
Ancora girano certe bufale.
Vedere anche QUI: "Sacra Sindone: rigetto e orrore del peccato commesso".
Luigi C.
Valerio Pece,Tempi, 07 Agosto 2025+
La stampa ha dato grande rilievo a uno studio che proverebbe che il telo sarebbe stato posato su un bassorilievo e non su un corpo. Le ultime ricerche dicono il contrario.
Intervista allo studioso Giulio Fanti (Foto Ansa)
“Sindone posata su un corpo umano? No, su un bassorilievo. La simulazione in 3D conferma”, così titolava la Stampa venerdì 1 agosto. Nell’articolo – che fa il paio con molti altri usciti in questi giorni in “modello-fotocopia” – si legge: «Uno studio pubblicato sulla rispettabile rivista scientifica Archaeometry ha confermato l’ipotesi del manufatto medievale dimostrando come potrebbe essere stata eseguita: non posando il telo su un corpo umano, bensì su una scultura a bassorilievo. Tecnica alla portata degli artigiani dell’epoca».
Si dà il caso che negli stessi giorni in cui i media rilanciavano in coro la tesi del brasiliano Cicero Moraes, designer noto per le ricostruzioni tridimensionali dei volti di personaggi storici (Francesco Petrarca, Antonio Abate), a Saint-Louis, nel Missouri, si teneva una Conferenza Internazionale sulla Sindone. Un Simposio durato cinque giorni e conclusosi il 3 agosto, in cui studiosi e ricercatori hanno approfondito le più recenti ricerche fatte sul lino conservato a Torino. Tra gli scienziati presenti, Tempi ha raggiunto Giulio Fanti, professore associato di Misure Meccaniche e Termiche presso l’Università di Padova e autore di diversi libri sulla Sindone.
Professore, al Simposio di Saint-Louis si è parlato del “caso Moraes”?
Non nelle sessioni ufficiali, ma nelle pause sì. Ovviamente evidenziando l’anti-scientificità del lavoro.
Quali sono stati i commenti degli scienziati presenti?
Più che commenti, ha prevalso un misto di ilarità e contrarietà: siamo di fronte ad una stampa prontissima a diffondere notizie tendenti a screditare tutto ciò che ha a che fare col cristianesimo, ma che si mostra particolarmente reticente nel diffondere quelle notizie che dimostrano la potenza e la bellezza dello stesso, per esempio quelle che raccontano al mondo l’autenticità della sacra Sindone.
Chi erano le personalità presenti al Simposio americano?
Si è trattato di oltre 400 studiosi provenienti da tutto il mondo, molti di loro hanno animato tavole rotonde e presentato studi scientifici preziosissimi. Era presente anche John Jackson, indiscussa autorità in materia, colui che nel ’78, insieme ad altri 32 scienziati dello STURP (Shroud of Turin Research Project), fu protagonista del fondamentale studio sulla Sindone che ancora oggi fa da riferimento all’intera comunità scientifica. Devo dire che l’arrivo di questa notizia obsoleta, rivista in chiave leggermente più moderna ma già ampiamente smentita su tutti i fronti, se da una parte non è riuscita a distrarre il Convegno in corso, in qualcuno ha provocato un senso di frustrazione.
In che senso?
Insomma, da una vita lavoriamo in maniera il più possibile seria su quel Lenzuolo di lino, poi arriva un designer e i giornali se ne occupano in maniera quasi sacrale, rilanciando sciocchezze sconclusionate. La frustrazione è data dalla pochezza e dalla superficialità dei media, guidati ormai da un’ideologia anticristiana non più occultabile.
Un mix di pressappochismo e malafede quindi?
È evidente, e non solo sui giornali, che c’è anche il “fuoco amico”. Posso dire che durante il Congresso appena concluso non poche personalità hanno ricordato come per questo Giubileo era prevista l’ostensione della Sindone. È un’operazione di cui si parla da 25 anni, dal Giubileo del 2000 presieduto da san Giovanni Paolo II. Ebbene, non se n’è fatto nulla. Perché? Chi ha voluto nascondere a milioni di fedeli la venerazione della sacra reliquia? Ricordo, en passant, che già nel 1506 papa Giulio II, nella Bolla papale con cui istituì la festività della Sindone, aveva dichiarato che questa non va solo venerata, ma anche «adorata, perché contiene il Preziosissimo Sangue di Nostro Signore».
Ce lo dica lei, perché in questo Giubileo non si è organizzata l’ostensione?
Dopo tanti anni di lavoro sulla Sindone, fatti anche di molti contatti interpersonali, mi limito a dire che sacche di resistenza sono presenti ovunque. Aggiungo che per far vedere che comunque ci si era impegnati in questo senso, la Reliquia è stata mostrata ad un limitatissimo gruppo di ragazzi torinesi, per cui si è trattato un’operazione poco più che simbolica. Ben altra risonanza ci sarebbe stata se il sacro Lino fosse stato mostrato a quello splendido e commovente milione e più di ragazzi presenti a Tor Vergata, e di conseguenza visto e «adorato» in mondovisione.
