Post in evidenza

In Vaticano il carnevale è finito: ora davanti al Sommo Pontefice si torna a togliersi il cappello!

Al termine dell’udienza generale svoltasi ieri mattina, mercoledì 11 giugno, in piazza San Pietro, come di consuetudine il Santo Padre Leone...

domenica 11 maggio 2025

Il filo che unisce Leone XIV, Sant’Agostino e Leone XIII - #papaleonexiv #Santagostino #leonexiii


Un amico sacerdote, che ringraziamo molto, ci invia questa particolarità che racconta di un provvidenziale legame tra il Santo Padre Leone XIV, Sant’Agostino (al cui ordine appartiene) e Papa Leone XIII (il cui nome ha voluto  assumere). 
 Dio sicuramente saprà scrivere bene su queste trame intessute dalla Divina Provvidenza in tempi lontani. 


Tra le numerose connessioni che uniscono la figura di Papa Leone XIII al Santo di Ippona e all’Ordine Agostiniano, mi piace rilevarne una che si trova nella chiesa di san Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, dove le reliquie di sant’Agostino furono ricollocate

nel 1900. Nel presbiterio della Basilica, a pochi metri dall’Altar maggiore, scolpiti nel marmo della balaustra, si possono leggere alcuni eleganti versi latini, composti da Papa Leone XIII per celebrare la traslazione dell’Urna.

È noto che Papa Pecci sia stato non solo un raffinato cultore di Lettere classiche, greche e latine, bensì egli stesso autore di poesia.

Si tratta di un componimento formato da sette distici elegiaci -metro classico costituito da un esametro e un pentametro - sovente utilizzato nella poesia antica di argomento celebrativo.   

Il componimento è introdotto dalle seguenti parole: 


Ob reliquiasS. Augustini doct. e templo maximo in aed. Petri appapiensem a coelo aureo restitutas - an. MCM”, ovvero “In occasione della restituzione delle reliquie di Sant’Agostino dottore dal Duomo alla Chiesa pavese di san Pietro apostolo in Ciel d’Oro - anno 1900”.

 

I versi recano la firma del Pontefice, con l’indicazione che furono presumibilmente composti quando egli aveva 91 anni: “Leo P.P. XIII (aet. an XCI)” .

 

Trascrivo di seguito i versiaccompagnati da una traduzione di carattere conoscitivo.

 

 

Doctrinae laus et virtutum fama tuarum

late magne Pater nec peritura sonat

 

Sed mage dulce sonat ticino in littore fortis

qua decus insubriae docta Papia sedet

 

major ibi auditur laudum concentus ibi ardens

in te vividior pectora tangit amor

 

Tuque urbem laetis arctisque in rebus amico

respicis et recreas lumine largus ope

 

excelsa ast hodie superum de sede videris

sumere cum populo gaudia sancta tuo

 

visus enim coelo splendescere laetior aureo

reddere et exuvias ossaque Petro

 

auspicium felixitalae sic reddita genti

alma reflorescat pax et avita fides.  

 





 Sotto la traduzione 

 

Di dottrina laude e fama di tue virtù,

eccelso Padre, ampia risuona e immortale

 

Ma forte più dolcemente risuona sulle sponde ticine

dove, vanto d’Insubria, siede la dotta Pavia

 

Lì maggiore di laudi si ode il concento, lì amore

in te più vivido ardente tocca i cuori

 

E Tu nella buona e nella cattiva sorte vegli la città

con sguardo amico e magnanimo la sostieni col tuo soccorso

 

Così pur oggi dall’eccelsa sede dei beati 

santamente gioisci col tuo popolo 

 

Si direbbe che più lieto risplendi nel Cielo

d’Oro e rendi a Pietro tue spoglie mortali

 

auspicio felice: così rifiorisca l’alma pace

resa all’italica gente e la fede avita.


don F. R.