nella Chiesa dell'et-et ?
allora : se io dico che il <span>bianco è rosso</span>, dovrò essere accettato e rispettato ALLA PARI di colui che
afferma che i<span>l bianco è bianco </span>!
o lei, Flavio, vuol forse essere così <span>poco inclusivo da rifiutare il mio schema in nome del suo ? ?</span></span>
Mi fa piacere che si ribadisca quale sia l'unica Chiesa di Cristo (e vorrei anche vedere...). Non mi torna però il concetto espresso relativo al "battesimo" dei non cattolici. E non mi torna soprattutto il concetto di "parzialità" riferito precipuamente ai protestanti. "Parzialità", cioè a dire che in buona parte si è conformi a Cristo. Venendo così a crearsi una sorta di "gradazione" delle altre confessioni rispetto alla Chiesa Cattolica, dal punto di vista della "lontananza" dalla Verità. Tutto ciò non mi sembra sia cattolico.
RispondiEliminaSe non si è sulla via Cattolica non si è sulla retta via. Non è che se uno si professa cristiano (protestante) anziché induista è più "vicino". Il concetto di "vicinanza" non rileva. Tale categoria non viene in essere in nessun passo evangelico. Sembra quasi si prospetti una anomala caccia al tesoro teologica ove qualcuno (ad esempio un calvinista) sia più prossimo alla Verità di un altro (ad esempio un induista). Non mi sembra che il Vangelo e la Tradizione adombrino un puzzle-labirinto di siffatto tipo. O si è con Cristo o si è contro Cristo. E si è con Cristo solo con la Chiesa Cattolica.
Quel che conta semmai è la tolleranza tra i popoli, con le loro diverse tradizioni sacre. Testimoniare la Verità senza imporla con la forza. Riconoscere le diversità per poter rispettare gli altri. Ma rispettare non significa non far notare l'errore...
dipende...
RispondiEliminase è mezza avvelenata nel senso che tracciando il diametro delle torta (supponendo per semplicità che sia di forma rotonda)
la parte a destra è buona e la parte a sinistra è avvelenata, allora la parte destra la tengo la mangio e la do da mangiare ad altri, la sinistra la butto;
però potrebbe pure essere che la torta è sempre al 50% avvelenata ma col veleno uniformemente distribuito in modo tale che non sia possibile distinguere una metà completamente sana e un'altra completamente avvelenata, allora la si butta tutta.
a questo aggiungiamo che siamo certi di avere una torta che è sicuramente non avvelenata, ma buonissima, sanissima, nutrientissima..(Chiesa cattolica apostolica romana), quindi tanto vale lasciare perdere altre torte e servirsi direttamente da quest'ultima.
<span><span>buonissima, sanissima, nutrientissima..(Chiesa cattolica apostolica romana)...</span>
RispondiEliminaah sì ? ahahahahah !
scusi, eh...ma davvero lei ci crede a questa Chiesa da <span>"mulinobianco"?</span>.....sanissima e integerrima e .....sìì !molto omogenea e anche onnivora e onni-inclusiva, comprensiva e comprendente anche il verbo kikiano e il suo catto-giudaico CNC, che danno sanissimo nutrimento di retta e ortodossissima Dottrina cattolica ai suoi adepti, vero, Mandis ?
ma per favore.....</span>
<span>si informi un po' su quale sia la PLURALISTA configurazione della Chiesa, da 40 anni in qua: le fonti di informazione non mancano, se per caso lei non si è mai affacciato dentro le multisale liturgiche kikiane o dentro quelle (più innocue ma vario-bibliciste) del RnS !</span>
<span>ah ...la Chiesa deve fare "esperienza" per diventare consapevole ?
RispondiEliminaesperienza di che ?
equivale a dire che la Chiesa fino al 1960 era "bambina" e poco consapevole di sè; e che per questo i Santi non capivano nulla di ciò che noi oggi capiamo (siamo grandi, noi.....) ! esattamente quello che stavo dicendo: ma i Santi c'erano, la Chiesa respirava e promanava e donava santità ! e oggi dov'è questa santità ? dove promana ? come ce la dona ? dove si respira ?
Chi parla di santità ? chi parla di peccato ? CHI PARLA DI CONVERSIONE, PENITENZA E PURIFICAZIONE E UNIONE SOPRANNATURALE CON CRISTO ?
che significa maniera diversa ? che il Signore è considerato solo un simbolo o un "bravo Maestro e guaritore, uomo tra gli altri uomini", o come un ammirevole leader politico-sociale ? sarebbe questa la grande novità che avrebbe scoperto la Chiesa conciliare ? che Cristo deve essere ridotto alla sola misura umana ? e questa secondo lei sarebbe non-ideologia ?
sarebbe il nuovo Magistero, in perfetta continuità col passato, e "appropriazione consapevole di sè" ? .....ma sa che le dico, Flavio ? questa di cui lei favoleggia a me sembra una Chiesa che si sottopone a psicoanalisi, bella conquista, grande scoperta.....che il Signore Gesù Cristo nell'anno 33 non aveva ancora voluto rivelarci, perchè......eravamo troppo bambini, vero ?
invece adesso siamo adulti, emancipati, e dobbiamo far emancipare anche il Vangelo, certamente !
e la Chiesa tutta si deve adeguare ai tempi nuovi e nuovi maestri, però....senza ideologie, per carità ! tutto secondo Verità, ma in continua "evoluzione e crescita" della Verità stessa:
oggi più di ieri e meno di domani, <span>ogni giorno la Verità diventa più vera</span> di ieri, si capisce !
(ma per favore .........) *DONT_KNOW*
-------------
<span>Vieni</span><span><span>,</span></span><span><span> </span></span><span>Santo Spirito: manda a noi dal cielo</span><span><span> </span></span>un raggio della tua luce !</span>
<span><span>Ermeneutica della rottura!!! </span>
RispondiEliminaah....Flavio lei si meraviglia di rotture<span> presenti </span> in altrui discorsi? ?
ma se proprio lei stesso ha proclamato qui sotto di dover <span>"rompere gli schemi" per far uscire la fede ! !</span>
che specie di coerenza è la sua ? !
:( </span>
<span>Sulla salvezza di coloro che senza loro colpa vivono in una falsa religione s'è discusso varie volte. Restiamo a quanto sostenuto dalla Tradizion e ripreso dalla Lettera del S. Uffizio all'arcivescovo di Boston.
RispondiEliminaCostoro "possono" salvarsi a determinate condizioni e lasciamo operare Nostro Signore che sa quel che fa. Nel mistero di questa salvezza extra ecclesiam non possiamo noi ci perdiamo, se vogliamo andare oltre l'affermazione d'una possibilità di massima.</span>
Il discorso di Pozzo mi sembra molto fumoso e tenta, come la solito, di conciliare l'inconciliabile.
RispondiEliminaForse si dimentica che la salvezza è un'opera di Dio e che la Chiesa Cattolica ne è lo strumento. Ma perché poi vogliamo limitare la libertà di Dio a usare altre vie (sebbene secondo noi imperfette?).
RispondiEliminaChi non è "contro di noi" è "per noi".
Non si discute il fatto che la Verità sia stata consegnata alla Chiesa di Cristo, la quale "subsistit" nella Chiesa Cattolica, secondo l'insegnamento del Concilio, né d'altra parte noi stessi, pur avendola ricevuta nella forma più piena, arriviamo a comprenderla totalmente (se non alla fine, quando la Verità sarà in tutti)... allora può darsi che dobbiamo arrivare a comprendere meglio i "semi" di Verità presenti anche in altre confessioni e tradizioni cristiane.
