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lunedì 1 dicembre 2025

Luis Badilla. Il ritorno dei concerti in Vaticano da Leone XIV dopo l'esilio con Francesco

Grazie a Luis Badilla per questa analisi della musica sacra in Vaticano attraverso gli ultimi Papi.
Sulla musica sacra in Vaticano Francesco, purtroppo, disse: "Il Papa [Francesco], si disse e scrisse subito, ha precisato: “Non sono un principe rinascimentale che scende nel cortile di palazzo per occuparsi di queste cose”.
QUI invece Von Karajan suonare da Giovanni Paolo II.
Per fortuna con Leone XIV è tornato il buonsenso.
Luigi Casalini

Il ritorno dei concerti in Vaticano. La musica e i Papi.

Quaranta anni fa Herbert van Karajan nella Basilica di San Pietro

dirigeva Mozart e riceveva l’Eucaristia, insieme alla famiglia,

dalle mani di Papa s. Giovanni Paolo II

 

L’annuncio della Fondazione Vaticana “Joseph Ratzinger – Benedetto XVI” che conferma la concessione al Direttore Riccardo Muti, italiano, il “Premio Ratzinger 2025”, il 12 dicembre prossimo, è una notizia non solo bella e inattesa ma di grande rilevanza, anche perché sarà Papa Leone XIV a consegnare questa prestigiosa onorificenza, relativamente giovane ma fra le più celebri al mondo.

Il maestro, 84 anni, nella stessa occasione dirigerà un concerto in omaggio al Vescovo di Roma il cui programma non si conosce ancora. Riccardo Muti in pratica torna a dirigere in Vaticano quasi quaranta anni dopo la prima volta nel 1986 (Messe du sacre” di Luigi Cherubini). L’ultima volta è stata nel 2012.

La prima volta, quasi sessanta anni fa.

Quindi dopo la pausa nel caso del pontificato di Papa Bergoglio, che non gradiva questo tipo di eventi, in Vaticano si riprende un’abitudine, una tradizione, nata nel lontano 1966 quando a Papa s. Paolo VI l’orchestra sinfonica della RAI offrì una serata sinfonica. Era il 20 aprile 1966. I direttori erano Nino Antonellini e Piotr Wollny. L'evento ebbe luogo presso l'Auditorio Pio di via della Conciliazione, oggi Auditorium di Santa Cecilia. Nello stesso anno cominciò la costruzione della Sala progettata dal famoso architetto Pier Luigi Nervi, inaugurata nel 1971, e d’allora luogo privilegiato per i concerti vaticani.

 Questo concerto di quasi 60 anni fa era la prima volta. Poi questo tipo di evento, per svariati motivi, si ripetette lungo i decenni con momenti veramente storici come, per esempio, quando l’orchestra della Radio televisione italiana è entrata nella Basilica di San Pietro per eseguire la “Missa Solemnis” di Ludwig van Beethoven. Era il 23 maggio 1970 e l’orchestra fu duretta da Wolfgang Sawallisch in occasione del cinquantesimo anniversario dell’ordinazione sacerdotale del Pontefice.

Paolo VI, uomo di grande cultura musicale, ammirava molto le opere di J.S. Bach, ma anche di W. A. Mozart, che conosceva piuttosto bene. Il maestro italiano Gaetano Orizio (Brescia - 1922/ 2014), suo amico da giovane, raccontò che Giovanni Battista Montini aveva in particolare un “debole” per l’Aria sulla quarta corda (Suite n. 3, BWV 1068) di Bach. Ad altre testimonianze autorevoli risulta che Papa Montini durante le sue giornate a Castel Gandolfo ascoltava spesso diversi brani concertistici, quasi sempre i classici più noti: Händel, Haydn, Mozart, Bach e van Beethoven. Gradiva anche lo Stabat Mater, in particolare quelli di Palestrina, Scarlatti e Pergolesi.

Papa Karol Wojtyla.

Papa Giovanni Paolo II è stato da giovane un grande amante della musica classica che spesso lo accompagnava mentre lavorava. In Polonia frequentò sempre i concerti, a volte anche fuori di Cracovia dove la vita musicale era intensa. Continuare a farlo in Vaticano è stato per lui naturale e gradito. Oltre alla musica classica presenziò anche concerti di musica popolare e per lui cantarono decine di artisti di fama mondiale.

