Post in evidenza

Loredo. "Giubileo 2025: esultano le lobby LGBT"

Riceviamo e pubblichiamo. " Nel Giubileo del 2000, Papa Giovanni Paolo II espresse un forte disappunto per lo svolgimento nella Città E...

lunedì 15 febbraio 2010

IL PENSIERO DEBOLE DEL TEOLOGO FORTE

Proponiamo una prima analisi critica di alcuni tra i punti perspicui della teologia di Mons. Bruno Forte (nella foto), Arcivescovo di Chieti, il quale, secondo le ultime indiscrezioni “rischierebbe” (il rischio è della Chiesa!) una vistosa promozione. Quanto segue trova la sua ispirazione in un possente articolo di Mons. Prof. Giuseppe De Rosa («Analisi critica di un singolare Saggio di Cristologia», in Divus Thomas, 1986/198, pp.3-133), predecessore di Forte sulla cattedra di Dogmatica della Pontificia Facoltà teologica dell’Italia Meridionale e suo maestro; intervento notevolissimo per la densità dei contenuti e l’ampiezza della documentazione. Il giudizio complessivo pronunziato da Mons. De Rosa relativamente alla teologia di Forte è ben sintetizzato in queste righe del citato articolo: «Il contenuto dottrinale del libro […] dal punto di vista dell’ortodossia cattolica si rivela assai discutibile e non certamente innocuo» con «errori e deviazioni […] interpretazioni […] temerariamente personali e antitradizionali dei principali misteri cristiani» (p.4).

Iniziamo ascoltando alcune parole di Forte, tratte da Gesù di Nazaret, Storia di Dio, Dio della Storia:

Che senso ha l’evento della Croce per la sofferenza del mondo? Che cosa è avvenuto in quel Venerdì Santo per la storia del mondo? Il Vangelo di Marco, che riferisce probabilmente la tradizione più fedele alla cronaca dei fatti, riporta come parole di Gesù morente il grido del Salmo 22: «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?». È la “derelictio Jesu”…che ha costituito sempre una pietra di scandalo nella interpretazione cristiana del “Mysterium Crucis”, ed oggi è al centro delle “Teologie della sofferenza di Dio”, che cercano in una più profonda intelligenza del Crocifisso il senso ultimo della passione del mondo. […] La domanda è carica del tormento che attraversa la sofferenza, il travaglio di non comprenderne il senso. Nell’interrogativo del Figlio risuona l’angoscia di tutti i sofferenti della storia: anche per il Crocefisso la sofferenza è un mistero! L’interrogativo nasce dall’esperienza di un reale abbandono, dall’assenza e dal silenzio di Colui, del quale il Nazareno più avrebbe atteso la presenza nell’ora della Croce, a garanzia della sua attestazione messianica…All’abbandono doloroso, però, egli risponde con l’offerta; è l’abbandonato, non il disperato. […] In realtà, il Figlio è stato mandato dal Padre: già in questo invio c’è un distacco doloroso per il Padre…Se il Figlio soffre è perché il Padre soffre, precedendolo sulla via dolorosa…Alla sofferenza del Figlio…fa dunque riscontro una sofferenza del Padre: Dio soffre sulla Croce come Padre che offre, come Figlio che si offre, come Spirito, che è amore promanante dal loro amore sofferente. (pp.28-30, sott. ns.).

Attraverso un linguaggio che, più che “fluido”, non esiteremmo a definire “scivoloso”, Forte insinua un coacervo di dottrine eterodosse:


1. L’ignoranza di Cristo relativamente al senso ultimo della sofferenza.
Tale affermazione presuppone l’ignoranza umana di Cristo ed esclude che Egli abbia avuto sulla terra la “scienza dei beati”; un’ipostesi simile, anche se potrebbe apparire affascinante, nasconde in realtà una comprensione inadeguata dell’unione ipostatica. Forte sostiene che la dottrina tradizionale della perfetta conoscenza umana di Cristo è una “parodia di umanità”, un “monofisismo psicologico” (pp. 200-201). Egli sostiene invece che «sarebbe possibile recepire la “visione immediata di Dio” nell’uomo Gesù interpretandola però nei termini della coscienza preconcettuale irriflessa: in tal modo la “visione di Dio” nel Nazareno verrebbe anzitutto spogliata del carattere di beatitudine, che contrasta in maniera evidente con la sua vera umanità»(pp.204-207). In conseguenza di ciò Forte ammette che Cristo ebbe le virtù teologali di fede e di speranza (p.209).
La strana tesi di una “visione di Dio non beatificante e irriflessa” proposta da Forte genera dei gravi inconvenienti. Come è possibile che la visione di Dio non sia per se stessa beatificante? In che modo una facoltà naturale, cioè il subconscio umano (sede di ogni conoscenza irriflessa), potrebbe avere in sé un oggetto di conoscenza soprannaturale (quale è l’Incarnazione del Verbo) senza essere elevato dalla grazia? In che modo la scienza di visione potrebbe contrastare con la vera umanità di Cristo (S. Ireneo insegna che vita hominis est visio Dei)? All’origine di questi paradossi sta essenzialmente una comprensione scorretta del rapporto tra ordine naturale e ordine naturale.
D’altra parte il Magistero della Chiesa, relativamente alla scienza umana di Cristo, ha sempre insegnato diversamente da Forte (Decreto Lamentabili, 3 luglio 1907, DH 3432-3434; Decreto S. Uffizio, 5 giugno 1918, DH 3645-3647).

2. Il reale abbandono dell’uomo (Nazareno) da parte di Dio sulla Croce.
Presuppone la separabilità delle due nature di Cristo. È contrario alla Definizione di Calcedonia (DH 302).

3. Il distacco avvenuto in Dio in seguito alla Missione del Figlio.
Manda in frantumi l’unità dell’Essenza divina e spazza via il concetto di Missione così come insegnato dall’unanime tradizione teologica. Ammettere un distacco tra le ipostasi divine significa non accettarne la consustanzialità e rinnovare l’errore di Ario.

4. La sofferenza in Dio.
“[Questo Concilio] esclude dall’ordine clericale coloro che osano affermare soggetta a sofferenza la divinità dell’Unigenito”: così insegna il Calcedonese (DH 300). Nessuno vorrà negare che le citazioni magisteriali in questo senso sono abbondantissime e unanimi.

Quest’ultimo punto merita qualche riflessione, giacché oggi si è generalmente inclini a ritenere troppo severo il giudizio di coloro che escludono la possibilità della sofferenza di Dio. La dottrina della sofferenza di Dio ha le proprie radici nell’idealismo tedesco; non però nel sistema panlogistico di Hegel, ma nell’ultima filosofia di Schelling (filosofia della Rivelazione). Proviamo a sintetizzarne il contenuto. Nel mondo esiste il male e la sofferenza; essi sono essenzialmente incompatibili con la bontà di Dio che è amore e dunque appaiono ingiustificabili; l’unico modo per poterne ammettere la possibilità è affermare che il dolore e la sofferenza sono “originariamente” in Dio; l’uomo soffre perché Dio in sé soffre. Questa dottrina nega l’immutabilità e l’impassibilità divine e con ciò rifiuta il concetto stesso di Dio così come è stato da Lui rivelato e proposto infallibilmente dalla Chiesa (Concilio Vaticano I, Dei Filius, DH 3001:“Dio è una sostanza spirituale unica e singolare, assolutamente semplice e immutabile”).
Notiamo, per inciso, che secondo la teologia cattolica la sofferenza è entrata nel mondo come conseguenza del peccato dell’uomo. Ammettere la possibilità della sofferenza in Dio, significa mutarne l’origine e fondare in Dio la possibilità nonché l’attualità del male: il che è evidentemente assurdo.
La dottrina della mutabilità di Dio è precisamente il cuore della teologia di Forte: Dio non è l’Ipsum Esse subsistens, bensì il Fieri. Dio è divenire. L’immutabilità divina va intesa “storicamente” come fedeltà di Dio alle proprie promesse e non “metafisicamente” come una perfezione ontologica.

Il Dio cristiano è un Dio che ha storia, che diviene: è il Signore che si fa servo e servo che diviene Signore […] Letto nell’evento di Pasqua, il Dio cristiano non potrà mai essere interpretato come l’Altissimo immobile e immutabile. È stato il pensiero greco che ha insinuato il sospetto di impurità in un Dio che divenga […] Dio non muta nella fedeltà alle libere promesse che ha fatto all’uomo. (pp. 185-186).

Il pensiero di Forte è paradossale. Egli accusa la metafisica tradizionale di aver tradito il Dio biblico e di averlo tramutato in un dio greco. Poi, nel rocambolesco sforzo di fluidificare l’asfissiante immobilismo del “Dio metafisico”, afferma che il Dio biblico è «il Dio dell’alleanza e dell’incontro nuziale: un Dio che sa amare e ripudiare, gioire e soffrire, decidersi e pentirsi, un Dio geloso, che si adira, prova disgusto e conosce tenerezza. La pateticità è una sua caratteristica» (p.71): ed ecco che egli stesso ha trasformato il Dio biblico in una “volubile divinità greca” che può recitare una bella parte nell’Iliade, ma che certamente non sta a proprio agio nella Rivelazione biblica del Roveto ardente (Ex. 3,14). È noto che la Sacra Scrittura attribuisca a Dio degli atteggiamenti umani: certamente non l’ha scoperto Forte. Tuttavia bisogna rifuggire da un’interpretazione letterale e reale, pena l’ “antropomorfizzazione di Dio”: tali espressioni sono dovute all’insufficienza del linguaggio umano che, essendo essenzialmente discorsivo, resta costitutivamente inadeguato di fronte al mistero di Dio.

Ora, se Dio diviene, è chiaro che di Lui non si potrà avere una “Rivelazione definitiva”:

Sta qui la ragione profonda della struttura tensionale dell’atto di fede. Se il termine ultimo di esso è sempre Dio che si rivela nell’insondabilità del suo mistero, la mediazione dell’assenso è la Parola cui si acconsente, necessariamente precaria ed insufficiente. Ne consegue la tensione della fede ad andare al di là della formula, dell’immagine, del concetto della rivelazione e del dogma, verso una percezione meno imperfetta del suo Dio. (pp.38-39).

Dunque la Parola di Gesù Cristo – nel quale la Rivelazione è compiuta – alla quale l’intelligenza creata obbedisce nell’atto di fede sarebbe in realtà solo un momento precario e insufficiente che prelude ad una percezione meno imperfetta.
Non così però insegnano la Sacra Scrittura e il Magistero, per esempio nella Costituzione Dei Verbum 4 del Vaticano II. La Chiesa ha sempre ammesso la possibilità, anzi la necessità di progredire nella comprensione della divina Rivelazione, ma ha costantemente e categoricamente escluso un progresso nella Rivelazione stessa.

Ovviamente se Dio diviene, se la Rivelazione diviene (dunque muta e si accresce con la storia) segue che la Sacra Scrittura non contiene verità “intemporali”, come dice Forte (o “eterne”, come preferiamo noi in termini più famigliari!) e, dunque, è necessario ripudiare il modo tradizionale di concepire il rapporto tra Antico e Nuovo Testamento (pp.67-77), cioè il metodo allegorico o tipologico. Notiamo per inciso che tale metodo, utilizzato già da San Paolo (es. Gesù-Adamo, Rm 5,12), coessenziale alla teologia dei Padri e dei Dottori, pacificamente ammesso da tutti i teologi cattolici, è altresì l’asse portante di tutta la Liturgia cattolica.

La preparazione veterotestamentaria al Nuovo Testamento va cercata…non nel senso dell’allegoria (come ritiene la tendenza dominante nella tradizione cristiana), ma in quello della storia; di un divenire cioè della rivelazione, di una storia della Parola, che non prescinde dalla concreta e contraddittoria progressività del cammino d’Israele, ma si compie in e attraverso di essa, non secondo armoniche anticipazioni del futuro, ma secondo le dure leggi dell’esodo quotidiano verso l’avvenire […] Le Scritture non sono simboli o allegorie di ciò che poi avverrà nell’opera e nel destino di Gesù […] non contengono verità “intemporali”. (69-70).

Più chiaro di così! La parentesi in cui Forte confessa il proprio strappo con la tradizione (non crediate sia un’ interpolazione nostra!) è un passaggio testuale disarmante. Certo, Forte legittima la propria idea ridimensionando il valore dell’interpretazione allegorica della Scrittura: essa sarebbe solo una “tendenza dominante nella tradizione cristiana”, dunque non necessariamente stringente. Sembra che egli non abbia mai letto Dei Verbum 15: “L’economia del Vecchio Testamento era soprattutto ordinata a preparare, ad annunziare e a significare con vari tipi (ecco l’interpretazione allegorica! n.d.r.) l’avvento di Cristo redentore dell’universo e del Regno Messianico”.

Possibile che un teologo così “avveduto” non si renda conto dell’enormità delle proprie affermazioni? Pare proprio che la lactea ubertas del suo pensiero esondi senza limite alcuno in una facondia tanto prorompente quanto devastante:

(Il presupposto dell’interpretazione allegorico-tipologica) Sta nel ritenere che lo sviluppo storico non possa toccare le verità “intemporali” contenute nella rivelazione: questo presupposto però è insostenibile per chi prenda sul serio il divenire uomo del Verbo e non confonda la verità-fedeltà del Dio biblico con la verità immutabile ed intemporale del dio greco. (p.69)

Lo strappo con la tradizione teologica è una vera ossessione per il nostro Forte, una sorta di imperativo morale. Se quanto avete appena letto non è il “manifesto del pensiero relativista”, diteci voi che cos’ è! Duemila anni di teologia liquidati in cinque battute. Anche a Sant’Agostino e a San Tommaso non resta che ritirarsi umilmente o fra i “confusi” o fra i “burloni”, cioè tra coloro che non hanno "preso sul serio" la Verità dell’Incarnazione: questo sì che si chiama “sentire cum Ecclesia”! D’altra parte non c’è di che stupirsi. È caratteristica comune a tutti gli idealisti considerare il proprio sistema filosofico-teologico come la fase culminante del pensiero umano, la luce che squarcia secoli di caligine intellettuale.
Molti nei secoli hanno creduto che fede e ragione fossero due ali necessarie per elevare l’uomo alla conoscenza di Dio; il magistero recente (Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) ha insistito e insiste particolarmente sull’aspetto razionale della fede. Ma ecco che Forte, attraverso un’esegesi di sapore protestante della Confessione di Pietro a Cesarea di Filippo (egli accoglie come autentica la versione di Marco rifiutando, in linea con i pensatori riformati, l’autenticità storica della versione di Matteo che contiene la formulazione del primato petrino), nega la possibilità stessa della teologia naturale.

Il Dio-umano, il Signore Gesù dei Vangeli sovverte l’immagine di un Messia che obbedisce all’idea che è possibile farsi razionalmente di Dio, di un Cristo cioè incontaminato nelle sue perfezioni divine, rivelatore di un Dio che non soffre e non spera (come era nei manuali tradizionali di cristologia) (162-167)

Su che cosa dunque potrà fondarsi la fede del Cristiano se non sulla propria intelligenza illuminata dalla fede? L’intelletto umano appare qui come un inciampo alla fede, piuttosto che un sostrato necessario (qual è veramente, giacché la grazia presuppone sempre la natura!). Se l’intelletto non può giungere alla conoscenza di Dio, tanto meno i concetti filosofici sono utili alla teologia, essendo in fondo delle vuote astrazioni. Ascoltate il lirismo con il quale Forte lancia la proposta di tornare a parlare di Dio nei termini semplici e immediati del dialetto di Gesù:

La migliore disposizione critica e obbedienziale del credente è quella di affidarsi al “patois de Canaan”, a quel linguaggio, cioè della rivelazione, dove stranamente uomini di tutti i tempi e di tutti gli spazi riescono a stabilire “giovani legami” con quanto viene proclamato. Nel “dialetto di Canaan” vengono messi in risalto categorie e termini sensati, non ancora resi aporetici dall’indefinizione con una cultura o con una filosofia. (p.179)

È paradossale come la proposta di ritornare alla “freschezza di espressione” del dialetto di Canaan venga da uno che è imbevuto fino al midollo di filosofia idealista e che certo non rifulge per la semplicità del proprio confuso ed involuto argomentare! Che poi il linguaggio della Rivelazione, lungi dall’essere pacificamente accolto da “uomini di tutti i tempi e tutti gli spazi”, crei al contrario gravi difficoltà di interpretazione è un dato di fatto che sta alla base dell’insorgere di tutte le eresie della storia del cristianesimo, nonché degli innumerevoli ed esasperanti problemi di esegesi resi ancor più vividi presso i moderni.