Questa conferenza di mons. Pozzo m'appare un gneroso sforzo di incanalare anche i punti più equivoci del Vat. II nell'alveo della Tradizione. Ma a volte, non so se a causa della traduzione (se la conferenza è stata offerta in lingua non italiana), appaiono dei substrati che mettono in luce la difficoltà di quest'operazione. Fo due esempi semplici semplici (il testo è complesso anche nel linguaggio e andrebbe analizzato in modo approfondito punto per punto ed altri meglio di me potrà farlo):
RispondiElimina1) "La pretesa di essere l’unica Chiesa di Cristo non può essere infatti interpretata al punto da non riconoscere la differenza essenziale tra i fedeli cristiani non cattolici e i non battezzati". Pretesa o coscienza, certezza? Direi cocienza, certezza: il concetto sarebbe molto più chiaro. Poco oltre invece il termine pretesa viene usato correttamente e sena posibilità di errata interpretazione: " La cosiddetta pretesa di assolutezza del cristianesimo, tradotta nella formula tradizionale dell’unica Chiesa in cui soltanto vi è la salvezza, incontra oggi tra i cattolici e gli evangelici incomprensione e rifiuto. Alla formula classica “extra Ecclesiam nulla salus”, oggi si sostituisce spesso la formula “extra Ecclesiam multa salus”. Un uso dal diverso significato dello steso temine genera confusione.
2) Se in sé non sono strumento di salvezza, perché ci i ostina a professar tanta stima per le false religioni? Contengono qualche elemento di Verità? Ma questi elementi da sé, avulsi dalla totalità della verità, niente producono. Per farli divenir produttivi certo v'è l'azione dello Spirito Santo che opera nell'anima dei singoli che vivono onestamente, ma è dovere della Chiesa far leva su questi elementi, ove ci siano, per farli emergere, fruttificare, inserirli nel quadro complessivo della Verità che nella Chiesa, sola, garantisce la salvezza. Se, dunque, verso queste false religioni, anche monoteiste, è necessaria l'opera evangelizzatrice, su quali elementi concreti si basa la stima tanto appassionatamente professata? E come si concilia quest'opera evangelizzatrice col rifiuto del proselitismo (che non è quello di Lauro: una scarpa prima e l'altra dopo il voto) ripetutamente assicurato?
Se queste di mons. Pozzo rifletton le posizioni teologiche della delegazione romana ai colloqui con la S. Pio X, potranno da quest'ultima esser approvate solo se espresse in un linguaggio inequivoco.
Un documento, dunque, da non sottovalutare. Ma, a mio avviso, altri passi in avanti da mbedue le parti devon eseer compiuti per pervenire ad una condivisa convergenza senza possibilità di recriminazioni.
<span>il problema è se questa chiesa è ancora Cattolica Apostolica Romana:
RispondiElimina- il termine cattolico, una volta sinonimo di cristiano, sembra da tempo in disuso acnhe per effetto dell'"inclusività"
- la Rivelazione Apostolica sembra diventata un'optional e vanno per la maggiore rivelazioni e liturgie 'fai da te'
- può dirsi ancora Romana una Chiesa dove ogni diocesi è autocefala e va avanti per conto suo?
Del resto la Lumen Gentium 8/b così dice: Haec unica Christi Ecclesia est Ecclesia catholica<span> (chissà apostolica romana che fine aveva fatto?)</span></span>
<span>limitare la libertà di Dio </span>
RispondiEliminaeehh ???
come sarebbe a dire che noi vogliamo "limitare la libertà di Dio di usare <span> altre vie " ??</span>
ma lei Antonio, ha mai letto S. Paolo laddove dice:
"Guai a me se non evangelizzassi!" ?
Non è stato Gesù Cristo stesso a dire agli Apostoli:
"Andate, predicate, battezzate tutte le genti" ?
E se la Chiesa non lo fa più, come si potrà più chiamare APOSTOLICA ?
ma se l'immagina lei se gli Apostoli, missionari e santi pastori di ogni tempo, compreso ad es. iL SANTO CURATO D'ARS che il Papa voleva diventasse modello dei sacerdoti, e che convertì tantissime anime nella sua parrocchia, (diventata un faro di luce per questa grandezza di un umile curato che fece
della sua vita intera un dono totale a Cristo e alle anime che portava a Lui...),
si immagina se tutta questa schiera di santi apostoli della Fede Cattolica avessero detto al Signore:
"Ma no....fai Tu, prego....non vogliamo limitare la tua libertà di usare altre vie per irvelarti: lascia stare un po' questo Tuo comando di predicare, battezzare, convertire, evangelizzare! serviti di altre vie,
NON MANDARE NOI !....sii libero! "
....ma siamo proprio così rincitrulliti da ritenere giusto il dover mettere la fiaccola "sotto il moggio" ?
rinunciare la Mandato di Cristo, espresso a chiare lettere, prima dell'Ascensione, e dichiarare che lo si deve fare "per non limitare la Sua libertà" ?
....ma questo è -come al solito- il trionfo dell'assurdo, da 45 anni pervicace e (pare) invincibile !
:(
<span><span>limitare la libertà di Dio </span>
RispondiEliminaeehh ???
come sarebbe a dire che noi vogliamo "limitare la libertà di Dio di usare <span> altre vie " ??</span>
ma lei Antonio, ha mai letto S. Paolo laddove dice:
"Guai a me se non evangelizzassi!" ?
Non è stato Gesù Cristo stesso a dire agli Apostoli:
"Andate, predicate, battezzate tutte le genti" ?
E se la Chiesa non lo fa più, come si potrà più chiamare APOSTOLICA ?
ma se l'immagina lei se gli Apostoli, missionari e santi pastori di ogni tempo, compreso ad es. iL SANTO CURATO D'ARS che il Papa voleva diventasse modello dei sacerdoti, e che convertì tantissime anime nella sua parrocchia, (diventata un faro di luce per questa grandezza di un umile curato che fece della sua vita intera un dono totale a Cristo e alle anime che portava a Lui...),
si immagina se tutta questa schiera di santi apostoli della Fede Cattolica avessero detto al Signore:
"Ma no....fai Tu, prego....non vogliamo limitare la tua libertà di usare altre vie per irvelarti: lascia stare un po' questo Tuo comando di predicare, battezzare, convertire, evangelizzare! serviti di altre vie, NON MANDARE NOI !....sii libero! "
....ma siamo proprio così rincitrulliti da ritenere giusto il dover mettere la fiaccola "sotto il moggio" ?
rinunciare al Mandato di Cristo, espresso a chiare lettere, prima dell'Ascensione, e dichiarare che lo si deve fare "per non limitare la Sua libertà" ?
....ma questo è -come al solito- il trionfo dell'assurdo, da 45 anni pervicace e (pare) invincibile !
:( </span>
<span>comprendere semmai nel senso di<span> compatire </span>chi manca di cose essenziali !
RispondiEliminaMa coloro che sono in penombra non possono certo donare la loro scarsa luce a chi E' GIA' nella piena Luce, Cristo in persona ! Il card. John Henry Newman (che sarà beatificato a settembre) racconta la propria esperienza di conversione come di un passaggio dalle "ombre" del protestantesimo anglicano alla Luce piena della Fede cattolica.</span>
<span> potranno da quest'ultima esser approvate solo se espresse in un linguaggio inequivoco. </span>
RispondiElimina...e il problema è tutto qui, sempre quello: ma è una tendenza del linguaggio, questa <span>ambivalenza,</span> che si è affermata proprio a partire dal Concilio, e pare non voler affatto tramontare per ora;....ecco perchè mons. De Galarreta giorni fa riferiva come la FSSPX fosse delusa per la mancanza di chiarezza da parte di Roma: e descriveva l'andamento dei colloqui secondo "due linee di pensiero che non si incontrano e che producono non un dialogo, ma due monologhi"!
