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domenica 11 maggio 2025

Omelia del Santo Padre Leone XIV nella Cripta della Basilica di San Pietro

Questa mattina, il Santo Padre Leone XIV si è recato nelle Grotte Vaticane per celebrare la Santa Messa all’altare in prossimità della tomba di Pietro (QUI; QUI su MiL).
Pubblichiamo di seguito l’omelia (la prima parte in lingua inglese, la seconda parte in lingua italiana) che il Papa ha pronunciato.
In calce alcune fotografie.

L.V.


Domenica, 11 maggio 2025

I will begin with a word in English and maybe another one in Italian.

The Gospel that we just heard on this Sunday of the Good Shepherd: My sheep listen to my voice, I know them and they follow me.

I think about the Good Shepherd, especially on this Sunday, which is so significant in Easter time. While we celebrate the beginning of this new mission of the ministry that the Church has called me to, there is no better example than Jesus Christ himself, to whom we give our lives and whom we depend on. Jesus Christ whom we follow, he is the Good Shepherd, and he is the one who gives us life: the way and the truth and the life. So we celebrate with joy this day and we deeply appreciate your presence here.

Today is Mother’s Day. I think there is only one mother present: happy Mother’s Day! One of the most wonderful expressions of the love of God is the love that is poured out by mothers, especially to their children and grandchildren.

This Sunday is known to be special for several different reasons: one of the first ones I would mention is vocations. During the recent work of the Cardinals, before and after the election of the new Pope, we spoke a lot about vocations in the Church and how important it is that all of us search together. First and foremost by giving [a] good example in our lives, with joy, living the joy of the Gospel, not discouraging others, but rather looking for ways to encourage young people to hear the voice of the Lord and to follow it and to serve in the Church. “I am the Good Shepherd”, he tells us.

Adesso aggiungo solo una parola anche in italiano, perché questa missione che portiamo avanti non è più a una sola diocesi ma a tutta la Chiesa: è importante questo spirito universale. E lo troviamo anche nella prima Lettura che abbiamo ascoltato (At 13,14.43-52). Paolo e Barnaba vanno ad Antiochia, vanno prima dai giudei, ma loro non vogliono ascoltare la voce del Signore, e cominciano allora ad annunciare il Vangelo a tutto il mondo, ai pagani. Vanno, come sappiamo, in questa grande missione. San Paolo viene a Roma, dove alla fine lui anche l’ha [compiuta]. Un altro esempio della testimonianza da buon pastore. Ma c’è anche in quell’esempio un invito molto speciale a tutti noi. Lo dicevo anche in una maniera molto personale, ciò che è annunciare il Vangelo a tutto il mondo.

Coraggio! Senza paura! Tante volte Gesù dice nel Vangelo: “Non abbiate paura”. Bisogna essere coraggiosi nella testimonianza che diamo, con la parola e soprattutto con la vita: dando la vita, servendo, qualche volta con grandi sacrifici per vivere proprio questa missione.

Ho visto una piccola riflessione che mi fa pensare molto, perché anche nel Vangelo viene fuori. In questo senso, qualcuno ha domandato: “Quando tu pensi alla tua vita, come spieghi dove sei arrivato?”. La risposta che danno in questa riflessione in un certo senso è anche la mia, con il verbo “ascoltare”. Quanto è importante ascoltare! Gesù dice: “Le mie pecore ascoltano la mia voce”. E penso che sia importante che tutti noi che impariamo sempre di più ad ascoltare, per entrare in dialogo. Anzitutto con il Signore: sempre ascoltare la Parola di Dio. Poi anche ascoltare gli altri, sapere costruire i ponti, sapere ascoltare per non giudicare, non chiudere le porte pensando che noi abbiamo tutta la verità e nessun altro può dirci niente. È molto importante ascoltare la voce del Signore, ascoltarci, in questo dialogo, e vedere verso dove il Signore ci sta chiamando.

Camminiamo insieme nella Chiesa, chiediamo al Signore che ci dia questa grazia di poter ascoltare la sua Parola per servire tutto il suo popolo.


















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4 commenti:

  1. Il successo di Leone XIV è dato dal fatto che i cattolici in lui hanno riscoperto la Tradizione. Alla Chiesa serviva solo un ritorno al tradizionalismo. E quindi l'apertura al progresso, della Chiesa, era solo subita dai fedeli ma non veramente accolta con entusiasmo. La Chiesa può subire delle crisi, come avvenuto con Bergoglio, ma alla fine risorge sempre. Finalmente abbiamo un Papa che unisce e che non divide. Tutti avevamo un disperato bisogno di un Papa che parlasse del Cristo Risorto.

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    1. Dove sarebbe il tradizionalismo di Papa Leone?

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  2. Davanti alla Madonna di Guadalupe che abbiamo tanto invocato! Che Lei protegga la sua nuova, responsabile e così alta missione.

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  3. Un’omelia interessante.

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