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venerdì 5 marzo 2010

Intervista a mons. Marini

Intervista di John L. Allen Jr., ottimo giornalista benché scriva sull'ultraprogressista periodico americano National Catholic Reporter (da non confondere con il più ortodosso - appartiene ai Legionari di Cristo - National Catholic Register). Diciamo dunque che mons. Marini ha adottato un linguaggio meno inaccettabile per i lettori di quella rivista.


Monsignor Guido Marini, Cerimoniere pontificio di Benedetto XVI liturgiche, è una di quelle figure vaticane che normalmente operano nell'ombra. Egli è colui che organizza le messe e gli altri eventi liturgici che il Papa presiede, in modo che egli attira generalmente l'attenzione solo quando gli capita di essere in piedi vicino al suo capo, quando si accendono le videocamere.

Marini si è tuttavia esposto in primo piano in gennaio, quando ha tenuto un discorso all'incontro dei sacerdoti di lingua inglese a Roma, in cui ha sostenuto una "riforma della riforma" liturgica. Tali osservazioni hanno scatenato un'ondata di speculazione nella blogosfera e nei circoli liturgici su una possibile nuova revisione del culto cattolico sotto Benedetto XVI, che i critici leggerebbero come un "riavvolgere le lancette dell'orologio" sulle riforme associate con il Concilio Vaticano II (1962-65).

Marini si è seduto per un'intervista esclusiva con NCR nel suo ufficio in Vaticano il 9 febbraio, per spiegare ciò che aveva in mente circa una "riforma della riforma".

In poche parole, il messaggio di Marini è che sotto Benedetto XVI, i venti soffiano chiaramente in una direzione più tradizionale, ma chi si aspetta grandi movimenti in un senso o nell'altro rischia di essere deluso – questo Papa preferisce operare "proponendo", ha detto Marini, invece di "imporre".

Di seguito estratti dal colloquio con Marini. (Marini ha parlato in italiano e ha avuto la possibilità di rivedere la traduzione in inglese del suo commento).

- Che cosa aveva in mente il 6 gennaio, parlando di una "riforma della riforma"?
Per la verità, non ho utilizzato questa espressione come qualcosa di mio, ma come una frase usata da molti altri per molti anni, tra cui, ovviamente, l'allora Cardinale Ratzinger. Non volevo entrare nei dettagli su cosa possa significare per diverse persone quell'espressione, perché ci sono diversi modi di comprenderla. Credo che il modo migliore, il modo più corretto, per capire l'espressione è certamente non respingere le riforme determinate dal Concilio Vaticano II. Si tratta piuttosto di fare un altro passo avanti verso la comprensione e l'esperienza di un autentico spirito liturgico, portando insieme l'eredità della nostra tradizione con la riforma che ha compiuto il Concilio, in uno spirito di sviluppo nella continuità.

- Naturalmente, anche l'allora Cardinale Ratzinger ha una volta messo in guardia contro nuovi sconvolgimenti nella liturgia, dicendo che abbiamo bisogno di un periodo di stabilità. E' d'accordo?
Sì, sì… sono pienamente d'accordo! Non credo che la liturgia della Chiesa necessiti di cambiamenti radicali o distorsioni, in parte perché non è nella logica di questo spirito di sviluppo nella continuità. Credo invece che si tratti di consolidare ciò che già esiste, in un modo più autentico, secondo la vera mente della Chiesa.

- Non c'è nessun "tornare indietro" sul Vaticano II?
Naturalmente no. Un 'tornare indietro' non avrebbe senso, perché non è così che funziona la vita della Chiesa. La vita della Chiesa avanza nel tempo, sempre in via di sviluppo, ma senza perdere nulla dalla sua vita del passato o presente.

- Lei ha parlato di alcuni tocchi più tradizionali nelle liturgie di Papa Benedetto XVI, come ad esempio inserire una croce sull'altare e dare la comunione sulla lingua. Se ho ben capito, non si sta suggerendo che questi sono sintomi della nuova politica liturgica per tutta la Chiesa.
Il Papa ha proposto, e propone, queste soluzioni. È lo stile del Papa attuale però non procedere con imposizioni ma con proposizioni. L'idea è che, a poco a poco, tutto questo può essere accolto, considerando il vero significato che talune decisioni e orientamenti possono avere. Mi sembra un tipico tocco di Papa Benedetto XVI.
Non sappiamo e non possiamo dire se, in futuro, quello che il Papa presenta con questo atteggiamento promozionale diventerà più simile a una norma disciplinare. Certamente, lo stile in questo momento è quello di offrire proposte per lo stile celebrativo della Chiesa. Tuttavia, quando il Papa propone, non è semplicemente la sua preferenza personale, ma un orientamento chiaro e preciso per tutta la Chiesa.

- Il che solleva una questione più ampia. Benedetto XVI ha chiaramente una forte visione liturgica, ma a tutt'oggi non ha lanciato alcuna riforma liturgica radicale. Lei sembra aver suggerito il perché: la sua strategia è quella di proporre, piuttosto che imporre. È giusto?
Vorrei dire di sì. Mi sembra che egli abbia una visione radicata nella grande fede nella vita della Chiesa, che naturalmente ha un proprio senso del tempo e i propri ritmi. Date certe realtà, così come i tempi in cui viviamo, a volte le cose non possono solo essere imposte rapidamente. Si deve entrare lentamente nel modo di pensare della Chiesa, il suo modo di sentire, il suo clima. All'interno di questo, forse alla fine uno può arrivare a fornire una più precisa norma disciplinare, ma forse prima è utile per modellare un clima d'opinione.

- Dovete plasmare la cultura della Chiesa prima della sua legislazione?
Credo di sì, anche se le due cose ovviamente devono procedere insieme, perché anche le norme disciplinari contribuiscono a formare una cultura. Allo stesso tempo, c'è un processo di formazione culturale che può portare a norme disciplinari. Credo che l'equilibrio fra questi due momenti debba essere tenuto in mente.

[..]
-Il Papa utilizzerà il nuovo Messale quando sarà in Inghilterra nel mese di settembre?
Non so, perché, non è ancora stato deciso. Non sappiamo se allora sarà già definitivamente approvato. Certamente se esso è approvato nel frattempo, sarà il testo che utilizzerà.