*DONT_KNOW*
Carissimi, mi spiace per alcuni di voi, ma considero questa allocuzione di mons. Pozzo un ottimo primo passo verso l'applicazione della corretta interpretazione del Vaticano II, quella già preannunziata da Benedetto XVI nel 2005. Direi, anzi, che i contenuti di questa conferenza potranno sicuramente costutuire una prima ossatura, certo ancora parziale, incompleta e insufficiente, di un futuro documento pontificio solenne che dia una autentica, definitiva ed esaustiva interpretazione dell'intero Concilio in tutte le sue sfaccettature, secondo la richiesta formulata a mò di supplica da mons. Brunero Gherardini. Credo che, tra qualche anno, tale sospirato e auspicato documento papale sarà non solo possibile, ma, direi, necessario e ineludibile. Tuttavia la ricostruzione della dottrina cattolica, dopo decenni di ricreazione post-conciliare, richiederà tempi lunghissimi e possiamo già ora constatare la lentezza e la parsimonia degli atti con cui la S. Sede sta ricostruendo pazientemente la trama sfilacciata della Chiesa. I colloqui dottrinali avviati con la benemerita Fraternità di Lefebvre, per quanto dureranno anch'essi senz'altro degli anni, costituiscono, a mio avviso, un efficacissimo aiuto grazie al quale Roma può, già ora, avere l'opportunità di ricostruire diligentemente quanto distrutto da decenni di ideologia paraconciliare. E direi che il discorso di mons. Pozzo ne rappresenta un primo, tangibile e validissimo frutto.
RispondiEliminaRitengo altresì un'ottima cosa, veramente eccellente, il fatto che, per la prima volta, il Vaticano abbia finalmente dato un nome preciso ed esatto al terrificante spirito del concilio, quello che, a partire dagli anni sessanta, ha iniziato l'autodemolizione della Chiesa: ora sappiamo come chiamarlo e sappiamo che la S. Sede è perfettamente consapevole della sua esistenza e dei danni terribili che ha arrecato alla Fede. Roma ha finalmente stabilito che l'"ideologia paraconciliare" è qualcosa di estraneo alla Verità cattolica e, soprattutto, qualcosa che deve essere progressivamente debellato, eliminato, cancellato. In parole povere: la Tradizione deve risorgere, perchè solo in essa è presente lo spirito di Verità che sostiene, mantiene e vivifica la Chiesa.
Le varie affermazioni sulle altre religioni e sull'unicità della Chiesa cattolica come arca di salvezza direi che chiariscono piuttosto bene e in modo esaustivo la non contraddizione degli enunciati conciliari con la tradizione precedente. Sostanzialmente si afferma che la Chiesa cattolica sola possiede la Verità e i mezzi per la salvezza eterna, tuttavia, come già affermò chiaramente Pio XII, chi si trova nell'ignoranza invincibile della vera religione non verrà abbandonato da Dio alla dannazione eterna senza sua colpa. Certamente mons. Pozzo deve comunque ammettere che un concilio c'è stato e non può certo fingere che ciò non sia vero. L'importante è verificare e stabilire la continuità della dottrina cattolica prima e dopo il concilio, constatando accuratamente l'assenza di rotture e di contraddizioni. E direi che questo lungo discorso di mons. Pozzo costituisce sicuramente un 'ulteriore e validissima tappa verso una sana restaurazione cattolica. Dio lo benedica!
se credere e professare e vivere di essere la Nuova ed Eterna Alleanza in Cristo significa "limitare la libertà di Dio", Cristo Signore, cosa è venuto a fare?
RispondiEliminaSenza il quale chiarimento, che riconduca, come in qualche modo si sforza di argomentar mons. Pozzo, i nuovi orientamenti ed esplicitazioni conciliari ad un approccio puramente pastorale al problema delle altre religioni, noi non possiamo che rimaner fermi nella dottrina infallibilmente esposta nella Mortalium animos.
RispondiEliminaResta il sotto evidenziato da me e da MA problema del linguaggio, un ostacolo non secondario. Il linguaggio della teologia classica e quello della moderna, dovranno trovar una sintesi, non un compromesso che lascerebbe aperte tutte le questioni. Insomma, intendersi sul linguaggio sarebbe già un risultato di grande momento.
Serve poco per una discussione chiara fare citazioni di una lettera del Sant'Uffizio in quanto tale senza metterla di fronte, passo per passo, al testo che si vuole contraddire.
RispondiEliminaIn effetti, in nessuno dei passi qui citato ci vedo a colpo d'occhio una contraddizione con gli insegnamenti susseguenti del concilio o con le precisioni apportate dalla CDF in seguito.
Pergiunta, se anche se ci dovesse essere una contraddizione (chissà la quale in questo caso), il Magistero di un documento conciliare sarà sempre superiore in autorità.
Se oggi abbiamo questa drammatica situazione lo dobbiamo anche (e soprattutto) alla nuova messa...d'altronde lo stesso Guitton sosteneva che lo smarrimento e il fumo di satana eran dovuti alla nuova messa e lo disse chiaramente anche a Paolo VI, il quale, ovviamente, non lo ascoltò...meglio sentire le eresie di Chenu, Congar, De Lubac e compagnia eretica.
RispondiEliminaIl concilio, anche mons. Pozzo lo sa, c'è stato ed è proprio per questo che son sorti tanti problemi, a cui si aggiunge la deficienza chiarificatrice dall'alto, chiesta e mai pervenuta.
RispondiEliminaL'ermeneutica della continuità, come sempre scrivo, va dimostrata con la verifica della compatibilità del magistero pre-conciliare e quello conciliare e post-conciliare. Le vie posson esser diverse e posson anche convivere o convergere: dichiarazione che non è necessario aderire a tutti i documenti conciliari (indicarli) come a verità definite perché semplicemente pastorali, e stabilir le proposizioni in altri contenute da creder senza possibilità di riserva in quanto ripetizione di verità già definite; dimostrar punto per punto che i vari documenti in niente innovan la dottrina tradizionale; chiarir il concetto oggi abusato e onnicomprensivo di Tradizione e tradizione vivente.
Esperienza! E non ideologia! :-D
RispondiEliminaConcordo sostanzialmente con il pensiero di Francesco B.
RispondiEliminaEffettivamente ci troviamo difronte a questioni difficili che richiedono tempo e pazienza.
Al carissimo don Camillo direi di avere pazienza, lo ringrazio molto per i testi del magistero che mettono in chiaro la Verità.
Personalmente penso che il Concilio Vaticano II sarebbestato meglio non farlo, ma dal momento che l'Eterno Padre in un suo insondabile disegno ne ha permesso la realizzazione e soprattutto a permesso l'infausta e dannosa riforma liturgica di Paolo VI a questo punto con pazienza occorrerà rimettere sul binario della Tradizione la Chiesa, ci vorrà preghiera, sforzo di santità, fermezza.
Il Vaticano cominci a fare dei gesti concreti contro i lupi eretici neomodernisti e paraconciliari che già da prima del Concilio tramavano in segreto per distruggere l'Ovile Santo e la Sacra Cappella (Pio XII).
Penso che ci voglia da parte di tutti noi fedeli alla dottrina e alla liturgia di sempre, molta umiltà, unità tra di noi, dialogo tra di noi e poi aprendoci allo Spirito Santo saprà Lui fornirci quei suggerimenti e quelle iniziative per la giusta causa.
don Bernardo
Forse, non mi sono espresso bene. Volevo semplicemente dire che Dio può agire (e agisce) anche al di fuori della Chiesa Cattolica. Bisogna scoprire quali siano i segni della sua azione nelle varie culture e portarli alla pienezza della Verità (Cristo Gesù). Certo che vi sono errori o deviazioni nelle culture che non hanno conosciuto Cristo. Bisogna perciò evangelizzarle e portarle a Cristo. Questa è l'azione egvangelizzatrice bimillenaria della Chiesa. Circa poi le altre confessioni religiose, il discorso è diverso: Lì oltre a "elementi" o "segni" di Verità, c'è qualcosa di più. Chi è cattolico non deve aver paura di dialogare francamente, senza demonizzare, trovando segni positivi e denunciando gli errori che allintanano da Cristo. Le dimostrazioni della verità della fede, anche se necessarie, non sempre hanno convinto qualcuno a credere.
RispondiEliminaE poi, non limitiamo lo Spirito Santo a soffiare dove come e quando vuole (e anche nonostante noi).
Un documento conciliare di natura pastorale non è superiore ad una dichiarazione dottrinale del S. Uffizio
RispondiEliminache oltretutto ribadiva la dottrina tradizionale e richiamava un'infallibile enciclica di Pio XII.
