Post in evidenza

Messainlatino ha vinto la causa contro Google!

Il piccolo Davide-MiL ha fiondato Googlia, si parva licet componere magnis . (Per inciso: è significativo che l'aggettivo 'filisteo...

martedì 2 settembre 2025

Padre Martin ricevuto da Papa Leone: non c'era il divieto di fare dichiarazioni dopo le Udienze papali?

  1. Ieri Padre James Martin s.j., il più noto esponente della lobby gay nella Chiesa è stato ricevuto in udienza ufficiale da Leone XIV (QUI e sotto), proprio a ridosso del pellegrinaggio giubilare di alcuni gruppi omosessuali.
  2. Da nostre fonti certe si è dato indicazioni dal Vaticano di NON fare alcuna dichiarazione dopo le Udienze stesse.
  3. Padre Martin, subito dopo l'incontro ha rilasciato numerose dichiarazioni e interviste. Il messaggio che ho ricevuto è che Papa Leone continuerà con la stessa apertura che Francesco ha mostrato nei confronti dei cattolici LGBTQ.”"Ho trovato Leo gioioso, rilassato e sereno. È una gioia stare con lui!" (QUI Michael Haynes, QUI e QUI Valli, QUI il Corriere della Sera, QUI Infovaticana, QUI New Ways Ministry, QUI Tribune Chrétienne, QUI Renovatio21, QUI NCR, QUI e QUI l'intervista di Franca Giansoldati a Padre Martin.) .
  4. Prima domanda: Martin ha disubbidito alle indicazioni del Papa o  è stato autorizzato a farlo?
  5. Nella prima ipotesi si tratterebbe di una grave violazione delle indicazioni papali, nella seconda  sarebbe un pessimo segnale, da parte del Romano Pontefice, su un tema chiaramente delicatissimo. Noi fedeli cattolici, forse, avremmo il diritto di sapere come è andata veramente.
  6. Nel fare questo post chi scrive è andato sulla Pagina X di Padre Martin per copiare e tradurre le sue dichiarazioni e ha scoperto, con sorpresa, di essere stato bloccato dal Padre stesso (vedere foto sotto). Si tenga conto, a mia memoria, che mai mi sono permesso di fare commenti inopportuni su di essa, anzi, penso di NON avere mai fatto  alcun commento, positivo o negativo. Ovviamente sul Blog abbiamo dato, spesso, notizie sulle prodezze del gesuita (QUI MiL). Questi democraticissimi e aperti Padri hanno così paura di noi? 
  7. Riteniamo che il problema della liceità della sodomia praticata e delle "benedizioni" a coppie omosessuali sia uno  (o forse IL) problema principale del "lascito" di Francesco e tutto ciò deve, prima o poi, essere corretto e risolto.
  8. I prossimi 6 e 7 settembre, a Roma, si terrà, nell’ambito degli appuntamenti giubilari, il Giubileo delle persone LGBT promosso dall’Associazione La Tenda di Gionata. La comunità omosessuale passerà la Porta Santa di San Pietro e presso la Chiesa romana del Gesù, retta dai Gesuiti, Monsignor Francesco  Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e Vice Presidente Cei celebrerà la Messa il 6 settembre. Sembra però che Leone, per fortuna NON li riceverà (QUI Ansa). Vedere MiL QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI, QUI.
  9. Anche il pellegrinaggio giubilare dei prossimi giorni della associazioni di gay, fieramente praticanti, inserito in qualche modo nei programmi giubilari, non è un buon segno per la chiarezza dottrinale. E' vero che non verranno ricevuti da Leone, ma le dichiarazioni del Vicepresidente CEI Savino (vedere sotto e QUI) e la celebrazione alla Chiesa del Gesù a Roma fanno veramente proccupare.
  10. Speriamo che le nostre preoccupazioni siano infondate: nel futuro lo vedremo. Il problema di Leone, salva reverentia, per ora, è  che deve accontentare un pò  tutti. Che è  un pò  il suo modo di lavorare. Le nomine recenti ai Consultori e Membri di alcuni Dicasteri (QUI) sono un esempio: qualche elemento buono e qualche molto cattivo. Temiamo per lui che, alla lunga, questo metodo non funzioni appieno. Ma lo vedremo nei prossimi 12 o 24 mesi. Ora sta cercando di essere tutto per tutti, ma temiamo che possa favorire un falso irenismo che non gioverà a nessuno.
Vedremo il futuro Santità. Noi siamo qui.
Luigi Casalini

