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lunedì 7 luglio 2025

Luis Badilla. Si torna al "questionario" su Summorum Pontificum. Mistero, segreto o menzogna?

Grazie a Luis Badilla per questa analisi sul "watergate vaticano", il grande imbroglio di Francesco con Traditionis Custodes.
E grazie a Diane Montagna per aver scoperchiato questo verminaio.
QUI MiL.
Luigi C.

Si torna al fantasmagorico "studio" o "questionario" che Papa Francesco avrebbe fatto fare per decidere la firma del Motu proprio "Traditionis custodes" (2021). Mistero, segreto o menzogna?

          "Dato a Roma, presso San Giovanni Laterano, il 16 luglio 2021 Memoria liturgica di Nostra Signora del Monte Carmelo, nono del Nostro Pontificato": così si chiude il Motu proprio di Papa Francesco ("Traditionis custodes" - 2021) che cancellò la precedente legislazione papale (Summorum Pontificum, Benedetto XVI, 7 luglio 2007).

Nel testo si legge: "Nel solco dell’iniziativa del mio Venerato Predecessore Benedetto XVI di invitare i vescovi a una verifica dell’applicazione del Motu Proprio Summorum Pontificum, a tre anni dalla sua pubblicazione, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha svolto una capillare consultazione dei vescovi nel 2020, i cui risultati sono stati ponderatamente considerati alla luce dell’esperienza maturata in questi anni."

Ma cos'è questa "capillare consultazione dei vescovi [fatta] nel 2020"?

Pochissimi lo sanno. A Benedetto XVI, ormai emerito, è stata negata la possibilità di vedere e esaminare di persona questo documento. Molti in Segreteria di Stato hanno sempre detto che si trattava di una sorta di "questionario" (così è stato presentato e difeso da molte persone vicine a Francesco). Ma il testo somiglia a un UFO.

Il libro di mons, Gänswein

Nel suo libro "Niente altro che la verità", sul suo rapporto con Benedetto XVI, il suo segretario personale mons. Georg Gänswein (con Saverio Gaeta) scrive:

 "Il 16 luglio 2021 Benedetto XVI scoprì, sfogliando «L’Osservatore Romano» di quel pomeriggio, che Papa Francesco aveva reso noto il motu proprio Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970. La tematica era identica a quella del motu proprio Summorum Pontificum, che lui aveva promulgato il 7 luglio 2007, e anche la modalità di comunicazione fu la medesima, mediante l’accompagnamento di una lettera per illustrare i contenuti del nuovo testo. Perciò il Papa emerito lesse con attenzione il documento, per comprenderne la motivazione e i dettagli dei cambiamenti. Quando gli chiesi un parere, mi ribadì che il Pontefice regnante ha la responsabilità di decisioni come questa e deve agire secondo ciò che ritiene come il bene della Chiesa. Ma, a livello personale, riscontrò un deciso cambio di rotta e lo ritenne un errore, poiché metteva a rischio il tentativo di pacificazione che era stato compiuto quattordici anni prima. Benedetto in particolare ritenne sbagliato proibire la celebrazione della Messa in rito antico nelle chiese parrocchiali, in quanto è sempre pericoloso mettere un gruppo di fedeli in un angolo, così da farli sentire perseguitati e da ispirare in loro la sensazione di dover salvaguardare a ogni costo la propria identità di fronte al “nemico”. Dopo un paio di mesi, leggendo quanto Papa Francesco aveva detto il 12 settembre 2021 durante la conversazione con i gesuiti slovacchi a Bratislava, il Papa emerito corrugò la fronte dinanzi a una sua affermazione: «Adesso spero che con la decisione di fermare l’automatismo del rito antico si possa tornare alle vere intenzioni di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II. La mia decisione è il frutto di una consultazione con tutti i vescovi del mondo fatta l’anno scorso».