<span>La Costituzione Dogmatica Lumen Gentium semplice documento pastorale? Interessante.
RispondiEliminaUn'enciclica a rango di infallibile? Interessante.
Comunque sul fondo, non mi si risponde: dov'è questa contraddizione? Per adesso non la vedo, e con le spiegazioni, esse autorevoli, di Mgr Pozzo ancora di meno. </span>
La Lumen gentium è, come la Dei Verbum, definita dogmatica perché tocca problemi dottrinali e dogmatici: non formula alcun dogma, ma qua e là ribadisce verità già definite. Solo in questi passaggi espone verità da credere. Il resto sono argomentazioni a carattere teologico e pastorale essendo stato il concilio indetto, condotto e proclamato in continuazione come concilio pastorale. E' tanto "dogmatica" che a proposito della collegialità, dopo che fu approvata dai padri e dal Pontefice, questi, avvertito dei gravi errori che conteneva la formulazione del duplice magistero da lui, dovette chiedere al card. Ottaviani di riveder quella dottrina con la Nota praevia. Dogmatica? Certo, la si licenzia come dogmatica e poi ci si accorge che ci son errori gravissimi e si mette una toppa. Infallibilità in due tempi: nel primo lo Spirito Santo s'era confuso.
RispondiEliminaLa Mystici Corporis non è infallibile? Studia quando e come un documento pontificio è infallibile. Se n'è parlato a sufficienza.
E' uno che rompe.
RispondiEliminaNon credo che qui ci sian cattolici che abbian mai fantasticato di far esperienze fuori della Chiesa o consideri, invidiandolo, coraggioso chi apostata.
RispondiEliminaTanto vogliamo monopolizzare l'amore di Dio che vogliamo una Chiesa che torni ad esser evangelizzatrice e non inconcludentemente dialogante su tutto fuor che su Cristo e la sua centralità nella vita umana e universale. L'amore di Dio è infinito e tra le sue braccia si può entrar tutti, purché lo si voglia. Le porte son aperte.
Per evitar rischi di avvelenamento mangiamo un po' di dolcini sardi.
RispondiElimina<span>Nessuno nega la possibilità (non la certezza) di salvarsi essendo giuridicamente fuori della Chiesa. Sappiamo come la Chiesa si sia espressa in merito.
RispondiEliminaOggi, purtroppo, si dialoga ma non si dimostrano agl'interlocutori i loro errori e la falsità delle loro religioni o le carenze di elementi costitutivi della Chiesa, come nel caso di scismatici ed eretici.</span>
E' SOTTINTESO
RispondiEliminaGIUSTO DANTE ;)
RispondiElimina<span>Un'enciclica non è infallibile se non in quanto enunci esplicitamente di avvalersi dell'infallibilità. Altrimenti, casomai, può enunciare verità definitive. C'è una bella differenza. Anche la Lumen gentium non enuncia dei dogmi ma ha naturalmente un contenuto dottrinale (in questo senso dogmatico) e rappresenta un atto di magistero autentico in nessun modo inferiore a quello di un'enciclica.</span>
RispondiElimina<span>Studia tu, prima di pontificare. </span>
Attenzione: non si parla mai di salvezza "extra ecclesiam", io sarei il primo a negare la possibilità di una salvezza radicalmente "extra ecclesiam"! Conseguire la salvezza implica necessariamente una qualche forma di appartenenza alla Chiesa cattolica: è questa appartenenza a essere veramente "misteriosa", ma io non oserei mai dire che una persona che si salva pur non essendo battezzata è "fuori" della Chiesa cattolica.
RispondiElimina<span>"Una Chiesa è pienamente identificabile soltanto laddove si trovano riuniti gli elementi «sacri» necessari e irrinunciabili che la costituiscono come Chiesa: la successione apostolica (che implica la comunione con il Successore di Pietro), i sacramenti, la sacra Scrittura... In particolare, il termine «Chiesa» può essere legittimamente riferito alle Chiese orientali separate"</span>
RispondiEliminaLeggo bene? Per essere Chiesa si deve essere in comunione con Pietro. Sono "Chiesa" anche i separati che non sono in comunione con Pietro.
bispensiero Orwelliano?
<span>Non c'è nessuna contraddizione. E' una grande presunzione affermare che c'è contraddizione solo perché non abbiamo l'intelligenza per capirlo.</span>
RispondiElimina<span>La Chiesa cattolica ha SEMPRE riconosciuto il battesimo impartito (nelle dovute modalità) dai non cattolici. Basterebbe questo (in realtà c'è molto di più!) a mostrare un battezzato - anche se protestante o ortodosso - è infinitamente più "vicino" rispetto a un membro di un'altra o di nessuna religione. </span>
RispondiElimina<span>Le tue tesi, guardacaso, sono proprio tipiche di alcuni settori del mondo ortodosso...</span>
<span>Prima di sproloquiare, andatevi a leggere il decreto Ad gentes del Concilio Vaticano II: vi pare che indichi che non si deve forse più evangelizzare??? Ma dai!!!! STUDIATE!</span>
RispondiElimina<span>Questa è una questione di approccio pastorale (diciamo, il partire dai punti in comune piuttosto che da quelli di disenso) su cui si può discutere. Anche se non è vero che il dialogo ecumenico non abbia le sue franchezze! Inoltre occorre fare una distinzione _radicale_ tra il dialogo con gli altri cristiani e quello con le altre religioni (chi non fa questa distinzione sbaglia!, sia che sia progressista o tradizionalista).</span>
RispondiEliminaConcordo con te: c'è qui dentro chi pontifica sperando avere solo pecorelle ignoranti intorno a lui.
RispondiEliminaSia la Mortalium Animos che la Mystici Corporis, benchè dotati di altissima dottrina, e che, leggendole con cura ed amore della verità, sono chiaramente dei documenti precursori della Costituzione Dogmatica Lumen Gentium e di certo non in opposizione, NON esprimono in nessun punto espressioni pontificali che leghino all'infallibilità.
Rircordo a tutti cosa definisce l'infallibilità papale: "<span>Can. 749 - §1. Il Sommo Pontefice, in forza del suo ufficio, gode dell'infallibilità nel magistero quando, come Pastore e Dottore supremo di tutti i fedeli, che ha il compito di confermare i suoi fratelli nella fede, con atto definitivo proclama da tenersi una dottrina sulla fede o sui costumi."</span>
In oltre affermare che solo certi passaggi della Lumen Gentium sono "da verità da credere" (chissà ci sono verità da non credere per certuni) è proprio un'affermazione non cattolico romana. "<span>Can. 337 - §1. Il Collegio dei Vescovi esercita in modo solenne la potestà sulla Chiesa universale nel Concilio Ecumenico." </span>
<span>e il</span>
<span>"</span>Can. 341 - §1. Non hanno forza obbligante se non quei decreti del Concilio Ecumenico che, insieme con i Padri del Concilio, siano stati approvati dal Romano Pontefice, da lui confermati e per suo comando promulgati."
Fare poi della dietrologia, per di più spesso incontrollabile, su come certi documenti sono giunti alla stesura finale è poi dimostrazione di assenza di argomenti sul fondo stesso della questione.
Per terminare: aspetto che mi si dimostri concretamente, aldilà di frasi fatte spesso piene di astio irrazionale, dove c'è la contraddizione tra i testi. Io non l'ho trovato ed è chiaro che la Lumen Gentium illumina i testi precedenti senza contraddirli.
Purtroppo, siamo sempre li, le parole difronte ai fatti, perdono valore. Nel senso che non c'è stato nessun Papa, conciliare o post conciliare che abbia fermato il dilagare degli errori che si vogliono solo post conciliari, dunque è parso a tutti che il concilio abbia voluto propagare tali errori, perchè nessuno ha mai ostacolato con tutti i mezzi possibili, anche la scomunica, il dilagare delle interpretazioni progressiste. Dunque erano interpretazioni che piacevano anche ai Papi? Era una rivoluzione programmata dall'alto,a cui ora si vuol parare con l'ermeneutica della continuità? Comunque i documenti che parlano dei diritti degli uomini (invece che stabilire ancora una volta quelli di Dio) con la centralità dell'uomo e quelli sulla libertà delle religioni, anche quelle false, non sono conformi al Magistero della Chiesa, sono novità vere e proprie già condannate dal Sillabo. Si può tollerare, per un bene maggiore una falsa religione, ma non si può dire che la falsa religione abbia dei diritti, visto che il buon Dio, Verità asoluta è il solo ad aver diritto di cittadinanza. Noi tolleriamo la zizzania, ma non gli diamo diritto di distruggere il buon grano.