Forte propugna senza ritegno la necessità di “deellennizzare” il Cristianesimo tanto nel linguaggio teologico quanto nei concetti stessi, che a quel linguaggio sono irrinunciabilmente veicolati. A questo proposito non possono non tornarci alla mente le parole pronunziate da Papa Benedetto XVI nel corso della Lectio magistralis tenuta all’Università di Ratisbona il 12 settembre 2006:

Il vicendevole avvicinamento interiore, che si è avuto tra la fede biblica e l'interrogarsi sul piano filosofico del pensiero greco, è un dato di importanza decisiva non solo dal punto di vista della storia delle religioni, ma anche da quello della storia universale – un dato che ci obbliga anche oggi. […] Alla tesi che il patrimonio greco, criticamente purificato, sia una parte integrante della fede cristiana, si oppone la richiesta della deellenizzazione del cristianesimo – una richiesta che dall'inizio dell'età moderna domina in modo crescente la ricerca teologica. Visto più da vicino, si possono osservare tre onde nel programma della deellenizzazione: pur collegate tra di loro, esse tuttavia nelle loro motivazioni e nei loro obiettivi sono chiaramente distinte l'una dall'altra […] La deellenizzazione emerge dapprima in connessione con i postulati della Riforma del XVI secolo. […] La teologia liberale del XIX e del XX secolo apportò una seconda onda nel programma della deellenizzazione: di essa rappresentante eminente è Adolf von Harnack. […] Come pensiero centrale appare, in Harnack, il ritorno al semplice uomo Gesù e al suo messaggio semplice, che verrebbe prima di tutte le teologizzazioni e, appunto, anche prima delle ellenizzazioni: sarebbe questo messaggio semplice che costituirebbe il vero culmine dello sviluppo religioso dell'umanità.
In considerazione dell’incontro con la molteplicità delle culture si ama dire oggi che la sintesi con l’ellenismo, compiutasi nella Chiesa antica, sarebbe stata una prima inculturazione, che non dovrebbe vincolare le altre culture. Queste dovrebbero avere il diritto di tornare indietro fino al punto che precedeva quella inculturazione per scoprire il semplice messaggio del Nuovo Testamento ed inculturarlo poi di nuovo nei loro rispettivi ambienti. Questa tesi non è semplicemente sbagliata; è tuttavia grossolana ed imprecisa. Il Nuovo Testamento, infatti, e stato scritto in lingua greca e porta in se stesso il contatto con lo spirito greco – un contatto che era maturato nello sviluppo precedente dell’Antico Testamento.

Sembra che Papa Benedetto XVI stia parlando precisamente del nostro Autore! “Il ritorno al semplice uomo Gesù e al suo messaggio semplice”, idea che funge da perno di tutto il discorso di Forte, è stata avanzata per la prima volta da Harnack, ci dice Papa Benedetto. Tale idea non è solo sbagliata, bensì anche grossolana e imprecisa.
A questo punto viene spontaneo domandarci perché Forte sostenga con tanta risolutezza una proposta che, non solo appare erronea, ma financo scientificamente infondata e grossolana. Due sono le risposte possibili: o egli è totalmente inavvertito a riguardo o egli è animato da un’intentio prima che gli preme a tale punto da permettergli di ignorare ogni evidenza.
Noi propendiamo per la seconda. L’eliminazione del patrimonio concettuale metafisico della teologia, così come è stato trasmesso da due millenni di Cristianità, permetterebbe infatti di appianare una serie infinita di ostacoli teologici che si oppongono al “dialogo ecumenico e interreligioso”, nonché al “dialogo con il mondo”, e di avanzare ignitis rotibus verso quella riconciliazione con le altre confessioni religiose e, in ultima analisi con la modernità, che costituisce l’obbiettivo ultimo di ogni “spirito progressista”, intaccato di modernismo. Il dazio da pagare, patet per se ipsum, è naturalmente la dissoluzione della Verità del Cristianesimo.

200 commenti:

  1. Avevo letto qualche giorno fa il grido d'allarme di Mons. Gherardini su Disputationes Theologicae, complimenti per la vostra analisi attenta e ineccepibilmente tomista

    qui avete anche il pensiero di Mons. Gherardini espresso con la sua consueta elegante prosa:

    http://disputationes-theologicae.blogspot.com/

    RispondiElimina
  2. 1) E' un fatto molto positivo che il blog M.i.L presenti un problema di teologia dogmatica al più alto livello. Le scelte liturgiche riflettono impostazioni teologiche precise; chiedere una virata verso l'antico senza una consapevole riflessione sulle esigenze perenni della dogmatica "ortodossa" potrebbe ridursi a puro estetismo.

    2) Si definisce "bizantinismo" la tendenza a porre sottili questioni teologiche anche in mancanza della necessaria preparazione; si diceva ironicamente che a Bisanzio perfino gli scaricatori sulle banchine del porto si interrogavano sulle più ardue questioni trinitarie. Mi sembra che nella pratica pastorale e nell'acculturamento delle sue elites laiche ( ad esempio gli universitari cattolici ) l'autorità ecclesiastica abbia preferito non introdurre i "non addetti ai lavori" in quello che poteva risultare per loro un autentico ginepraio, con il pericolo di allevare eresiarchi in erba; per cui nel "popolo cristiano" le proposizioni dogmatiche sono state proposte solo nelle riassuntive applicazioni nell'ambito devozionale ( ad es nelle giaculatorie ),  catechistico e liturgico.

    3) D'altra parte questo distacco dal nucleo della dogmatica ha prodotto negli ultimi decenni un interesse preponderante per le applicazioni "sociali" del Cattolicesimo, con il risultato di uno sbilanciamento e di un appiattimento ( vistoso dopo il '68 ) sulla problematica politica: Cattolicesimo come fattore di rivoluzione sociale. Un esito fuorviante o comunque incompleto, come d'altronde lo era un certo Cattolicesimo "integralista" più per motivi di conservazione politica ( o addirittura di reazione ) che per adesione appassionata alla tradizione.  Il Cattolicesimo sociale nel suo esito estremo ( il "Cristianesimo radicale" dei gruppi di contestazione ecclesiale) presuppone in larga misura  soluzioni eretiche in dognatica, come ammette esplicitamente "don" Franco Barbero di Pinerolo, che si dichiara ammiratore di Ario e di Nestorio e nega i dogmi mariani. Sull'altro versante, si è presentato il fenomeno del "Cattolicesimo ateo" di Charles Maurras, fondatore del movimento di destra'"Action francais", condannato da Pio XI.

    3) Un ritorno all'interesse e alla passione per la dogmatica nelle elites cattoliche è utile e opportuno, anche per la necessità di fornire un saldo ancoramento all'apologetica, ma rimane fondamentale l'esigenza dell'umiltà di fronte al Mistero e del rispetto per le linee guida indicate dal magistero. Grazie al cielo oggi al vertice della gerarchia c'è un teologo capace di svolgere questa funzione in modo estremamente consapevole.

    RispondiElimina
  3. Credo che la Redazione dovrà occuparsi anche dl breve saggio di mons. Gherardini che ho letto diversi giorni fa e che s'incentra sulla dimunutio ma direi persino sulla devastazione del dogma trinitario operato dala "teologia" di Bruno Forte.
    Dinnanzi a queste prese di posizioni autorevoli si spera che certe ambizioni personali o promesse dall'alto s'arrestino. Ma chi l'ha elevato all'episcopato non aveva letto niente del Forte? O ne condivideva le posizioni? O non ne aveva intravisto le implicazioni distruttrici della nostra fede nel suo primo mistero?

    RispondiElimina
  4. Volete sorridere? Conoscete la definizione di Mons. Bruno Forte? "Quell'uomo a cui potete chiedere di tutto che finirà sempre col parlarvi di se stesso!". Il Clero e popolo di Dio dell'Arcidiocesi di Chieti lo conoscono da tempo. Oltre a prolisso e fumoso nelle sue omelie Mons. Forte è "fortemente" AUTOCELEBRATIVO! Penso che scriva trattati di teologia pensando a se stesso!
    A Napoli come altrove lo rispettiamo come Pastore e Vescovo ma non siamo tenuti a credere che Forte sia infallibile! Lo vogliono al posto di KASPER? Che vada! Purchè di avere successo personale nel Dialogo ecumenico, sarebbe disposto a svendere la nostra "sana Dottrina"! Preghiamo per Lui, per la nostra Santa Chiesa e sempre per il nostro Benedetto XVI.

    RispondiElimina
  5. Da un pò di tempo ho seri dubbi su chi a Roma segnala, propone e impone certe nomine che poi sono confermate con tanto di firma del Vicario di Cristo.
    La promozione di Forte realizzerebbe tanti sogni della Diocesi di Chieti-Vasto: poveracci, non ne possono più di lui. Ma il suo arrivo a Roma farà molto ma molto discutere, vedrete e ...sentirete cosa ancora dirà l'illustre teologo!
    Tornado alle nomine..., almeno per quelle fatte nel nostro Sud, è uno schifo. Persone assolutamente non idonee al ministero episcopale, assolutamente. E poi ci si lamenta perchè fanno danni con il loro insegnamento.
    Apra bene gli occhi il Santo Padre prima di firmare, il card. Re è un furbacchione.

    RispondiElimina
  6. approfondire è meglio15 febbraio 2010 alle ore 09:51

    a me è bastato leggere qualcosa e ascoltarlo a Radio Maria!
    lo chiamo l'"immaginifico", ma sostanza nulla! Molto grave dal punto di vista degli insegnamenti fumosi e deficitari molto ben conditi da un linguaggio avvincente...

    RispondiElimina
  7. Il problema non è l'autocelebrazione, che è pecca umana asssai diffusa, ma la sopravvivenza della Fede.
    Si sente parlare di una scalata organizzata per Forte in alto loco: io mi auguro che qualche gradino crolli avanti i primi passi, in modo che neppure lui si faccia male.

    RispondiElimina
  8. Complimenti per il post, molto profondo e acuto. E poi il titolo è proprio geniale.
    Sull'idealismo di mons. Bruno Forte avevo trovato brillante, prima di leggere voi, "Il mistero della Redenzione" di p. G. Cavalcoli, ESD, Bologna, 2004, pp. 343-358.

    RispondiElimina
  9. Redazione di Messainlatino.it15 febbraio 2010 alle ore 10:23

    Infatti dedicheremo due post uno allo scritto di Gherardini, un altro a quello di Cavalcoli. Diciamo che il Forte ci interessa abbastanza.

    RispondiElimina
  10. Si potrebbe sapere gentilmente chi è l'autore dell'articolo?
    Se ho capito bene è ispirato a un articolo di Mons. Prof. Giuseppe De Rosa, ma non è l'articolo dello stesso.
    Sarei lieto di una risposta.
    Sarei grato se si potesse avere qualche link all'articolo intero di Mons. Prof. Giuseppe De Rosa.
    Ringrazio anticipatamente i cortesi redattori di questo blog.

    RispondiElimina
  11. Redazione di Messainlatino.it15 febbraio 2010 alle ore 10:39

    L'articolo di De Rosa (oltre un centinaio di pagine) non è on line. Abbiamo indicato all'inizio i riferimenti bibliografici.
    Chi è l'autore di questo post? Un teologo assai più ortodosso di Forte, se non lo si fosse capito...

    RispondiElimina
  12. bisogna attuare una resistenza forte, forte, forte, contro la dissoluzione del cattolicesimo operata dai neomodernisti.

    RispondiElimina
  13. Ricordo che dell'articolo di mons. De Rosa, assai stimato da mons. Spadafora, s'è occupato, un paio d'anni fa se non vado errato, anche SI SI NO NO.

    RispondiElimina
  14. Pare che la nomina a Vescovo di Bruno Forte fu consigliata a Giovanni Paolo II dal Card. Ratzinger. E fu proprio l'allora prefetto della Cong. per la Dottrina della Fede a consacrarlo Vescovo nella cattedrale di Napoli

    RispondiElimina
  15. Ve l'immaginate Forte cardinale?? U' Maronna mia aiutace tu!!

    RispondiElimina
  16. Forte Cardinale? Forte in Conclave?Si autoproclamerebe papa , senza bisogno di tiara e investitura , lui che è andato oltre Agostino, oltre Tommaso.A
    Autocelebra la sua ascesi paolina al punto di aver toccato il settimo cielo.

    A Napoli nel frattempo si è consumato un altro dramma. L'ausiliare fresco di nomina viene soprannominato Mons. "Tam Tam", per il suo amore verso la batteria.
    Altro che gregoriano. Vedrete che a far da padrone sarà......l'antica band del 68.  

    RispondiElimina
  17. a proposito di linguaggio per distorcere la SOSTANZA ...
    verranno ad ASSISI dal 19 al 22 FEBBRAIO LE RELIQUIE DI SANTA TERESINA ..........
    per l' occasione in nostro vescovo ha emanato questo editto ......... prima di aver ricordato la presenza delle RELIQUIE ia ASSISI nel passato ecc .  scrive -------

    ..... proprio questa sua '' qualifica ,, rende la visita di SANTA TERESA  in ASSISI , anche se non è la prima volta , quanto mai attuale ; essa avviene infatti nel secondo anno del biennio della missione , dopo l' avvenuta consegna del Vangelo alle famiglie della diocesi e in vista di un nuovo movimento missionario , nonchè della celebrazione dell' EVETO della TENDA del RISORTO durante la settimana che va dall' ASCENZIONE alla PENTECOSTE . !!!!!!!!!!!! 

    tutto questo panegirico per dire '' ....... dell' EVENTO della TENDA del RISORTO ......... ,,
    sarò grato al massimo , se qualcuno vorrà spiegarmi cosa si intende per  ''EVENTO DELLA TENDA DEL RISORTO ,, ..... si può bestemmiare in tante maniere !!!!.......
    ma sopratutto . sopratutto ....... cosa c' è dietro queste parole ,  al di la di una qualsiasi spiegazione e ...... dove ,  dove si vorrà mai  arrivare !!!!!!!!!!!!! .........

    RispondiElimina
  18. ti sbagli!
     Poteva rifiutare? lo avav membro alla commiccione teologica...ma i due teologi non hanno certo teologie affini

    RispondiElimina
  19. Nobis quoque peccatoribus15 febbraio 2010 alle ore 14:05

    L'impostazione appare tutta di stampo  hegeliano. Una teologia degradata a filosofia della storia come divenire in cui tutto si comprende meglio a mano a mano, non ci sono verita' rivelate in eterno. In realta' gli aveva gia' ben risposto S. Pio X in Lamentabili sane exitu.

    Dal punto di vista tattico, desiderando ardentemente avvicinarsi all'agognata meta, il nostro mette in campo tutti gli artifizi per mostrarsi il conciliator oppositorum. Di recente ho notato alcune sue sottili distinzioni (attribuendole sottilmente ad altri) tra monoteismo e trinitarismo, come se non fosse "Sancta Trinitas Unus Deus". La razionalita' greca sembra stargli proprio antipatica.

    Se non erro, predico' anni or sono gli esercizi spirituali alla curia romana....

    FdS

    RispondiElimina
  20. Un sacerdote che per tanti anni ha insegnato a Napoli mi disse che l'allora Card. Ratzinger non era molto favorevole all'idea di recarsi a consacrare Vescovo Mons. Bruno Forte, ma fu Giovanni Paolo II a chiederglielo. Di più, Ratzinger se ne uscì con una battuta: "Bruno Forte manca di epistemologia teologica", che è quanto di peggio si può dire di un teologo....sarebbe come dire a un cuoco: "non sai che cos'è la farina"!!!!