Mons. Savino, il “Giubileo” LGBT e la falsa misericordia

 01/09/2025, Infobreak

I prossimi sei e sette settembre, a Roma, si terrà, nell’ambito degli appuntamenti giubilari, il Giubileo delle persone LGBT promosso dall’Associazione La Tenda di Gionata, preceduto come era inevitabile, da qualche polemica, causata sia dal tema, che da indiscrezioni di stampa non sempre veritiere e in parte interessate a fare scandalo.

La comunità LGBT passerà la Porta Santa di Sann Pietro e presso la Chiesa romana del Gesù, retta dai Gesuiti, Monsignor Francesco  Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e Vice Presidente Cei presiederà l’eucarestia il sei settembre. Lo abbiamo intervistato.

Eccellenza Savino, un appuntamento che non passerà privo di riscontro mediatico….

“Andiamo per gradi. Il pellegrinaggio giubilare di questa comunità è stato voluto ed organizzato da una associazione, chiamata la Tenda di Gionata, da sempre vicina alle esigenze di tale popolazione. Io sono stato invitato a celebrare messa, cosa che faccio volentieri, essendo sacerdote e vescovo. Aggiungo  che questo pellegrinaggio è stato autorizzato da Papa Francesco e ribadito da Papa Leone”.

In ogni caso resta un tema divisivo…

“Quando si vede tutta l’esistenza  in base ai divieti e con una ispirazione moralista certamente sì, possiamo parlare di tema divisivo. Ma la Chiesa a mio avviso non deve essere sotto schiaffo o prigioniera di questa visioni. Il Giubileo di cui parliamo è organizzato da una associazione che da tempo sta accanto a questa gente e molti di loro, tanti, soffrono in silenzio la loro condizione e noi ne dobbiamo tener conto, spesso si sentono emarginati ed esclusi ed una Chiesa Madre al contrario ha il dovere, con misericordia e carità, di accogliere tutti, di essere inclusiva, naturalmente non rinunciando alla Verità”.

Vi è chi dentro la Chiesa stessa contesta questa scelta giubilare…

“Ognuno è libero di esprimere le sue idee. Tuttavia chi contesta, a mio parere parte da una posizone  ideologica e di propaganda, talvolta persino politica. Spesso si punta il dito e non è cristiano o si arriva a quella categoria assolutamente non conforme al Vangelo che è il moralismo. Un vero cristiano mai e poi mai si abbandona al moralismo, perchè del tutto contrario all’insegnamento di Gesù venuto per i malati e non per i sani”.

Cioè?

“Basta vedere la prassi stessa di Gesù che mangiava con i peccatori, entrava nelle case di chi era nel peccato e in poche parole non abbandonava a se stesso chi la società del suo tempo scartava. Non si tratta qui di essere indulgenti col peccato e l’errore, ma di evitare il giudizio o pregiudizio  di condanna che non spetta a noi. In tanti di questi fratelli io noto e vedo una fede profonda, inquieta e sofferente. Eviterei la posizione della comoda condanna moralista perchè tanti che si ergono a giudici se vai a scavare hanno  stili di vita non compatibli col Vangelo. Ci vuole coerenza di vita nelle critiche”.

Che cosa dice a chi ha un approccio moralista al tema?

“Di rivedere ed anche urgentemente le proprie posizioni. La Chiesa non cambia sicuramente la dottrina e neanche tradisce il Vangelo, nessuno  è proprietario del Magistero e della Scrittura. Tuttavia dobbiamo fare i conti col tempo nuovo ed è nostra saggezza storicizzare le situazioni, avere la capacità di capire i mutamenti nel tempo, i segni”.