- La nuova traduzione a volte è stata criticata per l'utilizzo di termini non familiari che non possono essere facilmente accessibili alle persone. E' d'accordo con la logica che talvolta una sorta di 'lingua sacra' è una buona cosa, al fine di sollevare il popolo dalla loro esperienza quotidiana?
Sì, lo credo. La liturgia ha certamente una dimensione popolare, ma ha anche un proprio linguaggio e il proprio quadro di riferimento. A volte abbiamo bisogno di aiuto nel considerare che nello spazio liturgico, nel clima della liturgia, dobbiamo effettivamente immettere un'altra dimensione che non è il nostro mondo di tutti i giorni. Il Papa parla spesso della liturgia come una sorta di spazio celeste, che non è certo staccato dal mondo, ma in realtà offre un nuovo modo di vivere l'esperienza del mondo. Tutto questo deve andare insieme, e a volte può essere espressa in un linguaggio che non è il discorso della vita quotidiana, ma la lingua di preghiera e di spiritualità, che ha la propria bellezza.

- Con suo motu proprio del 2007, Benedetto XVI ha autorizzato la celebrazione più ampia della vecchia Messa un Latino, il cosiddetto "rito tridentino", a fianco del nuovo. Ora che molta polvere si è posata su tale decisione, a che punto siamo?
A mio parere, ciò che è importante ora è che le due forme del rito romano si guardano l'un l'altra con grande serenità, rendendosi conto che appartengono entrambe alla vita della Chiesa e che nessuna delle due ne è l'unica vera, autentica espressione. Ma, piuttosto, le due forme del rito romano si possono arricchire reciprocamente. Questo deve essere il percorso lungo il quale noi dobbiamo camminare, perché forse siamo ancora pervenuti a questo atteggiamento di serenità e accoglienza nella vita quotidiana.


Fonte: National Catholic Reporter

65 commenti:

  1. Il fatto di proporre usanze liturgiche, come attualmente fa il Papa, può andare bene come tattica transitoria, ma, a lungo andare, si rivela inefficace. Arriva un momento in cui è giusto imporre per decreto certi cambiamenti, altrimenti non si ottiene nulla. Quanti sono i sacerdoti e i vescovi che hanno cominciato a porre la croce sull'altare, a celebrare ad Deum o in latino durante il canone? Praticamente nessuno! E allora il Papa decida di imporre la riforma della riforma, non proporla!

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  2. Interessante. Ma che razza di traduzione...

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  3. Qui, un`altra bella intervista di Mons. Marini, sul sacerdozio, purtroppo non ho ancora avuto il tempo di tradurla...

    http://www.ibproma.com/?p=1863

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  4. Il malato che boccheggia gravemente,
    vien curato con tisane, allegramente.
    Il primario suggerisce blanda cura
    che i dottori non contemplan con premura

    La morale della storia è una sola:
    se si cura il tumor con le tisane
    l'ammalato a morte certa vola.

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  5. don Pierangelo Rigon ANCIGNANO (VI)5 marzo 2010 alle ore 09:40

    Lo stile "propositivo" del Santo Padre non mancherà, a mio avviso, di dare qualche buon frutto a lungo andare.
    Nel mio piccolo ho cominciato ad imitare i suoi esempi, almeno fino a dove mi è possibile:
    - celebrazione all'altare antico della chiesa (quindi "versus Deum" nella Liturgia Eucaristica);
    - negli altri casi sempre la croce al centro;
    - la prima comunione ai bambini sempre in ginocchio e sulla lingua;
    - un po' di latino in più ...;
    - qualche volta la celebrazione con il rito straordinario.

    Per carità, non è una "riforma della riforma" ma preziosi segnali di una direzione verso la quale si vuol andare questo sì!
    E proprio con il carissimo mons. Guido Marino mi sono confrontato prima di agire. La sua saggezza, il suo garbo mi sono stati di molto aiuto.
    Per ora non mi sono giunte proibizioni o inviti espliciti a desistere da questo percorso iniziato e quindi presumo di non essere nell'errore.
    La gente pian piano capisce e, anche se non tutti applaudono, si può dire che cominciano a farsi una ragione di quello che vedono e ascoltano.
    Penso che dobbiamo essere fiduciosi nella convinzione che il tempo aggiusterà tante cose.
    Se poi arriverà qualche documento o qualche norma precisa, ancora meglio!

    don Pierangelo - ANCIGNANO (VI)

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  6. Quanti "primari" a far da buttafuori,
    quanti volenterosi curatori!
    Il malato boccheggia gravemente
    ma non è ancor del tutto deficiente:
    è affidato a un "dottore" (in senso stretto),
    un primario di nome Benedetto
    che per diagnosi, prognosi e referto
    s'ispira ad un Primario ben più esperto.

    Marforio

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  7. Orma si è capito che Ben XVI ha fatto tutto ciò che riteneva di fare. Il resto del lavoro, cioè la definitiva cura fallimentare della baracca o invece il suo restauro in integrum sarà compito del prossimo papa. Avrebbero dovuto custodire la liturgia tradizionale, il retaggio plurisecolare a loro affidato, e invece l'hanno demolita. Sono una banda di cialtroni e di buffoni.

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  8. ma perchè non furono altrettanto prudenti i così detti "padri conciliari"?. Ma perchè solo a loro fu consentito di gettare alle ortiche, dall'oggi al domani, la bimillenaria tradizione cattolica? Ritengo sarebbe assai prudente e saggio ripristinare ex abrupto ciò che il CVII ha cercato di distruggere per sempre. Altro che prudenza, altro che proporre, si tratterebbe solo di tornare alla tradizione cattolica di sempre e chiudere per sempre la paurosa parentesi del nefastissimo CVII

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  9. Ci vuole calma e pazienza e affidamento alla Provvidenza: i tempi purtroppo non sono per noi, ma per la Chiesa. Sarebbe un sogno poter chiudere l'incubo (e scusate la ridondanza onirica) dei quarant'anni di post concilio. Ma a distruggere si fa presto e basta poco, a costruire ci vuole energia, risorse e perizia, a RIcostruire poi, ci vuole pure attenzione e prudenza. Anche a me non piace, ma così è.
    La "tradizionalizzazione" del NOM è lagrimevole mezzuccio, il singhiozzo delle celebrazioni more antiquo è disorientante, ma capisco le buonissime intenzioni dei migliori sacerdoti sensibili al problema che cercano -senza alcun sostegno né indicazione- di far qualcosa. Certo è che oggi l'eroismo contrasta con la prudenza... è evidente che qualcosa è veramente fuori posto e l'intervento dall'alto dev'essere cauto ma progressivo crescente e univoco...