    RispondiElimina
  21. Sulla mania di Mons. Forte di autocelebrarsi non ci sono dubbi. Prendete come esempio una qualunque assemblea della C.E.I.: il primo intervento è sempre il suo. Per non parlare poi di quel fumo negli occhi che è la "Lettera ai cercatori di Dio", dove non si capisce bene chi cerchi e che cosa...

    RispondiElimina
  22. sig OSPITE ....... anonimo !!!!!!

     ma andiamo ......  figurasi se la mia pressione ne risente e specie per cose che hanno solo del ridicolo ....... 

    RispondiElimina
  23. <span>Date un'occhiata ai "colloqui col padre" di Famiglia "Cristiana" di questa settimana!!</span>

    RispondiElimina
  24. Per me Mons. Bruno Forte rimarrà vescovo di Chieti.

    RispondiElimina
  25. E' troppo pieno de sé, e da quello che mi risulta non gode molta stima tra i sacerdoti.

    RispondiElimina
  26. Credo che sia opportuno avere più rispetto e un linguaggio meno polemico e ironico nei confronti di chiunque. Sembra di leggere un qualunque sito. Che esempio diamo di unità e di carità fraterna?
    Probabilmente Forte è nell'errore, ma non mi sembra questo il modo di gestire la situazione.
    Chiunque avesse da precisare lo faccia direttamente inviando una lettera all'interessato.
    Sono un po' deluso da Maranatha. 

    RispondiElimina
  27. Criticando Forte in nome della verità con è che qualcuno si è lasciato un po' per strada la carità?
    Io vorrei invece chiedere un aiuto per una domanda che mi sorge. Come si fa a dire che Dio è impassibile e poi affermare che è Amore?  Non è una contraddizione?

    RispondiElimina
  28. Quando affermiamo che Dio è atto puro non intendiamo dare di Lui una definizione statica, ma al contrario intendiamo dire che Egli è Essere nel grado sommo e perfettissimo, dunque suprema attualità e suprema vitalità. Testimonianza di ciò è il dato rivelato che Egli, nella propria vita intima, è Generante e Generato, Amante e Amato. Dire che egli è impassibile non significa privarlo dell'amore, ma renderlo Soggetto di un amore così perfetto e assoluto che non conosce mutazioni né alterazioni. Gli uomini, che inquanto esseri creati sono mutevoli e passibili, conoscono una partecipazione all'amore che ammmette un più e un meno; Dio che è per essenza amore, in quanto l'Essenza divina si identifica con la Sua propria Volontà ,non conosce queste alternanze, che sono in vero limiti e imperfezioni: egli è da sempre e per sempre, cioè eternamente, l'unico e medesimo semplicissimo atto di amore, cosicché possiamo affermare con Agostino che il nostro cuore è irrequieto finchè non riposa in Lui, giacchè Egli è la Sola Quiete!

    RispondiElimina
  29. Provo a spiegartelo per come l'ho capita io: im-passibile, cioè che non patisce o subisce, non è sottoposto a passione, in ultima analisi non è passivo. L'amore non è propriamente passione, è azione (verso se stessi e gl'altri). 

    RispondiElimina
  30. Redazione di Messainlatino.it15 febbraio 2010 alle ore 17:32

    No, Ospite 'R'. Impassibile significa che non patisce (dal latino pati, patire), non che sia incapace di amore; per quanto anche questo termine non ci debba abbassare a riduttivi antropomorfismi.
    Il teopaschismo (da theos, dio e paschein, patire) è un'eresia condannata.

    RispondiElimina
  31. Ao ma siete proprio agguerriti!... Quello che volevo dire è che sarebbe meglio correggere fraternamente chi è nell'errore. Invece qui mi sa che si sia saltato il passaggio del "...se tuo fratello commette una colpa, va e ammoniscilo fra te e lui solo..." Mt 18,15-18.
    Quanti di voi hanno cercato di interloquire con Mons. Forte per correggerlo fraternamente?
    Mi sembra invece che qui si stia criticando senza carità. Se mi sbaglio scusatemi

    RispondiElimina
  32. preghiamo perchè Papa benedetto XVI non commetta un tale errore!

    RispondiElimina
  33. Abbi pazienza, Costa, ma la confutazione dell'errore, anche pubblicamente se necessario, è un dovere del cristiano. Gli scritti di Forte hanno una certa diffusione, anche tra i fedeli, passa per essere un teologo ortodosso ed è a capo della CDF della CEI. Insomma non è uno studioso le cui tesi circolano solo in ambito accademico! Sono d'accordo sul fatto che la correzione ha da essere fraterna, senza spirito polemico, e mi pare che l'articolo lo faccia.  

    RispondiElimina
  34. Costa, qui non stiamo parlando di un seminarista un po' sprovveduto, ma di un professore e un arcisvescovo, di qualcuno che non puo` permettersi di essere per lo meno materialmente eretico. Non ti preoccupi per quanti sta traviando con i suoi errori? Se un mio fratello sbaglia in privato lo correggo in privato. Se invece scrive libri e predica errori, va corretto in pubblico e con decisione. 

    RispondiElimina
  35. o egli è animato da un’intentio prima che gli preme a tale punto da permettergli di ignorare ogni evidenza.
    Noi propendiamo per la seconda.

    ...............
    questa affermazione:
    "noi propendiamo per la seconda" è mancante di rispetto ?
    se lo è, perchè il suo autore l'ha scritta? e perchè questo blog l'ha pubblicata, se ciò significa mancare di carità ?

    RispondiElimina
  36.  De Rosa per esempio, che gliel'ha anche scritto nero su bianco.

    RispondiElimina
  37. ma chi lo dice che predica errori ?
    chi siete voi per giudicare ?
    con quale autorità parlate ? siete forse più ferrati di lui in teologia ?
    e poi mi pare che il Papa non l'abbia contraddetto: mostratemi le contraddizioni e forse capirò...

    RispondiElimina
  38. Ma non vi pare che mons. De Rosa, per il solo fatto che ha messo in evidenza gli errori,
    ha mancato di rispetto a mons. Forte ?
    Non sarebbe meglio che ognuno dicesse quello che vuole, senza che nessuno venisse criticato, e così vedremmo la vera "carità": cioè che nessuno critica e
    nessuno corregge gli errori ?
    e poi...
    CHI è che ha veramente il diritto di correggere,
    SE è vero che tutti sbagliamo e SE nessuno possiede la Verità assoluta ?

    RispondiElimina
  39. scusi, può spiegare perchè, secondo lei, Mons. De Rosa, con il suo saggio critico,
    non sta facendo una correzione fraterna delle tesi di Mons. Forte ?

    RispondiElimina
  40. <span>scusi, Costa, può spiegare perchè, secondo lei, Mons. De Rosa, con il suo saggio critico, non sta facendo una correzione fraterna delle tesi di Mons. Forte ?</span>

    RispondiElimina
  41. CHI E' IL Maestro di tutti, che può correggere tutti, perchè possiede tutta la Verità ?

    RispondiElimina
  42. Ringrazio la redazione per il  post che ha pubblicato.  Bene si accorda al testo di Mons. Gherardini pubblicato da Disputationes teologicae e opportunamente ripreso da quel formidabile sito che è Maranatha. Paragono  l'uno e l'altro articolo a due colpi di frusta che mi incitano a continuare a  sudare sui testi di una disciplina (la teologia) che finora mi sembrava parlare una lingua irreale. Devastante errore. Impadronendomi del suo linguaggio e comprendendone a mano a  mano i concetti, leggendo le critiche fulminati di pensieri errati e scoprendo le ascendenze di pensieri che sembravano  piovuti dal cielo per caso , mi trovo quasi senza accorgermene nella situazione del cieco di Gerico sanato,  di cui parlava il Vangelo della scorsa domenica.
    Con coraggio e sacrificio, testardamente si deve uscire dall'aria cloroformizzata che da più di quarant'anni ci ha addormentati per rimettere la Verità nel santuario da cui relativisti, materialisti e idealisti l'hanno tolta.  STAT VERITAS
    Di nuovo complimenti.

    RispondiElimina
  43. Anch'io mi associo ai complimenti alla redazione di messainlatino, andate avanti con questo servizio alla Verità che è anche un'opera di Carità verso i fedeli e anche verso lo stesso Mons. Forte che in questo modo viene aiutato a correggere alcuni aspetti problematici del suo pensiero e, a quanto pare, della sua personalità narcisistica.
    Che il Signore che adoriamo in questi giorni in molte parrocchie nella Santa Eucarestia per le Quarantore ci insegni l'umiltà.
    don bernardo

    RispondiElimina
  44. ancora...nessuno come Gesu' Cristo.....ha dato la vita per noi.....tutto il resto sono parole vuote...come e' vuoto questo monsignore Forte....gli consiglerei un ' addorazione davanti al Santissimo...altrimenti che vada a pascolare le pecore......

    RispondiElimina
  45. Credo che i teologi dogmatici, come i filosofi teoretici e i fisici nucleari, costituiscano un "club" ristretto di "addetti ai lavori" ( tra l'altro, devono conoscere tutti il Tedesco ). E' difficile che qualcun altro che non sia al loro livello possa giudicare esattamente la portata di eventuali deviazioni ( o di intere linee di pensiero deviate in partenza) a meno che non ne vengano fuori "sparate" plateali. E' anche vero che qualcuno usa appositamente termini sfumati o fumosi (il "circiterismo" di Romano Amerio ). Bisogna vedere quale credito merita chi agita il campanello d'allarme. Di mons. Gherardini, citato dal prof. Pastorelli, mi fido molto: un teologo definito conservatore che è un esperto di Lutero e della teologia protestante moderna, compresi i demolitori Strauss e Bultmann... scusate se è poco! Oltretutto dev'essere un uomo spiritoso e alla mano: molti anni fa pubblicò un libretto sui suoi viaggi in bicicletta: un "prete da corsa", per dirla con Guareschi!
    Per quanto mi riguarda credo che la lettura di oggi mi sia servita come stimolo per studiare in modo più approfondito ( per quanto possibile a un dilettante ) il problema, arduo al massimo grado, della "psicologia di Cristo". Su Google c'è una voce con questo specifico titolo, che offre parecchio materiale riassuntivo e anche un saggio di Romano Guardini sulla personalità di Gesù Cristo. Un libro con questo titolo è stato scritto anche dal dottor Baima Bollone, il famoso medico legale sindonologo. Suppongo che sia leggibile dai non addetti ai lavori.
    In ogni caso mi sembra opportuno mantenere un atteggiamento prudente, prima di estrarre il definitivo "pollice verso".

    RispondiElimina
  46. Ho conosciuto un lato di questo sito che ignoravo: mi ha disgustato tanto marciume che esce dalla bocca di certi pseudo-cristiani. Questi fanno vergogna alla stessa Chiesa che sembrano avere tanto a cuore.
    La Chiesa non ha certo bisogno di gente così nè tantomeno di questi commenti da avanspettacolo.

    A proposito di bocca, vi conviene lavarvela con umiltà prima di parlare del Vescovo Bruno Forte.

    RispondiElimina
  47. Se  qualcuno propaga in pubblico degli errori, pubblicamente va corretto. Qui non si sta criticando un comportamento privato, anche se c'è chi ha deviato il discorso su atteggiamenti personali, ma si sta mettendo in guardia il fedele da errori che lo possono affascinare. E non è carità questa? L'articolo postato dalla redazione è profondo ed esauriente.

    RispondiElimina
  48. Insomma bisogna lasciar  teologi e vescovi liberi di propagar errori? Se grandi teologi li mettono a fuoco, vuol dir che la misura è colma.
    La Verità assoluta la possiede la Chiesa tramite Cristo. I grandi e ortodossi  teologi valutano certi scritti confrontandoli col magistero perenne.

    RispondiElimina
  49. Pascolar le pecore? Proprio quello che come vescovo dovrebbe fare.

    RispondiElimina
  50. I teologi, per quanto grandi, come Gherardini, uno degli ultimi eredi della gloriosa scuola romana, che difficilmente accetterebbe d'esser definito "conservatore" se non nel senso che si sforza di conservar la sana dottrina e la retta teologia, non pronunciano condanne definitive: discutono, mettono in luce errori di metodo e soprattutto affermazioni in contrasto col magistero. La condanna verà da altri, se han voglia di far il loro dovere.

    RispondiElimina
  51. Le prime cinque righe del tuo commento, signor Eduardo, le hai scritte guardandoti allo specchio, vero?

    RispondiElimina
  52. Grazie alla redazione per averci proposto questo tema.
    Nel merito mi sento di rilevare subito una più che opinabile attribuzione di Marco quale fonte più genuina della storicità dei fatti. Questo è un "giochetto" assai in voga, ma che non ha fondamento, se non nel cantarsela e suonarsela da soli di certi esegeti.
    Secondo, mi spiace che non si rilevi che Gesù in croce abbozzi il salmo 22, che inizia proprio con "Dio mio perchè mi hai abbandonato" ma rappresenta un salmo di piena fiducia in Dio nonchè una descrizione minuziosa di ciò che stava succedendo sul Calvario.
    Pensare che Gesù (=Dio) sia un disperato è eresia pura! E' quell'umanizzazione di Cristo, troppo in voga, che ce lo rappresenta come un lampeggiante in cui il suo essere uomo e Dio si alterna, accendendosi e spegnendosi alternativamente. Eresia.
    In realtà Gesù sa quel che succede, lo accetta ed offre se stesso, liberamente: Gli sarebbe bastato uno schiocco di dita per ribaltare la scena... E non lo fa, proprio per mostrarci come ama Dio, lo stesso Dio che è in croce. E' l'uomo che mette in croce Dio, non Dio che mette in croce l'uomo, ma troppi oggi, persino vescovi, paiono non accettarlo. Il "dio pagano", divenuto il "dio ignoto" dei greci, e poi il Dio di Israele, potente e vittorioso, si mostra come "Dio-amore". Certo che se non ci crede un vescovo cristiano...
    Dio è da sempre e per sempre, mentre l'uomo era ad immagine e somiglianza di dio, si è corrotto con il peccato ed è redento, adottato a figlio, "rinato dall'alto" in forza del Battesimo, per pura grazia di Dio, senza merito, a motivo del sangue versato in croce da Gesù. Il dono è gratuito, ma l'accoglienza del dono passa da un atto di umiltà, in cui l'uomo si riconosce tralcio di una vite e non il viticoltore.
    Lo capirà la Chiesa dei moralismi, dei doverismi, dei "valori cristiani", delle "comunità accoglienti", che non sa mettere a tema la Grazia, il peccato originale, la croce, la realtà storica della risurrezione, lo scarto, anche leggendo i vangeli, tra il Gesù che predica e fa miracoli prima di essere glorificato e ciò che testimoniano gli apostoli dopo che Gesù è stato glorificato (dalla Pasqua di passione, morte e resurrezione), l'attesa del ritorno di Cristo ed i novissimi? Non è un problema solo di monsignor Forte, purtroppo.           

    RispondiElimina
  53. Che brodo insipido di carità senza verità.

    RispondiElimina
  54. Caro Costa il tuo è un brodo insipido di carità senza verità. Per fortuna il teologo che ha scritto questo post di altissimo livello e non ci annoia col tuo buonismo a buon mercato.

    RispondiElimina
  55. "Dubbio", ti sei scelto un bel nome, come il "dubbio cartesiano"; dubita sempre, pure quando vedi.....

    RispondiElimina
  56. Caro Franco, attenzione agli scritti di Romano Guardini, non conosco quello menzionato, ma l'autore è "sapiens haeresim"

    RispondiElimina
  57. Redazione di Messainlatino.it15 febbraio 2010 alle ore 21:56

    Secondo uno come il prof. De Rosa, che è stato maestro di Forte, non ha l'autorità sufficiente per criticare un cattivo scolaro che deraglia?

    RispondiElimina
  58. Complimenti vivissimi alla Spettabile Redazione per questo post veramente e profondamente teologico.  Mi sembra che anche i commenti siano finalmente equilibrati. Dopo le randellate di quelli al post su mons. Fisichella, che hanno abbondantemente sconfinato nel codice penale, sembra che la buona educazione sia tornata tra noi. Sono stato alunno di mons. Forte alla Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, e mi permetto di confermare il notevole ascendente ch'egli esercitava su alunni e professori. Personalmente mi sono salvato investendo 38.000 Lire acquistando il Catechismo della Chiesa Cattolica. Oggi costa  € 25 e permette ai comun mortali come noi di non sconfinare nell'eresia e resistere alle creatività teologiche di professori più o meno narcisisti. 

