Post in evidenza

Messainlatino ha vinto la causa contro Google!

Il piccolo Davide-MiL ha fiondato Googlia, si parva licet componere magnis . (Per inciso: è significativo che l'aggettivo 'filisteo...

giovedì 23 ottobre 2025

Fine Vita. Il vescovo Suetta: «Politici cattolici siano coerenti e pensino a cure palliative»


Riceviamo e pubblichiamo.
Luigi C.


Sul fine vita in special modo i cattolici sono chiamati ad avere un ruolo fondamentale per portare all’opinione pubblica una verità valoriale senza compromessi. Una verità che, a ben vedere, va anche al di là della fede stessa, proprio perché può essere abbracciata da chiunque: ovvero che bisogna sempre tutelare la dignità del sofferente e del suo diritto alla vita. E lo dimostrano anche le oltre 28.000 firme raccolte da Pro Vita & Famiglia con la petizione popolare per chiedere lo stop al disegno di legge sul fine vita. E proprio sul Ddl in queste settimane è ripresa la discussione in Parlamento, il quale - su proposta del centrodestra - vorrebbe legiferare per aprire al suicidio medicalmente assistito. Sul tema abbiamo raccolto le parole di monsignor Antonio Suetta, Vescovo di Ventimiglia-San Remo.

Monsignor Suetta, cosa pensa del dibattito in corso in generale sul fine vita e, dal punto di vista politico, sui disegni di legge in discussione?

«Penso che questo dibattito sia spinto dall’onda di questi nuovi pseudo e presunti diritti perché non esiste un diritto a morire e non esiste un diritto a darsi la morte. Pertanto trovo che questo dibattito sulla realizzazione di una nuova legge sia artificialmente e pretestuosamente indotto perché, anche quando la Corte Costituzionale dice che occorre fare una legge, questo non è vero. Innanzitutto dobbiamo ricordarci che una legge esiste e dice che chi coopera al suicidio di una persona è punito dalla normativa vigente, quindi la legge c’è, si tratta soltanto di applicarla. Una modifica legislativa risponde di fatto a un altro intento, quello di introdurre il cosiddetto suicidio assistito o peggio ancora l’eutanasia, il che dal punto di vista sia della legge naturale che della morale cattolica è profondamente sbagliato».

Una parte del mondo cattolico pensa sia il “male minore”. È d’accordo? Se no perché no?

«Non sono assolutamente d’accordo per due ragioni, una teorica e una pratica. La ragione teorica è che non si può mai ammettere qualcosa che oggettivamente e intrinsecamente sia male; non lo si può mai ammettere o approvare. Al massimo in taluni casi si può tollerare come effetto collaterale di un’azione buona per un fine buono, ma non è questo il caso. La ragione pratica invece è che, nonostante si dica che si fa una legge dove si mettono tanti paletti di modo che poi non possano esserci effetti negativi peggiori, vediamo sempre che l’esperienza dimostra il contrario, cioè quando si crea una falla in un sistema poi quella falla è tragicamente destinata ad allargarsi».

Quale dovrebbe essere, secondo Lei, la risposta di Stato e Politica?

«Una l’ho detta, cioè accettare la normativa già vigente nella legislazione italiana. In secondo luogo la politica - soprattutto una politica che voglia ispirarsi ai principi del diritto desumibili dalla legge naturale e per i cattolici anche ai principi della fede - deve essere una legge che promuova la vita e la sostenga nei momenti di difficoltà. Perciò, anziché riconoscere un diritto presunto a darsi la morte o a dare una ‘morte più dignitosa’, lo Stato dovrebbe incrementare le cure palliative e ogni forma di sostegno alle persone che si trovano in difficoltà molto critiche dal punto di vista della salute o anche esistenziali, perché l’esperienza testimonia che una persona che soffre non chiede mai la morte se adeguatamente accompagnata, sostenuta e coadiuvata per quanto è possibile».