Papa Wojtyla fu amico di numerosi grandi uomini e donne di musica, compositori, direttori e solisti lirici. Quando li incontrava si andava oltre il protocollo e si discuteva di musica. Diversi di questi personaggi hanno ricordato che Giovanni Paolo II parlava con grande emozione quando ricordava alcuni concerti eseguiti alla sua presenza nell’Aula Paolo VI.

Un evento eccezionale avvenne il 29 giugno 1985, Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. La Messa di Papa s. Giovanni Paolo II nella Basilica di San Pietro fu allora celebrata con un’orchestra e un coro provenienti dalla Germania diretti dal famosissimo e unico Herbert von Karajan, direttore austriaco (1908 – 1989), anziano e malato. Allora fu eseguita la Messa dell’Incoronazione di W. A. Mozart. ("Krönungs-Messe" K.317) con quattro figure liriche di grande prestigio professionale: la soprano Kathleen Battle, la contralto Trudeliese Schmidt, il tenore Gösta Winbergh e il basso Ferruccio Furlanetto.

Nonostante diverse critiche, anche acide e scomposte, indirizzate a Papa Wojtyla perché si riteneva che l’evento era un cedimento al modernismo, fu un momento commovente. In particolare, vedere il Maestro von Karajan, allora molto debole e con severe difficoltà per deambulare, farsi accompagnare dalla moglie e dalle figlie per avvicinarsi al Papa per ricevere la comunione è stato toccante. Allora non era molto conosciuta la fede cattolica del maestro che la stragrande maggioranza riteneva protestante. Infatti, non mancarono alcuni malinformati che gridarono allo scandalo perché il Pontefice aveva dato l’Eucaristia a un ''non cattolico''.

Joseph Ratzinger.

Papa Benedetto XVI “che pregava in musica”, già da giovane grande conoscitore della musica classica e anche di quella sacra che studiò in diverse circostanze perché parte intrinseca della questione liturgica, materia da lui seguita con grande attenzione e preparazione, in Vaticano continuò la sua abitudine di ascoltare musica classica fino alla fine. Oltre alle sue conoscenze, a volte sorprendentemente tecniche, era lui stesso un pianista e non rifiutava il pianoforte nelle occasioni e ambienti possibili. Durante il suo pontificato prese parte come ospite speciale a numerosi concerti e in alcune occasioni fece dei suggerimenti nella fase di allestimento del programma, come quando chiese la Sinfonia N°9 op. 95 "Dal nuovo mondo" di A. Dvorak, che poi venne diretta dal venezuelano Gustavo Dudamel. A lui furono offerte concerti anche nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo.

Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, in alcune occasioni, hanno voluto intervenire alla fine dei concerti e di loro si possono leggere testi di grande bellezza, spunti originali e incoraggianti per riflessioni non frequenti.

La parentesi di Papa Bergoglio.

Tutta questa bella tradizione venne interrotta il 22 giugno 2013 quando il neo Vescovo di Roma, Papa Francesco, eletto tre mesi prima, non prese parte al Concerto già programmato per celebrare l’Anno della Fede voluto da Papa Ratzinger. Tutto accadde in modo inatteso e senza preavviso. Sino a qualche minuto prima dell’inizio della serata, c’era al centro dell’Aula Paolo VI la sedia papale e si aspettava solo l’ingresso del Pontefice. Toccò invece a mons. Rino Fisichella, allora Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, annunciare con evidente imbarazzo l’assenza del Santo Padre a causa di “un’incombenza urgente e improrogabile a cui deve far fronte”.

Tra i giornalisti circolava già una frase attribuita a Papa Bergoglio, piuttosto burbera, mai smentita, e che ormai è rimasta nella storia del pontificato. Il Papa, si disse e scrisse subito, ha precisato: “Non sono un principe rinascimentale che scende nel cortile di palazzo per occuparsi di queste cose” (Today). P. Lombardi, portavoce della Santa Sede, si limitò intanto a precisare che non c’erano motivi di salute, come si stava speculando di fronte a quanto appariva inspiegabile la condotta del Papa..

