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mercoledì 21 maggio 2025

Catechesi in occasione dell’udienza generale del Santo Padre Leone XIV

L’udienza generale di questa mattina si è svolta alle ore 10:00 in Piazza San Pietro, dove il Santo Padre Leone XIV ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Nel discorso in lingua italiana, il Papa riprendendo il nuovo ciclo di catechesi che si svolgerà lungo l’intero Anno Giubilare, «Gesù Cristo nostra speranza», ha incentrato la sua meditazione sul tema «Il seminatore. Egli parlò loro di molte cose con parabole (Mt 13,3a)».
Dopo aver riassunto la Sua catechesi nelle diverse lingue, il Santo Padre ha indirizzato particolari espressioni di saluto ai fedeli presenti. Quindi ha rivolto un appello per la situazione nella Striscia di Gaza.
L’udienza generale si è conclusa con la recita del Pater Noster e la Benedizione Apostolica.
In calce il video integrale dell’udienza generale del Santo Padre ed alcune fotografie.

L.V.

Leone XIV


Piazza San Pietro
Mercoledì, 21 maggio 2025

Ciclo di Catechesi – Giubileo 2025. Gesù Cristo nostra speranza. II. La vita di Gesù. Le parabole. 6. Il seminatore. Egli parlò loro di molte cose con parabole (Mt 13,3a)

Cari fratelli e sorelle,

Sono lieto di accogliervi in questa mia prima Udienza generale. Riprendo oggi il ciclo di catechesi giubilari, sul tema «Gesù Cristo Nostra Speranza», iniziate da Papa Francesco.

Continuiamo oggi a meditare sulle parabole di Gesù, che ci aiutano a ritrovare la speranza, perché ci mostrano come Dio opera nella storia. Oggi vorrei fermarmi su una parabola un po’ particolare, perché si tratta di una specie di introduzione a tutte le parabole. Mi riferisco a quella del seminatore (cfr Mt 13,1-17). In un certo senso, in questo racconto possiamo riconoscere il modo di comunicare di Gesù, che ha tanto da insegnarci per l’annuncio del Vangelo oggi.

Ogni parabola racconta una storia che è presa dalla vita di tutti i giorni, eppure vuole dirci qualcosa in più, ci rimanda a un significato più profondo. La parabola fa nascere in noi delle domande, ci invita a non fermarci all’apparenza. Davanti alla storia che viene raccontata o all’immagine che mi viene consegnata, posso chiedermi: dove sono io in questa storia? Cosa dice questa immagine alla mia vita? Il termine parabola viene infatti dal verbo greco paraballein, che vuol dire gettare innanzi. La parabola mi getta davanti una parola che mi provoca e mi spinge a interrogarmi.

La parabola del seminatore parla proprio della dinamica della parola di Dio e degli effetti che essa produce. Infatti, ogni parola del Vangelo è come un seme che viene gettato nel terreno della nostra vita. Molte volte Gesù utilizza l’immagine del seme, con diversi significati. Nel capitolo 13 del Vangelo di Matteo, la parabola del seminatore introduce una serie di altre piccole parabole, alcune delle quali parlano proprio di ciò che avviene nel terreno: il grano e la zizzania, il granellino di senape, il tesoro nascosto nel campo. Cos’è dunque questo terreno? È il nostro cuore, ma è anche il mondo, la comunità, la Chiesa. La parola di Dio, infatti, feconda e provoca ogni realtà.

All’inizio, vediamo Gesù che esce di casa e intorno a Lui si raduna una grande folla (cfr Mt 13,1). La sua parola affascina e incuriosisce. Tra la gente ci sono ovviamente tante situazioni differenti. La parola di Gesù è per tutti, ma opera in ciascuno in modo diverso. Questo contesto ci permette di capire meglio il senso della parabola.

Un seminatore, alquanto originale, esce a seminare, ma non si preoccupa di dove cade il seme. Getta i semi anche là dove è improbabile che portino frutto: sulla strada, tra i sassi, in mezzo ai rovi. Questo atteggiamento stupisce chi ascolta e induce a domandarsi: come mai?

