Come promesso, riferiamo anche della seconda "prima Messa" (scusate il bisticcio) di domenica 11 gennaio, in forma straordinaria (rito tradizionale), nella diocesi di Albenga-Imperia. E, credete, è difficile trovar le parole. Basti dire che il vostro indegno cronista, pur avendo partecipato a Messe in mezza Europa, anche solennissime, moderne e tridentine, non ha mai visto nulla di altrettanto bello. Sì, bello, sotto tutti gli aspetti: spirituale, estetico, morale, intellettivo. E in questi casi ci si rende conto di quanto sia fallace la ricorrente obiezione dei minimalisti neoprotestanti: ‘si va a Messa per pregare, non per assistere a uno spettacolo’. Credetemi: se lo "spettacolo" è così profondamente, cattolicamente, commoventemente bello, quanto meglio e più profondamente si prega! Con quanto più fervore si rende lode a Dio per le gioie della vita che ci vengono donate in quello stesso momento, per l’armonia che percepiamo, per l’elevazione che ci rapisce: una letizia così intensa da disporci alla migliore attitudine per la preghiera poiché, come scrive S. Agostino, ilarem datorem diligit Deus. E’ così: prega meglio un fedele gaudiosamente estasiato, che uno abbruttito da Symbolum ’77!
Basta, torniamo per terra, cerchiamo di guarire dalla sindrome di Stendhal (sapete, quella vertigine che talvolta prende coloro che stanno contemplando opere d’arte). La prima Messa di don Francesco Ramella si è svolta domenica pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Dolcedo, un gioiello rococò le cui pareti sono dipinte in blu lapislazzulo e placcate d’oro zecchino. Con altare, balaustre, pulpito: tutto al posto giusto. Le dimensioni sono quelle di un piccolo duomo o basilica, perché le sue tre navate possono contenere tre-quattrocento persone: che c’erano tutte, e molte in piedi.
Imprevisti problemi tecnici (leggi: la sfiga) ci impedisce di fornire fotografie e filmati decenti, che speriamo potremo pubblicare domani. Per ora abbiamo solo alcune immagini sfocate tratte da un filmato amatoriale e accontentiamoci, nell’attesa, di queste.
Impossibile descrivere compiutamente il rito: provvederemo domani con una relazione del Maestro di Cerimonie che ha curato la celebrazione (un grande: ha già all’attivo tra l’altro anche il pontificale di Mons. Oliveri; e ci onoriamo di averlo anche come cerimoniere e cappellano del nostro sito). Per ora elencheremo, alla rinfusa, alcuni degli elementi che più ci hanno colpito:
- La presenza di un clero numeroso, motivato, fervente e giovane. Nel presbiterio e nel coro c’erano 32 chierici, tra presbiteri e seminaristi. Tolti 2-3 più anziani monsignori, e tolto altresì il carismatico P. Jehan de Belleville della Comunità dei Benedettini dell’Immacolata (che hanno, da par loro, cantato il proprio in gregoriano), il più vecchio di tutti gli altri non aveva 40 anni.
- Il fatto che si trattasse, lo ricordiamo, di una prima Messa di un sacerdote diocesano qualunque, non di un membro di un istituto tradizionale. Questo è un segno che il rito antico sta diventando un elemento normale (non da "riserva indiana") nel paesaggio cattolico e nelle parrocchie. E abbiamo la garanzia che questi novelli sacerdoti, che scegliendo la forma straordinaria hanno reso chiara la loro "preferenza", sapranno nondimeno trasfondere anche nelle celebrazioni in forma ordinaria la devozione eucaristica, la compostezza, la profondità spirituale che richiede il rito immemoriale. Con conseguente arricchimento della nuova Messa: che è poi l’obbiettivo primario del motu proprio e della riforma della riforma promossa dal nostro Papa.
- Lo splendore dei paramenti: le pianete del celebrante, diacono e suddiacono, il velo omerale, il piviale del prete assistente, le cotte degli assistenti. Perfino i lini: ci spiegava un'affascinante e colta signora (cui la veletta donava splendidamente) di aver stirato certe tovaglie ricamate per l’altare e le balaustre tirandole con spilli, secondo un procedimento tramandatole da pie zie, in modo che gli angoli scendessero a perfezione e senza arrotondamenti. Raffinatezze d’altri tempi!
- Il vivo senso della nobiltà e sacertà della funzione sacerdotale, palesata dal rito finale del bacio delle palme appena consacrate del nuovo presbitero; un bellissimo simbolo che ci ricorda come proprio tra quelle mani Iddio si degna di farsi presente, in corpo e sangue, anima e divinità: un potere, ha ricordato il parroco di Dolcedo nel suo discorso augurale, che nemmeno gli angeli possiedono.
- Infine, e soprattutto: il coro di almeno trenta elementi e la piccola orchestra (tra cui un gradevolissimo clavicembalo) hanno eseguito brani vari di Haendel (come l’Alleluja dal Messia, o estratti dal Dettingen Te Deum), alternati con il gregoriano dei Benedettini; e, alla fine, il solenne Te Deum di Mozart. E sempre di Mozart, la Spatzenmesse: una Missa brevis del più grande genio musicale di tutti i tempi (la scrisse a 19 anni), così denominata (‘Messa dei passeri’) perché al Sanctus un piccolo trillo ricorda quello degli uccellini. Mozart sapeva scrivere messe magnifiche per un rito che non eccedesse i 50 minuti (il tempo massimo che gli aveva fissato l’arcivescovo Colloredo). E doveva scrivere una messa nuova quasi ogni settimana. Ma ci rendiamo conto che, a quei tempi, nelle cattedrali ogni domenica il popolo di Dio aveva diritto a celebrazioni liturgiche di quella sublime bellezza? E oggi...? E poi parlano di progresso?