    RispondiElimina
  59. Probabilmente, caro Andrìa, hai sbagliato aula, sei andato a lezione dai bidelli.

    RispondiElimina
  60. Non fu Benedetto XVI a elevarlo all'episcopato?

    RispondiElimina
  61. Speriamo diventi parroco all'Asinara. farebbe meno danni.

    RispondiElimina
  62. Hai ragione. per gestire la situazione bisogna applaudirlo e magari eleggerlo papa. forse dopo cambierà teologia. ma non a se stesso, al Cattolicesimo intero.

    RispondiElimina
  63. Perchè, secondo lei, Costa, Forte sarebbe disposto ad un incontro privato con uno di noi, e soprattutto sarebbe pronto ad accettare la correzione di chi -a suo modo di vedere- ne sa meno di lui?
    ma se non ci è riuscito nemmeno il suo maestro!

    RispondiElimina
  64. Se i bidelli conoscono il Catechismo certamente commettono meno errori di tanti professoroni.

    RispondiElimina
  65. Nobis quoque peccatoribus16 febbraio 2010 alle ore 00:28

    Ringrazio la Redazione per l'articolo.
    Dal punto di vista del metodo ci troviamo di fronte, come anche nel caso di Mons. Gherardini su Dusputationes theologicae, di fronte a critiche rispettose ma ferme.
    Se non sbaglio alcuni grandi Concili dell'antichita' confutarono le errate opinioni di alcuni Vescovi metropoliti. Segno che la questione venva considerata al massimo grado. Immagino che qualche seguace di Ario a Nicea abbia detto cose simili a quelle scritte da Eduardo.

    FdS

    RispondiElimina
  66. @Eduardo: " ... A proposito di bocca, vi conviene lavarvela con umiltà prima di parlare del Vescovo Bruno Forte..."
    ________________________________________

    Soltanto prima o, piuttosto, anche dopo?

    RispondiElimina
  67. dove sta conducendo le pecore che gli sono state affidate, che non sanno più distinguere l'errore dalla Verità ?

    RispondiElimina
  68. <span>caro FdS,  
    ma lei si chiede CHI si farà carico di spiegare a quel povero Eduardo dov'è la Verità, CHI E' la Verità, che cosa chiede a noi sedicenti cristiani cattolici, la Verità ?  
    chi aprirà gli occhi ai poveri ciechi, condotti alla cecità da altri ciechi, investiti di autorità? questa è la vera tragedia dilagante nella Chiesa di Cristo, oggi, in Italia più che altrove, a me pare...: migliaia (milioni) di poveri Bartimeo che gridano a ogni angolo di strada:</span>
    <span>"Signore, fà che io veda! Signore, guarisci i miei occhi!"  
    ...ma non c'è nessuno che li ascolti, nessuno che comprenda a fondo la loro cecità, nessuno che voglia fare quest'opera di vera Carità, urgentissima -da decenni- nella Chiesa di oggi:  
    RIDARE LA VISTA AI CIECHI !  
    (una Chiesa dove sembra di sentirsi dire "ognuno cerchi la verità sulla strada che preferisce, ogni strada va bene, tutte le strade -prima o poi- portano a Roma!"....la grande illusione: infatti in quel prima o poi si può consumare la tragedia, tutta soprannaturale, della perdita della Fede...!)</span>

    RispondiElimina
  69. ma...che cosa mi state dicendo?...allora...
    allora da questo io....dovrei dedurre che quel Vescovo (il "mio" Vescovo) avrebbe fatto un'affermazione eretica ?
    ma...ma un Vescovo <span>non può</span> sbagliare, questo Vescovo no, ...non è possibile, non ci posso credere ! allora...allora devo dubitare di tante cose che ha detto o insegnato...e devo anche dubitare dell'ortodossia di tutto ciò che, seguendo lui, hanno insegnato altri: parroci, catechisti, insegnanti di Religione (!!) nelle scuole...
    No, vi prego ! ditemi che non è vero, ditemi (ancora) che tutti quelli che a vario titolo insegnano nella Chiesa da tanti anni, hanno un po' di Verità nei loro insegnamenti...e che...che va bene così, come andava bene ormai da tempo:
    che ognuno può insegnare come vuole, secondo la sua visione della Verità, la sua formazione dottrinale, quella di ciascuno è diversa dalle altre, ma TUTTE valide, tutte parimenti rispettabilli, perchè tutte ispirate dallo Spirito Santo, visto che c'è sempre stato posto per tutti nella Chiesa!
    Perchè dovrei credere che se accetto un discorso del Papa, non posso accettare ANCHE quello di Mons. B. Forte ?
    (come può sbagliare un Vescovo, che ha sempre voluto tanto bene al suo Gregge ?
    mi state facendo sorgere dubbi terribili, mi fanno male, rischiano di minare l'"unità", come ha detto l'ospite, sopra...)
    Voi non dovete seminare dubbi, se un vescovo ha dato delle certezze....
    (ahimè, non ci capisco più niente !)

    RispondiElimina
  70. cara Redazione,
    i miei dubbi martellanti servivano a dar voce a chi è trafitto da dubbi assillanti, a causa di decennali predicazioni fuorvianti ed eretiche, favorite e incoraggiate dai Pastori compiacenti con il pluralismo relativista; voce a chi è travagliato dal dilemma irrisolto se esista o non esista più una voce autorevole - la più alta possibile - che si alzi a correggere e a indicare al Gregge l'unica Vera Via da seguire, in modo <span>inequivocabile,</span> e che dica con forza e chiarezza: "Seguite me, non le strade e i pastori che vi allontanano da me!";
    dar voce a chi, nel marasma relativista, non sa più CHI guardare, CHI ascoltare, CHI preferire, a chi obbedire....e non ha voce nè parole per dirlo....e se ha voce e parole, ormai non può più parlare, sopraffatto dalla voce del "potere" e dei suoi utili servi, che non si pongono più nè dubbi nè domande, ma quello che è il più "forte" del luogo e del momento seguono docilmente, come umili somari con i paraocchi !
    =-X
    (vi ritenevo più intuitivi, avendo messo in quei miei quesiti a bella posta frasi in corsivo, per indicare lo scopo "sbloccante" dei miei cento dubbi, a favore dei poveri fedeli cloroformizzati da anni o decenni, e scioccati ora dalle amare scoperte!....)

    RispondiElimina
  71. ma secondo lei, Areki, Mons. Forte la vuole questa correzione ? la potrà gradire ? vorrà l'aiuto di questo blog a raddrizzare la sua teologia ? (dovrei sorridere, ma non ce la faccio....)

    :(

    RispondiElimina
  72. Al prof Pastorelli vorrei dire che non considero affatto negativo il termine "conservatore". Si definisce tale chi, in una strada piena di curve, preferisce agire prevalente sul freno proprio perchè non vuole che si vada fuori strada e così si proceda. Ad Achille dico che la notizia di Guardini "sapiens haeresim" mi giunge nuova, anche perchè l'ho sentito definire come il più grande teologo del '900. Probabilmente il sospetto deriva dalla sua volontà di costituire un ponte fra le categorie della teologia classica e quelle del pensiero moderno, tanto da togliere i giovani intellettuali dalle secche della crisi religiosa in un tempo di secolarizzazione, come credo anche von Balthasar. Quanto alla definizione di eretico, penso che occorra essere cauti. Lo stimabilissimo cardinale Siri in "Getsemani" definiva affetto da semipelagianesimo De Lubac. De Lubac fu nominato cardinale. Anche von Balthasar fu giudicato "sapiens haeresim" per le sue posizioni paraorigeniane sull'Inferno. Idem come sopra: nominato cardinale. ( A proposito: anche Maritain, prediletto da Paolo VI, espresse opinioni origeniane: si parlò di una sua nomina a cardinale laico . ) Non parliamo (anzi, parliamo ) di Rosmini, prima giudicato sospetto e ora pienamente riabilitato. Pur rimanendo aperto a qualsiasi esito di un'inchiesta su Guardini credo di poter affacciare questa ipotesi. Il Mistero è talmente profondo che nel tentarne una sia pur minima definizione si sbanda sempre un poco da una parte o dall'altra; occorrono sempre dei colpi di aggiustamento, operati da sè o ricevuti da altri ( come quando si agisce sul manubrio della bicicletta ). Quello che conta è l'"intenzione prima". Se è buona, include anche la disponibilità a far rientrare le proprie prese di posizione che risultassero seriamente devianti. A proposito di mons. Forte si può dire che il papa possiede ( e e come Prefetto della C.p.d.F. ) ha esercitato "ad abundantiam" le competenze teologiche per giudicare il rigore teologico di un candidato a una sede episcopale di spicco.

    RispondiElimina
  73. Se proprio tutti intorno a lui son ciechi (di mente), si prenda il Vangelo ed il Catechismo, meglio se di S. Pio X ch'è più concreto e meno discorsivo e veroso, e troverà le soluzioni che cerca. Però io non sono così pessimista: di buoni sacerdoti ce ne sono.

    RispondiElimina
  74. L'articolo è uscito sulla rivista ''Si SI NO NO'' circa un anno fa. Attenzione, chi non sa nulla di teologia si scandalizza; la teoria dell'abbandono è ora presa anche da Piero Coda nella sua teologia Cristologica e Trinitaria. Moltamann, teologo protestante, nella sua Staurologia parla per primo di questi argomenti. E' noto che la teologia è molto complessa e la letteratura contemporanea è ignorata dai più. Occore rispetto ed attenzione, a leggere questi testi integralmente non si ravvisano mai errori contro la dogmatica, i linguaggi sono profondamente cristiani, ma sono espessi in maniera nuova non per questo inautentica. 

    RispondiElimina
  75. Sconvolgente trovo il modo di attaccare più la persona che non l'errore. Dolora la constatazione della rabbia che tanti mettono nelle loro esternazioni, in un sito che dovrebbe essere esempio di Chiesa fraterna. Alla ricerca di condivisione, mi dispiace trovare scritti dove l'ironia supera il giudizio e sfiora la cattiveria, che nulla ha a che fare con la questione - probabilmente anche eretica - ma che è nelle mani del Papa e di Dio. Comunque, da ignorante e povera quale sono, mi pongo e pongo ai sacerdoti presenti una domanda, apparentemente banale, ma che ha un suo senso al di là della stessa, sulla sofferenza del Dio Gesù, fatto uomo e risorto con un corpo come il nostro per l'eternità. La premessa alla domanda, probabilmente molto poco teologica, riguarda la vita di molti Santi, vita che per lo meno li ha resi servi di Dio, se non proprio Santi. E faccio l'esempio più forte dei nostri tempi: Santa Faustina. Grazie alle parole che ha ricevuto da Gesù Giovanni Paolo II ha istituuito la festa della Misericordia nella domenica in Albis. Gesù, a lei, come a tanti altri Santi, non poche volte ha parlato di essere in stato sofferente (so bene che una locuzione <span>non è</span> una rivelazione) per i peccati dell'umanità, per quelli dei consacrati che non riconoscono l'Eucarestia per quello che è davvero e così via. Non volendo assolutamente difendere alcune tesi fuorvianti di Mons. Forte, la mia domanda è la seguente. Se impasssibile significa "privo di passioni", e l'immutabilità di Dio deve essere intesa come essere se stesso e tutto nell'immensità e nel piccolo, ora adesso, prima e dopo nell'eternità e per l'eternità, può questo escludere davvero ogni sofferenza d'amore, non intesa come noi la interpretiamo e viviamo qui sulla terra (ossia sofferenza = male), ma come frutto di un amore potente e insondabile, che pur non avendo bisogno di noi ci ama e ci ama al di là di ogni nostra possibile comprensione? Non è che a volte in teologia esageriamo nelcercare di spiegare cose con il nostro mondo al centro? Sant'Agostino stesso ripeteva che la ragione data dalla fede (il secondo passo della ricerca della verità) non è la ragione umana, ma è quella ragione che ci dà di comprendere ciò che l'umano non può comprendere e di tentare di spiegarlo. Diciamo, una percezione di Dio che è fede, così chiara nel cuore di chi è innamorato di Dio perdutamente, e che lo Spirito Santo, oltre a concederla, permette di spiegarla o quasi.
    Tutto questo non per difendere ciò che, nella mia piccolezza, non saprei come difendere.

    RispondiElimina
  76. LE EPISTOLE SCRITTE DA CIRILLO A NESTORIO, CHE POI FURONO RESE DOGMATICHE DAL CONCILIO DI EFESO,  NEL 431, DICONO CHE CRISTO SOFFRI' QUANTO ALL'UMANITA' NON QUANTO ALLA DIVINITA'. NESTORIO NEGAVA LA PASSIBILITA' DEL VERBO, IN SINTESI GESU' HA SOFFERTO REALMENTE E DIO PADRE DIVINAMENTE HA PARTECIPATO CON LO SPIRITO E NON UMANAMENTE CIOE' SOFFRENDO COME GLI UOMINI MA PARTECIPANDO COME LA SUA ONTOLOGIA VUOLE CIOE' CON LA CARITAS.

    RispondiElimina
  77. Scusate, ma quella faccetta nel mio scritto precedente non so come sia apparsa....!

    RispondiElimina
  78. Penso che Mons. G. De Rosa abbia scritto quell'articolo allora perché vedeva l'ascesa di un giovane teologo e il grande consenso che andava raccogliendo di fronte al suo inevitabile declino. La sua teologia veniva messa in crisi. Il suo articolo fu il canto strozzato, purtroppo, di un cigno morente... Forte, nel frattempo, ha chiarito alcune sue tesi. Come poteva passare inosservato alla Congregazione per la Dottrina della Fede? Mia pare che fu Giovanni Paolo II a chiamarlo a predicare gli Esercizi spirituali alla Curia romana e volle lui stesso che fosse consacrato vescovo. L'attuale intervento di Mons. Gherardini mi pare suscitato invece da una certa gelosia per non essere stato lui nominato vescovo... I sacerdoti e i professori di teologia, pur essendo tali, riamangono uomini con le loro insufficienze umane. Dietro grandi questioni si nascondono umane debolezze...
    Preghiamo perché la Verità, si faccia strada, anche attraverso le apparenti contraddizioni e nonostante noi.

    RispondiElimina
  79. Per quel che mi sento chiamato in causa, dico che, conoscendo bene mons. Gherardini, non ama esser inquadrato in categorie che possono significar tutto e il contrario di tutto. E' un teologo ed un professore, oltre che un santo uomo di Chiesa.
    Quanto a certe nomine cardinalizie noto che non sempre le scelte son felici, anzi, spesso son disastrose soprattutto quando la teologia di certi soggetti imporporati era stata condannata dall'infallibile enciclica Humani Generis di Pio XII.

    RispondiElimina
  80. Redazione di Messainlatino.it16 febbraio 2010 alle ore 10:39

    NO: l'articolo postato in questo blog è inedito e non è nemmeno lontano parente di quello di Sì sì no no.
    Inoltre il vecchio ritornello: son concetti complessi, voi non li capite, fidatevi che... te lo puoi risparmiare.

    Chi ha scritto l'articolo qui sopra è un teologo di vaglia che, per giusti motivi, preferisce restare anonimo. Non solo: si tratta di una sintesi di uno studio di 130 pagine (!) del Prof. De Rosa, docente di Teologia dogmatica e maestro di Forte. Forse anche loro ignorano 'la letteratura contemporanea'.

