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lunedì 3 novembre 2025

Liturgia tradizionale: voci di una nuova manipolazione

Pellegrini a Chartres

La copertura mediatica mondiale della Messa in latino tradizionale nella Basilica di San Pietro a Roma ha dimostrato che la liturgia tridentina è più viva che mai.

Nel contesto del turbolento pontificato di Papa Francesco si è verificata una manipolazione volta a fomentare conflitti. Sappiamo ormai della falsificazione dei risultati del questionario inviato ai vescovi in merito al Summorum Pontificum dalla Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2020. Sappiamo, grazie alle rivelazioni di monsignor Nicola Bux e del giornalista Saverio Gaeta nel loro libro La liturgia non è uno spettacolo (Fede&Cultura, 2025), che le motivazioni addotte per giustificare la Traditionis custodes erano artefatte, che le risposte dei vescovi a questo questionario erano per lo più a sostegno della decisione di Papa Benedetto e che la maggior parte dei vescovi non voleva tornare a una situazione conflittuale e preferiva lasciare le cose come stavano (così l'arcivescovo di Milano ha affermato nella sua risposta al questionario: "Ho l'impressione che qualsiasi intervento esplicito potrebbe causare più danni che benefici").

Nel nuovo contesto pacificante del nuovo pontificato, sembra proprio che si stia preparando un altro tipo di manipolazione, per annacquare il vino della liturgia tradizionale. Uno dei punti che abbiamo colto dalle parole del Santo Padre, nel suo libro di interviste con Elise Ann Allen (Ciudadano del mundo, missionero del siglo XXI, Penguin, Perù, 2025), è questo: «Non ho ancora avuto l'occasione di sedermi con un gruppo di persone che difendono il rito tridentino». E tutti si rallegrano, specialmente i laici «sul campo». Attraverso chi il Papa conoscerà il mondo tradizionale?

Ed ecco che un laico si è auto-delegato, sempre lo stesso, verrebbe da dire: Nicolas Diat. Nicolas Diat, «l'editore dei reazionari», è in realtà un mistero. In una prima vita era di sinistra, vicino a Pierre Bergé, l'ex capo di Yves Saint Laurent, e ai circoli dell'ultimo Mitterrand.

In una seconda vita, si è spostato a destra ed è diventato una sorta di consigliere speciale di Gilles de Robien e di Laurent Wauquiez nel governo Fillon. È stato anche vicino a Patrick Buisson, quando questi era consigliere di Nicolas Sarkozy, prima di rompere clamorosamente con lui. A quel tempo era una sorta di formatore in comunicazione politica.

In una terza vita, Nicolas Diat si è affermato con grande successo come editore di Philippe de Villiers e del cardinal Sarah, al quale è molto legato e che ha presentato come il nuovo Ratzinger (Dieu ou rien: Entretien sur la foi, Fayard, 2015), nonché dell'abbazia di Fontgombault (Le grand bonheur: Vie des moines, Fayard, 2020) e del cardinal Bustillo, che ha intervistato insieme al sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Peña Parra (Conversation sur l'unité. Le cœur ne se divise pas, Fayard, 2023).

Ma la domanda rimane: chi è veramente Nicolas Diat? Un uomo dalle sincerità cangianti? Un uomo che i suoi soggiorni a Roma hanno convertito, secondo Jean-François Colosimo, questo allievo dei gesuiti diventato teologo ortodosso, oggi efficiente patrono delle edizioni Cerf. Ottimo. Ma da qui a volersi fare portavoce dei laici tradizionalisti e ad essere più o meno incaricato, grazie alle sue aderenze nella Segreteria di Stato, di designare chi sarà il rappresentante per informare Leone XIV sulla questione della liturgia tradizionale, c'è un mondo, un universo... quello dei fedeli che vogliono vivere al ritmo della liturgia tradizionale.

Proponiamo un'idea molto semplice: dato che siamo nel periodo dei pellegrinaggi, se il Santo Padre volesse incontrare fedeli rappresentativi legati al rito tridentino, la cosa migliore sarebbe ricevere gli animatori del pellegrinaggio francese di Chartres o quelli del pellegrinaggio di Covadonga o anche quelli del pellegrinaggio a Luján in Argentina, ecc. Non si potrebbero trovare cattolici più rappresentativi per dimostrargli le ragioni del loro attaccamento all'usus antiquior.

1 commento:

  1. Dove sarebbe l’orrore nella chiesa di S. Giuseppe a Ceraso? È una semplicissima struttura a capanna. Non un capolavoro, ma mi pare sia più che dignitosa. La vostra critica su cosa si basa?

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