Il grande mistero, segreto o menzogna delle "consultazioni"

          Mons. Gänswein prosegue nel libro con questa narrazione:

"In una comunità, infatti, nella quale la preghiera e l’Eucaristia sono le cose più importanti, non può considerarsi del tutto errata quella che prima era ritenuta la cosa più sacra. Si è trattato della riconciliazione con il proprio passato, della continuità interna della fede e della preghiera nella Chiesa. Restò misterioso anche per Benedetto il motivo per cui non vennero divulgati i risultati della consultazione dei vescovi fatta dalla Congregazione per la Dottrina della fede, che avrebbero consentito di comprendere più precisamente ogni risvolto della decisione di Papa Francesco. Allo stesso modo si rivelò sorprendente, per tutto il lavoro di analisi e di approfondimento fatto in precedenza, il trasferimento e lo spezzettamento della competenza sulla questione dalla Dottrina della fede al Dicastero per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti e a quello per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica."

La versione de The Pillar

          Secondo la versione de The Pillar, Matteo Bruni, direttore della Sala stampa vaticano precisò a proposito delle "indiscrezioni" (liks). “Si tratta presumibilmente di parte di uno dei documenti su cui si è basata la decisione [di pubblicare Traditionis custodes ], e costituisce un contributo a una ricostruzione molto parziale e incompleta del processo decisionale”.

          Uno dei documenti trapelati affermava che "la maggior parte dei vescovi che hanno risposto al questionario ha affermato che apportare modifiche legislative al Summorum Pontificum causerebbe più danni che benefici". Nella conferenza stampa, Bruni ha affermato: «La consultazione di cui si è parlato è stata supportata da altra documentazione e da altre relazioni riservate, nonché da successive consultazioni interne pervenute al Dicastero della Dottrina della Fede».

          In una lettera di accompagnamento alla promulgazione della Traditionis custodes, Papa Francesco scrisse che “le risposte [al questionario] rivelano una situazione che mi preoccupa e mi rattrista, e mi persuade della necessità di intervenire”.

          E prosegue: «Purtroppo l'obiettivo pastorale dei miei Predecessori, che avevano inteso 'fare tutto il possibile perché quanti nutrivano veramente il desiderio dell'unità trovassero la possibilità di rimanere in questa unità o di riscoprirla', è stato spesso gravemente disatteso». Si può sostenere che la lettera di Papa Francesco abbia inquadrato la promulgazione della Traditionis custodes come una risposta alla richiesta della maggioranza dei vescovi. «Rispondendo alle vostre richieste, prendo la ferma decisione di abrogare tutte le norme, istruzioni, permessi e consuetudini che precedono il presente motu proprio », ha scritto il papa argentino.

          La valutazione complessiva trapelata sembra contraddire parte della motivazione alla base della promulgazione della Traditionis custodes. "La maggior parte dei vescovi che hanno risposto al questionario e che hanno generosamente e intelligentemente implementato il Summorum Pontificum, alla fine si sono dichiarati soddisfatti", si legge nella valutazione trapelata. "Nei luoghi in cui il clero ha collaborato strettamente con il vescovo, la situazione si è completamente pacificata", ha aggiunto.

          Si dice che la valutazione complessiva facesse parte di un rapporto più lungo e non ancora pubblicato, redatto dalla Commissione Ecclesia Dei, la quarta sezione della CDF, oggi non più esistente.

          Nella lettera di accompagnamento ai vescovi, Francesco ha affermato che il suo intervento era necessario perché le concessioni dei suoi predecessori erano state “sfruttate per allargare i divari, rafforzare le divergenze e incoraggiare disaccordi che danneggiano la Chiesa, bloccano il suo cammino e la espongono al pericolo della divisione”.

(Fonte)

La versione dell’AP (Nicole Winfield)

I documenti trapelati che apparentemente indeboliscono la ragione dichiarata da Papa Francesco per la limitazione della vecchia messa latina forniscono una ricostruzione incompleta delle prove che hanno informato la sua decisione del 2021 di reprimere la diffusione dell'antica liturgia, ha affermato giovedì il Vaticano.

