Post in evidenza

In Vaticano il carnevale è finito: ora davanti al Sommo Pontefice si torna a togliersi il cappello!

Al termine dell’udienza generale svoltasi ieri mattina, mercoledì 11 giugno, in piazza San Pietro, come di consuetudine il Santo Padre Leone...

venerdì 6 giugno 2025

Papa Leone XIV affronta una prima sfida: come gestire le restrizioni di Papa Francesco sulla Santa Messa tradizionale

Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo del vaticanista Edward Pentin pubblicato il 3 giugno sul sito National Catholic Register, in cui si presenta la prima grande sfida che Papa Leone XIV sarà chiamato ad affrontare: la gestione delle restrizioni alla Santa Messa tradizionale piste dal suo immediato predecessore.
L’autore analizza le diverse opzioni a disposizione del Santo Padre, che si è impegnato a sanare le divisioni e a costruire ponti all’interno della Chiesa.

L.V.


Una sfida significativa per Papa Leone XIV sarà quella di decidere come gestire le restrizioni imposte da Papa Francesco alla Santa Messa tradizionale.

Da quando, nel luglio 2021, Papa Francesco ha pubblicato la sua lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, la libertà di celebrare la Santa Messa tradizionale è stata limitata, in alcuni casi in modo severo, con l’obiettivo a lungo termine di consentire solo la nuova Messa.

Cardinali, Vescovi, sacerdoti e molti laici, compresi alcuni che non partecipano alla Santa Messa tradizionale, si sono opposti con forza alle restrizioni, considerando la repressione come crudele, ingiusta e inutilmente divisiva piuttosto che unificante.

Dopo la lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI del 2007, qualsiasi sacerdote con un gruppo stabile di fedeli legati alla forma tradizionale del rito romano era libero di celebrarla, senza bisogno di un permesso speciale del proprio Vescovo. Ma il decreto di papa Francesco del 2021 ha cambiato radicalmente la situazione, abrogando la lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum, obbligando i sacerdoti a ottenere il permesso del proprio Vescovo e, a partire dal 2023, obbligando i Vescovi a ottenere l’approvazione espressa del Vaticano per consentire la celebrazione della Santa Messa tradizionale nelle loro Diocesi.

Altre disposizioni della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes includevano il divieto generale di celebrare la Santa Messa tradizionale nelle chiese parrocchiali, costringendo molte comunità tradizionali a celebrare le loro liturgie in palestre, sale sociali o parrocchiali. Il documento vietava anche la formazione di nuovi gruppi tradizionali, impediva ai sacerdoti appena ordinati di celebrare la Santa Messa tradizionale senza l’approvazione del Vaticano e proibiva le cresime e le ordinazioni secondo il rito tradizionale.

Papa Francesco ha affermato che le misure erano necessarie per promuovere e salvaguardare l’unità della Chiesa, sostenendo che la proliferazione della Santa Messa tradizionale stava contribuendo alla divisione, con alcune comunità che utilizzavano il rito tradizionale per rifiutare o contestare il Concilio Vaticano II e le sue riforme liturgiche. Ha detto di aver preso la decisione dopo aver visto i risultati di una consultazione mondiale dei Vescovi, i cui risultati sono stati successivamente contestati.

Mons. Michael Thomas Martin O.F.M.Conv., Vescovo di Charlotte, nella Carolina del Nord, ha fornito alcune indicazioni sull’opposizione alla Santa Messa tradizionale quando, in una lettera pastorale trapelata di recente, ha scritto della sua incomprensibilità dell’uso della lingua latina che, secondo lui, porta «tanti nostri fedeli ad allontanarsi semplicemente quando non capiscono la lingua».

Ha aggiunto che, per lui, l’introduzione del latino «non è pastoralmente sensibile» e porta a «due tendenze inaccettabili», la prima è il «rifiuto del Novus Ordo Missae» e la seconda è che crea «una divisione tra chi ha e chi non ha: chi capisce e chi non capisce». Questo favorisce un clericalismo «inaccettabile», ha affermato, aggiungendo che ritiene che ciò «sminuisca il ruolo dei laici nella Messa».

