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lunedì 20 ottobre 2025

Badilla. Caso Rupnik. Nominati i 5 giudici per RupniK, accusato di gravissimi delitti sessuali: un'analisi

Grazie a Luis Badilla su questa analisi sulla nomina dei 5 giudici per il processo a Marko Rupnik, pupillo di Francesco.
"Ora, ma soprattutto nella storia, la Chiesa dovrà trovare un qualcosa per separare le responsabilità personali di Jorge Mario Bergoglio dal ministero pastorale a lui affidato con l’Ufficio di Pietro. Si può capire, e al limite comprendere con lacerazione, un errore così gigantesco del presbitero vescovo Jorge Mario Bergoglio e di qualche "compagno di merenda". Ma non è ammissibile un tale ragionamento se si parla del Vicario di Cristo, semplicemente perché il primo ferito dall comportamento di Papa Francesco in questa specifica faccenda è Cristo stesso".
QUI i post di MiL sull'ex gesuita.
Luigi C.

Caso Rupnik. Nominati i 5 giudici del processo canonico all’ex gesuita sloveno accusato di gravissimi delitti sessuali seriali. Questo processo è stato annunciato 2 anni fa da Papa Francesco.

          Caso Rupnik. Nominati i 5 giudici del processo canonico all’ex gesuita sloveno accusato di gravissimi delitti sessuali seriali. Questo processo fu annunciato 2 anni fa da Papa Francesco.

        Lunedì scorso, senza anticipazioni o indiscrezioni, il Vaticano, in concreto il Dicastero per la Dottrina della Fede, guidato dal cardinale argentino Manuel Víctor Fernández, ha pubblicato un breve comunicato per dire che il collegio canonico che deve giudicare l’ex gesuita sloveno Marko Ivan Rupnik si è formato e che quindi il processo può avere il suo inizio dopo due anni da quando venne annunciato da Papa Francesco, il 27 ottobre 2023. Il Comunicato, diffuso in tre lingue diceva:

"Nel mese di settembre la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori ha segnalato al Papa gravi problemi nella gestione del caso di P. Marko Rupnik e la mancanza di vicinanza alle vittime. Di conseguenza il Santo Padre ha chiesto al Dicastero per la Dottrina della Fede di esaminare il caso e ha deciso di derogare alla prescrizione per consentire lo svolgimento di un processo. Il Papa è fermamente convinto che se c’è una cosa che la Chiesa deve imparare dal Sinodo è ascoltare con attenzione e compassione coloro che soffrono, soprattutto coloro che si sentono emarginati dalla Chiesa."

Il comunicato di pochi giorni fa sulla formazione del collegio dei giudici dice:

“In data 9 ottobre 2025 sono stati nominati i cinque Giudici del Tribunale che affronterà il caso del Rev.do Marko Ivan Rupnik. Il collegio giudicante è composto da donne e chierici che non fanno parte del Dicastero per la Dottrina della Fede e non hanno alcun ufficio presso i Dicasteri della Curia Romana. Tutto ciò al fine di meglio garantire, come in ogni processo giudiziale, l’autonomia e l’indipendenza del suddetto Tribunale.”

Alcune considerazioni.

        La notizia, chiara e trasparente, dopo decenni di misteri, omissioni, menzogne e doppiezze, ci appare molto buona e ci auspichiamo che sia un’anticipazione di un cambio di rotta radicale e autentico. Il trattamento dato da Papa Francesco allo scandalo Rupnik è stato insopportabile e obbrobrioso per la Chiesa e questa macchia è già purtroppo indelebile. Ad ogni modo c'è tempo per una solida "correzione fraterna".

