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martedì 11 novembre 2025

Luis Badilla. "Il caso Rupnik e Leone XIV". E Rupnik fa il confessore il S. Maria Maggiore? #rupnik

Grazie a Luis Badilla per queste ultime notizie sul caso Rupnik.
Sommessamente, sulle parole di Leone XIV, facciamo notare che Rupnik, almeno per qualcosa è colpevole: è stato scomunicato per assoluzione del complice, scomunica poi tolta dal suo mentore Francesco (QUI MiL).
QUI MiL i post sulla vicenda.
QUI EWTN.
In fondo al post altre interessanti notizie sulla vicenda (adesso Rupnik fa pure il confessore in S. Maria Maggiore?).
Luigi C.

Il caso Rupnik e Leone XIV, un Papa garantista.

In attesa di una verità dirimente.

             Martedì 4 novembre, rientrando in Vaticano da Castel Gandolfo, Papa Leone XIV per la sesta volta ha incontrato per qualche minuto alcuni giornalisti che lo aspettavano fuori della Villa Barberini. In questa circostanza, il Papa è stato interpellato sulla questione dei mosaici dell'ex gesuita sloveno Marko Ivan Rupnik, sotto processo canonico per abusi sessuali su oltre venti donne consacrate e non, nell'arco di alcuni decenni. Sono opere legate ad una singolare concezione dell’arte da parte del prete mosaicista, secondo le dichiarazioni di diverse sue vittime. In altre parole, le sue opere decorative sono parte del suo comportamento e del suo modo di avere rapporti con le persone sulle quali esercitava potere e autorità

          Rupnik, oggi sacerdote diocesano incardinato nella diocesi di Capodistria in Slovenia dove è nato nel 1954, in un primo processo canonico per aver assolto in confessione una sua complice (in atti sessuali) nel maggio 2020 venne scomunicato ma, pochi giorni dopo, questa punizione venne cancellata da Papa Francesco.

          In quell'occasione non fu possibile processare Rupnik poiché altri delitti sessuali venuti alla luce dopo molti anni erano caduti in prescrizione (e cioè non erano più punibili per ragioni temporali). Nell'ottobre 2023, Papa Francesco, dopo pressioni insistenti e pesanti, in particolare da un gruppo di cardinali, decise invece di derogare a queste prescrizioni per aprire un nuovo processo canonico dove il presbitero mosaicista è accusato da alcune donne di gravi comportamenti sessuali seriali nel contesto di abusi di potere e di coscienza indicibili.

          Pochi giorni fa, con l’annuncio della nomina di cinque giudici indipendenti, non vincolati a incarichi presso la Santa Sede, forse si è aperto già questo processo annunciato due anni fa. Su questo inizio formale del processo e su molti altri particolari, non è stato rivelato nulla. Non si conoscono i nomi di questi giudici. È stato detto che fra i cinque ci sono due donne.

            Papa Francesco, che è stata una figura centrale in questa vicenda scoperchiata nel dicembre 2021 dall'interno del Vaticano, parlò pubblicamente solo una volta in una intervista rilasciata all'agenzia Associated Press (23 gennaio 2023 – Nicole Winfield). Bergoglio disse allora di non sapere nulla sulla vicenda e di essere rimasto sorpreso. Dopo questo fatto, Francesco non accettò mai più, in successive interviste, che gli venissero sottoposte domande su questa storia.

Le parole calibrate e prudenti di Papa Leone

Papa Leone XIV, martedì 4 scorso, uscendo dalle Ville Pontificie di Castel Gandolfo, invitato a dare un suo giudizio sui mosaici di Rupnik in diversi luoghi religiosi in giro per il mondo, alcuni dei quali oggi coperti (cosa che potrebbe accadere con altri sui quali le autorità diocesane discutono), ha risposto: “Certamente, in molti luoghi, proprio per la necessità di essere sensibili nei confronti di coloro che hanno denunciato di essere stati vittime, le opere d'arte sono state coperte, le opere d'arte sono state rimosse dai siti web” [Vatican News, Osservatore Romano e alcune stanze di Santa Marta]. Quindi questa questione è certamente qualcosa di cui siamo consapevoli”.

          Rispetto per le sofferenze delle persone che Papa Prevost descrive con parole molto misurate evitando giudizi categorici. Dice: [persone] “che hanno denunciato di essere state vittime” e ciò significa che nel processo occorre stabilire al di sopra di ogni ragionevole dubbio se queste persone sono state vittime o non delle malefatte di Rupnik.

          Successivamente, il Pontefice ha sottolineato che “la Chiesa deve rispettare i diritti di tutte le persone”, specificando immediatamente che “il principio della presunzione di innocenza fino a prova contraria vale anche nella Chiesa”.

          In altre parole più semplici il Papa ha detto che per ora, allo stato attuale delle cose, le vittime sono presunte e il medesimo padre Rupnik è un colpevole presunto, e cioè innocente.

          In punta di diritto, Leone XIV ha ragione e dice il vero. Quindi, proprio perché dice il vero e per ora ha ragione, nel rispetto della presunzione dell’innocenza occorre fare il processo con assoluta trasparenza e in tempi accettabili. In questo senso la prima cosa da ammettere con massima onestà è che la deroga alle prescrizioni è cosa ben diversa dall'archiviazione. 

          Sicuramente questa “consapevolezza” (riferita al dolore delle presunte vittime) è la medesima nel caso del processo che Leone dice che “è iniziato recentemente” e per il quale “sono stati nominati” cinque giudici.