Ma invece di preservare l’unità, molti hanno visto la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes come un atto che fa l’opposto: accentuare le divisioni prevalenti e approfondire le ferite preesistenti. Il fatto che continuino ad essere imposte restrizioni, a Charlotte (il giornale diocesano ha riportato martedì che le nuove restrizioni sono state rinviate) e altrove, ha spinto a chiedere a Papa Leone XIV di revocare, o almeno riconsiderare, l’editto del suo predecessore.

Il card. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, è stato uno dei primi a sottolineare l’urgenza di affrontare la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes dopo l’elezione di Papa Leone XIV, affermando che il decreto era «dannoso» [QUI su MiL: N.d.T.] e inutile per la Chiesa e chiedendo che la revoca delle restrizioni alla Santa Messa tradizionale fosse uno dei primi atti del Santo Padre.

Il card. William Goh Seng Chye, Arcivescovo di Singapore, ha dichiarato il 22 maggio che non vedeva «alcun motivo per impedire alle persone che preferiscono la Santa Messa tradizionale» di farlo, poiché «non stanno facendo nulla di sbagliato o peccaminoso». Se rifiutano gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, «dovrebbero essere disciplinati», ha affermato, aggiungendo che non ritiene che debbano essere discriminati.

Mons. Salvatore Joseph Cordileone, Arcivescovo metropolita di San Francisco, ha appoggiato [QUI su MiL: N.d.T.] le osservazioni del card. William Goh Seng Chye, affermando che «l’abolizione delle restrizioni sull’uso del Missale Romanum del 1962 sarebbe un gesto grandioso, risanatore e unificante». In ulteriori commenti al sito National Catholic Register del 25 maggio, l’Arcivescovo ha affermato che papa Francesco, i suoi predecessori e persino il Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che ha pubblicato la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes, «hanno tutti insistito su una maggiore riverenza nella liturgia».

«Forse una maggiore familiarità con quella Messa potrebbe contribuire a portare più bellezza e riverenza a tutte le celebrazioni eucaristiche che si svolgono nelle nostre parrocchie e in altre comunità di fedeli», ha affermato mons. Salvatore Joseph Cordileone.

Opzioni disponibili

Quali sono quindi le opzioni a disposizione del Santo Padre e come potrebbe attuarle?

Parlando con alcune figure di spicco della Chiesa che conoscono bene la questione, tutti hanno convenuto che Papa Leone XIV deve agire piuttosto che lasciare che la situazione continui così com’è.

Peter Kwasniewski, scrittore cattolico ed esperto di liturgia tradizionale, ha affermato che, sebbene non sia positivo per la stabilità della Chiesa avere «continui cambiamenti da un papato all’altro», ritiene che l’unica opzione per Papa Leone XIV sia quella di «invertire apertamente» la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes.

Ammorbidire l’attuazione di Traditionis custodes senza correggere direttamente le sue affermazioni non «farà scomparire le falsità alla base di quel documento», ha affermato, ma piuttosto invierà un «messaggio sottile che “tutto è permesso”». Ha proposto che, se Papa Leone XIV volesse «salvare la faccia», potrebbe emanare un altro documento che chiarisca o modifichi Traditionis custodes, in cui «restituisce essenzialmente ai Vescovi l’autorità di approvare la Santa Messa tradizionale e ne elogia i benefici per i fedeli che la amano per le giuste ragioni».

Un’altra alternativa, ha detto, potrebbe essere quella di dire: «Gli ultimi quattro anni hanno portato alla nostra attenzione le difficoltà e le sofferenze che la politica del mio predecessore ha causato, e riteniamo opportuno ripristinare la politica della lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum di Papa Benedetto XVI».

Amy Welborn, scrittrice cattolica e collaboratrice del sito National Catholic Register, si è detta d’accordo con un possibile ritorno alla lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum, affermando che, sebbene «non fosse perfetta», sembrava funzionare. Il Papa, ha detto, potrebbe forse offrire «una semplice dichiarazione» in cui afferma che, nel contesto attuale e «comprendendo le esigenze del momento», Traditionis custodes non è più utile nel momento e nel contesto attuali, e quindi tornare a Summorum Pontificum «sarebbe un buon inizio».