Il portavoce vaticano Matteo Bruni ha rifiutato di confermare esplicitamente l'autenticità dei documenti, pubblicati online questa settimana da un cronista vaticano. Ha però affermato che "presumibilmente" facevano parte di uno dei documenti alla base della decisione di Francesco.

"In quanto tale, fornisce una ricostruzione molto parziale e incompleta del processo decisionale", ha detto Bruni ai giornalisti, aggiungendo che sono stati presi in considerazione successivi rapporti riservati e consultazioni.

La pubblicazione dei documenti questa settimana ha riacceso il dibattito nella Chiesa cattolica sulla messa in latino, suggerendo che chiunque li abbia fatti trapelare volesse fare pressione su Papa Leone XIV affinché affrontasse la controversia proprio mentre il suo pontificato stava per iniziare.

Leone XIV ha affermato che il suo obiettivo è l'unità e la riconciliazione nella Chiesa, e molti conservatori e tradizionalisti lo hanno esortato a sanare le divisioni liturgiche che hanno caratterizzato la messa in latino, soprattutto negli Stati Uniti, durante i 12 anni di papato di Francesco.

In uno dei suoi atti più controversi, nel 2021 Francesco ha annullato l'eredità liturgica tipica di Papa Benedetto XVI e ha limitato l'accesso dei cattolici comuni alla vecchia messa latina. L'antica liturgia veniva celebrata in tutto il mondo prima delle riforme modernizzatrici del Concilio Vaticano II degli anni '60 , che consentirono di celebrare la messa in lingua volgare, con il sacerdote rivolto verso i banchi.

Francesco ha affermato di aver represso la diffusione della vecchia liturgia perché la decisione di Benedetto XVI nel 2007 di allentare le restrizioni alla sua celebrazione era diventata fonte di divisione nella Chiesa. Francesco ha affermato di aver risposto "ai desideri espressi" dai vescovi di tutto il mondo che avevano risposto a un sondaggio del Vaticano, nonché all'opinione dello stesso Ufficio per la Dottrina della Fede.

«Le risposte rivelano una situazione che mi preoccupa e mi rattrista, e mi persuade della necessità di intervenire», scrisse allora Francesco.

L'allentamento delle tensioni da parte di Benedetto è stato "sfruttato per ampliare i divari, rafforzare le divergenze e incoraggiare disaccordi che danneggiano la Chiesa, ne bloccano il cammino e la espongono al pericolo della divisione", ha affermato.

I documenti pubblicati online, tuttavia, dipingono un quadro diverso. Suggeriscono che la maggior parte dei vescovi che hanno risposto al sondaggio del Vaticano aveva un'opinione generalmente favorevole sulla riforma di Benedetto. Hanno avvertito che sopprimerla o indebolirla avrebbe "fatto più male che bene" e avrebbe portato i cattolici tradizionalisti ad abbandonare la Chiesa e ad unirsi a gruppi scismatici.

I documenti includono una "valutazione complessiva" di cinque pagine dei risultati del sondaggio, redatta dall'ufficio dottrinale del Vaticano, nonché una raccolta di sette pagine di citazioni di singoli vescovi o conferenze episcopali. La documentazione non presenta né carta intestata né firma, e non è chiaro se l'autore abbia scelto le citazioni.

I documenti contengono alcune opinioni negative e neutrali e affermano che alcuni vescovi hanno ritenuto la riforma di Benedetto "inappropriata, inquietante", pericolosa e meritevole di soppressione.

Ma la valutazione del Vaticano stesso afferma che la maggior parte dei vescovi intervistati ha espresso soddisfazione. Ha citato l'aumento delle vocazioni religiose nelle comunità tradizionaliste e ha affermato che i giovani cattolici in particolare sono attratti dalla "sacralità, serietà e solennità della liturgia".