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  10. <span>Benoît XVI a mille fois raison de ne rien vouloir imposer en matière de liturgie, lui qui, dans ses Mémoires, s'est dit «consterné» par l'abolition du rite romain traditionnel par Paul VI, une décision inconsidérée qui a traumatisé l'Église. Benoît XVI sait, mieux que son prédecesseur, que ce n'est pas au Pape à inventer le rite, quel qu'il soit; sa mission est, au contraire, de le <span>protéger</span> (et, au besoin, de le purifier). Rien de plus.  
    Aujourd'hui, le mal est fait, la liturgie ancienne est pratiquement détruite et ne survivra que dans de tout petits noyaux de résistants. En réalité, nous sommes entrés dans les temps de la Fin; les questions liturgiques, si importantes qu'elles soient, deviennent en elles mêmes secondaires. Le problème capital est désormais: comment survivre, comment préserver notre foi, la vraie foi, jusqu'à la Parousie qui vient.</span>

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  11. sacerdote cattolico5 marzo 2010 alle ore 12:22

    Carissimi bloggers,

    Mons. Guido Marini è fedelmente espressione di ciò che desidera il Papa, e stare con il Papa è "sentire cum Ecclesia".
    Gli abusi riempiono di sdegno, ma la Chiesa in cui viviamo è questa, e questa dobbiamo aiutare a riparare.

    Sempre cum Petro.  

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  12. Calma e pazienza... e intanto qui saltano fuori pedofili da dritta e da manca e scopriamo che i gentiluomini del papa sono in realtà donne di malaffare che vanno a sollazzarsi con qualche giovane nerboruto giunto dal terzo mondo (ora abbiamo capito perché chi si occupa dei migranti si chiama Marchetto). Siamo alla follia, non ve ne rendete ancora conto?! La chiesa è allo sfascio e il vaticano che fa? Un convegno sui fratelli rom, esaltandone il nomadismo come una grande virtù di contro al corrotto sedentarismo dell'occidente. Petro deve cominciare a usare l'accetta, altrimenti non se ne esce. Altro che aiutare!

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  13. Il fenomeno pedofilia colpisce lo 0,11 %dei preti e lo 0,14% dei laici. Quindi nella Chiesa c'è meno pedofilia che nel mondo laico.
    Consolazione? No semplice constatazione di quanto basti leggere sui giornali per una settimana che alcuni preti sono pedofili per individuare la Chiesa come una combricola di pedofili...per poi non scandalizzarsi della presentazione di liste che chiedono la legalizzazione della pedofilia ( vedi Olanda!).
    Matteo Dellanoce
    PS Per i denigratori di GPII...visto che chiedere scusa in anticipo è servito! Non solo Santo Subito ma da annoverare tra i Profeti!

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  14. Sì, magari -a nome della Chiesa- avrebbe potuto anche chiedere scusa ai cattolici....
    Un grande gesto a effetto  più che profetico visto che ha chiesto scusa per tutto ciò che è avvenuto nella storia (quasi tutte colpe altrui).
    I cattolici non avranno mai le scuse degli altri ma solo usciate in faccia, persecuzioni e derisione. E' il nostro destino.
    E io non denigro affatto Papa Giovanni Paolo II di v.m., osservo su questioni che non fanno parte del magistero ma della comunicazione, arte in cui nel bene ha brillato.
    Quanto al resto a che serve sbraitare?
    Ubi Petrus ibi Ecclesia, lo sappiamo ma prendiamo coscienza e iniziative (aiùtati), soprattutto preghiamo e lasciamo agire la Provvidenza (che Dio t'aiuta!).

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  15. L'intervista è deludente. Rispetto agli annunci di riforma ed alle aspettative da quelli provocate, si può davvero affermare che le lancette dell'orologio stanno girando in senso antiorario. Ognuno si assume le sue responsabilità. Più alta la carica più grave la responsabilità.

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  16. .........finche'...ci saranno...quelle mense...stupide.....e....senza senso........non ci metto piede in chiesa!!!!!

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  17. A parte la questionabilità di queste percentuali (come si fa a conoscere i dati reali, visto che si tratta di un fenomeno sommerso e, nel caso del clero, insabbiato?), la grande differenza è che agli uomini consacrati si chiede di essere guide spirituali ed esempi morali più che a qualsiasi laico, credente o non credente. Nella chiesa la pedofilia e l'omosessualità sono senz'altro fenomeni non maggioritari, ci mancherebbe, ma forse non così marginali come gli apologeti ad ogni costo vogliono credere e far credere. Lo attesta il fallimento finanziario di intere diocesi, finite in dissesto per via delle spese legali e dei risarcimenti cui la pastorale pedofiliaca di taluni loro preti, e in qualche caso vescovi, ha determinato.

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  18. Ben detto, Pastorelli! Il Papa e i vescovi non siamo mica noi?! Noi che, tra l'altro, invochiamo da anni il ripristino dell'antica liturgia!

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  19. E' Lei che è in peccato...mica chi fa le Messe orrende!
    Matteo Dellanoce
    PS con i ringraziamenti di Satana...

    RispondiElimina
  20. Come Lei si riferisce all'America così lo faccio anch'io! I dati vengono da lì!
    Poi il paragone con il dissesto finanziario non regge.
    Per uno si pagano milioni di dollari. Quindi non necessariamente milioni di dollari corrisponde a migliaia o milioni di casi.
    Il sacerdote è uomo e l'uomo è o "santo" o "demone". Mi sembra che i numeri ci dicano che mella Chiesa i Santi che non fanno notizia siano maggioranza. Poi se ci si diverte a fare il tiro al piccione facciamolo.
    Matteo Dellanoce

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  21. sacerdote cattolico5 marzo 2010 alle ore 15:22

    Stim. Sig.

    non è detto che siano le lancette vanno all'incontrario. Il rischio è che molti di noi si sia sovrastimata la portata dell'auspicata riforma della riforma.
    Da un lato tuttavia Il Santo Padre potrebbe ancora fare uno scatto in avanti e stupire tutti positivamente, dall'altra già quanto è avvenuto (MP) e questa sua strategia propositiva del buon esempio è già molto, specie come inversione di tendenza. 

    Sursum corda.

