Tra le numerose connessioni che uniscono la figura di Papa Leone XIII al Santo di Ippona e all’Ordine Agostiniano, mi piace rilevarne una che si trova nella chiesa di san Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, dove le reliquie di sant’Agostino furono ricollocate
nel 1900. Nel presbiterio della Basilica, a pochi metri dall’Altar maggiore, scolpiti nel marmo della balaustra, si possono leggere alcuni eleganti versi latini, composti da Papa Leone XIII per celebrare la traslazione dell’Urna.È noto che Papa Pecci sia stato non solo un raffinato cultore di Lettere classiche, greche e latine, bensì egli stesso autore di poesia.
Si tratta di un componimento formato da sette distici elegiaci -metro classico costituito da un esametro e un pentametro - sovente utilizzato nella poesia antica di argomento celebrativo.
Il componimento è introdotto dalle seguenti parole:
“Ob reliquiasS. Augustini doct. e templo maximo in aed. Petri ap. papiensem a coelo aureo restitutas - an. MCM”, ovvero “In occasione della restituzione delle reliquie di Sant’Agostino dottore dal Duomo alla Chiesa pavese di san Pietro apostolo in Ciel d’Oro - anno 1900”.
I versi recano la firma del Pontefice, con l’indicazione che furono presumibilmente composti quando egli aveva 91 anni: “Leo P.P. XIII (aet. an XCI)” .
Trascrivo di seguito i versi, accompagnati da una traduzione di carattere conoscitivo.
Doctrinae laus et virtutum fama tuarum
late magne Pater nec peritura sonat
Sed mage dulce sonat ticino in littore fortis
qua decus insubriae docta Papia sedet
major ibi auditur laudum concentus ibi ardens
in te vividior pectora tangit amor
Tuque urbem laetis arctisque in rebus amico
respicis et recreas lumine largus ope
excelsa ast hodie superum de sede videris
sumere cum populo gaudia sancta tuo
visus enim coelo splendescere laetior aureo
reddere et exuvias ossaque Petro
auspicium felix: italae sic reddita genti
alma reflorescat pax et avita fides.
Sotto la traduzione
Di dottrina laude e fama di tue virtù,
eccelso Padre, ampia risuona e immortale
Ma forte più dolcemente risuona sulle sponde ticine
dove, vanto d’Insubria, siede la dotta Pavia
Lì maggiore di laudi si ode il concento, lì amore
in te più vivido ardente tocca i cuori
E Tu nella buona e nella cattiva sorte vegli la città
con sguardo amico e magnanimo la sostieni col tuo soccorso
Così pur oggi dall’eccelsa sede dei beati
santamente gioisci col tuo popolo
Si direbbe che più lieto risplendi nel Cielo
d’Oro e rendi a Pietro tue spoglie mortali
auspicio felice: così rifiorisca l’alma pace
resa all’italica gente e la fede avita.
don F. R.