Noi siamo abituati a calcolare le cose – e a volte è necessario –, ma questo non vale nell’amore! Il modo in cui questo seminatore “sprecone” getta il seme è un’immagine del modo in cui Dio ci ama. È vero infatti che il destino del seme dipende anche dal modo in cui il terreno lo accoglie e dalla situazione in cui si trova, ma anzitutto in questa parabola Gesù ci dice che Dio getta il seme della sua parola su ogni tipo di terreno, cioè in qualunque nostra situazione: a volte siamo più superficiali e distratti, a volte ci lasciamo prendere dall’entusiasmo, a volte siamo oppressi dalle preoccupazioni della vita, ma ci sono anche i momenti in cui siamo disponibili e accoglienti. Dio è fiducioso e spera che prima o poi il seme fiorisca. Egli ci ama così: non aspetta che diventiamo il terreno migliore, ci dona sempre generosamente la sua parola. Forse proprio vedendo che Lui si fida di noi, nascerà in noi il desiderio di essere un terreno migliore. Questa è la speranza, fondata sulla roccia della generosità e della misericordia di Dio.

Raccontando il modo in cui il seme porta frutto, Gesù sta parlando anche della sua vita. Gesù è la Parola, è il Seme. E il seme, per portare frutto, deve morire. Allora, questa parabola ci dice che Dio è pronto a “sprecare” per noi e che Gesù è disposto a morire per trasformare la nostra vita.

Ho in mente quel bellissimo dipinto di Van Gogh: Il seminatore al tramonto. Quell’immagine del seminatore sotto il sole cocente mi parla anche della fatica del contadino. E mi colpisce che, alle spalle del seminatore, Van Gogh ha rappresentato il grano già maturo. Mi sembra proprio un’immagine di speranza: in un modo o nell’altro, il seme ha portato frutto. Non sappiamo bene come, ma è così. Al centro della scena, però, non c’è il seminatore, che sta di lato, ma tutto il dipinto è dominato dall’immagine del sole, forse per ricordarci che è Dio a muovere la storia, anche se talvolta ci sembra assente o distante. È il sole che scalda le zolle della terra e fa maturare il seme.
Cari fratelli e sorelle, in quale situazione della vita oggi la parola di Dio ci sta raggiungendo? Chiediamo al Signore la grazia di accogliere sempre questo seme che è la sua parola. E se ci accorgessimo di non essere un terreno fecondo, non scoraggiamoci, ma chiediamo a Lui di lavorarci ancora per farci diventare un terreno migliore.

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Saluti

Je salue cordialement les pèlerins de langue française, en particulier les fidèles des paroisses de Briançon, St Raphaël, La Réunion et les lycéens de Saint Genès-La Salle et de l’Immaculée Conception. Demandons à Dieu la grâce de labourer notre cœur pour en faire une terre féconde : qu’il soit apte à accueillir et à faire grandir la semence de sa Parole. Que Dieu vous bénisse !

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli delle parrocchie di Briançon, Saint Rafaël, La Réunion e gli alunni dei licei di Saint Genès-La Salle e dell'Immaculée Conception. Chiediamo a Dio la grazia di arare il nostro cuore per renderlo terreno fertile, capace di accogliere e far crescere il seme della sua Parola. Dio vi benedica!]

I welcome the English-speaking pilgrims and visitors, especially those from England, Ireland, Hungary, Norway, Nigeria, Senegal, Tanzania, Australia, New Zealand, India, Indonesia, Malaysia, Mongolia, the Philippines, South Korea, Vietnam, Canada, and the United States. I greet in particular the Sisters of Saint Joseph of Annecy, the Pallottine Missionary Sisters of the Catholic Apostolate, the Daughters of Saint Jerome Emiliani, the Couples For Christ group, the pilgrims from the Diocese of Kerry, and an International group of young volunteers from Saint Cassian’s Centre. With prayerful good wishes that the present Jubilee of Hope may be for you and your families a time of grace and spiritual renewal, I invoke upon you all the joy and peace of the Lord Jesus.

Liebe Brüder und Schwestern, der heilige Apostel Paulus lehrt: »Was der Mensch sät, wird er auch ernten« (Gal 6,7). In einer Welt, die durch Hass und Krieg entzweit und verwundet ist, sind wir aufgerufen, Hoffnung zu säen und uns für den Frieden einzusetzen. Möge uns die heilige Maria, die Mutter vom guten Rat, auf unserem Weg begleiten.

[Cari fratelli e sorelle, San Paolo Apostolo insegna: «Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato» (Gal 6,7). In un mondo diviso e ferito dall’odio e dalla guerra siamo chiamati a seminare la speranza e a costruire la pace! Maria Santissima, Madre del Buon Consiglio, ci accompagni nel nostro cammino.]