    RispondiElimina
  22. sacerdote cattolico5 marzo 2010 alle ore 15:25

    <span>Stim. Sig.</span>
    <span>non è detto che siano le lancette vanno all'incontrario. Il rischio è che molti di noi si sia sovrastimata la portata dell'auspicata riforma della riforma. 
    Da un lato tuttavia Il Santo Padre potrebbe ancora fare uno scatto in avanti e stupire tutti positivamente, dall'altra già quanto è avvenuto (MP) e questa sua strategia propositiva del buon esempio è già molto, specie come inversione di tendenza.</span>
    Sursum Corda

    RispondiElimina
  23. Redazione di Messainlatino.it5 marzo 2010 alle ore 15:53

    Passi la battuta, ma ricordiamo che mons. Marchetto non ha nulla a che vedere con le sordide vicende. Anzi, dev'essere un nome caro a tutti noi, poiché ha scritto il libro (che trovate da tempo nella colonna di destra di questa pagina) in cui demolisce l'interpretazione data al Concilio dalla famigerata scuola di Bologna di Alberigo e Melloni.

    RispondiElimina
  24. <span>Il rischio è che molti di noi si sia sovrastimata la portata dell'auspicata riforma della riforma.  </span>
    ...............
    <span><span> sovrastimata:</span></span>
    proprio così!

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  25. scusa bertimeo, ma chi è che ha detto che non andare alle messe conciliari è peccato?

    RispondiElimina
  26. può suscitare una certa ilarità la lettura di queste constatazioni:

    <span>le due forme del rito romano si guardano l'un l'altro con grande serenità, rendendosi conto che appartengono entrambe alla vita della Chiesa e che nessuna delle due ne è l'unica vera, autentica espressione. Ma, piuttosto, le due forme del rito romano si possono arricchire r€€€eciprocamente. </span>

    soprattutto quell'
    <span>arricchire r€€€eciprocamente.  (<span> :) )</span></span>
    ma è un riso di retrogusto amaro...alla fine
    :(

    RispondiElimina
  27. <span>può suscitare una certa ilarità la lettura di quelle constatazioni:  
     
    le due forme del rito romano si guardano l'un l'altro con grande serenità,<span> rendendosi conto che appartengono entrambe alla vita della Chiesa e che </span>nessuna delle due ne è l'unica vera, autentica espressione. <span>Ma, piuttosto, le due forme del rito romano </span></span>
    <span>si possono arricchire r€€€eciprocamente.   
     
    soprattutto quell'  
    arricchire r€€€eciprocamente. <span> (<span>  :)  )</span></span>  
    ma è un riso di retrogusto amaro...alla fine  
    :( </span>

    RispondiElimina
  28. <span><span>può suscitare una certa ilarità la lettura di quelle constatazioni:    
       
    le due forme del rito romano si guardano l'un l'altro con grande serenità,<span>rendendosi conto che appartengono entrambe alla vita della Chiesa e che </span>nessuna delle due ne è l'unica vera, autentica espressione. <span>Ma, piuttosto, le due forme del rito romano </span></span> 
    <span>si possono arricchire r€€€eciprocamente.     
       
    soprattutto quell'    
    arricchire r€€€eciprocamente. <span> (<span>   :)   )</span></span>    
    ma è un riso di retrogusto amaro...alla fine    
    :( </span></span>

    RispondiElimina
  29. <span><span>può suscitare una certa ilarità la lettura di quelle constatazioni:    
       
    le due forme del rito romano si guardano l'un l'altro con grande serenità,<span>rendendosi conto che appartengono entrambe alla vita della Chiesa e che </span>nessuna delle due ne è l'unica vera, autentica espressione. <span>Ma, piuttosto, le due forme del rito romano </span></span> 
    <span>si possono arricchire r€€€eciprocamente.     
       
    soprattutto quell'    
    arricchire r€€€eciprocamente. <span> <span>  :) </span></span>
    ma è un riso di retrogusto amaro...alla fine    
    :( </span></span>

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  30. Finalmente la maschera è stata gettata. La riforma della riforma si basa su qualche paramento più bello, sul crocifisso sull'altare, orientato naturalmente verso il popolo, la comunione in ginocchio ed un pò d'incenso. Chi si aspettava di più è servito.Il papa non farà di più  e mons Marini è della banda  cociliare.Ma ogni volta che dicevo queste cose sono stato infamato da qualalche partecipante a questo blog.  Vorrei dire di più, come ad es che la summorum pontificum era un bluf e serviva per censire per poi ben mazziare i fedeli alla Tradizione, ma non voglio andare oltre. I vescovi comunque l'hanno capito e ci trattano a pesci in faccia. Speriamo che la FSSPX non si lasci irretite dagli esperti vaticani e che continui la sua opera. Se veramente c'è buonafede il papa tolga nei loro confronti la sospensione a divinis, ma questo non lo farà mai perchè rischierebbe di disilludere i suoi amici progressisti. Ricordiamoci che il papa non è tradizionalista ma conservatore, che è tutt'altra cosa.

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  31. conservare allora....
    equivarrebbe a:
    suscitare una specie di controrivoluzione alla riforma conciliare, per mantenere poi, dopo i primi timidi tentativi degli speranzosi (illusi), lo  statu quo ante, evitando di prestar soccorso e tutela ai controrivoluzionari ?
    Può darsi...(ahimè)
    *DONT_KNOW*

    RispondiElimina
  32.  Istriano ha detto che finchè ci saranno quelle Messe non entrerà in Chiesa. E non entrare in Chiesa è peccato...o sei diventato modernista?
    Matteo Dellanoce

    RispondiElimina
  33. <span>conservare allora.... 
    equivarrebbe a: 
    suscitare una specie di controrivoluzione alla riforma conciliare, per mantenere poi, dopo i primi timidi tentativi degli speranzosi (illusi), lo  statu quo ante, evitando di prestar soccorso e tutela ai controrivoluzionari ? 
    Può darsi...(ahimè...)
    *DONT_KNOW* </span>

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  34. E c'è un bellissimo suo intervento nel libro su Amerio edito da fede e cultura. Un ottimo libro con ottimi interventi.
    Ma non è Mons. Vegliò ai migrantes?
    Matteo Dellanoce

