Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1290 pubblicata da Paix Liturgique il 22 ottobre, in cui si racconta il grande successo della prima edizione di Arrebastir, il pellegrinaggio tradizionale dei paesi della Guascogna, partito da Montaut e giunto a Lourdes il 19 ottobre (QUI).
Anche grazie alle belle fotografie riprodotte, l’articolo mette in evidenza l’entusiasmo che ha accompagnato i cinquecento pellegrini –giovani e giovani famiglie – nel loro cammino in uno spirito di fervore e di autentica amicizia cristiana, accompagnati dalle preghiere e dai canti tradizionali guasconi.
Lorenzo V.
Arrebastir («Ricostruire» in lingua basca), il primo pellegrinaggio tradizionale dei paesi guasconi (Armagnac, Béarn, Bigorre, Guienna, Lomagne, Marsan e il paese di Dax, Paesi Baschi), lanciato da un gruppo di organizzatori efficienti guidati da Jean-Baptiste Martel, è stato un grande successo ad maiorem dei gloriam.
Ha rischiato di non avere luogo. Inizialmente doveva svolgersi nel Béarn e, contro ogni aspettativa, mons. Marc Marie Max Aillet, Vescovo di Bayonne, come mons. Olivier de Germay, Arcivescovo metropolita di Lione, ha richiesto la Messa in Novus Ordo in lingua latina, senza dubbio per placare gli animi ostili. Ma è stato accolto a Bigorre, a Lourdes, da mons. Jean-Marc Micas P.S.S., Vescovo di Tarbes e Lourdes, su consiglio dei sacerdoti diocesani che hanno fatto valere la tradizione di «apertura» dei santuari (ogni anno, per la festa di Cristo Re, il Vescovo autorizza il pellegrinaggio della Fraternità sacerdotale di San Pio X). Si dà il caso che Arrebastir abbia coinciso con il pellegrinaggio della Diocesi di Tarbes e Lourdes e anche con quello della Controriforma cattolica.
Un parroco bigorrese «non è sorpreso dall’accoglienza riservata al pellegrinaggio tradizionale Arrebastir qui a Lourdes. Accogliamo tutti, si sente spesso il latino perché è una lingua che unisce i popoli, e ci sono diverse chiese nel santuario che consentono di accogliere più pellegrinaggi contemporaneamente. E poi qui c’è il più grande centro di pellegrinaggio del mondo [in Francia e in Europa sicuramente], siamo in un luogo della Chiesa universale dove è inconcepibile non accogliere i Cristiani, indipendentemente dalla loro origine, lingua, rito». Il santuario dell’autentico «todos, todos, todos» esiste davvero: è quello intorno alla Grotta di Massabielle di Lourdes, nelle cui chiese, ogni giorno, in tutte le lingue e con tutti i riti, si canta la gloria del Signore. E ora anche in guascone e in latino, come si faceva un tempo.
Così, domenica 19 ottobre, dopo essersi ritrovati il giorno prima per una veglia, un bivacco e la consacrazione della loro associazione al Sacro Cuore, hanno marciato da Montaut, al confine tra il Béarn e la Bigorre, a Lourdes circa cinquecento pellegrini – un numero non male per una prima edizione e una comunicazione ridotta – sotto gli stendardi dei capitoli dei paesi guasconi adornati con le loro bandiere locali e gli stendardi dei santi.
Cantando nelle diverse varianti del guascone, pellegrini di speranza – come recita il motto dell’anno giubilare, provenienti principalmente dal Béarn, dalla Bigorre, dalla Lomagne, dall’Armagnac, dalle Landes de Gascogne, intendono anche risvegliare la cultura guascone, un po’ messa a tacere negli ultimi decenni (o schiacciata dall’Occitania tolosana), minata inoltre da un calo demografico e industriale piuttosto netto – la regione, punto di arrivo della diagonale del vuoto che va dalle Ardenne all’Ariège, è appesantita da una seconda diagonale, segnata dall’importanza della precarietà del lavoro, della scristianizzazione e dei mestieri stagionali, dalle Charentes all’Aude.