    Non lo diciamo (solo) noi. De Rosa, Gherardini, le citazioni stesse del Forte che abbiamo riportato lo urlano dai tetti:

    FORTE NON E' UN TEOLOGO CATTOLICO

    RispondiElimina
  81. «Dio non è più sconosciuto:  nel volto del Cristo Crocifisso vediamo Dio e vediamo la vera onnipotenza, non il mito dell'onnipotenza. Per noi uomini potenza, potere è sempre identico alla capacità di distruggere, di far il male. Ma il vero concetto di onnipotenza che appare in Cristo è proprio il contrario:  in Lui la vera onnipotenza è amare fino al punto che <span>Dio può soffrire</span>:  qui si mostra la sua vera onnipotenza, <span>che può giungere fino al punto di un amore che soffre per no</span><span>i</span>. E così vediamo che Lui è il vero Dio e il vero Dio, che è amore, è potere:  il potere dell'amore».
    (Benedetto XVI ai seminaristi di Roma, 12.02.2010) Sarà mica in odore di eresia anche il papa!

    RispondiElimina
  82. Povero Papa! Ma fa pure lui parte della Chiesa Cattolica?

    RispondiElimina
  83. <p><span>Dalla Spe salvi: 39: “La fede cristiana ci ha mostrato che verità, giustizia, amore non sono semplicemente ideali, ma realtà di grandissima densità. Ci ha mostrato, infatti, che <span>Dio – la Verità e l'Amore in persona – ha voluto soffrire per noi e con noi</span>. Bernardo di Chiaravalle ha coniato la meravigliosa espressione: Impassibilis est Deus, sed non incompassibilis [Sermones in Cant., Serm. 26,5: PL 183, 906.] – <span>Dio non può patire, ma può compatire</span>. L'uomo ha per Dio un valore così grande da essersi Egli stesso fatto uomo per poter com-patire con l'uomo, in modo molto reale, in carne e sangue, come ci viene dimostrato nel racconto della Passione di Gesù. Da lì in ogni sofferenza umana è entrato uno che condivide la sofferenza e la sopportazione; da lì si diffonde in ogni sofferenza la con-solatio, la consolazione dell'amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza”.</span></p>

    RispondiElimina
  84. <p><span>Benedetto XVI: Discorso ad Auschwitz 28 maggio 2006: “Nelle immediate vicinanze si svolge la vita nascosta delle suore carmelitane, che si sanno particolarmente unite al mistero della croce di Cristo e ricordano a noi la fede dei cristiani, che afferma che <span>Dio stesso è sceso nell'inferno della sofferenza e soffre insieme con noi</span>”.</span></p>

    RispondiElimina
  85. Ci manca il durante e poi siamo a posto.

    RispondiElimina
  86. Nobis quoque peccatoribus16 febbraio 2010 alle ore 11:57

    Gentile Ospite,

    in questi casi conta la sostanza degli argomenti e non le motivazioni personali.

    Non ho mai notato ripensamenti nelle teorie di Mons. Forte.  Su questo bolg lo scorso anno venne citata un'altra perla del nostro "Il popolo di Dio ama la Chiesa", che mi pare faccia il paio con il "Dio di Gesu' Cristo" citato da Mons. Gherardini.

    Gli inviti a predicare gli esercizi spirituali e la consacrazione vesvovile sono parte della domanda e non della risposta.

    Le disquisizioni sulla sofferenza di Dio trovano spiegazione nel fatto che ad alcuni interventi di Dio nella storia attribuiamo spiegazione con un concetto da noi umanamente definito sofferenza e che le parole del Santo Padre mi paiono ricondurre alla carita' come potere universale dell'amore. Altra questione e' poi che la Redenzione sia avvenuta per la morte di Nostro Signore e non per la sola sofferenza.
    Sia la morte che la sofferenza sono concetti umani afferenti al Mistero dell'Incarnazione che crediamo volonta' di Dio di donarsi e spiegarsi in termini umani per la redenzione e salvezza dell'umanita' creata da Dio.

    Letture come quella proposta dalla Redazione mi rendono sempre piu' urgente la preghiera per l'unita' della Chiesa, in particolare il S. Rosario.

    Cordialmente,
    FdS

    RispondiElimina
  87. Ricordo l'articolo di SI SI NO NO e posso affermare che è molto più generico, anche se utile. Quello postato è eccellente.
    Capisco che esiste anche un problema di linguaggio che può render difficile la comprensione e può portare gl'incompetenti come me fuori strada, ed è da tenerlo in considerazione. Ma grandi teologi, abituati a seguire tutti i movimenti di pensiero non solo teologico, sanno ben discernere la novità del linguaggio dalla novità del contenuto. Del resto spesso le novità del linguaggio son di per sé novità di contenuto: la transignificazione e la transfinalizzazione di olandese infausta memoria son sì una novità linguistica ma anche negazione della Transustanziazione e per questo condannate da Paolo VI. 
    Le novità di FORTE non sono nel linguaggio, o solo nel linguaggio.
    Quindi concordo perfettamente con la REDAZIONE.

    RispondiElimina
  88. capita spesso anche a me. A volte si pigian tasti che non si dovrebbe: nessun problema, basta abituarsi a vederle. Io ci ho fatto il callo

    RispondiElimina
  89. dubbio, avevo letto i tuoi commenti percependo le  "deuxième degré" come si dice da noi, mi sembrava chiaro che forzavi i tuoi propositi, per in realtà descrivere la situazione preoccupante che è sotto i nostri occhi...aspettavo di intervenire...e poi ho letto questo tuo commento che condivido.
    Direi anche che  i dubbi e le domande diventano ancora più assillanti quando vedi l`Autorità non solo non correggere ma lodare l`errore e l`errante!

    RispondiElimina
  90. Gentile Nobis quoque peccatoribus,
    Ha ragione: infatti la sofferenza di Dio attiene la Carità. Non v'è altro modo di pensarla e di annunciarla se non nella prospettiva dell'amore trinitario. Questa mi pare anche la tesi di Mons. Forte. Bisogna infatti leggere la sua cristologia insieme con il volume dedicato alla teologia trinitaria. Ma sarebbe anche efficace la lettura di Eternità nel tempo, sempre di Mons. Forte, accanto al volume introduttivo della Simbolica ecclesiale, La Parola della fede.
    Circa il metodo storico-critico nell'interpretazione della Bibbia, ha detto parole illuminanti nella prefazione al Documento L'interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Benedetto XVI quando era cardinale (il documento è del 1993). Facendo opportune distinzioni, ed evidenziandone i limiti, non lo ha tuttavia buttato a mare come non ortodosso. Il metodo storico-critico è un metodo che va integrato, come Benedetto XVI ce l'ha dimostrato col suo bel  volume su Gesù. Mi pare anche questo l'intento di Mons. Forte. Ricordo, d'altra parte, che all'uscita del suo libro su Gesù (Gesù di Nazaret, storia di Dio, Dio della storia), quasi trent'anni fa, l'allora prof. Forte fu accusato addirittura di aver fatto poco uso di questo metodo.
    Volentieri mi unisco alla preghiea recitando oggi il S. Rosario.
    Cordialmente,
    a.a. 

    RispondiElimina
  91. La grazia di stato non serve a nulla? Pensate alla strada che ha fatto Ratzinger dal "controsillabo" ad oggi.

    RispondiElimina
  92. E si ritorna al problema della possibilità d'errore non solo del papa ma anche del vescovo.
    Sulla fallibilità del papa ci siamo espresi più volte ed in diversi  in questo blog. I vescovi, uniti al papa, sono infallibili solo in caso di magistero straordinario o ordinario universale se ripetono la dottrina già insegnata sempre e costantemente dalla Chiesa.

    Quanto al Vescovo, il suo amore per il gregge (qual amore? naturale, soprannaturale?) non lo esime dall'errore. Il Vescovo in tanto è infallibile in quanto ripete senza alterazione né diminuzione,  e quindi integralmente, il deposito della fede. Punto e basta.

    Lasciamo da parte preti e prof. di religione: ne dicon troppe e di grosse come macigni anche. E qualche prof. presso facoltà pontificie toscane ha il coraggio di dire che la Chiesa non è stata fondata da Cristo, ma su Cristo. Ma Gesù non aveva detto che fondava su Pietro la sua Chiesa? E questo è il meno! Se si leggon certe dispense sulla Bibbia pubblicate da questi isitituti religiosi c'è da inorridire: si parla di mito per Genesi, e il tutto contro l'Humani Generis e la costante dottrina della Chiesa sulla "storicità" della Sacra Scrittura. E si potrebbe andar avanti. E tutto con l'approvazione dei vescovi.

    Non capisci più niente? Leggi il Catechismo e capirai tutto.

    RispondiElimina
  93. grazie, Redazione, a nome di tutta quella folla silenziosa e in massima parte ignara del povero Gregge di Cristo, che viene condotta (a sua insaputa) da vari decenni ad acque stagnanti, anzichè alle fonti di Acqua Viva perenne, seguendo docilmente tante guide dalle svariate "visioni teologiche" del Cristianesimo...e non sanno più dove si trovano, volgono lo sguardo e le orecchie or qua...or là...senza capire, senza <span>certezze</span>, senza tutela sicura...e non hanno le parole per dirlo!
    Grazie a Dio che questo blog c'è !

    RispondiElimina
  94. <span>grazie, Redazione, a nome di tutta quella folla silenziosa e in massima parte ignara del povero Gregge di Cristo, che viene condotta (a sua insaputa) da vari decenni ad acque stagnanti, anzichè alle fonti di Acqua Viva perenne, seguendo docilmente tante guide dalle svariate "visioni teologiche" del Cristianesimo...e non sanno più dove si trovano, volgono lo sguardo e le orecchie or qua...or là...senza capire, senza <span>certezze</span>, senza tutela sicura...e non hanno le parole per dirlo! 
    Grazie a Dio che questo blog c'è !</span>

    RispondiElimina
  95. caro Ospite che si rallegra del "consenso" di tanti teologi "alla moda":
    il consenso non è affatto garanzia di essere nella Verità di Cristo, anzi spesso  è segno del contrario !

    RispondiElimina
  96. Finalmente, tra tanti attacchi personali, astiosi, e piuttosto sbracati , del tipo 'andare a pascolare le pecore' (il che purtroppo è una cattiva consuetudine di molti frequentatori di questo blog) qualche intervento che, invece di alzare il dito della condanna con sadica e masochistica soddisfazione, discute di un problema teologico non da poco: cosa significa che Gesù è stato 'vero' uomo? in cosa consiste la sua umanità, anzi, la sua debolezza umana. Quali conseguenze possiamo trarre da quel "exinanivit semetipsum"? Il sudore di sangue e il grido sulla croce possono andare d'accordo con la dottrina per cui Gesù è stato fin dal concepimento onnisciente? Se tra chi crede queste domande si pongono mi sembra veramente riduttivo rimandare esclusivamente al catechismo di Pio X. Quanto allo sport di trovare dovunque delle eresie (perfino Romano Guardini!) ergendosi, anche se semplici fedeli, ad unici custodi dell'otrodossia  potrà soddisfare qualche risentimento privato, ma sicuramente non edificherà niente

    RispondiElimina
  97. si tratta sicuramente di tornare alla Dottrina perenne, quella che mai doveva essere alterata: proviamo a riscoprirne le radici, prima che le taglino completamente, consegnando all'oblio della storia la Persona di Nostro Signore, che piano piano, in modo impercettibile lungo i decenni è "decaduta" nella coscienza a semplice "uomo buono tra tutti gli uomini della storia" ! proviamo a risalire la corrente di questo oblio che ci sta trascinando nel mare indistinto della Religione Universale dell'Amore secondo i credenti comuni e non comuni, col massimo esponente di generica umana "bontà!....
    (da dove ripartiamo ?)

    RispondiElimina
  98. grazie, Luisa, della tua vigilante, acuta, sensibile attenzione, della quale non ho mai dubitato...

    RispondiElimina
  99. Ahimé mi dicono che il Catechismo di san Pio X non è più venduto... temo lo vendano solo i lefebvriani, esattamente come il testo della Vulgata di san Girolamo, un tempo testo sacro della Chiesa.

    RispondiElimina
  100. Qui il tuo dubbio era veramente forzato per essere vero, ma altrove sei troppo serioso e critico per far apparire la tua ironia!

    RispondiElimina
  101. Davvero? E quale sarebbe la dottrina perenne relativa alla vera umanità di Cristo? (guardi che non credo affatto che Cristo sia il massimo esponente di una generica umana bontè, anche se questo disprezzo per la bontà umana mi sembra poco cristiano)

    RispondiElimina
  102. <span><span>molti ritengono che si possa essere buoni senza essere cristiani, e sono in aumento coloro che la pensano così: è una tendenza che è opportuno osservare con attenzione, per capire "dove" va a sfociare, e porsi l'interrogativo se quella che si prospetta sia una buona meta...   
    (se è possibile essere buoni e altruisti e filantropi senza cristianesimo, o "al di là" e "al di sopra" di esso, Gesù Cristo, che cosa sarebbe venuto a fare ?....forse un giorno si arriverà a pensare e a TEORIZZARE che Gesù Cristo si può ritenere superato o superabile, da parte di ardite teologiche costruzioni "molto-umanistiche", o mediante religioni ultra-cristiane....è una terribile tentazione, in cui tante anime stanno scivolando, come su una china fatale, di cui non hanno avvertito il pericolo, all'inizio !)</span></span>

    RispondiElimina
  103. Lei pensa davvero che miliardi di persone che non sono cristiane siano escluse da ogni capacità di compiere il bene?  Che gli altruisti e i capaci di dare la vita per gli altri si trovino solo tra i cristiani?Guardi che la mia domanda non è retorica.

    RispondiElimina
  104. e cchè tto dico a ffa16 febbraio 2010 alle ore 16:48

    a dubbio
    logica vorrebbe che se il servo che non conoscendo la volontà del padrone, sarà bastonato meno.....

    quello che la compi senza conoscerla, se non sarà premiato in più, sarà almeno premiato.....

    RispondiElimina
  105. Gentile Dubbio,
    e l'uomo ricco di evangelica memoria? Era buono, ma non fu capace di seguire Cristo. Affermare che Gesù sia venuto perché fossimo più buoni, o affermare semplicemente che seguiamo Cristo per essere più buoni, si cade nello stesso errore che vuoi evitare, quello illuministico, che predicava Cristo un buon maestro di morale. E come distinguerlo da Budda (che pure è stato un apprezzabile maestro di morale)? Così anche il tuo dubbio, da un apparente scetticismo, può scivolare in un irrefragabile relativismo cristologico.
    Cordialmente.

    RispondiElimina
  106. caro Nike, veda se le può essere utile questa pagina:

    http://blog.messainlatino.it/2009/04/maranatha-pubblica-il-catechismo.html

    dove un blogger dice di averlo acquistato in un'edizione della Cantagalli di Siena....

    RispondiElimina
  107. Come al solito ho sbagliato tasto ed ho cliccato mi piace. Invece queste voci non mi piacciono, non perché DON dica falsità, ma perché vien la tristeza a pensar che se quanto riportato è vero, Ratzinger ha appoggiato la consacrazione episcopale di Forte che lui reputava un incompetente. E che c'è stato a fare per anni ed anni alla testa della Congregazione per la Dottrina della Fede? Non poteva far presente chiaro e tondo al Papa che tanto lo ascoltava che  quel mediocre e pericoloso teologo non era da cattedra episcopale? Chi appoggiava Forte?

    RispondiElimina
  108. (grazie, Antonio: il mio dubbio ha uno scopo essenzialmente didattico, per me e per gli altri, per riaccendere la memoria offuscata o spenta, in questo tenebroso e inedito "tunnel" che la Santa Chiesa sta attraversando da oltre 40 anni, che cosa vuol dire essere "cristiani" e "cattolici"....e chi è Gesù Cristo, per ciascuno di noi!)

    RispondiElimina
  109. <span>così disse Gesù, il Maestro, ai suoi amici: 
    "Voi, chi dite che Io sia?" 
     
    ...e così Egli lo chiede ad ognuno di noi, oggi, e lo chiede alla Sua Sposa, ogni giorno, fino alla fine dei secoli, non smetterà mai di rivolgerci questa domanda: e il motivo per cui ce la ripete continuamente, c'è, e Lui lo conosce bene !</span>

    RispondiElimina
  110. <span>Pietro rispose a Gesù: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente."  
        