Saludo cordialmente a los peregrinos de lengua española, en modo particular a los grupos provenientes de España y América Latina. Los animo a contemplar con esperanza esta maravillosa imagen del Señor derramando su amor en nuestro corazón. Pidámosle, sin desanimarnos, que sea Él quien lo transforme en tierra fecunda, que da fruto sin que nosotros sepamos cómo. Que Dios los bendiga. Muchas gracias.

我向讲中文的人们致以诚挚的问候。亲爱的弟兄姐妹们,我鼓励你们继续喜乐地踏上信仰的旅程,用你们的生活见证复活基督的平安。我降福大家!

[Rivolgo il mio cordiale saluto alle persone di lingua cinese. Cari fratelli e sorelle, vi incoraggio a proseguire con gioia nel cammino di fede, testimoniando con la vita la pace di Cristo Risorto. A tutti la mia benedizione!]

Queridos fiéis de língua portuguesa, sede bem-vindos. Saúdo especialmente os peregrinos vindos de Portugal e do Brasil. Neste mês mariano, gostaria de repetir o convite da Nossa Senhora de Fátima: «rezem o terço todos os dias pela paz». Juntamente com Maria, peçamos que os homens não se fechem a este dom de Deus e que desarmem o seu coração. O Senhor vos abençoe!

[Cari fedeli di lingua portoghese, benvenuti: un saluto speciale ai pellegrini arrivati dal Portogallo e dal Brasile. In questo mese mariano, vorrei ribadire l’invito della Vergine di Fatima: «pregate il rosario ogni giorno per la pace». Insieme a Maria, chiediamo che gli uomini non si chiudano a questo dono di Dio e disarmino il loro cuore. Il Signore vi benedica!]

أُحيِّي المُؤْمِنِينَ النَّاطِقِينَ باللُغَةِ العَرَبِيَّة. في هذا الشَّهر، المُكَرَّسِ لِسَيِّدَتِنا مَريمَ العَذراء، أدعُوكُم إلى أنْ تَتلُوْا السُّبحَةَ الوَردِيَّةَ المُقَدَّسَة، فهي وسِيلَةٌ فعَّالَةٌ لِلحُصولِ على سَلامٍ حَقِيقيٍّ في قلوبِنا. بارَكَكُم الرَّبُّ جَميعًا وَحَماكُم دائِمًا مِنْ كُلِّ شَرّ!

[Saluto i fedeli di lingua araba. In questo mese, dedicato alla Madonna, vi invito a recitare il Santo Rosario, mezzo efficace per ottenere la vera pace nei nostri cuori. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga ‎sempre da ogni male‎‎‎‏!]

Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów polskich. Obraz pól, zasianych ziarnem, harmonijnie wpisuje się w krajobraz waszej pięknej, ojczystej ziemi. Pozwólcie, by także ziarno Słowa Bożego mogło w was zakiełkować i wydać obfity plon. Słuchajcie tego Słowa z uwagą, by móc dokonywać mądrych wyborów w życiu osobistym, rodzinnym i społecznym. Z serca Wam błogosławię.

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. L'immagine dei campi seminati si inserisce armoniosamente nel paesaggio della vostra bella terra natale. Lasciate che anche il seme della Parola di Dio possa germogliare in voi e dare abbondante raccolto. Ascoltate con attenzione questa Parola, affinché possiate fare scelte sagge nella vostra vita personale, familiare e sociale. Vi benedico di cuore.]

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Appello per la popolazione della Striscia di Gaza

È sempre più preoccupante e dolorosa la situazione nella Striscia di Gaza. Rinnovo il mio appello accorato a consentire l’ingresso di dignitosi aiuti umanitari e a porre fine alle ostilità, il cui prezzo straziante è pagato dai bambini, dagli anziani, dalle persone malate.

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i sacerdoti del Pontificio Seminario Lombardo e i Legionari di Cristo, e li esorto a fondare la loro vita su Gesù e sulla salda roccia della sua Parola, per esserne coraggiosi annunciatori. Saluto inoltre le Suore di San Giuseppe di Annecy e le Monache della Passione di Gesù Cristo, che celebrano i rispettivi Capitoli generali: care sorelle, vi accompagno con la mia preghiera affinché il Signore renda fruttuoso il vostro impegno apostolico.

Accolgo con affetto i gruppi parrocchiali e li incoraggio a seguire con fedeltà il Vangelo, per essere cristiani autentici in famiglia e in ogni altro ambiente.