In linea con l’attenzione di Papa Leone XIV e della Chiesa alla missione, Amy Welborn ritiene anche che Papa Leone XIV potrebbe ricordare la convinzione di Papa Benedetto XVI, espressa chiaramente nella sua lettera in occasione della pubblicazione di Summorum Pontificum, secondo cui «entrambe le forme sono valide». Egli potrebbe invocare «la carità più profonda, forse anche sacrificale, da parte dei laici e del clero nel vivere questo nella vita ecclesiale, e indipendentemente dalla forma – e indipendentemente dal rito, latino o orientale – affinché i cattolici siano gioiosamente nutriti da Cristo nel dono dell’Eucaristia e siano rafforzati per uscire in un mondo così profondamente bisognoso dell’amore di Cristo».

Un’alternativa al ritorno alla lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum potrebbe invece essere un’interpretazione e un’applicazione vincolante della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes, ha affermato Joseph Shaw, presidente della Latin Mass Society of Great Britain, che è favorevole a un «breve documento» che restituisca il potere decisionale ai vescovi e consenta a tutti i sacerdoti di celebrare la Santa Messa tradizionale in tutte le chiese.

Egli ritiene che ciò «attenuerebbe notevolmente il problema» e lo adatterebbe alle condizioni locali, pur riconoscendo che alcuni Vescovi si sentiranno sotto pressione da parte di alcuni fedeli a consentirlo o a vietarlo.

Altri prevedono un possibile distacco graduale dal trattamento riservato da papa Francesco alla liturgia tradizionale. Stuart Chessman, esperto statunitense di liturgia tradizionale, non prevede un ritorno alla pace nella Chiesa «in tempi brevi», ma si chiede se questa «guerra di annientamento contro il tradizionalismo», che egli considera in realtà una guerra contro il «proprio patrimonio», possa essere «sostenuta a lungo termine».

Segni e gesti

Altre opzioni condivise con il sito National Catholic Register che potrebbero portare all’unità e sanare le divisioni causate dalla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sono che Papa Leone XIV offra segni e gesti piuttosto che fare dichiarazioni o emanare documenti. Questi potrebbero mostrare o suggerire che egli è favorevole a porre fine a quella che molti considerano una «persecuzione» della Santa Messa tradizionale e ad adottare invece un atteggiamento di pace, sottolineando la necessità del rispetto e opponendosi a un annacquamento delle tradizioni.

Ciò potrebbe includere, secondo Joseph Shaw, il permesso di celebrare la Santa Messa tradizionale nella Basilica di San Pietro in Vaticano o il conferimento della benedizione apostolica al popolare e tradizionale Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres), in Francia, previsto dal 7 al 9 giugno. Per il secondo anno consecutivo, il pellegrinaggio, molto apprezzato dai giovani fedeli, è stato preso d’assalto dai partecipanti e ha registrato una crescita esponenziale, costringendo gli organizzatori a sospendere temporaneamente le iscrizioni. Il pellegrinaggio ha incontrato l’opposizione di alcuni esponenti della gerarchia ecclesiastica a causa della sua crescente popolarità.

Altri suggeriscono che Papa Leone XIV potrebbe almeno accennare alla sua opposizione, o addirittura fermare direttamente le restrizioni molto criticate di mons. Michael Thomas Martin che limitano la Santa Messa tradizionale a una sola cappella a partire dal 3 ottobre.

Papa Leone XIV potrebbe anche scegliere di pubblicare i risultati della consultazione mondiale dei Vescovi che ha portato alla lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes. Il Vaticano ha affermato che i risultati ottenuti dall’allora Congregazione per la dottrina della fede hanno dimostrato che la Santa Messa tradizionale è fonte di divisione, ma le prove provenienti dall’interno della CDF e analisi indipendenti hanno dimostrato che i risultati non supportano in modo uniforme la narrativa di una divisione diffusa. Peter Kwasniewski ha accolto con favore la possibilità di pubblicare i risultati, dicendo che sarebbe stato «felice di vedere un po’ di quella “trasparenza” spesso promessa ma raramente mantenuta». Joseph Shaw è stato più cauto, preoccupato che «potrebbe riaprire vecchie ferite».