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  35.        Amici: una vera doccia fredda! Eppure tutti si era in attesa di segnali forti  e conclusivi. Si aspetta la terza edizione del messale e sono anni. Ce ne saranno di novità? O il NO resterà tale e quale? Possibile sia così difficile (o proibito?) riformarlo, rimpolpando l'offertorio e dandoci il canone autentico di Ippolito, e rispettando quello Romano in tutte le sue parti, lingua compresa? Il nuovo messale sarà bilingue o come l'attuale? Un anno fa a Cusco Mons. l'Arcivescovo mi domandava tutto speranzoso -a me che arrivavo da  Roma- quando sarebbe uscita la riforma per lo meno dell'anticipazione del segno della pace, ed anche altre correzioni. Gli feci presente le mie ugualissime ansie, sopratutto circa la forma di ricevere  l'Eucaristia. Non basta l'esempio del Papa, ci vuole l'intervento ufficiale del Sommo Pontefice perchè siamo in un'epoca di sordi e ciechi.           Se  il nuovo messale riporterà  -lo spero- tali  mutamenti o cambi più facilmente sorgerà simpatia tra NO e VO. Non ci resta  che -come molti di quersto carissimo blog hanno detto-  pregare con fede e invocare lo Sp.Santo: la docilità di tutte le ...teste o i cuori  è opera Sua. / Approfitto per confessare che ho alle spalle poco più di 20'anni di Americalatina e là ho celebrato per amici qualche Messa "tridentina", ora sono in Italia e da un paio d'anni la celebro ogni mattina, con grande soddisfazione. Purtroppo dove vivo () a quanto mi risulta non c'è fervore alcuno circa la Messa di sempre. L'unica eccezione sarà il rev.autore del recentissimo bel libro che parla di riforma di Benedetto xvi. UN PENSIERO m'accompagna in questi mesi: In caso di persecuzione ... sceglierei la Messa Novus Ordo oppure Quella  di sempre? Voi mi capite: N.S.Gesù non ha celebrato mai col canone romano che ha avuto tante aggiunte o sovrastrutture  utili sì ma non necessarie . Forse il Signore  -che guarda e conosce il futuro- con questa riforma ...conciliare ( a parte le ..corbellerie protestantizzanti) ha voluto oggi semplificare   il rito centrale della nostra Liturgia  sottolineando l'aspetto conviviale  che non era  più molto presente in essa. Purtroppo i fedeli in altissima percentuale prendono solo quest'aspetto ignorando che prima di essere ricordo del folle amore di Cristo per l'umanità la messa è prima di tutto rinnovazione del Sacrificio del Calvario, ossia passione e morte, con risurrezione e ascensione che  sono il complemento del Sacrificio .   Ciò che manca è la presa di coscienza di questi  misteri. Chi sarebbe capace oggi di imitare S.Ambrogio che dopo il Vangelo invitava i fedeli al silenzio più assoluto e a evitare ogni rumore, e così dice la storia che non c'era chi tossisse o parlasse neppur sottovoce. Cose d'altrri tempi! Eran tempi di fede. Torneranno sì, e... le forze non prevarranno. Y que Dios me los   bendiga y la Virgen nos  proteja.                                                                                                

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  36. Non credo: l'esame critico del card. Ratzinger ed altri porporati, come Castrillon, non ce li siamo inventati. Doveva esser riportata sacralità nel nuovo rito  e se ne dovevan rivedere, anche attingendo al rito antico, le parti più deboli (offertorio ad es.)  al fine di far tornar a risplendere l'essenza del Sacrificio.
    Poi facciano i vertici. Noi abbiamo combattuto la buona battaglia e abbiamo mantenuto la fede.

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  37. Ma se sono messe orrende, cioè da detestare, aborrire, cioè di cui aver paura, non sarebbe peccato non andarci. Con una sola parola dai ragione a istriano, che ragione non ha in senso assoluto. Basta cercare una chiesa dove il NO venga celebrato con rispetto delle rubriche e dignità, e, ovviamente, da un sacerdote di cui si conosca la fede, non da un sincretista negatore della transustanziazione.
    Io credo che Satana ringrazi di più chi celebra le messe orrende.

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  38. No Peter, il motu proprio non è un bluff né un marchingegno per schedarci. Chi siano i cattolici fedeli alla Tradizione i vescovi lo sanno bene. E' stato un atto di riparazione alla violazione d'un diritto conculcato per 40 anni.
    Io non posso che ripetermi. Il barcamenarsi di Benedetto XVI, almeno visto dall'esterno, invece di portare i vescovi dalla sua parte, ne sta rendendo molti ancor più arroganti perché sicuri dell'impunità. Forse il Papa crede in una nuova generazione di vescovi. Ma l'attendismo in materia di così alto valore, essenziale alla nostra Fede, la Messa, a mio avviso, è pernicioso.
    Noi non possiamo far altro che rimanere fedeli alla Verità e aiutare il Papa con la nostra battaglia e le nostre preghiere.

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  39. Io faccio gran fatica a capire come i due riti
    si possano arricchire reciprocamente.....   
    ...forse seguo un pensiero antiquato che mi fa chiedere: come può una specie di puzzle arricchire la figura originaria, che era integra, e che invece nel disegno ricostruito mostra tutti i segni delle "giunture" ?...se non vogliamo dire, tra l'altro, che mancano dei pezzi, visto che anche il card. Ratzinger disse di essere rimasto "sbigottito" per 
    <span>"</span><span></span>
    ...e quindi, profondamente consapevole del grave evento, scriveva:
    <span><span></span>
    lucidamente poi ne constatava le conseguenze disastrose, come aperture ad abusi liturgici inauditi:
     <span><span>“Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran partedal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita ‘etsi Deus nondaretur’: come se in essa non importasse più se Dio c’è e se ci parla e ci ascolta. Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede, l’unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero di Cristo vivente, dov’è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale?”</span></span><span><span>---------------------</span></span>
    allora, avendo preso coscienza di questa svolta epocale, risultante dalla DEMOLIZIONE di un monumento nato per essere PERENNE, viene spontaneo chiedersi:
    come può l'edificio "fatto a pezzi" arricchire quello nuovo?
    ....e come può quello nuovo arricchire quello antico che non c'è più ?
    <img></img>
    </span>

