Il ritorno dei
concerti in Vaticano. La musica e i Papi.
Quaranta anni fa
Herbert van Karajan nella Basilica di San Pietro
dirigeva Mozart e
riceveva l’Eucaristia, insieme alla famiglia,
dalle mani di
Papa s. Giovanni Paolo II
L’annuncio della
Fondazione Vaticana “Joseph Ratzinger –
Benedetto XVI” che conferma la concessione al Direttore Riccardo Muti,
italiano, il “Premio Ratzinger 2025”, il 12 dicembre prossimo, è una notizia
non solo bella e inattesa ma di grande rilevanza, anche perché sarà Papa Leone
XIV a consegnare questa prestigiosa onorificenza, relativamente giovane ma fra
le più celebri al mondo.
Il maestro, 84
anni, nella stessa occasione dirigerà un concerto in omaggio al Vescovo di Roma
il cui programma non si conosce ancora. Riccardo Muti in pratica torna a
dirigere in Vaticano quasi quaranta anni dopo la prima volta nel 1986 (“Messe du sacre” di
Luigi Cherubini). L’ultima volta è
stata nel 2012.
▆ La prima volta, quasi sessanta anni fa.
Quindi dopo la
pausa nel caso del pontificato di Papa Bergoglio, che non gradiva questo tipo
di eventi, in Vaticano si riprende un’abitudine, una tradizione, nata nel
lontano 1966 quando a Papa s. Paolo VI l’orchestra sinfonica della RAI offrì
una serata sinfonica. Era il 20 aprile 1966. I direttori erano Nino Antonellini
e Piotr Wollny. L'evento ebbe luogo presso l'Auditorio Pio di via della
Conciliazione, oggi Auditorium di Santa Cecilia. Nello stesso anno cominciò la
costruzione della Sala progettata dal famoso architetto Pier Luigi Nervi,
inaugurata nel 1971, e d’allora luogo privilegiato per i concerti vaticani.
Questo concerto di quasi 60 anni fa era la
prima volta. Poi questo tipo di evento, per svariati motivi, si ripetette lungo
i decenni con momenti veramente storici come, per esempio, quando l’orchestra
della Radio televisione italiana è entrata nella Basilica di San Pietro per
eseguire la “Missa Solemnis” di
Ludwig van Beethoven. Era il 23 maggio 1970 e l’orchestra fu duretta da Wolfgang
Sawallisch in occasione del cinquantesimo anniversario dell’ordinazione
sacerdotale del Pontefice.
Paolo VI, uomo di
grande cultura musicale, ammirava molto le opere di J.S. Bach, ma anche di W.
A. Mozart, che conosceva piuttosto bene. Il maestro italiano Gaetano Orizio (Brescia - 1922/
2014), suo amico da giovane, raccontò che Giovanni Battista Montini aveva in
particolare un “debole” per l’Aria sulla quarta corda (Suite n. 3, BWV 1068) di Bach. Ad altre testimonianze autorevoli
risulta che Papa Montini durante le sue giornate a Castel Gandolfo ascoltava
spesso diversi brani concertistici, quasi sempre i classici più noti: Händel,
Haydn, Mozart, Bach e van Beethoven. Gradiva anche lo Stabat Mater, in particolare quelli di Palestrina, Scarlatti e
Pergolesi.
▆ Papa Karol
Wojtyla.
Papa Giovanni
Paolo II è stato da giovane un grande amante della musica classica che spesso
lo accompagnava mentre lavorava. In Polonia frequentò sempre i concerti, a
volte anche fuori di Cracovia dove la vita musicale era intensa. Continuare a
farlo in Vaticano è stato per lui naturale e gradito. Oltre alla musica
classica presenziò anche concerti di musica popolare e per lui cantarono decine
di artisti di fama mondiale.
Papa Wojtyla fu
amico di numerosi grandi uomini e donne di musica, compositori, direttori e
solisti lirici. Quando li incontrava si andava oltre il protocollo e si
discuteva di musica. Diversi di questi personaggi hanno ricordato che Giovanni
Paolo II parlava con grande emozione quando ricordava alcuni concerti eseguiti
alla sua presenza nell’Aula Paolo VI.