Nel complesso, Peter Kwasniewski è scettico sul fatto che si possa raggiungere l’unità, data quella che definisce «la profondità dell’odio per la tradizione» che esiste tra «una certa generazione e un certo tipo di progressisti». Ciò che ritiene possibile è che Papa Leone XIV, imitando Sant’Agostino, «invoca il principio del pluralismo armonioso», visto che «molte buone usanze possono fiorire, secondo le diverse esigenze dei fedeli».

Ha aggiunto: «Potrebbe dire che l’unità non è uniformità e che quindi non c’è alcun problema intrinseco nell’avere più di una forma del rito romano, anche se già esistono l’uso zairese e il rito dell’Ordinariato per i fedeli di rito orientale».

Michael Matt, commentatore cattolico tradizionale statunitense, è fiducioso che Papa Leone XIV capisca che «lungi dall’essere una forza di disunione nella vita della Chiesa, la Santa Messa tradizionale è stata un potente fattore di unificazione». In un commento al sito National Catholic Register del 1º giugno, Michael Matt ha riconosciuto che alcuni Cattolici tradizionalisti rifiutano il Concilio Vaticano II e ritengono che la nuova Messa sia invalida, ma ha sostenuto che essi «vivono già al di fuori delle strutture diocesane della Chiesa e quindi non hanno nemmeno l’opportunità di seminare discordia attraverso la Santa Messa tradizionale».

«Credo che, come sacerdote missionario, il Santo Padre capirà la necessità di ascoltare i tradizionalisti quando gli dicono che non rifiutiamo il Concilio Vaticano II e non riteniamo che la nuova messa sia invalida», ha affermato Michael Matt, che cura il giornale cattolico tradizionale The Remnant. «Tutto ciò che vogliamo è adorare Dio secondo il bellissimo diritto liturgico che Sua Santità Papa Benedetto XVI ci ha assicurato essere nostro e che non deve esserci tolto».

Alcuni hanno sottolineato alcuni segnali che indicano la simpatia di Papa Leone XIV per la tradizione: egli fa riferimento ai primi Padri della Chiesa, ha scelto il nome Leone, ha riportato in auge l’abito papale tradizionale che papa Francesco aveva abbandonato, ha una buona padronanza del latino e si è espresso a favore del mistero piuttosto che dello spettacolo nella liturgia – mistero che, in uno dei suoi primi discorsi [QUI su MiL: N.d.T.], ha definito «ancora vivo» nelle liturgie delle Chiese orientali. In un messaggio ai Vescovi francesi in occasione della festa di tre santi del Paese, ha chiesto che le celebrazioni «non siano solo un richiamo nostalgico a un passato che può sembrare tramontato, ma suscitino speranza e diano un nuovo slancio missionario».

Papa Leone XIV sembra pienamente consapevole delle «guerre liturgiche» come parte delle divisioni e delle tensioni prevalenti all’interno della Chiesa. Il 31 maggio, durante una Messa di ordinazione celebrata nella Basilica di San Pietro in Vaticano, ha detto ai sacerdoti della necessità di «ricostruire la credibilità di una Chiesa ferita».

«Non possiamo condannare o proibire in modo assoluto il diritto e la forma legittimi della liturgia latina», ha dichiarato [QUI su MiL: N.d.T.] il card. Gerhard Ludwig Müller all’agenzia di stampa Associated Press il 13 maggio. «Secondo il suo carattere, penso che (Leone) sia in grado di parlare con le persone e di trovare una soluzione molto buona che vada bene per tutti».

12 commenti:

  1. Come deve gestire la questione delle restrizioni subite dalla Messa Vetus Ordo? D'imperio. Come fede vigliaccamente Bergoglio.

    RispondiElimina

  2. Recentemente si e' letto che a Chartres alcuni Vescovi vogliono la Messa di Paolo VI anziche' la Messa Apostolica da sempre celebrata, la domanda e' : puo' un Papa dire a quei Vescovi che si continui a celebrare come hanno sempre celebrato? Sì oppure no? Un Papa puo' dire : basta starnazzare? Oppure ogni Vescovo puo' continuare a fare come gli pare, vedi il caso Forte?