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  40. <span>Io faccio gran fatica a capire come i due riti 
    si possano arricchire reciprocamente.....    
    ...forse seguo un pensiero antiquato che mi fa chiedere: come può una specie di puzzle arricchire la figura originaria, che era integra, e che invece nel disegno ricostruito mostra tutti i segni delle "giunture" ?...se non vogliamo dire, tra l'altro, che mancano dei pezzi, visto che anche il card. Ratzinger disse di essere rimasto "sbigottito" per  
    <span>"</span><span>il divieto del messale antico, <span>dal momento che</span> una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia"</span> 
    ...e quindi, profondamente consapevole del grave evento, scriveva: 
    <span><span>“la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell’antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano essere solo tragiche… si fece a pezzi l’edificio antico e se ne costruì un altro”<span>,</span></span></span>
    lucidamente poi ne constatava le conseguenze disastrose, come aperture ad abusi liturgici inauditi: 
     <span><span>“Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran partedal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita ‘etsi Deus non daretur’: come se in essa non importasse più se Dio c’è e se ci parla e ci ascolta. Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede, l’unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero di Cristo vivente, dov’è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale?”</span></span></span>
    <span><span><span></span></span><span><span>---------------------</span></span> 
    allora, avendo preso coscienza di questa svolta epocale, risultante dalla DEMOLIZIONE di un monumento nato per essere PERENNE, viene spontaneo chiedersi: 
    come può l'edificio "fatto a pezzi" arricchire quello nuovo? 
    ....e come può quello nuovo arricchire quello antico che non c'è più ? 
    <img></img></span>

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  41. Credo sarebbe bene moderare il linguaggio.

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  42. <span>
    <p> 
    </p><p><span><span><span> convinto</span></span></span>

    </p></span>

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  43. <p>
    </p><p>Non sono nessuno per pretendere che il metodo propositivo sia  inefficiente o addirittura inadequato e so che Mons. Marini non fa che constatare una realtà, come unp specchio la riflette fedelemente...ma mi permetto di dire che sono stata delusa da questa intervista e "tant pis" se sarò considerata un`eterna insoddisfatta.
    </p><p>Mi riesce difficile accettare che la riforma di Paolo VI-Bugnini sia stata fatta "in uno spirito di sviluppo nella continuità" quando i cambiamenti sono stati radicali, così radicali da volere cancellare il Rito Antico, non reagisco positivamente quando leggo che "La vita della Chiesa avanza nel tempo, sempre in via di sviluppo, ma senza perdere nulla dalla sua vita del passato o presente."..ah sì?  E il Rito Antico non si è voluto perderlo strada facendo?
    </p><p>Quanto poi ad entrare lentamente  nel modo di pensare della Chiesa,nel suo clima...visto il clima di insubordinazione, di agitazione, di instabilità, che anni e anni di non interventi impositivi o di imposizioni finite nel cestino, di non applicazione degli interventi propostivi, hanno creato, potrebbe effettivamente sembrare un obbligo quello di andarci piano piano sulla punta dei piedi...al fine di salvaguardare la suscettibilità dei vari novatores ...
    </p><p>Non è il mio pensiero .
    </p><p>I risultati della non imposizione, del proibito proibire e punire li ho sotto gli occhi, probabilmente non vedrò quelli praticati da Benedetto XVI.

    </p>

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  44. <span>

    Non sono nessuno per pretendere che il metodo propositivo sia  inefficiente o addirittura inadequato e so che Mons. Marini non fa che constatare una realtà, come unp specchio la riflette fedelemente...ma mi permetto di dire che sono stata delusa da questa intervista e "tant pis" se sarò considerata un`eterna insoddisfatta.
    Mi riesce difficile accettare che la riforma di Paolo VI-Bugnini sia stata fatta "in uno spirito di sviluppo nella continuità" quando i cambiamenti sono stati radicali, così radicali da volere cancellare il Rito Antico, non reagisco positivamente quando leggo che "La vita della Chiesa avanza nel tempo, sempre in via di sviluppo, ma senza perdere nulla dalla sua vita del passato o presente."..ah sì?  E il Rito Antico non si è voluto perderlo strada facendo?
    Quanto poi ad entrare lentamente  nel modo di pensare della Chiesa,nel suo clima...visto il clima di insubordinazione, di agitazione, di instabilità, che anni e anni di non interventi impositivi o di imposizioni finite nel cestino, di non applicazione degli interventi propostivi, hanno creato, potrebbe effettivamente sembrare un obbligo quello di andarci piano piano sulla punta dei piedi...al fine di salvaguardare la suscettibilità dei vari novatores ...
    Non è il mio pensiero .
    I risultati della non imposizione, del proibito proibire e punire li ho sotto gli occhi, probabilmente non vedrò quelli praticati da Benedetto XVI.  
    </span>

    RispondiElimina
  45. <span>
     
    Non sono nessuno per pretendere che il metodo propositivo sia inefficiente o addirittura inadequato e so che Mons. Marini non fa che constatare una realtà, come uno specchio la riflette fedelmente...ma mi permetto di dire che sono stata delusa da questa intervista e "tant pis" se sarò considerata un`eterna insoddisfatta.  
    Mi riesce difficile accettare che la riforma di Paolo VI-Bugnini sia stata fatta "in uno spirito di sviluppo nella continuità" quando i cambiamenti sono stati radicali, così radicali da volere cancellare il Rito Antico, non reagisco positivamente quando leggo che "La vita della Chiesa avanza nel tempo, sempre in via di sviluppo, ma senza perdere nulla dalla sua vita del passato o presente."...ah sì?  E il Rito Antico non si è voluto perderlo strada facendo?  
    Quanto poi ad entrare lentamente nel modo di pensare della Chiesa, nel suo clima...visto il clima di insubordinazione, di agitazione, di instabilità, che anni e anni di non interventi impositivi o di imposizioni finite nel cestino, di non applicazione degli interventi propositivi, hanno creato, potrebbe effettivamente sembrare un obbligo quello di andarci piano piano sulla punta dei piedi...al fine di salvaguardare la suscettibilità dei vari novatores .  
    Non è il mio pensiero .  
    I risultati della non imposizione, del proibito proibire e punire, li ho sotto gli occhi, probabilmente non vedrò quelli praticati da Benedetto XVI.</span>

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  46. Non furono i padri conciliari ad inventarsi il nuovo rito; essi dettero dei suggerimenti, taluno dei quali un po' ambiguo tale da poter essere stiracchiato. Ma la riforma uscita dal Concilio fu la Messa del '65, che presentava anch'essa dei limiti per le sforbiciature poco assennate, ma restava sempre un buon rito, tanto che persino Lefebvre lo celebrò.