Fine vita, quale la sua posizione e dei vescovi italiani?

“La vita è sacra in quanto dono di Dio dal concepimento alla fine naturale e nessuno ne può disporre.  E’ sacrosanto dire di no all’accanimento terapeutico quando non ci sta nulla da fare e allo stesso tempo dobbiamo dire di no all’ eutanasia che è finta pietà. A mio avviso quello che serve è un approccio olistico al problema, una visione globale che porti a favorire le cure palliative e l’accompagnamento del paziente verso l’ultimo atto. In poche parole una efficace terapia del dolore che sappia dare dignità al soggetto debole in questo suo ultimo momento”.

 Bruno Volpe

 

Eccellenza, le parole da Lei pronunciate nell’intervista appaiono purtroppo come l’ennesima conferma di una deriva pastorale che, col pretesto della misericordia e dell’accoglienza, dimentica e perfino tradisce la chiarezza della dottrina cattolica.

Non si tratta qui di “moralismo” o di “condanna pregiudiziale”, ma di fedeltà al Vangelo e al Magistero bimillenario della Chiesa.

La Chiesa ha sempre insegnato che gli atti omosessuali sono “intrinsecamente disordinati” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2357) e che le inclinazioni stesse, pur non essendo peccato in senso stretto, rappresentano una prova che deve essere affrontata con la croce, non con la celebrazione e la rivendicazione pubblica.

Lei afferma che “una Chiesa Madre ha il dovere di accogliere tutti, naturalmente non rinunciando alla Verità”. Ma come è possibile parlare di “non rinunciare alla Verità” quando si legittima un evento che di fatto conferma le persone nel loro errore e nel loro peccato?

La vera maternità della Chiesa non consiste nell’accomodare i figli nelle loro illusioni, bensì nell’ammonirli e guidarli verso la salvezza eterna, che passa necessariamente per la conversione.

Accogliere senza chiamare al ravvedimento equivale a tradire le anime. Nostro Signore Gesù Cristo non ha mai approvato il peccato: ha accolto i peccatori, ma sempre aggiungendo “Va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,11).

Lei demonizza il cosiddetto “moralismo”, ma dimentica che la morale cristiana è parte integrante della Rivelazione. Parlare di “non giudicare” senza distinguere tra il giudizio temerario e la necessaria condanna del male è un errore grave. E Lei che ha studiato dovrebbe saperlo…

L’Apostolo Paolo scrive chiaramente: “Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti \[…] erediteranno il Regno di Dio” (1Cor 6,9-10). Questo non è “moralismo”, ma Parola di Dio.

Lei invita a “storicizzare le situazioni” e a “capire i mutamenti del tempo”. Ma la Chiesa non è un’istituzione sociologica che si adatta ai venti della storia: è la custode della Verità eterna.

L’insegnamento morale non muta con le mode, perché fondato sulla legge naturale e sulla Rivelazione divina. Se la Chiesa accoglie i mutamenti del tempo, lo fa per purificarli, non per farsene contaminare.

La sua retorica di inclusione, Eccellenza, rischia di scivolare in una pastorale che consola nell’errore invece di richiamare alla conversione.

Lei dice che “nessuno è proprietario del Magistero”: verissimo, neanche Lei né è proprietario. Allora perché piega il Magistero a un linguaggio che suona come complicità con ideologie che hanno l’unico scopo di sovvertire la legge di Dio e l’ordine naturale?

Il vero pastore non teme di essere considerato “duro” o “divisivo”: il vero pastore imita Cristo, che non temeva di dire parole scomode pur di salvare le anime.

La Chiesa non ha bisogno di un linguaggio annacquato e accomodante, ma di voci chiare che, come San Giovanni Battista, osino dire “Non ti è lecito!” anche quando il mondo applaude il contrario.

Se davvero amiamo le persone che vivono la tentazione omosessuale, dobbiamo annunciare loro la verità che salva: castità, conversione, croce. Tutto il resto è inganno e falsa misericordia.

Angelica La Rosa