    Cristo
    è parola greca che corrisponde all’ebraica Messia e vuol dire che Gesù è l’unico Salvatore o Redentore del mondo; Colui che ha in mano le sorti di ogni persona e di ogni popolo.  Da Lui dipende la nostra felicità ed ogni bene in questo mondo e nella vita eterna.  Non esiste persona superiore a Lui; non esiste altra religione vera diversa da questa rivelataci da Dio stesso venuto fra noi e cioè Gesù Cristo,  Figlio del Dio vivente.  
    Non è un semplice profeta, ma la Persona che supera tutti i grandi benefattori mandati da Dio e registrati nella Bibbia.  Un profeta sarebbe come un santo, un uomo eccezionale come Padre Pio, ma sempre uno dei tanti che non mancano in tutta la storia sacra.  Gesù invece è il sommo Salvatore e in più è l’infinito Dio:  egli è Messia e Figlio di Dio, disse Pietro, e ce lo ripete per sempre. 
    </span>

    RispondiElimina
  111. In tutta franchezza mi sembra veramente una provocazione arrogante chieder qui qual sia la vera umanità di Cristo come concepita dalla Chiesa. Chi voglia approfondire l'argomento può consultar alle voci Incarnazione, Unione ipostatica, nestorianesimo, eutichianesimo, monotelismo ecc l'Enciclopedia cattolica, qualche buon dizionario di teologia dogmatica, qualche trattato De Verbo Incanato: troverà esami esaurienti a partire almeno da massimo il Confessore e dal Damasceno sino agli autori del medio evo che pure potevano aver varie visioni e soprattutto a S. Tommaso.  Potrà scorrere pure una vasta bibliografia anche specifica.

    Delle belle pagine inoltre si possono leggere in un volume che amo molto, Enciclopedia della dottrina cattolica, di G.D. Smith. ed. Paoline 1966, semplice ma densa.
    Io mi limito a dire quel che può dire un povero fedele. Cristo fu uomo in tutto tranne che nel peccato. La sua vita umana segue il ciclo di tutte le vite umane: viene concepito, partorito, soffre il freddo, cresce, è bambino, obbedisce ai genitori, aiuta il padre putativo, diventa adulto. E' soggetto a tutte le leggi della natura umana: ha fame, ha sete, è stanco, e mangia, beve e si riposa. Soffre e muore. Ha sentimenti umani, ma tutti i movimenti del suo cuore sono sempre controllati dalla sua santa volontà. Quando s'ira contro i mercanti non pecca; quando Giuda lo tradisce e i suoi lo abbandonano soffre ma la sua volontà è sempre la volontà divina che non si lascia deviare dagli impulsi umani. Ama gli uomini ma senza egoismo; piange per le sventure altrui, ma non dispera. Sulla croce spasima, contraendosi dal dolore, ma vuole morire mentre poteva salvarsi senza bisogno neppure di una parola.

    Il lamento "Dio Dio perché mi hai abbandonato" è la voce della natura umana. Ma non sono parole di sconforto. Riprende, credo coscientemente, per dir che tutto è consumato, il Salmo 22, da tanti considerato una prefigurazione, nella sua analitica descrizione, della passione di Gesù: un salmo ch'è sì di dolore, ma di un dolore che finisce con l'abbandono in Dio e nel canto della gloria di Dio.
    A me basta questo.


    RispondiElimina
  112. Tutto va inquadrato nel concetto che abbiamo di  "bontà".
    Tutti coloro che compiono il bene evidentemente seguono la legge divino-naturale. Se non la seguono non posson esser "buoni": perché la legge divino naturale, quale condensata nei 10 comandamenti, è stata data a tutti gli uomini anche per regolare la loro vita sociale.
    Il bene fatto in nome di Cristo è carità ed è meritorio agli occhi di Dio.

    Il bene compiuto solo per umana e terrena condivisione, in nome di una comune appartenzna ad una pura natura biologica naturalistica, fatta d'un ciclo di nascita, crescite,  morte e conseguente annientamento totale, è filantropismo, terrenamente apprezzabile ma che non acquista meriti davanti a Dio. Poi ovviamente sarà Dio a leggere davvero nei cuori.

    RispondiElimina
  113. BRAVO!!!!!!
    Tutto il resto è veleno .

    RispondiElimina
  114. Il bravo era per l'ospite.........

    RispondiElimina
  115. Ci son ricchi, anche nel vangelo, che effettivamente son generosi.
    Seguire Cristo, poveri o ricchi che si sia, per diventar più buoni è un'ottima via per comprenderne il messsaggio più alto: mettersi alla sequela della sua bontà rende più la nostra anima via via più aperta alle grandi verità, tra cui l'amore per il prossimo come riflesso dell'amore per Dio.
    Seguire la sofferenza di Cristo e farla propria, prendendosi ciascuno la sua croce con lo sguardo rivolto all'alto, non credo che sia moralismo, o che porti allo scetticismo o al relativismo cristologico.
    Io penso che questo voleva dir DUBBIO: il vero bene, la vera bontà, non naturale, ma soprannaturale, si realizza con Cristo. Ma posso errare, ovviamente.

    RispondiElimina
  116. Sulla frase di Ratzinger e dell'epistemologia teologica di Mons. Forte, ho i miei dubbi. Si veda il libro di Forte, Teologia come memoria, compagnia e profezia, dove Forte indica il metodo della sua proposta teologica. Il resto è solo astio che non fa bene alla Chiesa.

    RispondiElimina
  117. <span>Ci si chiede con dubbi tormentosi, e si risponde talora con affannose argomentazioni quale sia la Carità, l'Amore di Dio per noi, e dimentichiamo che ce l'ha detto Lui stesso (fino a dare la sua Vita in Sacrificio al Padre per donare a noi quella eterna, consumandosi tutto per noi, fino al "Tutto è compiuto!" come con eccellente semplicità ha ricordato Dante Pastorelli), anche in quei passi del Vangelo dove ci è mostrato in piena luce l'amore di Dio:  
    "Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo Unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna". (Giovanni 3:16)  
    Dio desidera che noi lo conosciamo:  
    Gesù, pregando il Padre:  
    "Ora questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato". (Giovanni 17:3)  
    Egli ci offre una nuova vita, una vita di abbondanza.
     
    "Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura". (2 Corinzi 5:17)  
    Gesù dice:  
    "Io sono venuto affinché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza". (Giovanni 10:10)  
     
    ****************  
    Quali complicate teorie dobbiamo allora inventare ed elaborare per capire e raccontare agli uomini di oggi e di sempre QUALE SIA L'AMORE DI DIO per noi ?  
    Non ci basta la divina semplicità del Vangelo, la Parola Sua di Vita Eterna ?</span>

    RispondiElimina
  118. Caro Dante,
    nelle tue parole e nella tua bella sintesi, mi pare di ascoltare le parole del libro Gesù di Nazaret di Mons. Bruno Forte.
    (Solo hai dimenticato che Gesù non fu concepito come tutti gli uomini, ma "per opera dello Spirito Santo"... cosa che Forte non ha mai affermato).
    Cordialmente.

    RispondiElimina
  119. ottimamente, Dante: è proprio così!
    ....ma qui sorge ancora una domanda:
    perchè abbiamo bisogno di una bontà soprannaturale ? Dio non può "promuoverci" al Paradiso* anche con quella naturale, che si può -grosso modo- conquistare seguendo la legge morale naturale ?
    (*attenzione: parola davvero....obsoleta; interessa ancora a qualcuno...?)

    RispondiElimina
  120. E chi pensava diversamente?
    Visto che qui usa molto il dialetto, scrivo un proverbio pugliese:
    Li frumuli lu jentu li ccocchia.Il vento accosta erbe (o grano ) che terminan con spighe.

    Un modo contadinesco per dire che Dio li fa e poi li accoppia.

    RispondiElimina
  121. Sulla base di una semplice bontà naturale che ha alla base un pensiero che rigetta l'esistenza di Dio, e tutto riduce alla vita biologica che finisce nel foscoliano nulla eterno, come pretendi di salvarti? Come gli asini a scuola? Siccome sono buono, passatemi anche se non ho fatto niente per meritarmelo  tutto l'anno. Il 6 politico? La salvezza universale? Oggi molti a tal teoria tendono, per cui pensano che si salvano tutti alla fine dei tempi perché Dio è amore e vuol tutti salvi, Satana compreso. Strano concetto di amore scisso dalla giustizia. Lo diciamo nel CREDO che verrà a giudicaere i vivi e i morti.


    Diverso è il discorso se, senza tua colpa tu, vivente nella selva amazzonica o nell'isola di Pasqua, vivi secondo le leggi della morale divino-naturale, ripeto, che è quella dei 10 comandamenti insita nella natura umana e da cui gli uomini si sono allontanati, ed hai l'animo aperto all'incontro con Cristo qualora ti venga presentato: in questo caso fai parte, in modo implicito, della Chiesa, cioè del Corpo mistico di Cristo e la salvezza puoi conseguirla. Fuori della Chiesa non c'è salvezza: nei termini che ho riassunto quest' asserzione è dogma di fede.

    RispondiElimina
  122. So che Cristo fu concepito di Spirito Santo, ma a me premeva mettere in luce che è stato concepito nel ventre umano di Maria, carne nella carne.
    Non ho capito cosa Forte non ha mai affermato: cioè per Forte Cristo non è stato concepito di Spirito Santo?

    RispondiElimina
  123. No. Mi dispiaceva che tu avessi dimenticato, nella tua sintesi, che Gesù sia stato concepito non come tutti gli uomini ma per opera dello Spirito Santo, come afferma Forte con tutta la tradizione cattolica.

    RispondiElimina
  124. <span>grazie, Dante ! 
    ma qui sorge ancora una domanda: perchè dobbiamo acquistare meriti davanti a Dio ? 
    Non è forse Lui "ricco di Misericordia" e pronto a donare tutto a tutti, perdonare infinite volte infinite colpe, e non ha già espiato Gesù Cristo tutto il peccato del mondo e non ci ha già "riguadagnato" il Paradiso ? 
    "accquistare meriti"...sembra un linguaggio da "commercio": siamo sicuri che sia ancora adatto a parlare del nostro rapporto col Signore ? termini e linguaggio poco affini a quello dell'amore puro, senza calcoli e contropartite ? 
     
    </span>

    RispondiElimina
  125. nessuna ironia, infatti: le mie domande erano serissime !

    RispondiElimina
  126. <span>grazie, Dante: quest'ultima risposta davvero la salvo e la metto in cornice, per leggerla ogni giorno, tenendola pronta in memoria (mia, oltre che del PC) nelle eventuali dispute sull'argomento con i miei amici, che son tutti pronti a dir sull'argomento "morale" e "salvezza" le loro opinioni.....iridescenti !</span>

    RispondiElimina
  127. Non c'è di che: brevissima e semplicissma sintesi di un concetto cattolico complesso.
    Sai com'è: ognuno vuol fare il comodo suo e allora vorrebbe che questo comodo fosse approvato dalla morale della Chiesa. Insomma Cristo e la sua verità si devono piegar alle miserie umane e tutte assolverle, come dire: peccare ma con la benedizione preventiva della chiesa.

    RispondiElimina
  128. Pastorelli finora ne hai fatte tante, ma parlare al "plurale maiestatis" non l'avevi ancora fatto, non finirai mai di meravigliarci:

    "Sulla fallibilità del Papa ci siamo espessi...."

     Però talvolta dici cose interessanti e bisogna dartene atto.

    RispondiElimina
  129. Guardini col suo da "Lo spirito della liturgia" antesignano dello sfacelo liturgico, al velato relativismo filosofico, alle anticipazioni dell'ecumenismo, è forse peggio di "favens haeresim", al pari di Von Balthasar con la sua cristologia bislacca. L'ontologismo di Rosmini e la sua idea di comprensione della Trinità poi, sono da rigettare in blocco e sono condannate. Se poi si vuol salvare l'uomo perchè non fu condannato da vivo si faccia pure, ma non è prassi cattolica beatificare i maestri dell'errore, anche se in buona fede.

    Quanto ai cardinali...preferisco quelli del tempo di Giulio II, almeno avevano solo problemi di costumi e non di fede....

    RispondiElimina
  130.   "non un don" che significa? un prete che si vergogna d'esser prete? se andavi a lezione da Forte non ci meraviglia

    RispondiElimina
  131. Della cristologia di Piero Coda della Lateranense, noto agli specialisti e non per essere un campione di teologia tradizionale, forse bisognerebbe occuparsene come per Forte. Qui il rimprovero va anche a Fisichella, rettore del Laterano, che ha lasciato che su certe cattedre si insegnasse......Forte.

    RispondiElimina
  132. Meno male (per Forte). Ho spiegato il motivo per cui non ho scritto del concepimento di Spirito Santo, potevo anche farlo ma non occorreva perché lo sappiamo tutti e mi premeva mettere in luce l'aspetto umano di Gesù. Per i problemi relativi all'unione ipostatica avevo già dato dei suggerimenti nella prima parte del commento.

    RispondiElimina
  133. Caro saccentino presuntuoso, hai mai sentito parlare della "communicatio idiomatum" in cristologia? Da come scrivi non mi pare. Quel che dice il Papa non c'entra nulla con la sofferenza di Dio Padre o della divinità di cui stiamo parlando da due giorni. Ma, essendo il Verbo l'ipostasi di Cristo, la frase "Dio si è fatto crocifiggere" non è eretica, lo diventa quando si attribuisce la sofferenza al Verbo indipendentemente dall'incarnazione o al Padre o alla divinità ed è ciò che fa Forte.

     Studia prima, poi potrai permetterti di contraddire il grande teologo che ha scritto questo articolo, credo un professore universitario che conosce la teologia a menadito. 

    RispondiElimina
  134. Vedi sopra, saccentino, si parla di Cristo.

    RispondiElimina
  135. Studia la "communicatio idiomatum"

    RispondiElimina
  136. "la soffernza di Dio attiene la Carità", prosa teologica strana, ma lei non sarà mica Bruno Forte o un suo allievo? In ogni caso è altrettanto incomprensibile. Ci spieghi questa frase teologicamente, non sta parlando con vecchiette da infinocchiare. C'è una sofferenza trinitaria o no? C'è una sofferenza del Padre o no? La divinità può soffrire in quanto tale o no? Dal suo post non si capisce.

    RispondiElimina
  137. Non è esattamente così Dante, sennò arrivi alle teorie di Journet che aprono il Vaticano II. Mystici corporis parla di legame "voto", che non fa assolutamenete  di questi di uomini delle membra del corpo mistico. Sennò difendi Lumen Gentium e da uno come te mi meraviglierebbe....Auspichi studi sul Concilio....Addirittura dici:"nei termini che ho riassunto quest'asserzione è dogma di fede". Vacci piano, se quelli dell'Ecclesia Dei sono come te per fortuna c'è la Fraternità San Pio X.

    RispondiElimina
  138. D' accordo con Dante Pastorelli. In tutto uomo tranne il peccato, e dunque non sono esclusi da Lui l'angoscia, lo sconforto ed anche il dubbio. Altrimenti, mi si perdoni la parola, sarebbe stato tutto un 'teatrino'

    RispondiElimina
  139. Nobis quoque peccatoribus17 febbraio 2010 alle ore 00:08

    Ancora per il gentile Ospite,
    dalla citazione della Spe salvi mi pare chiaro che il discorso sulla "sofferenza di Dio" sia incentrato sulla seconda Persona della SS. Trinita', quindi nella dimensione anche umana dell'Incarnazione.

    Un grazie al Prof. pastorelli per le sue precisazioni.

    FdS

    RispondiElimina
  140. CANONICUS. Mi sarò espresso male, ma credo che il concetto sia chiaro. Fuori della Chiesa non c'è salvezza, e questo è il dogma. Nei termini in cui l'ho riassunto: cioè chi rifiuta di riconoscere Cristo non può salvarsi.
    Diverso è il caso dell'ignoranza invincibile, secondo la dottrina della Chiesa: e facevo l'esempio dell'abitante dell'Amazzonia o dell'isola di Pasqua che non per sua colpa non conosce Cristo ma è aperto ad accoglierlo ove gli venga presentato e viva secondo la morale divino-naturale, può salvarsi.