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  47. Beh, tanto vale, allora, recitare solo le parole della consacrazione. Anche il resto del Canone è sovrastruttura e aggiunta.

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  48. <span>non ce li siamo inventati.</span>
    -------

    leggasi: non ce lo siamo inventato

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  49. Vorrei ricordare che la croce al centro dell'altare è stata sempre ammessa anche dal messale promulgato nel 1970 da Paolo VI, e se si vedono foto d'epoca papa Montini lo si vede celebrare all'altare della confessione dove stanno dei candelabri "moderni" ma la croce è posta al centro. Di fatto pero poi  si è usata l'altra possibilità cioè quella di metterla in fianco all'altare.
    Altra cosa è la S.Comunione in mano. Mai il Concilio l'aveva prevista. Se non sbaglio la prima concessione fu fatta negli anni 70 dalla S.Sede all'Olanda e di li a forza di deroghe si è arrivati ai giorni nostri. In Italia il permesso è stato concesso nel 1989 o poco dopo!!
    Piu che riforma della riforma bisognerebbe pretendere che i sacerdoti e vescovi celebrassero la S.Messa come è scritta sul messale non con personalismi bizzarri e vuoti!!!!!
    Sarebbe come se un organista facesse delle variazioni su un testo di Mozart è poi venissero imputate a quest ultimo  errori e cattiva esecuzione.
    Alla base di tutto a  mio avviso sta la scarsa formazione del clero in campo liturgico e la mania di esser al centro dell'attenzione durante la celebrazione.

    RispondiElimina
  50. <span><span>

    <span><span> Io faccio gran fatica a capire come le due forme del rito   </span></span><span></span>
    <p><span>si possano <span>arricchire reciprocamente</span>.....      
    ...forse seguo un pensiero (troppo)elementare che mi fa chiedere: come può una specie di puzzle <span>arricchire</span> la figura originaria, che era integra, e che invece nel disegno ricostruito mostra tutti i segni delle "giunture" ?...se non vogliamo dire, tra l'altro, che mancano dei pezzi, visto che anche il card. Ratzinger disse di essere rimasto "sbigottito" per
    </span><span>"il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia"</span><span>
    </span>
    <span> ..e quindi, profondamente consapevole del grave evento, scriveva</span><span>:  </span>
    </p><p><span><span> </span> “la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell’antica Chiesa, ha comportato una rottura nella storia della liturgia, le cui conseguenze potevano essere solo tragiche… si fece a pezzi l’edificio antico e se ne costruì un altro”;  </span><span></span>
    </p><p><span>lucidamente poi ne constatava le conseguenze disastrose, come aperture ad abusi liturgici inauditi: 
    </span><span>“Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran partedal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita ‘etsi Deus non daretur’: come se in essa non importasse più se Dio c’è e se ci parla e ci ascolta. Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede, l’unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero di Cristo vivente, dov’è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale?”</span><span>  
    </span><span>---------------------</span><span>   
    allora, avendo preso coscienza di questa svolta epocale, risultante dalla DEMOLIZIONE di un <span>monumento</span> nato per essere PERENNE, viene spontaneo chiedersi:   
    come può l'edificio "fatto a pezzi" arricchire quello nuovo?   
    ....e come può <span>quello nuovo arricchire quello antico che non c'è più ?</span>  </span>
    </p><p> :(
    </p><p> 
    </p></span></span>

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  51. <span><span><span> Io faccio gran fatica a capire come le due forme del rito si possano <span>arricchire reciprocamente</span>.....        </span></span>

    <span>...forse seguo un pensiero (troppo)elementare che mi fa chiedere: come può una specie di puzzle <span>arricchire</span> la figura originaria, che era integra, e che invece nel disegno ricostruito mostra tutti i segni delle "giunture" ?...se non vogliamo dire, tra l'altro, che mancano dei pezzi, visto che anche il card. Ratzinger disse di essere rimasto "sbigottito" per  
    </span>"il divieto del messale antico, dal momento che una cosa simile non si era mai verificata in tutta la storia della liturgia"<span>  
    </span>
    <span> ..e quindi, profondamente consapevole del grave evento, scriveva</span><span>:  </span>
    <span><span> </span> “la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell’antica Chiesa, ha comportato una </span>rottura nella storia della liturgia,<span> le cui conseguenze potevano essere solo tragiche… </span>si fece a pezzi l’edificio antico e se ne costruì un altro”<span>;  </span><span></span>
    <span>lucidamente poi ne constatava le conseguenze disastrose, come aperture ad abusi liturgici inauditi:   
    </span>“Sono convinto che la crisi ecclesiale in cui oggi ci troviamo dipende in gran partedal crollo della liturgia, che talvolta viene addirittura concepita ‘etsi Deus non daretur’<span>: come se in essa non importasse più se Dio c’è e se ci parla e ci ascolta. </span>Ma se nella liturgia non appare più la comunione della fede<span>, l’unità universale della Chiesa e della sua storia, il mistero di Cristo vivente,</span> dov’è che la Chiesa appare ancora nella sua sostanza spirituale?”<span>    
    </span><span>---------------------</span><span>     
    allora, avendo preso coscienza di questa svolta epocale, risultante dalla DEMOLIZIONE di un <span>monumento</span> nato per essere PERENNE, viene spontaneo chiedersi:     
    come può l'edificio "fatto a pezzi" arricchire quello nuovo?     
    ....e come può <span>quello nuovo arricchire quello antico che non c'è più ?</span>  </span>
    :(

    </span>

    RispondiElimina
  52. <span><span> <span> “la promulgazione del divieto del messale che si era sviluppato nel corso dei secoli, fin dal tempo dei sacramentali dell’antica Chiesa, ha comportato una</span>rottura nella storia della liturgia,<span> le cui conseguenze potevano essere solo tragiche… </span>si fece a pezzi l’edificio antico e se ne costruì un altro”<span>;  </span></span></span>


    Dov`è la continuità, dove lo sviluppo nella continuità?

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  53. Io l'ho sentito esaltare le prerogative dei rom.

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  54. Il piccione si sta suicidando con il suo becco.

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  55. Esattamente. I libri scritti da Ratzinger cardinale, per esempio, parlano chiaro. E il motu proprio lasciava ben sperare, perché sembrava il primo passo di un lungo cammino. Purtroppo è stata solo l'apertura della porta di servizio: ma forse si riesce a raggiungere il parco anche da lì.