RispondiEliminaVisto che passo per progressista e nemico dei tradizionalisti, e pure della Tradizione, ci tengo a precisare che mi ritrovo pienamente nei contenuti dottrinali espressi da mons. Pozzo, che altro non fa che esprimere debitamente la dottrina cattolica del Concilio Vaticano II mostrandone la non-contraddizione (che non significa assenza di evoluzione e di precisazione, come è sempre avvenuto in due millenni di Magistero!) con la dottrina tradizionale e tantopiù coi fondamenti della fede.
RispondiEliminaInsomma finisce tutto a tarallucci e vino :-P
RispondiElimina<span>Immagine facile da utlizizzare ma fasulla, in quanto non rispetta nè il testo nè lo spririto di quanto detto da Mgr Pozzo.
RispondiEliminaLa Chiesa Cattolica Apostolica Romana è lo strumento Perfetto: le altre realtà religiose sono strumenti imperfetti.
Quel che hanno di buono lo compartiscono con la Chiesa.
Non sono torte che si mangiano, ma strumenti che si utlizzano: ad esempio un coltello appuntito è uno strumento imperfetto nella misura in cui può essere utlizzato per tagliare pane (cosa buona) ma anche per uccidere qualcuno (cosa malvagia).
Un coltello alla punta arrotondata è dunque più perfetto di quello appuntito perchè non permette di uccidere nessuno.
Ma quello appuntito, anche se imperfetto, partecipa della perfezione di quello arrotondato in quanto è anche tagliente: quindi qualcuno che utilizzerebbe solo gli aspetti del coltello appuntito che sono in comune con quello arrotondato, può tagliare il pane e quindi fare il bene:
così ne va delle altre religioni rispetto alla Religione Cattolica.</span>
CIRENEO - <span>Ripeti sempre le stesse parole. La Lumen gentium, come altri documenti conciliari, è un misto di indicazioni pastorali e argomentazioni dottrinali. Scindere le une dalle altre non è facile. La richiesta di chiarimento sui punti da credere senza riserve, nei documenti di un concilio che s'è voluto espressamente solo pastorale, era ed è volta a poter aderire totalmente a simili insegnamenti. Torno ad invitarti a rilegger la nota del card. Felici sul valore da dare ai vari documenti
RispondiEliminaQuanto all'errore della Lumen Gentium sulla collegialità, s'è mai visto un concilio che dopo la promulgazione di un documento vi appone una nota richiesta dal papa a cui erano stati aperti gli occhi, per correggerlo?</span>
<span><span>OSPITE - Faresti bene ad andar a rileggere almeno l'introduzione della Mystici Corporis. Qui il Papa afferma chiaramente di esporre la dottrina dalla Chiesa ricevuta dalle stesse labbra di Cristo; usa parole come "dichiarazioni" e "precetti" oltre che esortazioni; afferma che esporrà"verità" non inutili neppure a chi sia lontano dalla Chiesa, per poi concluder che promulga questa enciclica perché glielo impone, nell'era presente, il suo compito di pastore supremo della Chiesa.
RispondiEliminaTu scrivi: "altrimenti, casomai, può enunciare verità definitive". Ohibò! questa sì ch'è profonda dottrina: enunciar verità definitive non implica l'infallibilità? Esistono verità definitive erronee?
Va' a riposarti, e scrivi a mente fresca e sobria.
</span></span>
Ripeto: apprezziamo la buona volontà di mons. Pozzo. Più di così il Vaticano non può fare. Non è possibile fingere che il Vaticano II non ci sia stato, purtroppo c'è stato e bisogna, volenti o nolenti, fare i conti con quello che ha affermato nei suoi documenti. Ciò che noi, nel terzo millennio, possiamo fare è spulciare le affermazioni del concilio e verificare l'assenza di contraddizioni con il magistero precedente. Ed è precisamente quello che ha fatto mons. Pozzo nel suo discorso ed è anche quello che stanno cercando di fare i colloqui dottrinali in corso con la Fraternità S. Pio X. Possiamo fidarci della Fraternità? Direi proprio di sì, non c'è alcun dubbio. E se, al termine di questi lunghi colloqui, la S. Pio X si riterrà soddisfatta (cosa per cui dobbiamo sperare e pregare incessantemente) significa che l'obiettivo loro e nostro è stato raggiunto: i documenti usciti dal concilio, pur essendo azzardati, inopportuni, ottimistici, dispersivi e altro ancora, se letti con gli occhi della Tradizione non dicono nulla che non sia armonizzabile e compatibile con tutto ciò che la Chiesa ha affermato nei secoli precedenti. Ecco allora che si sarà trovata la giusta interpretazione dei documenti conciliari ed è precisamente questa l'ermeneutica che dovrà essere poi ufficialmente insegnata e promossa da Roma.
RispondiEliminaBen diverso è, purtroppo, il discorso relativo agli atteggiamenti e ai comportamenti sbagliatissimi, anticattolici, antitradizionali e fortissimamente diseducativi che i Papi, e poi anche i vescovi, hanno perseguito pubblicamente a partire da Paolo VI: incontri ecumenici, baci e abbracci con gli infedeli, visite pubbliche a luoghi di culto acattolici, discorsi impregnati di ambiguità e perbenismo filantropico, dialogo fine a se stesso con le altre religioni e via dicendo. Questi comportamenti e questi discorsi pontifici hanno finito per essere poi adottati anche da cardinali, vescovi e sacerdoti e hanno condotto il popolo cattolico al sincretismo religioso, all'indifferentismo e al relativismo. Tutto, magari, nel nome del Vaticano II, facendo credere che il concilio avesse affermato l'eguaglianza delle religioni di fronte alla Verità, cosa che non ha fatto. Continuo quindi a sostenere che l'applicazione e l'interpretazione sbagliate delle affermazioni conciliari siano state causate essenzialmente dagli errori commessi dal pontificato di Paolo VI, il quale promosse una serie di riforme sbagliatissime (Curia Romana, S. Messa, ecc...) e promosse per la prima volta l'ecumenismo pubblico e ufficiale tra le religioni. Questi provvedimenti assolutamente sbagliati e inadeguati di Paolo VI, poi inevitabilmente proseguiti e portati alle estreme conseguenze dai successori (vedasi Assisi), hanno fatto credere che il concilio avesse stabilito queste cose, mentre, nella realtà, è stato essenzialmente Paolo VI a interpretare erroneamente quanto affermato dal Concilio e a comportarsi di conseguenza. Quindi ribadisco che non è possibile in alcun modo sganciare il Vaticano II dal pontificato montiniano, se vogliamo veramente capire cosa sia andato storto nell'applicazione del concilio e perchè sia emersa una ermeneutica di rottura e di discontinuità che poi è prevalsa nella Chiesa. La responsabilità è solo ed unicamente di Paolo VI e di come lui abbia voluto liberamente interpretare il concilio stesso. Se Paolo VI fosse morto nel 1965 e a lui fosse succeduto un pontefice come Siri, le disastrose conseguenze falsamente attribuite al concilio non sarebbero sicuramente avvenute e l'influenza del Vaticano II sulla vita della Chiesa sarebbe stata molto, ma molto più modesta di quanto non sia in realtà avvenuto.
<span>Dante, se hai argomenti presentali, ma smettila di offendere chi non la pensa come te ("mente fresca sobria" ;) , perchè se io non scrivo la verità di quel che penso su di te è solo perchè non voglio che tu scoppia come un rospone troppo gonfio. Smettila dunque di offendere gli altri se non vuoi essere offeso. Porta invece su veri argomenti e smettila di pensare colle emozioni.
