Il 17 ottobre il Consiglio dei ministri ha approvato la legge di bilancio per il 2026, dopo una riunione durata oltre un’ora. Una manovra che vale circa 18,7 miliardi e conta 137 articoli. Si conferma l’impostazione degli ultimi anni: piccoli ritocchi fiscali, nuove micro-misure e coperture in larga parte one-off (banche/assicurazioni, accise), con una spending review modesta. In continuità tale da meritarsi addirittura gli sberleffi di una Fornero che afferma "Ora che però sono in ballo – perché chiamati dagli elettori a governare il Paese – l’unica musica che sanno ballare è il «lento», il «prudente», la distribuzione «saggia» di ciò che è disponibile".
La nostra valutazione: continuità più che discontinuità, poca spinta alla produttività e alla libertà economica, tassazione selettiva su settori “impopolari” e moral hazard fiscale con l’ennesima rottamazione. Misure reali per la famiglia sono sempre un miraggio (intanto, la realtà parla di un calo delle nascite nel primo semestre 2025 pari al 6,3 rispetto allo stesso periodo del 2024: meno 13.000 bambini!). Concluderemo tentando di collegare la manovra con qualche spunto su sussidiarietà e processo rivoluzionario.
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IL PUNTO DI VISTA DI 300 DENARI
1) Banche e assicurazioni: “nuova patrimoniale mascherata”
Fatto: l’aumento strutturale di IRAP (+2pt) su banche/assicurazioni e la liberalizzazione (con imposta sostitutiva) delle riserve accantonate nel 2023 valgono € 4,4 mld nel 2026.
Rischio di traslazione: non c’è garanzia che i maggiori oneri non finiscano su credito e pricing per i clienti; i quotidiani economici sottolineano la possibilità di pass-through ovvero di trasferimento a valle (cittadini) dei costi.
Sanità: una parte delle risorse va a rafforzare il Fondo sanitario. Una scelta politicamente comprensibile, ma che sul piano economico rischia di spingere nella direzione sbagliata se finisce per comprimere i margini del credito e rallentare la ripresa.
Valutazione: Critica fondata. Meglio base imponibile ampia/aliquote basse che prelievi selettivi su settori regolati: distorcono la concorrenza e possono irrigidire il costo del credito alle PMI.
2) IRPEF e detassazione straordinari: “poco ma buono”
Fatto: il taglio del 33% sull’aliquota intermedia e la flat al 15% su straordinari sono misure pro-lavoro ma con impatto limitato sul cuneo e sugli incentivi all’offerta di lavoro.
Valutazione: Condivisibile definire la misura “buona ma insufficiente”. Serve strutturare il taglio del cuneo anche lato contributi e semplificare gli scaglioni.
3) Affitti brevi al 26%: “colpire il turismo è un errore”
Fatto: la cedolare secca passa dal al 26% per tutti, inclusi gli intermediari. Misura orizzontale che non distingue tra città “sature” e aree a bassa domanda, né tra host professionali e famiglie. Il fatto che sia stata circoscritta, non toglie che si tratti probabilmente di un ballon d'essai, destinato prima o dopo a propagarsi su altre casistiche,
Valutazione: Critica robusta. Per allineare l’offerta turistica agli obiettivi di vivibilità urbana (ammesso che gli uffici di urbanistica sappiano cosa è meglio fare, meglio dei privati) potrebbero bastare regole locali (zonizzazione, tetti, registri); la leva fiscale nazionale indistinta comporta effetti collaterali su rendimenti (anche solo potenziali) e di conseguenza di diminuzione dei valori immobiliari.
4) Accise su tabacco: “tassa dirigista”
Fatto: aumento graduale, +0,60 €/pacchetto su tre anni secondo ANSA; altre letture stimano scenari fino a +1,5 € entro il 2028 (DPB).
Valutazione: pessima la gabella e pessimo il moralismo: prelievi fiscali su abitudini discutibili si possono allargare (e si allargano) anche a tematiche come zuccheri, alcool, emissione di CO2 per la produzione dei prodotti, etc.
5) Fondo Cinema: “taglio salutare”
Fatto: tagli -190 mln (2026) e -240 mln (dal 2027) al Fondo; soglia minima ridotta.
Valutazione: il cinema italiano è un prodotto poco richiesto dal pubblico e spesso è veicolo per la propaganda pro choice ed lgbt. Decidano liberamente i consumatori, al botteghino, cosa finanziare e cosa no.
6) “Tassa Paperoni” a 300mila: “spaventerà i ricchi”
Fatto: l’imposta sostitutiva per nuovi residenti HNWI sale a 300.000 €; 50.000 € per ciascun familiare.
Valutazione: La misura incrementa il prezzo di ingresso del regime, già raddoppiato nel 2024. L’attrattività netta dell’Italia dipenderebbe da stabilità normativa, qualità dei servizi, certezza del diritto (lato investimenti). La critica è plausibile: il mix attuale ridurrà i new-comers (i nuovi arrivati) ad alto reddito “veri”, alimenterà la migrazione fiscale verso giurisdizioni più stabili mentre invece continueremo a sovvenzionare i new-comers a reddito ed istruzione zero adatti (nel breve periodo) soltanto alla raccolta di pomodori.