Tornando allo studio di Cicero Moraes, cosa risponde nel merito?
Sinceramente mi rifiuto di elencare qui l’innumerevole serie di errori, chiaramente dovuti ad una notevole ignoranza della Reliquia. Mi limito a dire che per analizzare la Sindone non si può focalizzare l’attenzione su un singolo argomento, in questo caso la discutibile analisi morfologica dell’immagine corporea, ma è necessario uno studio multidisciplinare, quello che nel caso di Moraes è totalmente assente. Nel suo studio in 3D il quarantenne brasiliano ha completamente dimenticato il necessario approccio multidisciplinare all’oggetto archeologico più studiato al mondo, indagato da decenni da almeno una trentina di diverse discipline scientifiche. Personalmente, dopo quasi trent’anni di studi scientifici rigorosamente multidisciplinari, sono in scienza e coscienza certo che la Sindone abbia realmente avvolto il corpo del Redentore.
Rimane il fatto che lo studio di Moraes è stato pubblicato da Archaeometry, la rivista dell’Università di Oxford.
Questo è vero, ma vista la valanga di critiche che in questi giorni si sta abbattendo intorno al caso, non escludo un passo indietro di Archaeometry: se davvero la rivista vuole mantenere un minimo di serietà dovrà pubblicare una qualche nota “riparatoria”. Aggiungo una cosa. Visto che lei cita l’Università di Oxford, faccio osservare che, nel 1988, proprio in quell’Ateneo fu sottoscritto il famoso rapporto sulla radiodatazione al Carbonio 14, dove si designarono – del tutto erroneamente – come «conclusivi» i risultati dell’indagine.
Nel Simposio di Saint-Louis anche lei ha presentato i suoi studi. Precisamente cosa ha illustrato?
Ho presentato ai colleghi diversi interessanti risultati pubblicati a partire dall’anno scorso su riviste scientifiche con referees, aggiungendo però anche due importanti novità.
Quali?
Innanzitutto il fatto che la sacra Sindone è selettivamente radioattiva, cioè la sua radioattività non è uniformemente distribuita sul Lenzuolo. Questo importantissimo risultato può essere spiegato scientificamente solo attraverso l’ipotesi dell’esposizione del Lino ad un’intensa radiazione neutronica – a mio avviso perfettamente correlabile alla Risurrezione – la quale trasformò gli atomi di azoto contenuti nel lino in nuovi atomi di carbonio 14. Ci tengo ad osservare che è questa la spiegazione scientifica del fatto che la radiodatazione del 1988 al carbonio 14 attribuì alla Sindone un’erronea data medievale, peraltro poi contraddetta da diversi test alternativi. Nel risultato pubblicato nel 1988, infatti, non fu tenuto in conto l’effetto ambientale prodotto dalla radiazione neutronica sopra menzionata che aggiunse atomi di carbonio 14, alterando quindi il rapporto isotopico col carbonio 12 alla base della definizione dell’età del campione di lino analizzato. Come ho annunciato ai colleghi presenti al Congresso, sono convinto che il risultato del 1988 sarà paradossalmente la prima prova scientifica della Risurrezione di Cristo.
Si direbbe una clamorosa eterogenesi dei fini.
La più clamorosa del ‘900.
L’altra novità presentata al Simposio?
Riguarda la cosiddetta “trasparenza della materia” rispetto a quel lenzuolo: Gesù divenne “materialmente trasparente”. Siccome i coaguli del sangue non presentano alcuna sbavatura, come invece anche il più piccolo movimento del corpo avrebbe prodotto, in quella quarantina di ore in cui vi rimase avvolto non può esserci stato nessuno che rimosse il suo corpo da quel telo.
Ma allora come “uscì” quel corpo dalla Sindone?
È una risposta a cui la scienza non è in grado di rispondere. Io sostengo che il corpo di Gesù passò letteralmente attraverso quel lino, con una proprietà che in natura non è stata rilevata, ma che invece è ampiamente attestata nei Vangeli, precisamente nelle apparizioni di Gesù successive alla sua Risurrezione. Questa ipotesi, inoltre, mostrerebbe un’analogia: esattamente come Gesù uscì dalla Sindone, allo stesso modo uscì pure dal grembo materno, confermando il dogma di fede che parla della Verginità di Maria «prima, durante e dopo il parto».
Nelle sue risposte è solito unire scienza e fede. A chi l’accusasse di non tenere adeguatamente separate le due sfere cosa risponderebbe?
Risponderei che per non influenzarsi a vicenda, scienza e fede devono viaggiare su strade parallele e autonome, ma è altrettanto vero che alla fine le due strade devono intersecarsi: i risultati ottenuti devono essere confrontati, e se compatibili tra loro, accettati. Devo dire che nel mondo scientifico non sempre riscontro questa basilare onestà intellettuale. Nell’enciclica Fides et ratio san Giovanni Paolo II affermò che «fede e ragione sono le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità». Un assunto perfettamente in linea col pensiero di Albert Einstein, per il quale «la religione senza la scienza è cieca, la scienza senza la religione è zoppa».