La sedia vuota.

Ecco le parole del vaticanista del Corriere della Sera, Gian Guido Vecchi a commento di quanto era accaduto: "È destinata a diventare un'immagine simbolo del pontificato, quella poltrona vuota al centro dell'aula Paolo VI, mentre ieri pomeriggio invitati e autorità ascoltavano un po' interdetti il «Grande concerto di musica classica per l'Anno della Fede» all'assenza, anziché alla presenza, del Papa. Sarà che giusto l'altro giorno, parlando ai nunzi di tutto il mondo, Francesco era tornato a denunciare la «mondanità spirituale» che è la «lebbra» della Chiesa, il «cedere allo spirito del mondo» che «espone noi pastori al ridicolo», quella «sorta di borghesia dello spirito e della vita che spinge ad adagiarsi, a ricercare una vita comoda e tranquilla». Fatto sta che a nessuno era mai capitato di annunciare ciò che è toccato all'arcivescovo Rino Fisichella quando tutti, alle 17,30, si attendevano l'ingresso in sala del pontefice: «Il Santo Padre non potrà essere presente per un'incombenza urgente e improrogabile»".

(Fonte)

“La Nona” di Ludwig van Beethoven.

Nel programma del concerto assente Papa Francesco il pezzo forte era la Nona Sinfonia di van Beethoven. Era stata annunciata, come infatti accadde nonostante imbarazzante assenza del Pontefice, la performance dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Juraj Valčuha (Slovacchia, 1976), solisti Sabina von Walther, Julia Gertseva, Joerg Schneider, Joseph Wagner, Coro dell’Accademia di S. Cecilia.

La Nona Sinfonia di van Beethoven, in presenza di un Pontefice, era già stata eseguita in precedenza nel contesto del VII Incontro Mondiale delle Famiglie il 12 giugno 2012 a Milano (Orchestra e Coro del Teatro alla Scala). Il direttore era allora il famoso maestro argentino Daniel Barenboim (Buenos Aires, 1942). Al termine del concerto Papa Ratzinger pronunciò un allocuzione successivamente molto elogiata per la sua profondità e originalità. (Testo completo

Un bel ritorno.

La presenza, e sicuramente l’allocuzione che pronuncerà il 12 dicembre Papa Leone XIV in occasione della consegna del Premio Ratzinger al Maestro Riccardo Muti, è un bel ritorno della musica in Vaticano. E’ un splendido esempio del Papa. E’ un evento che ha un rilevante significato culturale e chiude una parentesi poco felice, inspiegabile.

          L'ormai Papa emerito Benedetto XVI, ringraziando per il conferimento del dottorato “honoris causa” da parte della Pontificia Università “Giovanni Paolo II” di Cracovia e dell’Accademia di Musica di Cracovia (Polonia – 4 luglio 2015), spiegando cos'è per lui realmente la musica indicò "tre luoghi”:

Anzitutto “l’esperienza dell’amore”, disse. (…) “Quando gli uomini furono afferrati dall’amore, si schiuse loro un’altra dimensione dell’essere, una nuova grandezza e ampiezza della realtà. Ed essa spinse anche a esprimersi in modo nuovo”. Poi “l’esperienza della tristezza, l’essere toccati dalla morte, dal dolore e dagli abissi dell’esistenza”. Infine, “l’incontro con il divino, che sin dall’inizio è parte di ciò che definisce l’umano. A maggior ragione è qui che è presente il totalmente altro e il totalmente grande che suscita nell’uomo nuovi modi di esprimersi. Forse è possibile affermare che in realtà anche negli altri due ambiti – l’amore e la morte – il mistero divino ci tocca e, in questo senso, è l’essere toccati da Dio che complessivamente costituisce l’origine della musica”. “Si può dire – ha riassunto Benedetto XVI – che la qualità della musica dipende dalla purezza e dalla grandezza dell’incontro con il divino, con l’esperienza dell’amore e del dolore. Quanto più pura e vera è quell’esperienza, tanto più pura e grande sarà anche la musica che da essa nasce e si sviluppa”.

(Fonte)