    La Chiesa, si legge nella lettera del S. Uffizio all'Arcivescovo di Boston (8 agosto 1948), "è mezzo generale di salvezza. Poiché non si richiede sempre, affinché uno ottenga l'eterna salvezza, che sia realmente incorporato come un membro della Chiesa, ma quanto almeno è richiesto, che egli aderisca alla stessa con il voto e il desiderio. Questo voto, poi, non è necessario che sia sempre esplicito, come accade per i catecumeni, ma dove l'uomo soffre d'ignoranza invincibile, Dio accetta pure un voto implicito, chiamato con tale nome perché è contenuto in quella buona disposizione dell'animo con la quale l'uomo vuole la sua volontà conforme alla volontà di Dio".
    Insomma quel desiderio di conoscere la verità "equivale ad una virtuale appartenza al Corpo Mistico" (Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo).
    Si possono anche consultare la Singulari quadam e la Quanto conficiamur di Pio IX

    RispondiElimina
  141. Dimenticavo: la Fraternità spesso cita nei suoi giornali con molto rispetto il card. Journet (soprattutto l'Eglise du Verbe Incarnè"). Ed anche Spadafora, ricordo qualche suo discorso, ma anche articolo, ne faceva grande stima.
    Cosa c'entra l'Ecclesia Dei con me? Io non impegno nessuno non potendo arrogarmi la partecipazione a certi organismi.

    RispondiElimina
  142. Gesù, che è Dio, non ha affatto vissuto in sè quello che noi chiamiamo "dubbio"!
    L'incertezza del dubbio che fin da Adamo ci mostra la tragica precarietà in cuil'umanità è precipitata dopo il peccato originale, con la conseguente separazione dal Creatore, l'oscurità dell'ignoranza, materiale e spirituale, la fatica di cercare Dio che da allora si era nascosto, le religioni inventate dall'uomo a questo scopo, il lento cammino del popolo eletto guidato dai Profeti all'attesa del Messia promesso....
    e tutta la storia della Salvezza ci mostrano che l'uomo è gravato continuamente dal dubbio a causa del suo peccato, e che solo in Gesù Cristo scopre il vero Volto di Dio ed a Lui viene ricondotto dal Salvatore: il cristiano allora vive di Fede, perchè il Signore è Luce eterna, venuta nel mondo a vincere le tenebre del peccato, del dubbio e della disperazione di essere separati dal Padre.
    Gesù Cristo è vissuto nella <span>perfetta unione</span> con la Volontà del Padre, dalla quale mai si è separato, anche nell'angoscia del Getsemani:
    -->cfr.: “Se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!” (Mt 26,39)
    Mai poteva essere incrinata dal dubbio la sua PERFETTA UNIONE COL PADRE.

    RispondiElimina
  143. Caro Dante, la frase che mi suona strana della tua sintesi è: "La sua vita umana segue il ciclo di tutte le vite umane: viene concepito,...". E' chiaro a tutti che Gesù fu concepito "di Spirito Santo", ma l'affermazione nel contesto della tua frase non lo lascia intendere. C'era bisogno della precisazione. Le parole, anche se povere, definiscono i concetti e la verità è adeguazione del concetto e della realtà cui fa riferimento. Gesù è stato concepito come tutte le vite umane? Formato nel grembo della Vergine, sì; partorito, sì, come tutti, ma "concepito" proprio no.  Evidentemente si tratta di una svista...
    Immagino però che un errore possa capitare a tutti.
    Cordialmente

    RispondiElimina
  144. A lavà a capa o ciuccio se perde tiempe e sapone!
    Detto napoletano che può trovare qui facile comprensione: Se vuoi lavare la testa all'asino, perdi tempo e sapone. Ergo, occupati di altro...

    RispondiElimina
  145. Dante, meriteresti un bacio (anche se un progressista lo chiamerebbe "segno di Pace")! :-D
    Splendido commento, semplice ed efficace, oltre che perfetto pur nella sua sinteticità.

    Per quanto mi riguarda, posso dire che la mia sensibilità (che mi vende assai "vulnerabile" sull'argomento per ragioni già esposte in miei precedenti post) mi ha sempre portato a chiedermi fino a che punto quelle parole fossero umane in Cristo e la mia risposta, dopo lunga ponderazione. è che sono sia umane che divine.
    Mi spiego: sicuramente l'umanità di Cristo di fronte alla morte non poteva che reagire entro i limiti "ontologici" (per usare un parolone) della condizione umana, quindi con tutta l'ansia e l'angoscia per l'incontro con la morte "sconosciuta" da un punto di vista esperienziale che già possiamo leggere al Getsemani, lanciando un grido che è anzitutto preghiera di abbandono Dio, non a caso proprio l'incipit del Salmo del giusto sofferente; altrettanto sicuramente la divinità di Cristo si rivela in un evidente "segno profetico" (altro parolone) che vede il Salmo compiersi a partire proprio da quelle parole e continuare negli accadimenti anche immediatamente successivi.

    Quanto poi alla questione di cercare di spiegare quanto e come il Cristo avesse la visione beatifica di Dio, beh, già tante volte facciamo a spiegare a noi stessi come vediamo Dio, figurarsi voler spiegare ad altri come lo vedeva Cristo! Personalmente penso che a riguardo il Vangelo sia abbastanza chiaro:
    "chi vede me, vede colui che mi ha mandato" leggiamo in Giovanni, che magari non saranno "ipsissima verba" (oggi i paroloni fiocano!!!), ma sono sicuramente Parola del Signore e penso siano abbastanza esplicative di come gli apostoli avevano inteso la conoscenza che il Figlio avva del Padre.
    Se poi uno vuole "quantificare" ci provi pure, poi se gli avanza tempo può pure passare a disquisire del sesso degli angeli! :-D

    RispondiElimina
  146. Mi cospargo il capo di cenere. Ho spiegato il motivo della mancata precisazione che davo per scontata ad un medio lettore cattolico. Non scrivevo un trattato di teologia.

    RispondiElimina
  147. Per motivi di correttezza, poiché citavo lo Zoffoli sulla base dei ricordi, trascrivo l'esatta frase: " Il suo 'desiderio' equivale ad una virtuale appartenenza al Corpo Misitico quanto alla sua Anima"

    RispondiElimina
  148. Caro Achille,

    sai che dare spiegazione a tutte le domande che fai richiederebbe un intero trattato. Tu poi, già conosci le risposte. Mi piego con rispetto davanti alle vecchiette "che non sanno" ma che spesso di fede ne hanno più di me certamente. Di fronte a coloro "che sanno" ma che hanno poca fede-carità l'unico atteggiamento è il silenzio "orante".

    RispondiElimina
  149. Hai ragione. Se Cristo è Dio non vedo il motivo di starsi a chiedere com'egli vedeva Dio. Bizantinismi da cui mi tengo lontano. Ma io non sono un teologo.

    RispondiElimina
  150. <span><span>@ Dante Pastorelli : " ... come dire: peccare ma con la benedizione preventiva della chiesa ... "    
    ______________________________________________________________    
       
    Effettivamente, questa concezione - tanto perniciosa quanto diffusa - si diparte, a mio avviso, da una più amplia ed erronea convinzione morale (più volte condannata dal Magistero), in ragione della quale la libertà di coscienza del singolo costituirebbe un principio assoluto, quantunque scisso da quello della verità ; il che viene fatalmente ad equivalere alla rivendicazione di un singolare diritto al peccato che tale non dovrebbe più considerarsi, in ragione di un soggettivo convincimento che riposerebbe su di una accezione autonoma ( e non più eteronoma ) della "legge morale" .    
    Giacché, al di fuori dei "Dogmi", ogni errore sulle questioni di Fede, prima ancora di essere tale, costituisce un'offesa alla retta logica umana, l'assurdità di tale principio si può agevolmente cogliere, traslandone il dettame nell'ambito "laico" dell'esistenza quoridiana e, di qui, un'elementare esemplificazione: indubbiamente, il fatto di non poter eliminare fisicamente una  persona obiettivamente antipatica o molesta costituisce una evidente limitazione alla mia libertà, ma costituirebbe assunto davvero singolare, in nome, appunto, della mia libertà, la rivendicazione di un mio diritto all'eliminazione di tale soggetto, in altri termini, un mio diritto al reato  ... eppure, presso una vasta platea di pubblico anche formalmente "credente", non suscita più alcuna perplessità l'analoga rivendicazione di un diritto al peccato, la cui proposizione viene avanzata, appunto, attraverso la singolare pretesa che certi atti peccaminosi non debbano più essere considerati tali, ovvero, come correttamente rileva l'ottimo Prof. Pastorelli, pretendendone la preventiva benedizione della Chiesa ...</span></span>

    RispondiElimina
  151. E' la prima volta che sento mettere in discussione Mons. Forte! MA in discussione bisognerebbe mettere tante altre cose non solo la teologia trinitaria ma anche il fatto che la gente si allontana semopre di più da una Chiesa che non sente più sua. E non solo. Una Chiesa che si allontana dalle vere esigenze della gente è una Chiesa lontana da Cristo. Altro che problemi teologici e liturgici! In questi giorni avverto proprio la sensazione che mentre noi andiamo a sud il popolo di Dio va a Est! Ma allora le disquisizioni teologiche e e litugiche sono quelle che servono, certamente al bene e alla cattolicità della Chiesa, ma non vi sembrano lontane da quello che la gente è e pensa?
    Pensiamo ai gay, la chiesa come risponde a questo tipo di problematica?
    Pensiamo ai separati, dicorziati, conviventi la chiesa oltre che dire vi siamo vicini , ma non potete fare la comunione come affronta la situazione?
    Perchè dare subito dispense ai preti e ai frati e possono fare quello che vogliono, mentre un matrimonio fallito deve pagare per tutta la vita, la sua sacramentarietà e la sua vita ecclesiale?
    Scusatemi, forse non centra niente con i vostri discorsi teologici e dottrinali, ma io sento altri discorsi in mezzo alla gente, che crede profondamente ai dogmi della fede, ma s'interroga e vuole risposte da una Chiesa che è Madre. Jagger73@live,it

    RispondiElimina
  152. da Napoli un prete giovane che conosce i difetti di Forte17 febbraio 2010 alle ore 11:42

    Ci sono stati tantissimi alunni di Bruno Forte a Napoli che hanno imparato ad odiare la teologia di Tommaso d'Aquino  come la teologia medievale. Se non sono arrivati all'odio, certamente non sono giunti all'amore...
    Un giorno seppi da un mio collega, che per motivi di lavoro aveva lasciato la Sezione della Facoltà Teologica dove insegnava Forte per l'ISSR di Napoli, che tra gli esami non omologati vi era quello di INTRODUZIONE ALLA TEOLOGIA di cui il prof. Forte era l'incontrastato titolate. La giusta domanda: come è possibile? Si reca in segreteria per le spiegazioni del caso e la risposta ha del paradossale (apparentemente): "l'Indroduzione alla teologia che si fa in Facoltà non è introduzione ai temi teologici, ma INTRODUZIONE AL SISTEMA TEOLOGICO DI FORTE".
    Una risposta che lascia esterrefatti. Eppure è così!
    Tutti quelli che sono intervenuti in questo blog hanno descritto varie spigolature del carattere di "don Bruno" (così si fa chiamare nelle pagine di Avvenire dedicate alla sua diocesi. Un pizzico di umiltà apparente non guasta.), ma la cosa peggiore riguarda la sua SUPERBIA, la sua ARROGANZA. Dov'è il Dio dell'amore, della misericordia, del DIALOGO che Forte vorrebbe rappresentare?
    Egli che mai usa ascoltare gli altri, che mai lascia parlare gli altri, che mai usa misericordia, ma sempre condanna, sempre pronto a giudicare, mai al servizio, mai con i poveri, sempre ritirato quando era a Napoli nella sua Cappella della riconciliazione in Corso Vittorio Emanule (una delle zone IN di Napoli).
    Ormai l'episcopato è per lui una realtà. Per fortuna, chiosa qualcuno! Si pensi che nell'ambiete accademico napoletano alla nomina di qualche vescovo si diceva: "peccato, non è arrivato ancora il suo momento!". Espressione che voleva solo allontanarlo dalla Facoltà e dalla vita ecclesiale che non ha mai vissuto, nonostante abbia dichiarato il suo servizio ai poveri e agli ultimi nella parrocchia di San Vincenzo alla Sanità (io che sono della zona non ho mai visto mons. Forte a servire; qualche volta invece è toccato a tutti noi di ASCOLTARLO...!).
    Speriamo dunque che non gli tocchi anche il CARDINALATO... in Congregazione o peggio come arcivescovo di Genova (la diocesi ultimamente sembra un trampolino di lancio per Milano, per la CEI, per la porpora.......).
    Speriamo che questo blog possa servire ad illuminare le menti dei superiori e soprattutto del PAPA.

    RispondiElimina
  153. Ecco allora se l'hai studiato puoi anche dire: "scusate non avevo capito"

    RispondiElimina
  154. Caro ospite, non ci fare il sermone della "vetula", tutti si inchinano davanti a quelle vecchiette che ci precederanno in cielo, ma non è una ragione per trattare la teologia come tu fai!

    Rispondere alle domande che ti ho fatto teologicamento non richiede nessun trattato, se si è cattolici, ma solo un monosillabo:

    La divinità può soffrire? Risposta monosillabica: NO      altro che trattati........ma non sarai per davvero Bruno Forte....

    RispondiElimina
  155. D'accordo Dante, ma l'appartenenza all'anima è una teoria del Bellarmino, non universalmente accettata, io resterei nel "voto" di Pio XII, che non ne fa un vero membro (in atto), ma si può salvare lo stesso in forza del desiderio anche implicito. Sennò si segue Journet, che lo si rispetti come santo sacerdote quanto si vuole, ma nella sua ecclesiologia pone le basi per.....la Chiesa di Lumen Gentium, cioè più comunione di grazia che non società, ma il discorso è lungo e si rischia d'essere imprecisi su un blog. Ricordiamo sempre che il membro della Chiesa deve essere visibilmente appartenente ad essa. 

    RispondiElimina
  156. La tua risposta è esatta. Non sono Forte.

    RispondiElimina
  157. Comunicato vaticano di bilancio di 40 anni di ecumenismoDopo un incontro con teologi cattolici, luterani, riformati, anglicani e metodisti

    CITTA' DEL VATICANO, lunedì, 15 febbraio 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo il comunicato diffuso dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani sul simposio che ha organizzato a Roma per analizzare 40 anni di ecumenismo con teologi cattolici, luterani, riformati, anglicani e metodisti.


    * * *
    Nell’ottobre 2009 è stato pubblicato il volume Harvesting the Fruits: Basic Aspects of Christian Faith in Ecumenical Dialogue. Il libro raccoglie i risultati di quarant’anni di dialoghi bilaterali tra la Chiesa cattolica e la Federazione Luterana Mondiale, l’Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate, la Comunione Anglicana ed il Consiglio Metodista Mondiale, riflettendo anche su quale potrà essere il contenuto e la direzione della discussione ecumenica nel futuro. Il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha ospitato un Simposio dall’8 al 10 febbraio 2010 sui temi presentati nel libro Harvesting the Fruits. Presso il Dicastero vaticano, su invito del suo Presidente, il Cardinale Walter Kasper, si sono incontrati teologi cattolici, luterani, riformati, anglicani e metodisti.
    Scopo del Simposio non era soltanto prendere atto dei molti elementi di convergenza conseguiti in quarant’anni di dialogo ufficiale, ma anche trovare il modo di comunicare tali importanti risultati ai membri delle varie comunità cristiane, affinché possano esprimere più pienamente nella loro vita di fede il progresso realizzato verso l’unità. Durante i tre giorni del Simposio, i partecipanti hanno esaminato nel dettaglio il tema della recezione delle dichiarazioni comuni, la necessità di una testimonianza cristiana comune ad ogni livello ed il nuovo contesto nel quale la cristianità deve portare avanti la sua missione.
    Il Simposio ha anche guardato al futuro, per discernere quella che dovrà essere la configurazione del dialogo ecumenico. Si è ampiamente riflettuto sui passi che dovranno essere intrapresi verso il raggiungimento dell’obiettivo ecumenico, che rimane la piena a visibile comunione. Il Cardinale Kasper ha proposto la seguente considerazione: "Cosa significa comunione nel senso teologico? Non significa comunità in senso orizzontale, ma communio sanctorum, che potremmo definire partecipazione verticale a ciò che è ‘santo’, alle ‘cose sante’- ovvero lo Spirito di Cristo presente nella sua Parola e nei sacramenti amministrati dai ministri, propriamente ordinati".
    I partecipanti hanno discusso su come sia possibile giungere ad una diversa valutazione delle divergenze tradizionali dal punto di vista della missione e del Regno di Dio. In tale contesto, è stato menzionato il nuovo e promettente approccio secondo il quale il dialogo ecumenico viene considerato come uno scambio di doni. Si è parlato onestamente anche dei limiti della diversità e del ruolo della gerarchia delle verità. Infine, sono state avanzate proposte concrete volte a promuovere la ricerca dell’unità, tra cui, in particolare, quella di stilare una Dichiarazione Comune su ciò che abbiamo conseguito insieme ecumenicamente. Tale dichiarazione potrebbe prendere la forma di un’affermazione comune della nostra fede battesimale, comprendente un commento al Credo apostolico ed al Padre Nostro.
    Al Simposio erano presenti sia esperti di dialoghi bilaterali sia giovani teologi, nuovi all’ecumenismo. La discussione teologica è stata di alto livello. I numerosi suggerimenti positivi che ha prodotto saranno ripresi nella Plenaria del Pontificio Consiglio prevista per il mese di novembre 2010. I partecipanti hanno espresso gratitudine per [...]