La documentazione è stata preparata dal dicastero vaticano che si occupava delle comunità tradizionaliste e i suoi autori potrebbero essere stati più comprensivi nei confronti della loro difficile situazione. Detto questo, persino il direttore in pensione dell'ufficio ha appoggiato Francesco quando ha pubblicato la repressione del 2021.

I nuovi documenti hanno confortato i tradizionalisti che si sono sentiti attaccati e abbandonati da Francesco.

"Le nuove rivelazioni confermano che Papa Francesco ha limitato la Messa Tradizionale su richiesta di una minoranza di vescovi e contro il parere del dicastero responsabile dell'argomento", ha affermato Joseph Shaw, della Latin Mass Society of England and Wales. In una email, ha affermato che Leone XIV dovrebbe affrontare la questione "con urgenza".

Un modo in cui Leone XIV può farlo è semplicemente quello di ordinare al Vaticano di concedere più liberamente esenzioni ai vescovi per consentire la celebrazione di messe in latino nelle parrocchie diocesane.

Tale permesso è stato recentemente concesso alla diocesi di San Angelo, in Texas, secondo quanto affermato dal reverendo Ryan Rojo, direttore del seminario diocesano. In un post del 27 giugno su X, ha ringraziato Leone XIV e l'ufficio liturgico vaticano per aver prorogato il permesso di altri due anni.

(Fonte)

Domanda dirimente per conoscerà la "verità vera" e mettere fine alle manipolazione in questa delicatissima materia.

          Giovedì 3 luglio scorso, in una conferenza stampa in cui si parlava della liturgia del primo settembre, Giorno di preghiera per il Creato, la giornalista statunitense Diane Montagna ha detto che secondo alcune sue fonti e testi già pubblicati da lei in rete, non sarebbe vero che le consultazioni ai vescovi servite a Papa Francesco per firmare la Traditionis custodes erano decisamente contrarie alla  Summorum Pontificum, anzi.

          Alla conferenza del 3 luglio era presente monsignor Vittorio Francesco Viola, segretario del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, uno dei massimi esecutori di Traditionis Custodes, il quale alla domanda della giornalista non ha saputo rispondere, rimanendo zitto e chiaramente disorientato. Al posto suo, il direttore della Sala stampa, Matteo Bruni, ha tagliato corto dicendo: «Non mi pare che sia una domanda pertinente». Poi ha letto queste parole piuttosto incerte: «Io non confermo l’autenticità dei testi che sono stati pubblicati [da  Diane Montagna] e riguarda presumibilmente parte di uno dei documenti su cui si è fondata la decisione, e come tale alimenta una ricostruzione anche molto parziale e incompleta del processo decisionale. Alla consultazione citata tra l’altro si è infatti unita successivamente altra documentazione, altri rapporti riservati, anche frutto di ulteriori consultazioni che sono pervenute al Dicastero per la Dottrina della Fede».

          Con questo intervento, Bruni sembra aver peggiorato severamente la situazione, meglio il pasticcio. Senza rendersene conto, ha rivelato che sulla materia esiste moltissima documentazione.

          Di cosa si tratta? Chi ha elaborato questi testi? A chi furono consegnati? Dove si trovano queste carta?

          Papa Francesco ha rivelato la verità, tutta, ci sono coperture con il solito segreto pontificio?

Articolo di Diane Montagna

EXCLUSIVE: Official Vatican Report Exposes Major Cracks in Foundation of Traditionis Custodes

Previously undisclosed documents raise serious questions about the stated rationale for Pope Francis’ 2021 decree restricting the Traditional Latin Mass.

Diane Montagna - Jul 01, 2025

Links in inglese e italiano

(Fonti)


2 commenti:

  1. Segreto di pulcinella... Era chiaro a tutti che le motivazioni di Bergoglio per TC erano false. Bergoglio-Imbroglio.

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  2. Altro che parole incerte: la sala stampa vaticana ha detto che la vostra pasionaria ha preso fischi per fiaschi.
    Insomma, la solita montatura ad arte dei tridentini in perenne ricerca della “pace liturgica”.

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