Il mio pensiero va infine ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli, augurando a ciascuno di servire sempre Dio nella gioia e di amare il prossimo con spirito evangelico.

E non possiamo concludere questo nostro incontro senza ricordare con tanta gratitudine l’amato Papa Francesco, che proprio un mese fa è tornato alla casa del Padre.

A tutti la mia benedizione.











































2 commenti:

  1. Valli, con le sue critiche a Papa Leone per il dialogo interreligioso, sembra assumere una posizione che, a dir poco, lascia perplessi. Ci si chiede francamente quale sia l'autorità o la competenza che Valli ritiene di possedere per sentenziare su questioni di tale portata, che toccano la visione pastorale e la strategia ecclesiastica di un Pontefice.
    Un Giudizio Affrettato e Poco Fondato
    Criticare l'apertura di Papa Leone alle diverse religioni come se fosse un tradimento o un errore strategico rivela una comprensione forse troppo limitata delle dinamiche attuali e del ruolo della Chiesa nel mondo. Il dialogo interreligioso non è un capriccio, ma una necessità impellente in un'epoca di globalizzazione e di crescenti interconnessioni culturali e spirituali. Papa Leone, nel promuovere questo dialogo, non fa altro che seguire una strada indicata da tempo, volta alla comprensione reciproca, alla costruzione della pace e alla testimonianza dei valori cristiani in un contesto pluralistico.
    L'importanza del Dialogo in un Mondo Complesso
    Forse Valli dimentica che la Chiesa non vive in un vuoto, ma è immersa in una realtà complessa dove le diverse fedi convivono e interagiscono. Ignorare o demonizzare le altre religioni non porta certo all'unità o alla conversione, ma alimenta piuttosto incomprensioni, sospetti e potenziali conflitti. Il ruolo di un Pontefice è proprio quello di guidare la Chiesa attraverso queste complessità, cercando ponti dove altri vedono solo barriere. Mettere in discussione tale operato da una posizione esterna e senza una chiara visione delle motivazioni sottostanti appare, nel migliore dei casi, presuntuoso.
    Chi è Valli per Giudicare il Pontefice?
    La domanda che sorge spontanea è proprio questa: chi si crede di essere Valli per ergersi a giudice dell'operato di un Papa? Le decisioni e le direzioni pastorali di un Pontefice non sono frutto di improvvisazione, ma di una profonda riflessione teologica, pastorale e diplomatica. Critiche così nette e negative, soprattutto quando prive di una chiara alternativa costruttiva, rischiano di creare solo confusione e divisione all'interno della comunità dei fedeli. Sembra che Valli si attribuisca un'autorità di giudizio che, oggettivamente, non gli compete.

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  2. Caro Valli,
    Ho letto le sue critiche al Papa Leone in merito al dialogo interreligioso e, sinceramente, mi domando con quale autorità lei si senta di giudicare l'operato di un Pontefice su una questione così delicata e fondamentale.
    Il dialogo interreligioso non è una moda passeggera, né una debolezza della Chiesa, ma un pilastro della sua missione evangelizzatrice nel mondo contemporaneo. È un percorso di rispetto, comprensione e ricerca della pace, basato sul riconoscimento della dignità di ogni persona e sulla comune aspirazione alla verità e al bene. Chi, se non il successore di Pietro, può guidare la Chiesa in questo cammino, interpretando i segni dei tempi e aprendo nuove vie di incontro?
    Le sue critiche, mi permetta di dire, sembrano ignorare la complessità e la profondità teologica che sottostanno all'impegno del Papa per il dialogo. Non si tratta di relativismo o di sincretismo, ma di un'affermazione audace della fede cristiana che, lungi dal temere il confronto, si arricchisce nell'incontro con l'altro, portando avanti il messaggio di amore e salvezza di Cristo in ogni contesto.
    Forse, prima di esprimere giudizi così netti e, a mio avviso, superficiali, sarebbe opportuno approfondire la ricchezza del magistero pontificio sul dialogo interreligioso e riflettere sull'enorme impatto positivo che esso ha sulla costruzione di una società più giusta e pacifica. Il Papa non agisce per capriccio, ma in virtù del suo ministero e della sua profonda conoscenza della Dottrina della Chiesa e delle sfide del mondo attuale.
    Chi è lei, mi chiedo ancora, per ergere a tribunale e sentenziare sull'operato di un Papa? Forse sarebbe più opportuno un atteggiamento di umile ascolto e di preghiera, piuttosto che di sterile polemica.
    Con rispetto,

    Loretta

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