Un evento
eccezionale avvenne il 29 giugno 1985, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e
Paolo. La Messa di Papa s. Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro fu
allora celebrata con un’orchestra e un coro provenienti dalla Germania diretti
dal famosissimo e unico Herbert von Karajan, direttore austriaco (1908 – 1989),
anziano e malato. Allora fu eseguita la Messa dell’Incoronazione di W. A. Mozart.
("Krönungs-Messe" K.317)
con quattro figure liriche di grande prestigio professionale: la soprano
Kathleen Battle, la contralto Trudeliese Schmidt, il tenore Gösta Winbergh e il
basso Ferruccio Furlanetto.
Nonostante
diverse critiche, anche acide e scomposte, indirizzate a Papa Wojtyla perché si
riteneva che l’evento era un cedimento al modernismo, fu un momento commovente.
In particolare, vedere il Maestro von Karajan, allora molto debole e con severe
difficoltà per deambulare, farsi accompagnare dalla moglie e dalle figlie per
avvicinarsi al Papa per ricevere la comunione è stato toccante. Allora non era
molto conosciuta la fede cattolica del maestro che la stragrande maggioranza
riteneva protestante. Infatti, non mancarono alcuni malinformati che gridarono
allo scandalo perché il Pontefice aveva dato l’Eucaristia a un ''non
cattolico''.
▆ Joseph Ratzinger.
Papa Benedetto
XVI “che pregava in musica”, già da giovane grande conoscitore della musica
classica e anche di quella sacra che studiò in diverse circostanze perché parte
intrinseca della questione liturgica, materia da lui seguita con grande
attenzione e preparazione, in Vaticano continuò la sua abitudine di ascoltare
musica classica fino alla fine. Oltre alle sue conoscenze, a volte
sorprendentemente tecniche, era lui stesso un pianista e non rifiutava il
pianoforte nelle occasioni e ambienti possibili. Durante il suo pontificato
prese parte come ospite speciale a numerosi concerti e in alcune occasioni fece
dei suggerimenti nella fase di allestimento del programma, come quando chiese
la Sinfonia N°9 op. 95 "Dal nuovo mondo" di A.
Dvorak, che poi venne diretta dal venezuelano Gustavo Dudamel. A lui furono
offerte concerti anche nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo.
Giovanni Paolo II
e Benedetto XVI, in alcune occasioni, hanno voluto intervenire alla fine dei
concerti e di loro si possono leggere testi di grande bellezza, spunti
originali e incoraggianti per riflessioni non frequenti.
▆ La parentesi di
Papa Bergoglio.
Tutta questa
bella tradizione venne interrotta il 22 giugno 2013 quando il neo Vescovo di
Roma, Papa Francesco, eletto tre mesi prima, non prese parte al Concerto già
programmato per celebrare l’Anno della Fede voluto da Papa Ratzinger. Tutto
accadde in modo inatteso e senza preavviso. Sino a qualche minuto prima
dell’inizio della serata, c’era al centro dell’Aula Paolo VI la sedia papale e
si aspettava solo l’ingresso del Pontefice. Toccò invece a mons. Rino
Fisichella, allora Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della
Nuova Evangelizzazione, annunciare con evidente imbarazzo l’assenza del Santo
Padre a causa di “un’incombenza urgente e improrogabile a cui deve far fronte”.
Tra i giornalisti
circolava già una frase attribuita a Papa Bergoglio, piuttosto burbera, mai
smentita, e che ormai è rimasta nella storia del pontificato. Il Papa, si disse
e scrisse subito, ha precisato: “Non sono
un principe rinascimentale che scende nel cortile di palazzo per occuparsi di
queste cose” (Today). P. Lombardi,
portavoce della Santa Sede, si limitò intanto a precisare che non c’erano
motivi di salute, come si stava speculando di fronte a quanto appariva
inspiegabile la condotta del Papa..
▆ La sedia vuota.
