Entrando nella chiesa veniamo come catapultati in un'atmosfera che ha del surreale, in particolare per i tempi che viviamo: chiesa tipicamente medioevale, spoglia all'interno con altare ben sopraelevato rispetto ai fedeli e dello stesso stile architettonico della chiesa. Immaginiamo che anche voi, cari lettori, entriate in questa bella chiesa retta dai Padri Cappuccini, magari per una visita al Beato Carlo, per una confessione oppure per
una visita al Santissimo Sacramento, e appena entrati vi ritrovate immersi in una folla di fedeli in ginocchio, tutti molto giovani, vestiti modestamente, le donne con il capo coperto. Spostando l'attenzione verso l'altare, ancora la vista vi fa notare qualcosa di piuttosto insolito: il sacerdote, rivestito di pianeta e manipolo, non è rivolto verso il popolo, bensì coram Deo, verso l'altare, fermo e leggermente inchinato ai piedi dell'altare con un ministro inginocchiato di fianco a lui che bisbigliano qualcosa di strano, in una lingua non comune oggi in chiesa: è il famoso Introibo ad altare Dei, il salmo 42 che aiuta il sacerdote, con l'ausilio di chi lo assiste, a prepararsi con umiltà e animo contrito dei propri peccati, a salire all'altare e celebrare il Santo Sacrificio.Nel frattempo vi è un sottofondo musicale di solo voci umane che cantano l'Introitus, un salmo che introduce a tutta la liturgia, che riempie l'aria divenuta improvvisamente eterna e sacra. Nessuna chitarra che strimpella note a ritmo caraibico
o mani che battono all'impazzata impastate di parole che mischiano sacro con profano e teologia cattolica con protestantesimo puro. Solo silenzio pieno, una grazia che scaturisce dal frutto di quel Sacrificio che sta per ripresentarsi nuovamente e il desiderio di quei fedeli che vi assistono per ricevere il Corpo, Sangue, Anima e Divinità di quel Dio che, immolandosi nuovamente sull'altare, si unisce a noi e vuole fare comunione con noi perché brama con tutto Se stesso di trasformarci in Lui, di divinizzarci.Trovandovi
dinanzi questa scena che subito innalza l'anima a Dio e fa nascere quel
desiderio interiore di unione con l'Eterno Altissimo, io dico: «Ecco il futuro
della Santa Chiesa!». È come un libro la cui prefazione ci fa comprendere quale
sarà il contenuto ed inizia con le parole “Introibo ad altare Dei”. La
Chiesa, i sacerdoti, gli Ordini e le Congregazioni religiose, e così gli stessi
fedeli, si cibano, attingono e prendono le forze dal nutrimento principale, il
più alto e sublime: la Santa Messa. Detto questo penso sia inutile porre la
domanda: «Perché la Chiesa oggi versa in tali condizioni? Di quale liturgia ci
stiamo nutrendo e di quante grazie ci stiamo privando che Dio vuole donarci
attraverso una Messa che pone le basi della sua tradizione ai tempi
apostolici?».
Il
futuro è quasi diventato presente, siamo nel “già e non ancora”, per dirla con
un'espressione della teologia biblica escatologica, fratelli carissimi, e
quanto verificatosi ad Assisi lo scorso martedì ne è la prova: un gruppo
proveniente da Svizzera, Germania e Olanda - Paesi ultra protestantizzati - in
pellegrinaggio ad Assisi celebrano la Messa di sempre, quella di San Pio V, nel
cuore di Assisi, nella culla di tutto l'Ordine Francescano.
Se
è vera la frase che tanti signori dicono alla vista dei giovani negli oratori,
dove tutto c'è tranne che Dio, ovvero «i giovani sono il futuro», ebbene siamo
arrivati! In quella chiesa, a quella Messa vi erano solo giovani, sacerdote
compreso! Tutta la Chiesa, più o meno consapevolmente, sta usando la logica del
salmista del Salmo 42: «Introibo ad altare Dei, ad Deum qui laetificat
iuventutem meam», «Mi accosterò all'altare di Dio, a Dio che dà letizia
alla mia giovinezza». Ciò vuol dire che in questo momento, che dura da anni, in
cui tutto sembra essere vuoto e quasi inutile nelle liturgie vissute in modo
sciatto e con modalità e parole molto filo-protestanti, i giovani fedeli,
soprattutto, stanno riportando la mente ed il cuore a quando la Chiesa splendeva
di santità, quando Dio con la Sua opera e la Sua grazia donava “letizia alla
giovinezza” della Chiesa! Tutti noi dobbiamo e desideriamo salire all'altare
del nostro Dio e allo stesso tempo stiamo ricordando (riportando al cuore) come
salivano all'altare i primi santi, i primi apostoli, i primi martiri per mezzo
dei quali Dio ha reso lieta la giovinezza della Chiesa. Essa infatti potrà
invecchiare secondo il kronos, ma non secondo il kairòs perché
essa è il Corpo mistico di Cristo che è eterno e non muore più.
Chiediamo
al Signore e alla Santissima Vergine nostra Madre di illuminare le nostre anime
con lo stesso Spirito con cui tanti giovani sono illuminati affinché possiamo
essere strumenti di grazia di Cristo che ridonerà letizia alla Chiesa così
martoriata dalla massoneria e dal modernismo, lavoratori di Satana che ancora
non si arrendono al posto che Dio, già nella Genesi, ha loro assegnato:
schiacciati sotto il piede umilissimo e potentissimo dell'Immacolata,
Mediatrice e Corredentrice.
La
Madonna ci ottenga sempre più l'amore a Gesù, l'amore al sacrificio e
all'offerta di ciascuno di noi secondo l'esempio del suo Divin Figlio e amore
sempre più grande alla Messa, quella Messa che è stata celebrata ad Assisi. Il
Trionfo del Cuore Immacolato di Maria ci otterrà tutto questo. Preghiamo
affinché venga e venga presto.
Laudentur
Jesus et Maria!