RispondiEliminaDetto ciò, sei tu che ripeti sempre le stesse parole ( mi sa che vedi negli altri i propri tuoi difettoni): io cito solo documenti obiettivi che chiunque può riscontrare.
Ad esempio nella <span>Mystici Corporis il Papa può usare tutti i termini che vuole ma finché " non proclama </span><span>con atto definitivo da tenersi una dottrina sulla fede o sui costumi" non v'è infallibilità ( Can 749 </span><span>§3. Nessuna dottrina si intende infallibilmente definita, se ciò non consta manifestamente.) </span><span>e quel testo può essere rivisto e approfondito dal Magistero ulteriore.</span>
Quanto all'errore o non errore, tu fai ancora (e solo) della dietrologia ed ignori compeltamente il can 337 e ss.</span>
Eppoi, mi si risponda sul fondo come già chiesto almeno tre volte: "<span>aspetto che mi si dimostri concretamente, aldilà di frasi fatte spesso piene di astio irrazionale, dove c'è la contraddizione tra i testi. Io non l'ho trovato ed è chiaro che la Lumen Gentium illumina i testi precedenti senza contraddirli. "</span>
L'unico argomento che a uno come te ho da portare è il solito: studia un po' di teologia e non ripetere a pappagallo i canoni, che vanno interpretati e saputi interpretare. Sull'infallibilità pontifica, a te che sembri abbastanza digiuno di preparazione, consiglio le voci relative in Enciclopedia Cattolica; Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo; Piolanti, Dizionario di teologia dogmatica. Da lì apprenderai quali son le formule che caratterizzano, nel magistero ordinaio del Pontefice, la nota dell'infallibilità. Si tratta di cose che qua e là ho già esposto. Il resto, i tuoi isterici insulti, mi scivolan addosso e ricadon su di te che ne resti insozzato,
RispondiEliminaEffettivamente è valido e dà la grazia.
RispondiEliminaBeh sei tu che mi sembri isterico =-X : per una volta che ce n'è uno che non ti spazzola le scarpe servilmente su questo blog, ciò ti mette in uno stato di nervosità che non conviene al "pontefice" che sei...
RispondiEliminaPersonalmente ti consiglierei non di studiare ma almeno di LEGGERE con intellettuale umiltà i documenti del Concilio e gli insegnamenti susseguenti del Servo di Dio Paolo VI, del Venerabile Giovanni Paolo II e dell'attuale Benedetto XVI
Poi quando fai affermazioni alla cavolona su un blog qualsiasi almeno preparati a DIMOSTRARE quel che affermi: offendendo e gridando su chi non la pensa come te, non rende la tua tesi più vera.
Ma quale kikiano!!! Ecco i soliti fantasmi!!!
RispondiEliminaCiao
Flavio
State andando OT, tornate sull'argomento principale del post che è la conferenza non " Pastorelli e SdC" ;) .
RispondiElimina"<span> Se Paolo VI fosse morto nel 1965 e a lui fosse succeduto un pontefice come Siri, le disastrose conseguenze falsamente attribuite al concilio non sarebbero sicuramente avvenute e l'influenza del Vaticano II sulla vita della Chiesa sarebbe stata molto, ma molto più modesta di quanto non sia in realtà avvenuto"</span>
RispondiEliminaCi daresti anche una terna sulla ruota di Roma?
OKI DOKIE! :-)
RispondiElimina<span>"<span>aspetto che mi si dimostri concretamente, aldilà di frasi fatte spesso piene di astio irrazionale, dove c'è la contraddizione tra i testi. Io non l'ho trovato ed è chiaro che la Lumen Gentium illumina i testi precedenti senza contraddirli. "</span></span>
Chi ha trovato questa continuità? Uno che crede che le 3 religioni monoteiste hanno lo stesso Dio? ah bè allora...
RispondiEliminaBeh! anche Giovanni XXIII non fu un santo....O sì? :(
RispondiEliminaBe'... è un Beato...
RispondiEliminaCerto che se è beato lui, ci sono buone speranze anche per il card. Martini e prelati simili.
RispondiElimina<span>Io non sono né isterico né mai è stato, è e sarà mio costume urlare. Questa è una tua prerogativa, e non solo in questo blog: mieloso e aggressivo. Ma io me ne fo un baffo di quelli come te. Figurati se sei in grado di innervosirmi. Non ci riescon neppure i preti traditori. I documenti del Concilio li ho letti bene, e da molto tempo, prima di te. Non ho introdotto io i problemi che pone la Lumen gentium, per cui rimando la spiegazione a chi lo ha fatto e sull'argomento si veda il libro del Gherardini sul Concilio. Quanto al subsistit in altra pagiene di questo blog ho spiegato quale possa esser l'interpretazione più "cattolica". Guarda caso, come ho ricordato, è la spiegazione che dava mons. Gherardini proprio con un breve saggio sul mio bollettino Una Voce Dicentes poi ripreso in uno dei suoi ultimi libri. Ed ora fatta propria da mons. Pozzo.</span>
RispondiEliminaREDAZIONE: sarebbe bene che deste anche un'occhiata a quel che scrive questo prode anonimo. Ora, ad es., offende tutti gli amici del blog che accusa de esser miei servitori pronti a spazzolar a me "pontefice" le scarpe perché naturalmente son ignoranti e comunque non alla sua altezza.
1) Ma dai! Potevi dirlo fin dall'inizio che eri d'accordo con la posizione di Mons. Pozzo: almeno abbiamo un punto in comune. Viva l'ermeneutica della continuità!
RispondiElimina2) Ma chi dice che gli altri amici del blog sono ignoranti: solo tu. Smettila con i processi di intenzione e porta ragionamenti, pittosto.
3) Adesso da pontefice che sei te la giochi invece da bambino che va dalla mamma (la Redazione) perchè il cattivo SdC ti ha fatto la bua quando ti sei comportato da cafoncello insultando, tu sì, a destra ed a manca?
Scusa ma la Redazione ha chiesto che si parlasse del Topic, non delle tue bue! Possiamo tornare On Topic?
<span>"<span>aspetto che mi si dimostri concretamente, aldilà di frasi fatte spesso piene di astio irrazionale, dove c'è la contraddizione tra i testi. Io non l'ho trovato ed è chiaro che la Lumen Gentium illumina i testi precedenti senza contraddirli. "</span></span>
<span><span>"per una volta che ce n'è uno che non ti spazzola le scarpe servilmente su questo blog, ciò ti mette in uno stato di nervosità che non conviene al "pontefice" che sei... "</span>
RispondiElimina<span>Una volta, uno. Cioè tu. Questo è quello che scrivi. Sbraiti e non ti rendi conto di quel che scrivi oppure, come credo, credi che gli altri non sappian leggere quel che scrivi e smentisci te stessosperndo nella disattenzione altrui, il che non accade.
</span>
Io non chiedo che la REDAZIONE difenda me, ché non ho bisogni di alcuno, ma che chieda rispetto per coloro che qui scrivono e da te paragonati a miei lustrascrpe. </span>
Quanto a mons. Pozzo ho già scritto che nonostrante qualche contraddizione, il suo documento non è da sottovalutare come alcuni han fatto. E sul subsistit in ho scritto più volte. Se tu non leggi io non ci posso far nulla.
Insomma, si può lasciare il lato personale nelle discussioni con te? Non ci si può concentrare sulle idee senza trattare gli altri di tutti i nomi e senza fare processi di intenzione?
RispondiEliminaA me interessa solo il Topic in generale ed una risposta ad una mia domanda in particolare: "<span>"aspetto che mi si dimostri concretamente, aldilà di frasi fatte spesso piene di astio irrazionale, dove c'è la contraddizione tra i testi. Io non l'ho trovato ed è chiaro che la Lumen Gentium illumina i testi precedenti senza contraddirli. "</span>
Se a te non va di rispondere sia perchè non ne sei capace, sia perchè non ti interessa o ti annoia: scusa, ma chi ti obbliga a farlo?