7) “Carta Valore” per neodiplomati: “una renzianata”
Fatto: parte dal 2027 con 180 mln/anno; credito per consumi culturali dei diplomati under-19.
Valutazione: Il beneficio è regressivo (raggiunge di più i nuclei meglio informati), moltiplica micro-misure e burocrazia senza un chiaro outcome educativo
8) Fondo Ucraina da 50 mln: “dare all’estero con sanità al collasso”
Fatto: fondo “a dono” da 50 mln al Governo ucraino.
Valutazione: Politicamente sensibile. Trattasi del pagamento all’UE del permesso di Meloni di amministrare (non diciamo “governare”) il paese? Alcune ricostruzioni parlano già di vincolo “made in Italy”—se confermato, attenua l’obiezione.
Del resto, rileviamo che si sono aggiunti puntelli che ostacolano la compensazione delle imposte e aggravano di burocrazia i liberi professionisti (ad esempio riguardo alla documentazione sulla regolarità fiscale).
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- Produttività e capitale: meno bonus, più neutralità fiscale sugli utili reinvestiti e sulla capitalizzazione.
- Cuneo strutturale: serve uno shock contributivo stabile per lavoratori e imprese, non solo detassazioni episodiche sugli straordinari.
- Spending review vera: la revisione annunciata è € 2,3 miliardi (0,1% PIL): di fatto, nulla visto che verosimilmente, a consuntivo, le spese verranno riviste al rialzo.
- Fisco da mandare in ritirata, no a nuove “tassine di scopo”.
- Certezza del diritto: le misure economiche e fiscali previste devono poter poggiare su regole chiare, stabili e prevedibili.
- Riduzione del carico fiscale per le famiglie: no comment.
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UNA NOTA DI METODO: PROCESSO RIVOLUZIONARIO, DOTTRINA SOCIALE E SUSSIDIARIETÀ
Troviamo errato l'alimentare un accanimento sociale (e fiscale) verso i ricchi (con l’aumento dell’imposta sostitutiva dell’Irpef) o verso i settori nei quali è rimasta qualche reddittività (banche ed gli affitti brevi). Scriveva Plinio Corrêa de Oliveira in “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”: “L'orgoglio conduce all'odio verso ogni superiorità, e porta quindi all'affermazione che la disuguaglianza è in se stessa, su tutti i piani, anche e principalmente su quello metafisico e religioso, un male: è l'aspetto ugualitario della Rivoluzione” e ancora “L'orgoglio, nemico di ogni superiorità, attaccherà necessariamente l'ultima disuguaglianza, cioè quella economica”.
La nostra linea editoriale, che i lettori conoscono, è liberista e cattolica: persona al centro, libertà responsabile, sussidiarietà. Un bilancio è buono quando lascia spazio alle società intermedie (famiglie, imprese, corpi sociali), non quando centralizza tramite prelievi selettivi o bonus aleatori. Su questa scala, la manovra 2026 non rompe il paradigma: stabilizza qualche aiuto, introduce nuove micro-leve fiscali, ma non libera davvero energie sociali e imprenditoriali. (Per un esempio recente di architettura “checks & balances” apprezzata dalla nostra rubrica v. analisi su Coniuncta Cura).
Roberto, Filippo e Gabriele


Ormai vi occupate (apertamente) anche della dimensione politica, non limitata a quella culturale. È un balzo.
RispondiEliminaIl calo delle nascite non si combatte dando più soldi alle famigle.Se così fosse i ricchi avrebbero dozzine di figli e invece ne hanno meno dei poveri.Non dico che gli aiuti dello stato alle famiglie non siano utili ma non risolvono il problema.Il problema si chiama edonismo.Quello che una volta si permettevano pochi scapestrati più o meno ricchi adesso è alla portata di tutti indistintamente.La pillola anticoncezionale e l'aborto limitano drasticamente le nascite in modo irreversibile.Oggi le donne vogliono divertirsi come e più degli uomini e rifiutano nella stragrande maggioranza di fare figli.E quelle che li vogliono fare vogliono decidere quando e quanti.E' un loro diritto e lo esercitano.Però secondo me il problema non è tanto nel numero degli abitanti di uno stato.Nel ventennio mussoliniano ,il secolo scorso , l'Italia aveva 20 e più milioni di abitanti meno di adesso ed anche le altre nazioni erano molto meno popolate e non era un problema .Si abbassa il tenore di vita dicono ci sarà una decrescita.Bene ce ne faremo una ragione....
RispondiEliminaMi raccomando! COMPRATE il ro$ario dei tradizionalisti! Quello che avete a casa non va bene più.
RispondiEliminaStessa tattica della “Bibbia” di Trump.
Mettiamo in chiaro le cose: il “pellegrinaggio” guascone non rappresenta nessuna “pace liturgica”! Semplicemente, hanno disobbedito a ben due vescovi prima di trovarne uno che facesse loro fare i cavoli propri. Perché questa è la loro “pace”: fare i propri comodi in barba a tutto e tutti. E guai se qualcuno osa intromettersi…fosse anche il Papa.
RispondiEliminaNon riusciranno a far obbedire alla Chiesa i tradizionalisti!
RispondiEliminaNuovo scisma all’orizzonte? Speriamo sia quello definitivo.