    RispondiElimina
  56. E poi si parla di continuità. Ma tanto, mi tocca ripetermi.
    Il NO con una pietra antica di qua, un'altra di là, una terza sopra, una quarta sotto, può molto migliorare.
    Rendere sacrificale l'Offertorio, rivedere i canoni ambigui e rendere è più  esplicita la Presenza Reale, reintrodurre in molte messe il prefazio della SS.ma Trinità, reintrodurre segni simbolici altamente significativi, eliminare le profane "socialità", sarebbe già un'autentica riforma.

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  57. Vegliò è presidente, Marchetto segretario

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  58. <p><span><span>Scusate c’è un errore nella traduzione in italiano che capovolge completamente il significato della risposta di Marini.</span></span><span>
    </span><span><span><span>La risposta di Marini</span><span> </span><span>“</span><span>A ‘rollback’ wouldn’t make sense,”</span><span> dovrebbe essere tradotta, <span> </span>“</span><span>Un 'tornare indietro' </span><span>NON</span><span> avrebbe senso, </span></span></span><span><span>“.</span>


    <span>There is no “rollback” on Vatican II? </span></span>
    </p><p><span><span><span>Of course not. A ‘rollback’ wouldn’t make sense, because it’s not how the life of the church works. The life of the church moves forward in time, always developing but without losing anything from its life of either the past or the present.</span></span></span>
    </p><p><span>
    <span>- Non c'è nessun "tornare indietro" sul Vaticano II?</span></span>
    <span>
    </span>
    <span>Naturalmente no. Un 'tornare indietro' </span><span>NON</span><span> avrebbe senso, perché non è così che funziona la vita della Chiesa. La vita della Chiesa avanza nel tempo, sempre in via di sviluppo, ma senza perdere nulla dalla sua vita del passato o presente.</span><span></span></p>

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  59. <span>senza perdere nulla dalla sua vita del passato o presente.</span>

    ma <span><span>senza perdere nulla ,</span> <span>concretamente e in soldoni,</span></span>
    che cosa significa ? accettare anche gli errori come cose buone, cioè dire e dimostrare anche con le prassi che "tutto fa brodo" ?
    continuare con tutto quello che esiste, senza CORREGGERE NULLA ?

    RispondiElimina
  60. quando si paventa il rischio di "perdere qualcosa", che cosa in realtà si teme di perdere ?
    se è vero che la stessa storia è -per forza di cose- un andare avanti (PANTA REI), dov'è il rischio oggettivo di tornare indietro ? quale uomo è mai "tornato indietro" nella sua storia ?
    Forse, dovremo dire, più correttamente:
    spesso l'uomo "ha ripercorso con la MEMORIA" I FATTI ACCADUTI nella propria vita, recente o remota, per DISCERNERE LE COSE BUONE DA QUELLE MENO BUONE O DECISAMENTE CATTIVE,
    al fine di<span> far tesoro dell'esperienza,</span> per <span><span>NON</span><span> ripetere errori già commessi,</span></span>
    <span><span><span>e </span><span>SCEGLIERE, CIOE' DECIDERE  di seguire le strade riconosciute BUONE,</span></span></span>
    e<span><span> abbandonare definitivamente le strade riconosciute CATTIVE !</span></span>
    MA...
    questa  CERNITA, O DISCERNIMENTO, richiede un esercizio lucido e disincantato di
    <span><span>GIUDIZIO sul presente e sul passato:</span></span>
    è arrivata la Chiesa, OGGI, a questa decisione di GIUDICARE gli eventi degli ultimi 50 anni, con questo sguardo lucido e disincantato ?
    ....o non ancora ?

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  61. <span>

    Ma forse è che siamo nel "déni", nella negazione stessa che ci sia bisogno di far un bilancio-esame (anche di coscienza) degli ultimi 40 anni, c`è chi pensa che tutto è ok, che viviamo nella famosa primavera postconciliare, una primavera senza fine, anzi per taluni ancora non ha dato tutti i suoi frutti...dobbiamo solo guardare in avanti e continuare,  anche se il loro sguardo è impedito di spaziare al dilà dei paraocchi ideologici, quello è il solo loro orizzonte.
    Per potere fare un bilancio, già bisogna porsi la domanda, o meglio sentire e dare spazio al malessere, alle domande che bussano alla porta della coscienza: c`è qualcosa che è andato storto? Dove, quando, come?  Solo dopo averli esaminati con attenzione e...umiltà... quelli che potrei definire "errori" diventeranno sorgente di lezione, di insegnamento, esperienze da non più riprodurre, strade da non più imboccare, perchè avrò avuto il coraggio di guardare in faccia la realtà, di fermarmi il tempo dell`esame attento e lucido del passato e del presente, di mettere in atto i cambiamenti necessari e mettere così  le basi di un futuro più consapevole.   
    </span>

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  62. Posti due volte lo stesso coemmento.

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  63. Una Messa orrenda Lei mi isegna non deve inficiare la partecipazione ( sia in senso di frequentare sia in senso di esserci) altrimenti si riduce l'andare alla Mesa ad un puro mi piace non mi piace...ed allora ha ragione chi dice "pixxi e merletti".
    A Messa ci si va a prescindere dall'officiante e dall'officiare...ci si va per incontrare Cristo!
    Matteo Dellanoce
    PS Non siamo ebrei! L'incontro,l'esperienza di Dio, con Dio, in Dio è individuale. La comunione la facciamo singolarmente...

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  64. In conclusione: la lotta di potere dietro la scena è finita. Dopo le esternazioni di qualche presule, in realtà ha vinto chi non vuole cambiare nulla. Nemmeno il papa, e non si sa il perché può farci nulla. Continuerà il ritus modernus, quello antico sopravviverà nelle attuali riserve indiane.

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  65. <span><span>i fedeli non trovano piú nella loro parrocchia il nutrimento di cui hanno bisogno per vivere la fede e la grazia.  La nuova liturgia non è estranea a questo fenomeno.</span></span>
    <span><span>Non possiamo ignorare questo problema gigantesco. Con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra anima, noi vogliamo lavorare alla restaurazione della Chiesa, ma non possiamo comportarci come se tutto andasse bene o si trattasse di questioni di dettaglio.</span><span><span> </span></span><span>
    Noi siamo pronti a rendere conto della nostra fede a Roma, ma non possiamo chiamare “bene” ciò che è male e “male” ciò che è bene.</span></span>

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