Poi, il Papa mette le mani avanti essendo anche lui un fine canonista e sottolinea in aggiunta: “I giudici e i processi giudiziari richiedono molto tempo. So che è molto difficile per le vittime chiedere loro di essere pazienti”.

Con queste espressioni Papa Leone anticipa due passaggi rilevanti: non sarà un processo veloce e, nel rispetto del diritto, si deve avere pazienza, in particolare le presunte vittime, che tra l’altro chiedono questa giustizia da almeno un decennio.

\        Infine, il Papa precisa che “il processo appena iniziato” deve fare “chiarezza e giustizia alle persone coinvolte”.

Garantismo e vera giustizia

          E’ chiaro che le dichiarazioni del Pontefice sono state studiate e preparate a tavolino, fermo restando che lui è un canonista raffinato e puntuale. Le sue parole sono chiare anche perché evitano enfatizzazioni e colpi di scena. Già in questi mesi e nel caso di altre questioni, Leone ha già sottolineato il principio d’innocenza attribuendo il potere di decidere la colpevolezza al diritto. In questo caso il Papa non ha voluto farsi orientare dai media e per dare la sua risposta ha scelto la linearità della legge canonica. Così ha palesato il suo garantismo che deve essere benvenuto dopo tempi difficili per il diritto nella vita della Santa Sede e della Chiesa.

          Ora però, per coerenza e trasparenza, il Vaticano, nel rispetto delle regole di un processo penale in cui si giudicano comportamenti delicatissimi umanamente, dovrebbe periodicamente fornire informazioni adeguate che consentano di capire lo stato del processo. La sua delicatezza e le sue difficoltà non possono giustificare ancora altri misteri e occultamenti. Il caso Rupnik ne ha conosciuto molti misteri, fin troppi. Se non fosse per le rivelazioni del sito “Silere non possum”, che ha raggiunto un cassetto polveroso in un ufficio del Dicastero per la Dottrina della Fede, non ne sapremmo ancora nulla. Il 12 settembre scorso Papa Prevost in un incontro con vescovi di recente nomina esorto i prelati a non nascondere gli abusi del clero, ma ad affrontarli prontamente con "senso di misericordia e vera giustizia" sia verso le vittime che verso gli accusati. Leone poi in modo esplicito confermò l'impegno della Chiesa nel risolvere i comportamenti "inappropriati" del clero, senza "mettere le cose in un cassetto".

          Insomma, dopo i chiarimenti di Papa Leone la Chiesa e l’opinione pubblica aspetta dal Dicastero per la Dottrina della Fede, dal processo canonico, dal Papa stesso, due risposte dovute: le presunte vittime sono veramente vittime e l’accusato è veramente innocente?

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Papa Leone, per la prima volta, profila alcune questioni importanti nel caso Rupnik.

Prima di congedarsi e far rientro in Vaticano il Papa ha risposto ad una domanda su p. Marko Rupnik, cosa che accade per la prima volta, riferita - in particolare dice Vatican News - al rapporto tra il prete mosaicista accusato di aver abusato di decine di donne (consacrate e non) e le sue opere d’arte. Si tratta in concreto di oltre 200 mosaici a grande scala visibili in luoghi religiosi di diversi continenti. Da più parti e a più riprese arrivano proteste di ogni tipo. In alcuni luoghi queste opere d’arte decorativa sono stati coperti e nella Santa Sede sono stati vietati, in particolare nei media vaticani che fino all’elezione di Leone ha continuati ad usare riproduzioni per volere del Dicastero per la Comunicazione.

Il Pontefice ha detto: “Certamente, in molti luoghi, proprio per la necessità di essere sensibili nei confronti di coloro che hanno denunciato di essere stati vittime, le opere d'arte sono state coperte, le opere d'arte sono state rimosse dai siti web. Quindi questa questione è certamente qualcosa di cui siamo consapevoli”, affermò Leone XIV. Poi ha spiegato: che “recentemente è iniziato un nuovo processo” nei confronti dell’ex gesuita: “Sono stati nominati i giudici e i processi giudiziari richiedono molto tempo. So che è molto difficile per le vittime chiedere loro di essere pazienti. Ma la Chiesa deve rispettare i diritti di tutte le persone. Il principio della presunzione di innocenza fino a prova contraria vale anche nella Chiesa. E speriamo che questo processo appena iniziato possa fare chiarezza e giustizia a tutte le persone coinvolte.”

Rupnik fa il confessore a Santa Maria Maggiore. Fonti giornalistiche, basate su testimonianze dirette piuttosto attendibili assicurano in questi giorni che Marko Rupnik è stato individuato presso la Basilica Santa Maria Maggiore, dov’è seppellito Papa Francesco, mentre faceva il confessore, il 30 ottobre, con i paramenti di rigore che usano i domenicani.

          Se così fosse, ed è abbastanza credibile quanto gira sul prete sloveno, non è però sorprendente anzitutto perché lui è un provocatore arrogante. Da tempo ha comportamenti di questo tipo (omelie, conferenze, celebrazioni eucaristiche, ritiri spirituali…) Poi, Rupnik, è tuttora sacerdote a tutti gli effetti. Dal punti di vista canonico, da quando Papa Francesco cancellò la scomunica che gli era imposta pochi giorni prima (maggio 2020), non ha nessun ostacolo che possa impedirgli le sue potestà sacerdotali.