    RispondiElimina
  158. Bravo, sei e mezzo per l'impegno!

    RispondiElimina
  159. possiamo arrivare a sette!

    RispondiElimina
  160. "Non sono Forte"...ma forse un suo seguace, vista la "fantateologia" (per usare un termine di Gherardini) in cui sei maestro. E vista soprattutto l'incapacità di riconoscere l'errore una volta svelato....proprio come Forte. In teologia morale si chiama pertinacia, ma lei questo lo sa già.

    RispondiElimina
  161. La gente si allontana perché è solitamente liberale e relativista. Se si interessa alla Chiesa è perché vuole peccare con previa benedezione clericale, come diceva Dante sopra.

    RispondiElimina
  162. Non è la risposta e questi non sono "bizantinismi". San Tommaso ha dedicato articoli interi alla questione.

    Come uomo ha sempre avuto la visione beatifica, si veda San Tommaso sulla tre scienze umane di Cristo, infusa, beatifica e acquisita. Sulle apparentemente difficili parole del Getsemani si deve distinguere "voluntas ut natura" e "voluntas ut ratio", ma queste cose Forte le sa....eccome; se non le sa c'è da chiedersi come sia diventato vescovo, come mai insegni in facoltà, lui e tanti amici suoi della Facoltà dell'italia Meridionale e Lateranense....

    Ma che aspettano a sostituire nelle cattedre questi che...devono formare i preti!!!

    RispondiElimina
  163. Kasper nella sua definizione di "communio sanctorum" confonde la validità di sacramenti presso eretici e scismatici con il triplice concetto di "comunione" in senso cattolico:1) di fede  2) d' autorità 3)di sacramenti. Nemmeno questa terza parte della definizione corrisponde alle aberrazioni teologiche di Kasper.....

    Benedetta Santa Inquisizione! Che salvavi le anime dei semplici dai lacci di questi corruttori della dottrina!

    RispondiElimina
  164. Credo che non si debba esagerare: il teologo Forte è discutibile. Ma la teologia non è dogma. Egli risulta esecrabile come scrittore, come docente, come governante e persino come si relaziona con gli altri.... ma vi assicuro che, come un uomo di fede, è encomiabile. Tutti i giorni celebra l'intero breviario e la Messa, fa la meditazione, recita l'intero rosario, fa un'ora di adorazione Eucaristica! Don Divo Barsotti ringraziava Dio, negli anni '80, che a Chiesa avesse avuto pochi Papi teologi. E io aggiungo anche vescovi! Mons De Rosa, morto ormai da 30 anni, criticava l'eresia che scaturiva dal libro di cristologia di Forte. E fece bene! Ma oggi, dopo il saggio teologico Gesù di Nazaret di Benedetto XVI e il suo continuo magistero, le tesi di Forte (ripeto, a 30 anni di distanza) non sono più spendibili! Anche i profesori che ancora si rifanno al Forte sono pochi e, per giunta, non troppo seguiti!

    RispondiElimina
  165. Già, si allontanano perché non è stato concesso loro il diritto a peccare  ut supra! Ci vorrebbe più penitenza, per sviscerare quel giusto senso della colpa che può portare alla redenzione spirituale e meno di quel buonismo corrivo che conduce all'abiezione morale nel compiacimento giustificativo del proprio errore! 

    RispondiElimina
  166. <span>A quanto pare dal tenore del comunicato, gli Ortodossi (che saranno anche scismatici, ma che si dimostrano assai più seri sul piano dottrinale) ben si sono guardati dal partecipare all'irenismo di questa babele pseudoteologica. </span>

    RispondiElimina
  167. <span><span><span> "il dialogo ecumenico viene considerato come uno scambio di doni"</span> 
      
    scambio ??  
    ....scambio di doni tra errore e Verità ???  
    :'(   
    <span>"diversa valutazione delle divergenze tradizionali dal punto di vista della missione e del Regno di Dio....</span> " 
    <span>diversa valutazione delle divergenze...??</span>  
    :'(   
    stiamo allora per approdare alla dichiarazione che l'errore è una "diversa valutazione della Verità" ?  
    (relativismus regnat, docet, imperat)  </span></span>

    Kyrie elèison !

    RispondiElimina
  168. Ma lei sa leggere?

    Quando ho letto il suo primo post credevo scherzasse. Ma lei crede veramente che un Vescovo sia infallibile e non possa sbagliare? Ma andiamo! Anche S. Pietro ha sbagliato!

    RispondiElimina
  169. Grazie per il suo commento assolutamente rispettoso della carità...come dire sine amore neque odio! :)

    RispondiElimina
  170. Dopo che S. Tommaso ha parlato tanto chiaramente e la Chiesa in tal senso ha insegnato, andar alla forzata ricerca di (astruse) speculazioni, che sovvertono le antiche e ferme spiegazioni, altro che bizantinismo! Si vuol confondere la mentre dei poveri fedeli che non son tutti teologi e canonisti, anche se cercano di accostarsi a certi problemi per approfondirli.

    RispondiElimina
  171. Invece di cliccar su invia ho cliccato su annulla e m'è partita per due volte la II parte del commento.


    Bene hai fatto a indicare le due volontà a proposito del Getsemani. La volontà di allontanare il calice amaro (ut natura, télesis) si. oppone alla passione che non è un bene in sé per sé, mentre la télesis a questo bene tende. La volontà "ur ratio" (boùlesis) accetta quel che non è bene in sé ma è voluto da Dio per un grande bene, la redenzione, per cui la volontà di Cristo si fonde con la volontà divina

    RispondiElimina
  172. Reverendo,

        purtroppo Forte non è così poco seguito, dia un'occhiata alle guide dello studente delle facoltà romane, nelle descrizioni dei corsi vedrà che compare come "maitre à penser". Nella bibliografia di pubblicazioni recenti, vedrà che è uno di quei nomi che bisogna mettere, per dimostrare di aver letto libri "à la page", non a caso era "papabile" per sostituire S. Em. il Card. Kasper.

    RispondiElimina
  173. esatto: proprio
    questo è il guaio enorme che sta capitando alla Chiesa, avviata su una china discendente (della Fede) da oltre 40 anni: accade ciò che presagì tristemente Pio XII:
    "La Chiesa dubiterà come Pietro ha dubitato!"

    RispondiElimina
  174. La prima parte è totalmente condivisibile. La seconda molto meno. E non per le leggende sulla Inquisizione, ma perché basterebbe deporre questi cardinali, vescovi e licenziare certi professori e condannare gli scritti di certi teologi. Più rapido ed igienico.


    Devo però anche domandare perché questi preti che si lamentan di Forte - e che avran senza dubbio le loro buone ragioni - non presentano le loro lagnanze a chi di dovere con denunce motivate, argomentate e sottoscritte?
    A leggerle sui blog fa parecchia tristezza e alla fine, nel loro anonimato, perdono di credibilità e da alcuni vengon giudicate alla stregua delle vendette personali o del gossip.

    RispondiElimina
  175. amici belli, er Forte
    sotto a quello che scrive
    ce arimette er nome suo

    mica se firma pasquino

    RispondiElimina
  176. Reverendo,

               La teologia non è dogma, ci mancherebbe! Tuttavia la teologia ha il dovere, pena la propria dissoluzione, di aderire con assoluta fedeltà al Dogma! Le critiche mosse nel Post non chiamano in ballo teorie disputabili, ma dottrine definite.
    Quanto alla santità di Forte non giudichiamo: gli elementi che lei ha ricordato (Messa, breviario, meditazione, etc.) sono del resto il cibo quotidiano di ogni sacerdote!

    RispondiElimina
  177. Senti, caro ospite, se hai capito la gravità delle tue accuse, infondate, scusatene. Tutti possono sbagliare. Se invece sei in mala fede e volevi far capire ai lettori una cosa per un altra sei pregato di tacere e vergognartene.

    RispondiElimina
  178. da Napoli un prete giovane che conosce i difetti di Forte21 febbraio 2010 alle ore 11:42

    QUESTA E' UNA TESTIMONIANZA IMPORTANTISSIMA... IL PRETE CHE SCRIVE PUO' ILLUMINARE TUTTI NOI SULLA PERSONALITA' DI DON BRUNO MA SENZA CADERE NELL'ECCESSO DELLA CONDANNA... COME FORE FA LUI. ATTENZIONE: CORREZIONE FRATERNA EVANGELICAMENTE INTESA... ANCHE SE FORTE NON INTENDE...

    RispondiElimina
  179. Oggi danno Bruno Forte come possibile successore di Poletto a Torino.
    Di bene in meglio, pare.

    RispondiElimina
  180. Speriamo che lo promuovano a Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, o del Dialogo Interreligioso. Così almeno ce lo leviamo dai piedi in Abruzzo. Che male hanno fatto gli abruzzesi per meritarsi, ancora per 15 anni, quell'impiastro?

    RispondiElimina
  181. Scusami, ma non mi pare proprio che l'articolo di Mons. Gherardini su Bruno Forte manchi di carità. Anzi, conoscendo Mons., che una volta disse di sé che invitare un pratese alla polemica è come invitare una lepre a correre, qua si è mortificato tantissimo. In effetti, quello di Gherardini è solo un articolo di teologia e l'obiettivo non è l'Arcivescovo, ma quello che scrive. Poi sta a lui rispondere in modo adeguato.

    RispondiElimina
  182. Buongiorno a tutti!
    Ho letto questa pagina e le critiche mosse a mons. Forte. Sottolineo innanzitutto che il sistema teologico di Forte può non essere condivisibile: sono note le critiche di latente storicismo ed indealismo. Queste critiche però sono state fatte con attenzione e riflessione critica su alcuni passaggi che indicavano lo sviluppo logico del teologo Forte. Ma da questo a passare ad accuse di non ortodossia ce ne vuole! Avete veramente un gran coraggio misto a disattenzione teologica per scrivere queste cose!! Non sono d'accordo. Soprattutto non credo che alcune espressioni possano essere condivise e pubblicate. Comunque si sta parlando di un ministro di Dio! E se pure fosse laico bisogna muovere critiche costruttive e con motivazioni logiche!! Mi dispiace ma qui ho trovato solo grettezza teologica e meschinità! Se volete criticare Forte fate come me, scrivete un saggio di critica spedideglielo e vi assicuro si aprirà un canale di dialogo. Spero che anche questa pagina di blog lo possa diventare! Non è quello che auspicherebbe lo Spirito di Cristo? Non è al modo di fare di Cristo che dobbiamo guardare prima di decidere sugli scritti di chi ha passato anni a studiare! Forse prima di atteggiarsi a persone che pregano dovremmo chiedere a Cristo di darci i suoi modi anche per criticare un fratello teologo e vescovo.
    Buon commento.

    RispondiElimina
  183. Mi chiedo se chi ha la cattedra in Teologia ,non dovrebbe chiedersi se non rischia di essere un dottore
    della Legge di quelli di cui parla Gesù...
    Scribi farisei  e dottori della legge hanno condannato quel povero Nazareno che è Nostro Signore
    qualche suo discepolo lo ha  venduto loro.
    e poi pubblicamente lo abbiamo crocifisso...

    Fatevi solo venire questo dubbio.

    io P.Bruno lo conosco abbastanza bene
    e posso dire solo che ero cieco ed ora ci vedo ... non meglio degli altri: sbaglio tanto tanto
    ma come dice P.Bruno "s'è po campà senza pechè   ma  non se pò campà senza
    pe Chi" (si puo vivere senza un perchè ,ma non si può vivere senza un per Chi"

    RispondiElimina
  184. Ho l'impressione che Mons. Forte riprenda i concetti propri del pensiero modernista e neo-modernista, secondo i quali i dogmi della fede vanno "umanizzati " per poter essere accolti dal pensiero contemporaneo; ma in questo modo vengono anche depotenziati, ossia privati del riferimento soprannaturale, e divengono le verità di una forma di pensiero post-idealista, conciliabile con tutte le religioni e perciò consideraro come base per il dialogo ecumenico.
    Penso che il Monsignore stia diventando un nuovo "profeta " neo-modernista, come il cardinal Martini, di cui dimostra diessere il degno erede.

    RispondiElimina
  185. penso che molte affermazioni risentano di mancanza di rispetto per chi,a mio avviso si relazione con grande amore con gli interlocuitori e riesce a fare spazio a tutti.Giudicare con animosità è segno dipoca educazione verso chi serve la Chiesa con passione ed amore come ha sempre fatto l'Arcivescovo Bruno Forte. SE DESIDERIAMOIL BENE DELLA CHIESA,PARLIAMO BENE DI COLORO CHE LA SERVONO E LA GUIDANO.

    RispondiElimina
  186. perchè non riesco più a leggere le altre aggiunte  '

    RispondiElimina
  187. Sono d'accordo. Questa discussione mostra uno scarso rispetto per il Papa e i Vescovi da parte di chi pone se stesso (in modo autocelebrativo) come custode dell'ortodossia cattolica. A parte le ingiurie personali, che già parlano da sé, credo che i "confutatori" di mons. Bruno Forte dovrebbero rileggersi un po' le sue opere le quali, va riconosciuto, hanno un linguaggio impegnativo ed esprimono un pensiero complesso che, a quanto pare, rischia di non essere ben capito da chi legge in fretta e con qualche prevenzione. A meno che tutta questa discussione non serva in realtà a "lasciar sfogare" opinioni che non hanno il coraggio di andare direttamente a Roma, per sapere cosa ne pensa chi è davvero il custode della fde cattolica.

    RispondiElimina
  188. Dante Pastorelli al Sant'Uffizio!

    RispondiElimina
  189. Bello! Era ora che si mettesse un piccolo chiarimento ai Custodi della Fede Cattolica per sgonfiare una bolla piena solo di aria.

    RispondiElimina
  190. Mi vengono in mente i Vangeli Apocrifi, esclusi dalla Bibbia perché o non ortodossi o poco significativi per la fede, e non utilizzati per la lettura liturgica. Quelli dove Gesù, per dofendere la sua divinità, viene ripreso mentre, da bambino, insegna ai suoi maestri i misteri del cosmo e di ciò che è impossibile capire alla mente umana... Tutto ciò non è stato recepito come Parola di Dio perché nega il perno fondamentale del cristianesimo che è l'Incarnazione. VERO Dio e VERO uomo. Neanche s. Tommaso ha preteso di spiegare con la ragione umana il mistero di Dio. Ma lui è un santo della Chiesa, altri epigoni no.

    RispondiElimina
  191. State seriamente affermando che senza la metafisica tomistico-aristotelica nulla si può dire di Dio e del Suo Figlio Gesù Cristo? La vostra presunzione e follia vi perderà, anzi vi ha già perduto. Villanovanus

    RispondiElimina