Ecco le parole
del vaticanista del Corriere della Sera, Gian Guido Vecchi a commento di quanto
era accaduto: "È destinata a
diventare un'immagine simbolo del pontificato, quella poltrona vuota al centro
dell'aula Paolo VI, mentre ieri pomeriggio invitati e autorità ascoltavano un
po' interdetti il «Grande concerto di musica classica per l'Anno della Fede» all'assenza,
anziché alla presenza, del Papa. Sarà che giusto l'altro giorno, parlando ai
nunzi di tutto il mondo, Francesco era tornato a denunciare la «mondanità
spirituale» che è la «lebbra» della Chiesa, il «cedere allo spirito del mondo»
che «espone noi pastori al ridicolo», quella «sorta di borghesia dello spirito
e della vita che spinge ad adagiarsi, a ricercare una vita comoda e
tranquilla». Fatto sta che a nessuno era mai capitato di annunciare ciò che è
toccato all'arcivescovo Rino Fisichella quando tutti, alle 17,30, si
attendevano l'ingresso in sala del pontefice: «Il Santo Padre non potrà essere
presente per un'incombenza urgente e improrogabile»".
(Fonte)
“La Nona” di
Ludwig van Beethoven.
Nel programma del
concerto assente Papa Francesco il pezzo forte era la Nona Sinfonia di van Beethoven.
Era stata annunciata, come infatti accadde nonostante imbarazzante assenza del
Pontefice, la performance dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta
da Juraj Valčuha (Slovacchia, 1976), solisti Sabina von Walther, Julia
Gertseva, Joerg Schneider, Joseph Wagner, Coro dell’Accademia di S. Cecilia.
La Nona Sinfonia
di van Beethoven, in presenza di un Pontefice, era già stata eseguita in
precedenza nel contesto del VII Incontro Mondiale delle Famiglie il 12 giugno
2012 a Milano (Orchestra e Coro del Teatro alla Scala). Il direttore era allora
il famoso maestro argentino Daniel Barenboim (Buenos Aires, 1942). Al termine
del concerto Papa Ratzinger pronunciò un allocuzione successivamente molto
elogiata per la sua profondità e originalità. (Testo completo
▆ Un bel ritorno.
La presenza, e
sicuramente l’allocuzione che pronuncerà il 12 dicembre Papa Leone XIV in
occasione della consegna del Premio Ratzinger al Maestro Riccardo Muti, è un
bel ritorno della musica in Vaticano. E’ un splendido esempio del Papa. E’ un
evento che ha un rilevante significato culturale e chiude una parentesi poco
felice, inspiegabile.
L'ormai Papa emerito Benedetto XVI, ringraziando per il conferimento del
dottorato “honoris causa” da parte della Pontificia Università “Giovanni Paolo
II” di Cracovia e dell’Accademia di Musica di Cracovia (Polonia – 4 luglio 2015),
spiegando cos'è per lui realmente la musica indicò "tre luoghi”:
Anzitutto
“l’esperienza dell’amore”, disse. (…) “Quando gli uomini furono afferrati
dall’amore, si schiuse loro un’altra dimensione dell’essere, una nuova
grandezza e ampiezza della realtà. Ed essa spinse anche a esprimersi in modo
nuovo”. Poi “l’esperienza della tristezza, l’essere toccati dalla morte, dal
dolore e dagli abissi dell’esistenza”. Infine, “l’incontro con il divino, che
sin dall’inizio è parte di ciò che definisce l’umano. A maggior ragione è qui
che è presente il totalmente altro e il totalmente grande che suscita nell’uomo
nuovi modi di esprimersi. Forse è possibile affermare che in realtà anche negli
altri due ambiti – l’amore e la morte – il mistero divino ci tocca e, in questo
senso, è l’essere toccati da Dio che complessivamente costituisce l’origine
della musica”. “Si può dire – ha riassunto Benedetto XVI – che la qualità della
musica dipende dalla purezza e dalla grandezza dell’incontro con il divino, con
l’esperienza dell’amore e del dolore. Quanto più pura e vera è quell’esperienza,
tanto più pura e grande sarà anche la musica che da essa nasce e si sviluppa”.
(Fonte)