Occam
D'accordo su tutto, però posso sommessamente dire non solo che a me Symbolum 77 piace (de gustibus!) ma anche che è comunque tra le cose migliori (o meno peggiori) dopo il tragico abbandono di polifonia e gregoriano? Recentemente ho sentito una cosa che diceva più o meno "OOO EEE che bello! OOO EEE beviamo il tuo Sangue EEE mangiamo il tuo Corpo OOO": se Symbolum abbruttisce, 'sta roba che fa?
RispondiEliminaAvremo mai qualcosa di simile a Torino?
RispondiEliminaQui, vedasi il settimanale diocesano "La voce del popolo", si continua a magnificare il rinnovamento conciliare (nel senso però della discontinuità"), di quei formidabili anni, di creativita'. etc.
Guido B
E vogliamo ricordare di 4 Canonici della Cattedrale/Concattedrale in mozzetta rossa...di 2 Cappellani della Cattedrale in mozzetta nera filettata e delle due mantellette indossate dal Vicario Generale e dal Prevosto Emerito della Concattedrale (con tanto di croce pettorale da Protonotario apostolico)?
RispondiEliminaE della totale compostezza dei fedeli che hanno intonato il Credo in gregoriano all'unisono?
Sono commosso per tutto quanto è accaduto in questa magnifica Prima Messa. Dico questa è la Nuova Evangelizzazione di cui c'è bisogno perchè sarà la bellezza a salvare il mondo. Aspetto di vedere qualche foto migliore, comunque bravi e diffondete tutto questo in modo da fare uscire dalle tenebre dell'ignoranza tanti cristiani... tanti pseudo teologi, tanti vescovi modernisti
RispondiEliminadon Bernardo
"D'accordo su tutto, però posso sommessamente dire non solo che a me Symbolum 77 piace (de gustibus!) ma anche che è comunque tra le cose migliori (o meno peggiori) dopo il tragico abbandono di polifonia e gregoriano? "
RispondiEliminaOK, de gustibus... Ma "tu sei la mia viita, altro io non ci hooooo..."
E qualcuno può spiegarmi che significa, in quel canto, "una sola cosa con il Padre e con i tuoi?". Chi sono i tuoi?
Una piccola correzione al commento di anonimo del 12 gennaio 2009 17.42... i due prevosti in mantelletta erano, uno il Vicario Generale e l'altro il Protonotario Apostolico Mons. Francesco Drago.
RispondiEliminaMatteo
Peccato, la chiesa perderà tanti dei suoi fedeli, in questo modo.
RispondiElimina"Peccato, la chiesa perderà tanti dei suoi fedeli, in questo modo."
RispondiEliminaChe significa ? Per quale motivo ?
VOM
mi stupisce il commento - naturalmente anonimo - del poveretto che ha scritto "peccato la chiesa perderà tanti suoi fedeli in questo modo".... mi stupisce per una ragione semplice ed evidente: il nostro non si è mai accorto che la Chiesa ha perso troppi fedeli a causa del N.O.M.? Se non se ne fosse avveduto allora lo pregherei di mettersi gli occhiali dell'onestà; nel caso contrario lo pregherei di tacere e farmi un esame di coscienza come si deve! Contra factum non valet illatio caro povero!
RispondiEliminaGuardi invece le Chiese e le comunità tradizionali che hanno molti fedeli e tutti veramente "fedeli"... ma certo dopo 40 anni di predicazione di certa gente senbza fede e senza cultura, dopo gente che si picca di dare giudizi faziosi e insensati.... c'è da aspettarsi di tutto. Ci rallegraiamo solo che i sessantottini chiesastici come lei pian piano diventano una razza in estinzione.... ma quando filamente non ne vedremo più?
Una semplice analisi....ma se gli unici che diventano sacerdoti sono ragazzi "tradizionali" mentre i discepoli del NOM si sono persi per strada...una riflessione la vogliamo fare?
RispondiEliminaQuei sacerdoti che criticano la celebrazione VOM dicendo "ah noi, che quando c'era il concilio eravamo giovani ed eravamo la punta di diamante della Chiesa e che abbiamo voluto il rinnovamento" si sono guardati mai indietro? Hanno fatto mai caso che le Chiese, morti questi preti e quei fedeli di quegli anni, sono rimaste vuote e si riempiono solo alle celebrazioni VOM?
Hanno mai pensato al fatto che se dopo 40 anni c'è molta gente che guarda indietro, a quello che si faceva in passato, forse è perché loro, per 40 anni, hanno agito male?
CHIUSONI!!!! APRITEVI AL PASSATO!!!!
RispondiEliminaIl passato significa futuro: come l'eternità
RispondiEliminaScusate, ma nessuno si è accorto, fra tanti dotti disquisitori, che Ilarem datorem diligit Deus non l'ha detto sant'Agostino (che tutti veneriamo come Padre e Dottore della Chiesa), ma è Parola di Dio (S. Paolo, 2cor 9,7)?
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