    RispondiElimina
  3. Secondo il mio modestissimo parere, la liberalizzazione dovrebbe essere svincolata dall'approvazione del vescovo locale. Abbiamo vissuto sufficienti vicissitudini (per essere buoni) proprio per questo motivo durante l'applicazione del Summorum Pontificum. Non ci devono essere limitazioni su orari o chiese dove "è vietata" la celebrazione nè su quelle dive è consentita: la messa cattolica tradizionale deve poter essere detta in tutte le chiese cattoliche. Altrimenti sì che si crea divisione fra i fedeli.
    E francamente anche due parole nell'ordine della "pacca sulla spalla" consolatoria da parte del Pontefice ai fedeli tradizionali svillaneggiati, calunniati come divisi per mottivi politici e considerati "minus habentes" (l'ha messo per iscritto: se ti piace la messa in latino hao qualcosa che non va nel cervello) da Bergoglio, non guasterebbero.
    Ma forse io sto scrivendo di fantascienza.
    Che i Sacri Cuori ci aiutino!

    RispondiElimina
  4. Questa, come altre questioni, potrebbe essere risolta in base al Diritto. Visto che negli ultimi anni l'esistenza di regole era solo una insopportabile zavorra, è ora il caso di restaurare l'uso delle norme. I contenuti menzogneri saranno svelati in divenire ma nel frattempo sarebbe restaurata la verità.

    RispondiElimina
  5. L'unica e' rivolgersi a Lei, l'Auxilium Christianorum, S.Giovanni Bosco intercedera' insieme a noi che collabereremo affinche' il Figlio venga onorato nella maniera migliore, con la Messa Apostolica.
    Ave Maria!

    RispondiElimina
  6. Io credo che anche chi non ama la Messa tradizionale, non possa mettere in discussione che nella Chiesa c'è bisogno in vari ambiti di pacificazione. E uno dei terreni in cui i dissidi sono più vivaci è la liturgia. Francesco non aveva torto ad additare alcune distorsioni nel mondo tradizionale, ma è evidente che la strada della repressione indiscriminata non frutta. C'è da augurarsi che il Sommo Pontefice presti fede ai consigli di Cordileone, Mueller e che si arrivi a una legislazione non punitiva verso il VO. Non guasterebbe anche qualche gesto di attenzione: perchè non riservare al VO un altare in ciascuna delle basiliche papali?

    RispondiElimina
  7. Il caso. I 19mila in marcia da Parigi a Chartres: la fede che risveglia la Francia - Avvenire di oggi... L'aria sta cambiando..??

    RispondiElimina
  8. Speriamo e preghiamo. Difficile , almeno nell'immediato, un intervento forte, che suonerebbe come clamorosa smentita del motu proprio del predecessore.

    RispondiElimina
  9. Questo nostro Amao Papa saprà sintonizzarsi con i giovani, ormai stanchi di tanti decenni di declino.In attesa anche di una riforma della riforma liturgica. A motivo del fatto che solo la pratica e la conoscenza del Vetus Ordo possano ispirare serie riforme liturgiche. I liturgisti attuali, infatti, non sono più in grado di far nulla. La messa antica è il paradigma, saltato quello, diviene impossibile fare qualsiasi corretta declinazione. A livello culturale siamo sempre più obbligati a tornare alle fonti, perché sentiamo veramente la vertigine di un futuro vuoto.

    RispondiElimina
  10. Ma quale sfida... È solo un problema di volontà. Il Papa se volesse potrebbe autorizzarla, liberalizzarla e perfino imporla a tutto l'orbe seduta stante se volesse. Se volesse, appunto.

    RispondiElimina
  11. Diamo al Papa il tempo di fare le riforme senza esacerbare i contrasti .Capisco che 12 anni di cattiverie ,perchè erano semplicemente cattiverie , son duri da mandare giù ma bisogna essere prudenti e determinati.Anche tanti seguaci del vecchio corso son coscienti che la strada imboccata ,se di strada e non di stramberie si può parlare,non portava da nessuna parte.

    RispondiElimina
  12. Ma perché dovrebbe gestire una cosa del genere? Con tanti problemi che ci sono nel mondo, ad iniziare dal paese natale del S. Padre, penso che il messale tridentino non sia proprio in cima alle urgenze.

    RispondiElimina