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giovedì 23 ottobre 2025

Sapevi che si può lucrare un’indulgenza plenaria con il Santo Rosario?

Preghiamo quotidianamente il S. Rosario, sopratutto nel mese ed esso dedicato.
Luigi C.

Abel Camasca, EWTN, 08.10.25

Molto è stato scritto sul potere spirituale del Santo Rosario, ma forse non tutti conoscono la grazia dell’indulgenza che si può ottenere attraverso questa preghiera mariana, la preferita di San Giovanni Paolo II.
Nella sua Lettera Apostolica Rosarium Virginis Mariae (Il Rosario della Vergine Maria, n. 37), il Papa pellegrino scrisse che:
“Per favorire questa proiezione ecclesiale del Rosario, la Chiesa ha voluto arricchirlo con sante indulgenze per chi lo recita con le dovute disposizioni.”

A questo proposito, la Concessione 17 dell’Enchiridion Indulgentiarum (Manuale delle Indulgenze) della Penitenzieria Apostolica del Vaticano stabilisce che si concede indulgenza plenaria al fedele che
“recita devotamente il Rosario mariano in una chiesa o oratorio, in famiglia, in una comunità religiosa, in una riunione di fedeli o, in generale, quando più persone si radunano per un fine onesto.”

Parimenti, l’indulgenza plenaria si ottiene anche quando il fedele
“si unisce devotamente alla recita di questa stessa devozione, quando è fatta dal Sommo Pontefice e trasmessa per mezzo della televisione o della radio. In altre circostanze, l’indulgenza sarà parziale.”

Nel caso della preghiera vocale,
“deve aggiungersi la pia meditazione dei misteri”;
e nella recita pubblica,
“i misteri devono essere enunciati secondo l’usanza approvata nel luogo; nella recita privata, invece, basta che il fedele accompagni la preghiera vocale con la meditazione dei misteri.”

L’indulgenza plenaria si può ottenere una volta al giorno (eccetto in pericolo di morte), a condizione di adempiere i requisiti generali stabiliti dalla Chiesa: confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Papa.
Sui rosari benedetti da sacerdoti o vescovi

Il Beato Paolo VI, nella Costituzione Apostolica Indulgentiarum Doctrina (Dottrina delle indulgenze, Norma 17), stabilì che:
“Il fedele che usa con devozione un oggetto di pietà (crocefisso, croce, rosario, scapolare o medaglia) debitamente benedetto da un sacerdote, ottiene un’indulgenza parziale.”
“E se l’oggetto è stato benedetto dal Sommo Pontefice o da un Vescovo, il fedele, usandolo devotamente, può ottenere anche un’indulgenza plenaria nella festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, aggiungendo una legittima formula di professione di fede.”

A riguardo, p. Jhon Phalen C.S.C., grande promotore della devozione del “Rosario in famiglia”, spiegò che usare con devozione un oggetto di pietà significa pregare.
“Io dico che portare una croce o persino il rosario è come una professione di fede. Ma il rosario, più che l’oggetto in sé, è la preghiera. Bisogna recitarlo,” chiarì il sacerdote.
“Altrimenti si rischia di avere troppa fede nell’oggetto e non in Dio… L’oggetto ci aiuta a comunicare e a relazionarci con Dio.”

Pertanto, non basta portare il rosario al collo, in tasca o nella borsa per ottenere l’indulgenza parziale: bisogna usarlo nella preghiera, come strumento per avvicinarsi di più a Dio nella propria vita.

Articolo precedentemente pubblicato da aciprensa. Tradotto e adattato dal team di ewtn.it.