La Santa Messa tradizionale è stata celebrata in un bel sforzo di unione delle comunità da don Augustin Cayla FSSP (cappellano a Lourdes), don Maxime Quinquis IBP come diacono e il can. Cyprien Parant ICRSS come suddiacono, nella meraviglia neogotica della Basilique de l’Immaculée-Conception di Lourdes, una delle due Cattedrali della Diocesi (insieme a quella di Tarbes), gremita di fedeli, con un pubblico molto giovane. Da notare la presenza di una decina di sacerdoti che hanno partecipato al pellegrinaggio e hanno ascoltato le confessioni, e da sottolineare che tra loro c’erano diversi diocesani che hanno fortemente sostenuto il pellegrinaggio. E poi c’erano due ragazze di Dax sui trampoli, così come molti pellegrini in abiti tradizionali locali, con il famoso «berretto basco» (in realtà berretto bearnese).
L’appuntamento è stato fissato per i pellegrini il prossimo anno, «ma se saranno più numerosi, cosa probabile, forse avranno una chiesa più funzionale - l’assegnazione avviene in base al numero previsto di fedeli, ed è così che la Fraternità sacerdotale di San Pio X, che conta diecimila membri, eredita ogni anno la Basilique Saint-Pie-X, graziosa come un parcheggio ma molto capiente», avverte un habitué dei santuari venuto ad assistere alla Santa Messa «per la bellezza del rito».
Non è l’unico – come questa famiglia della località basca di Mauléon-Licharre, venuta ad assistere alla Santa Messa con i suoi quattro figli – ci sarà gente per portare in alto e forte l’ikurrina – lo stendardo basco – nei prossimi pellegrinaggi – o questi giovani sposi di Bordeaux che conoscono dei pellegrini escursionisti. O quel giovane che non crede più, ma che conosce dei pellegrini e assiste alla Santa Messa.
Per alcuni pellegrini è il primo pellegrinaggio, «e anche se ho i piedi in fiamme, mi iscrivo per il prossimo anno», promette un bordolese, che trova che «mi ha deciso a scendere a Santiago di Compostela, o almeno a iniziare il cammino». Un altro giovane, proveniente dai confini dell’Ariège, trova «fantastico che qui si abbia l’opportunità di avere sia un evento culturale locale che un evento di fede. Fino ad ora andavo al Pèlerinage Feiz e Breizh (da Monterblanc a Sainte-Anne-d’Aurray) e al Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres), ma senza i miei figli; questa volta sono venuti con me e con i loro cugini».
È proprio il pellegrinaggio tradizionale bretone che ha ispirato i guasconi, e non solo loro. La Bretagna, come i suoi fari nel mare in tempesta, come al solito, illumina il cammino.
I pellegrini di Auch, Rodez, Auros e altre piccole comunità tradizionali del sud-ovest trovano «che questo pellegrinaggio ci permette di incontrare persone di altre Parrocchie tradizionali e ci fa uscire un po’ dal nostro relativo isolamento in mezzo a territori sempre più scristianizzati. A Pau, Bordeaux, Tolosa, ci sono diverse comunità tradizionali e, nonostante le loro diverse sensibilità, si sostengono a vicenda. Noi ci sentiamo un po’ soli in mezzo al deserto ex-cattolico».
All’uscita della Basilique de l’Immaculée-Conception di Lourdes, un piccolo gruppo di madri di famiglia di Tolosa. «Quando veniamo in Bigorre, ci sentiamo rinvigoriti. È stato un pellegrinaggio molto devoto, che fa venire voglia di annunciare la buona novella, di scuotere coloro che non sono venuti e hanno preferito il loro divano». Per questo abitante di Pau, «è una bella esperienza spirituale per la nostra famiglia e i nostri figli, torneremo. In una parola, Deo gratias!».






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