1. Il comunicato rappresenta un’accelerazione della questione che ormai nelle sue diverse fasi, segrete e pubbliche, si trascina da parecchi anni. Questa vicenda, in questa sua parte finale andava avanti dal 27 ottobre 2023, quando Papa Bergoglio annunciò di aver derogato alla prescrizione, di gravissimi delitti sessuali seriali, imputati da molti anni al famoso mosaicista, padre Marko Ivan Rupnik. Oggi p. Rupnik ''espulso'' dai gesuiti, è incardinato in una diocesi della Slovenia, al termine delle indagini volute dai suoi superiori della Compagnia. Nel 2020, nel contesto del primo processo canonico finito con una scomunica ma subito derogata, fu lo stesso Francesco ad imporre la prescrizione e perciò p. Rupnik non venne processato per violenze sessuali su oltre venti donne, consacrate e non, commesse durante due decenni.

2. È chiaro che Papa Leone, giustamente, non vuole avere nulla a che fare con questo caso sporco e tortuoso dove sembra che si sia lavorato per anni per occultare la verità, screditare le vittime e impaurire chi sapeva. Non è solo una questione di prestigio personale, d’integrità, perché purtroppo l’affaire lambisce pesantemente l’Ufficio di Pietro. Papa Prevost sa che questa questione è dirimente per il suo ministero pastorale come lo è anche un’altra, differente ma ugualmente grave: il cosiddetto “caso Becciu”.

3. Si può dire con certezza che Leone sa benissimo di dover evitare che i tempi tecnici, facili da manipolare, possano ombreggiare le sue intenzioni e propositi su questo processo. Si può pensare che non è da escludere che ci siano ancora ogni tanto dei tentativi per imbrogliare le carte e rallentare le procedure. È chiaro che Rupnik è “un uomo condannato” storicamente, seppur giuridicamente rimane innocente sino ad oggi. Ma questo non è il problema. La questione vera, di fondo, è Papa Francesco e le sue condotte più che discutibili in questa storia.

4. Ora, ma soprattutto nella storia, la Chiesa dovrà trovare un qualcosa per separare le responsabilità personali di Jorge Mario Bergoglio dal ministero pastorale a lui affidato con l’Ufficio di Pietro. Si può capire, e al limite comprendere con lacerazione, un errore così gigantesco del presbitero vescovo Jorge Mario Bergoglio e di qualche "compagno di merenda". Ma non è ammissibile un tale ragionamento se si parla del Vicario di Cristo, semplicemente perché il primo ferito dall comportamento di Papa Francesco in questa specifica faccenda è Cristo stesso.

5.  Il comunicato ammette che i precedenti della vicenda (indagini, condanne e deroghe)  non si sono svolti “a regola d’arte” per così dire. Ci sono stati passaggi e momenti oscuri, in particolare nei tempi e nel trattamento delle vittime (ignorate per anni, offese e umiliate). Ora, nel comunicato del 9 ottobre scorso, si legge: “Tutto ciò al fine di meglio garantire, come in ogni processo giudiziale, l’autonomia e l’indipendenza del suddetto Tribunale.”

 “Testimoni terzi”. Cos'è?

Nicole Winfield nel suo servizio del 13 scorso (Ap) conclude con questa chiosa molto interessante e da non sottovalutare: "I miei cinque clienti hanno chiesto 18 mesi fa di essere riconosciuti come parti lese nel procedimento, quindi speriamo che la loro posizione venga stabilita il prima possibile". Sono parole di Laura Sgrò in una nota in cui aggiunge: "Aspettano giustizia da troppi anni, e la giustizia sarà un bene non solo per loro, ma anche per la Chiesa stessa".

L’Agenzia Ap precisa: “L'ordinamento giuridico interno della Chiesa cattolica non riconosce le vittime di abusi come parti in un processo canonico, ma semplicemente come testimoni terzi. Le vittime non hanno alcun diritto di partecipare ad alcun procedimento né di accedere ad alcuna documentazione."

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Rupnik: parola alle vittime (Intervista con suor Samuelle, una delle vittime di Rupnik - 28 ottobre 2023 – Settimana News)