Per don Camillo: i re di Francia, se non sbaglio, avevano il titolo di "Re Cristianissimi". I "Re Cattolici", invece, erano e sono tuttora i sovrani spagnoli. I sovrani inglesi, invece, per concessione di Leone X, avevano (e hanno tuttora) il titolo di "Difensori della Fede". Naturalmente, oggi si sono completamente dimenticati che la fede della quale erano stati dichiarati difensori è la cattolica romana, non certo il protestantesimo! Ma per gli inglesi, queste sono inezie. Per loro, infatti, il cattolicesimo è qualcosa di onnicomprensivo e di non ben definito. I cattolici veri e propri, per loro, sono denominati semplicemente papisti. Noi, però, sappiamo bene che Gregorio VII, nel Dictatus Papae (credo anno 1077 o giù di lì), aveva chiarito e stabilito una volta per tutte che "nessuno ha il diritto di chiamarsi cattolico se non riconosce e non si sottomette all'autorità del Vescovo di Roma, successore dell'Apostolo Pietro". Scusate l'O.T.
RispondiEliminaLascialo il lato personale ed io mi adeguo. Non credo che debba esser tu a valutare le mie capacità. Come vedi sei tu che insisti sulla persona. Se tu rileggi tutto quel che hai scritto e altrove - mi son divertito ad andar a sbirciar in questo altrove - forse ti acorgerai come rispondi. Quindi, abbozza ed io abbozo.
RispondiElimina<span><span>"<span>a</span></span></span><span><span><span>spetto che mi si dimostri concretamente, aldilà di frasi fatte spesso piene di astio irrazionale</span></span><span>
RispondiEliminaSe a te non va di rispondere sia perchè non ne sei capace, sia perchè non ti interessa o ti annoia: scusa, ma chi ti obbliga a farlo? </span></span><span><span></span>"</span>
Se vuoi continuare questa discussione ( che di per sè è interessante e utile) potresti riporre nell'armadio ogni espressione che metta in discussione la buona fede degli utenti del blog?
Attenzione Dante perchè fra poco il Cireneo le dirà che non è cattolico, che è protestante!
RispondiElimina<span><span>
RispondiElimina<span><span>"Dante, se hai argomenti presentali, ma smettila di offendere chi non la pensa come te ("mente fresca sobria" , perchè se io non scrivo la verità di quel che penso su di te è solo perchè non voglio che tu scoppia come un rospone troppo gonfio. Smettila dunque di offendere gli altri se non vuoi essere offeso. Porta invece su veri argomenti e smettila di pensare colle emozioni." <span> :-D <span> </span></span></span></span></span></span>
<span><span><span><span>Il Cireneo quanti specchi hai in casa tua? </span></span></span></span>
<span><span><span><span></span></span></span>Oh quanto è poco gradevole ciò che si scopre quando cadono le maschere!</span>
<span>Sì, perchè il Cireneo è molto orgoglioso, non ama che lo si contraddisca, e ha l`offesa molto facile, accusa gli altri di essere nell`emozione non si rende conto di essere lui immerso nelle sue, è abitato da un astio irrazionale perchè viscerale ma lo vede presente negli altri.</span>
<span>Dante,lascia perdere e stacca la presa, quella persona è nell`incapacità totale di discutere con serenità e equilibrio, o sei d`accordo con lui o ti offende, ti insulta, ironizza e usa il sarcasmo in modo molto ridicolo a dire il vero, ti dirà che sei ignorante e per finire sarai protestante e eretico!</span>
RispondiElimina"per una volta che ce n'è uno che non ti spazzola le scarpe servilmente su questo blog, ciò ti mette in uno stato di nervosità che non conviene al "pontefice" che sei..."
Oh, ma non sarà mica che il nostro cireneo è invidioso di Dante e che vorrebbe che fossero le sue di scarpe ad essere da noi spazzolate servilmente, come è giusto farlo al pontefice Simon che pontifica con ardore e perseveranza qui e altrove?E, aggiungo, con grande umiltà intellettuale, quella che mostra ad ogni suo intervento e che consiglia a Dante... il vaut mieux en rire!
<span>
RispondiElimina<span>Désolée, Flavio, ma il suo linguaggio e i suoi argomenti sono molto, molto, simili a quelli usati dai neocat, posso chiederle in che comunità eretica è cresciuto?</span></span>
<span>Alla Redazione: certo. Ma posso utilizzare le espressioni che utilizza Dante, in cambio? ;-)</span>
RispondiEliminaAvendo successione apostolica e sacramenti validi ed altri elementi costitutivi positivi, ereditati dalla Chiesa Cattolica, son fornite di elementi ecclesificanti. In questo si può parlar di Chiese orientali, scismatiche ed eretiche, certo, ma da un punto di vista dogmatico, ove si eccettui il rigetto del Primato di giurisdizione del Pontefice Romano, non ci sono altre distinzioni insuperabili. I dogmi mariani, ad es., potrebbero esser accettati data la devozione vivissima a Maria. Non sono sette come i mille rivoli del protestantesimo. Un ottimo testo rimane sempre l'Algermissen. La Chiesa e le Chiese.
RispondiEliminaMi par la solita fuffa salvaconcilio, dalla rapida scorsa che le ho dato. Nihil sub sole novi.
RispondiEliminaE quindi la FSSPX, non essendo né scismatica né tantomeno eretica, può essere definita "Chiesa" legittimamente e anche pienamente?
RispondiEliminaE quindi la FSSPX, non essendo né scismatica né tantomeno eretica, può essere definita "Chiesa" legittimamente e anche pienamente?
RispondiEliminaAggiungo che il linguaggio della "pienezza" o "parzialità della pienezza" (ad es. parlare comunione imperfetta) è un altro elemento caratterizzante il Concilio e post-Concilio. Un po' diverso -mi pare- dal "sì sì, no no".
RispondiElimina<span>Il tuo disprezzo per la Chiesa cattolica mi è veramente insopportabile. La Scrittura dice chiaramente cosa ne è dell'uomo che si fa giudice di se stesso.</span>
RispondiElimina<span>Sarà Dio a salvare il Concilio Vaticano II e la Santa Chiesa. Non dubiti.</span>
RispondiEliminaIn una comunità approvata dalla Santa Sede con decreto l'11 febbraio 1982 e di cui il card. Ratzinger ha celebrato il funerale del fondatore ...
RispondiEliminaIl problema è che prima di conoscere, prima di cercare di capire cosa vuole dire l'altro scomunicate.... non mi riconosco nella modalità con cui interpretate le mie parole: io cerco di interpretare le parole degli altri dando per buono che siano di un cattolico, quindi risolvo le magari piccole ambiguità in senso cattolico, voi inseguite i vostri fantasmi e li proiettate sulle parole degli altri...è triste! Dire per esempio che negli anni la fede della chiesa può aumentare nell'autocosienza non vuol dire che tutto è relativo....solo che alcuni fattori si evidenziano di più nel tempo... non è la verità che cambia, siamo noi che col passare del tempo la capiamo ed approfondiamo di più: è l'umanità che funziona così... "lo Spirito vi condurrà alla verità tutta intera": non è che Gesù non ci fosse tutto intero fin dall'inizio...è che nei secoli sempre più si capisce tutta la portata della sua venuta.
Non penso di essere un modernista...solo che non sono un tradizionalista tipo i teologi romani degli anni '50, quelli per cui, secondo De Lubac tutta la fede si riduceva a quanto contenuto nei documenti papali degli ultimi 200 anni...(e con questo non voglio dire che non siano importanti...)
Ritengo assolutamente imprescindibile la via del Santo Padre di evitare la rottura tra prima e dopo concilio: la Chiesa è la Chiesa, prima è dopo: se si sceglie la rottura, da qualunque parte si ci si situi è una parte contro il tutto... la Tradizione ha 2000 anni, non solo da Trento in poi: ad esempio i fratelli ortodossi, su un sacco di temi sono molto ma molto più tradizionali di noi benchè scismatici (per questo hanno mantenuto la fede anche senza il papa) e noi avremmo un sacco da imparare....ad esempio
http://www.tradizione.oodegr.com/tradizione_index/arte/artemodernaevd.htm
Basta solo allargare l'orizzonte...
In comunione
Flavio
Grazie, concordo con l'ospite...
RispondiEliminaFlavio
...mica dico che esite un giusto verso...è lo schema della rottura che è sbagliato...
RispondiEliminaFlavio
Grazie, vedo che la redazione è, come mi sembrave, molto equilibrata...
RispondiEliminaCiao
Flavio
Grazie Antonio!!!!!
RispondiEliminaFlavio
che significa "salvare il Concilio" ?
RispondiElimina<span>
RispondiElimina<span>Perchè definisce CL, "comunità eretica"?
Si tratta forse di humour rivolto alla "<span>gente gretta e di visione angusta che per di più insegue i propri fantasmi..." , che non <span>crede al soprannaturale, che scrive su questo blog in cui "non si crede alla presenza di Dio e del Suo Spirito dove e come noi non sappiamo immaginare, non si crede all'efficacia della grazia "<span> ?</span></span></span>
<span><span><span> </span></span></span>
<span> </span></span></span>
Sarà Dio a salvare la Chiesa, certo e chi potrebbe farlo? Non siamo nemmeno capaci di salvare noi stessi, sempre Dio agisce e da le grazie, noi al massimo possiamo aderire. Ma non so se salvando la Chiesa rimarrà qualcosa del CVII. =-X Caspita Ospite ho detto ancora qualcosa di insopportabile!!!!!! Ma dai, si può amare la Chiesa anche senza avere il prosciutto sugli occhi, no?Poi mica mi faccio giudice di nessuno, ho già abbastanza da combattere contro me stessa. Comunque Gesù disse anche che non si può servire Dio e Satana e che la tiepidezza è cosa poco raccomandabile. Sopportami, dai per carità cristiana, mica si possono sopportare solo gli amici, no? :-D
RispondiEliminaFraintendimento!!! :)
RispondiEliminail "perchè magari sono cresciuto" non voleva riferirsi a me, ma genericamente a qualcuno cresciuto presso ortodossi, anglicani... ad esempio quelli del blog The Anglo Catholic, che sono gli anglicani che chiedono la comunione con Roma e sono praticamente già molto più cattolici di molti vescovi nostrani....
Per fortuna CL, nonostante cosa pensassero alcuni vescovi degli anni'70, non è stata dichiarata eretica...
Io ho fatto il master di architettura ed arte sacra con Lang, Bux, ecc. e ritengo che la situazione di architettura e liturgia attuale sia tragica...non mi sembra però il caso essere esclusivi scomunicando tutti, ritengo che il Vero si imponga da sè, basta non soffocarlo! Ad esempio quel poco di cattolico che c'era nella chiesa anglicana ha portato molti a riscoprire i fondamenti della fede (Newman, Movimento di Oxford..) e sta portando molti ad entrare in comunione senza dover rinunciare a quanto di vero ci sia nella loro tradizione (ovviamente dovranno rinunciare alle dottrine protestanti...ma loro sono già anglo-cattolici!). Accettando il catechismo si possono tenere la liturgia, il libro delle ore, quanto della teologia non sia inquinato, ecc.
PS Newman ha riabbracciato il cattolicesomo attraverso un percorso che partiva dai padri della Chiasa...da protestante ha dovuto rivedere tutta la tradizione cattolica, 2000 anni, non solo il post Trento: ha così potuto ridire alla Chiesa chi essa stessa era, la vera modernità affonda nella tradizione quando non la si ingessa in formule...
In comunione
Flavio
<span>I teologi degli anni 50 non ritenevan valido solo il Magistero degli ultimi 200 anni, ma il Magistero (e la Tradizione) di tutti i tempi. Chi invece rifiutava il Magistero precedente e contemporaneo eran proprio de Lubac e compagni di cordata neomodernista la cui teologia è condannata in modo assoluto nella Humani Generis.
RispondiEliminaIl Magistero degli ultimi 200 anni in cosa non rispecchia il magistero precedente? E il Concilio di Trento cosa modifica della dottrina precedente? E il Vaticano I si distacca dalla Tradizione?
Quanto agli ortodossi han mantenuto solo una parte della fede, certo molto importante, e non sono solo scismatici, ma anche eretici. Quello che di positivo hanno lo han perché ereditato dalla Chiesa Cattolica, non per virtù propria.</span>
Mi sembra di aver distinto religioni non cristiane e religioni cristiane o almeno di derivazione cristiana.
RispondiEliminaHo parlato infatti di false religioni e di religioni che son prive di elementi costitutivi, essenziali che impediscon d'esser Chiesa.
La FSSPX non è una Chiesa: è un'associazione sacerdotale cattolica che è nella Chiesa ma in uno stato di irregolarità canonica.
RispondiEliminaSenz'altro salverà la Chiesa dai danni provocati dai testi contraddittori e ambigui del Vat. II e dal postconcilio.
RispondiEliminaCaro Dante,
RispondiEliminaio sapevo che eran scismatici ma non eretici, bensì in "ritardo dogmatico". E' giusto? Quale è la differenza?
Grazie Flavio per le precisazioni, devo dire che preferisco questa visione di rivisitazione di tutta la Tradizione se non si affonda ad esempio in un insano "archeologismo liturgico"che non tiene conto di tutta la "maturazione"della coscienza di sè che la Chiesa ha sviluppato durante i secoli, e se, come predicato da un certo iniziatore che dice rifarsi alle prime comunità cristiane...., non si "stoppa" la Tradizione della Chiesa a Costantino per riprenderla con il Vaticano II quando la Chiesa sarebbe rinata!
RispondiElimina<span>
RispondiEliminaLIBERARE IL CONCILIO DALLE CONFUSIONI DEL POST CONCILIO
Intervista a don Alfredo Morselli, parroco a Bologna
http://www.zenit.org/article-23321?l=italian
</span>
http://www.dici.org/actualites/la-boussole-et-l’aimant/
RispondiEliminaMolte volte il dialogo è utile!
RispondiEliminaCiao
In comunione
Flavio
Promoveatur ut amoveatur....
RispondiEliminaBeh, "mie tesi"... veramente io cerco umilmente di rifarmi al magistero infallibile di S. Romana Chiesa. Con Quanta Cura e l'allegato Sillabo si è impegnata l'infallibilità: sarebbe bene farsene una ragione. E nel succitato Sillabo alla proposizione XVIII si legge: "Il protestantesimo non è altro che una forma diversa della stessa religione cristiana, nella quale egualmente che nella Chiesa Cattolica si può piacere a Dio". Ovviamente tale proposizione è condannata. Anche se l'idea della "classifica" delle religioni (magari con promossi e retrocessi) in effetti sarebbe carina... :-D
RispondiEliminaPer quel che concerne il battesimo io ho scritto appunto: "non mi torna". Nel senso quindi di reputare non chiarissimo lo scritto di cui dissertiamo e del quale facciamo bonariamente esegesi. Non ho parlato né di validità e né di invalidità del battesimo non cattolico.
Riguardo gli ortodossi (di cui peraltro non parlavo): ti ringrazio per avermi giustapposto - a mo' di sensibilità - agli ortodossi. Mi sento molto vicino a queste persone (ce ne sono molte nella mia città e li conosco). Certamente sono rimasti più ancorati ai loro principi gli ortodossi che certi cattolici... Certi cattolici che, per rincorrere le tendenze del momento, svendono e sviliscono il vero messaggio evangelico. 8-)
<span>
RispondiEliminaIl Papa ha nominato il vescovo di Leon, monsignor Julian Lopez, membro della Congregazione del Culto divino e della Disciplina dei Sacramenti
Ebbene monsignor Lopez detesta la Messa con il Rito Antico, è un acerrimo nemico, un accanito oppositore del Summorum Pontificum, disobbedendo così in modo manifesto al Santo Padre.
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<span>http://www.intereconomia.com/blog/cigueena-torre/julian-lopez-mieembro-congragacion-culto-divino </span>