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mercoledì 9 aprile 2025

Julio Augusto Loredo: la responsabilità di testimoniare il valore della Messa tradizionale

Giovedì scorso, presso il Multisala Starplex di Romano di Lombardia, è stato proiettato in anteprima nazionale il primo episodio del film La Messa di sempre, la versione doppiata in italiano di Mass of the Ages, trilogia statunitense di grande successo alla scoperta della Santa Messa tradizionale (QUI; QUI e QUI su MiL).
La proiezione ha suscitato grande entusiasmo tra tutti i presenti e ad essa sono seguiti i prestigiosi interventi in sala di don Nicola Bux, don Marco Begato S.D.B. e sig. Julio Augusto Loredo.
Dopo aver pubblicato ieri l’intervento di don Marco (QUI), di seguito riportiamo il puntuale, accurato e documentato intervento del sig. Loredo, presidente dell’associazione Tradizione, Famiglia, Proprietà - TFP, che ringraziamo per aver reso disponibile il testo.

L.V.

La responsabilità di testimoniare il valore della Messa tradizionale

Prima di tutto, ringrazio gli organizzatori per questa opportunità.

Io sono nato nel 1955, ho fatto sia la Prima Comunione sia la Cresima col rito antico. Ho fatto anche il chierichetto alla scuola delle Suore Marianiste dove studiavo a Lima, prima della riforma del 1965. Comunque, ho continuato a fare il chierichetto anche con questo rito.

Un primo commento riguarda proprio la riforma del 1965, di solito non messa in luce. Secondo me è stata sconvolgente poiché, senza cambiare sostanzialmente i contenuti della Messa e, quindi, senza che si potesse sollevare interrogativi sul suo orientamento teologico, ha cambiato radicalmente la forma di celebrarla: versus populum, in vernacolo, dialogata ecc. Ora, ciò che i fedeli vedono è la forma, non i contenuti teologici. In altre parole, ad ogni effetto pratico, era già un Novus Ordo.

Il nuovo Missale Romanum fu promulgato il 3 aprile 1969. Entro agosto, il socio della TFP brasiliana Arnaldo Xavier da Silveira aveva già preparato un ampio studio critico, che va dunque ritenuto contemporaneo del ben più noto Breve esame critico del Novus Ordo firmato dai cardinali Alfredo Ottaviani e Antonio Bacci. Lo studio di Xavier da Silveira fu poi aggiornato nel 1970 in vista della pubblicazione dell’Istitutio Generalis Missalis Romani. Si trattava di un documento ciclostilato, frutto degli studi personali di Xavier da Silveira, destinato allo studio privato dei membri delle TFP che, come associazioni civiche attive nel campo temporale, non prendono posizioni ufficiali su questioni teologiche o canoniche.

Possiamo comunque dire che noi abbiamo seguito con attenzione questo problema sin dall’inizio, pur rimanendo nel nostro campo.

Nel 1973 si parlava di una più ampia diffusione di questo studio, specialmente tra i vescovi brasiliani. Fu allora che il cardinale Vicente Scherer, arcivescovo di Porto Alegre, trasmise a mons. Antonio de Castro Mayer, vescovo di Campos, il desiderio di Paolo VI che non venisse divulgato, al quale egli ottemperò. Lo studio fu pubblicato solo nel 1975 in Francia per mano di un’editrice tradizionalista.

Lungi da me fare qui un commento teologico-pastorale, compito egregiamente eseguito dai due relatori precedenti. Vorrei mettere l’accento su un altro aspetto, complementare, che rientra nel campo d’azione specifico delle TFP.

Spiegando il perché della promulgazione di un nuovo rito, l’Institutio Generalis Missalis Romani dedica tutt’una sezione col titolo «Adattamento alle nuove condizioni».

Al № 15, afferma: «[Il] nuovo Messale adegua più visibilmente le preghiere della Chiesa ai bisogni del nostro tempo… in vista di una presa di coscienza della situazione nuova del mondo contemporaneo».

In altre parole, c’era stato un cambiamento nella coscienza dell’uomo contemporaneo, era nato un mondo nuovo. Bisognava, pertanto, leggere i «segni dei tempi», adattando la Chiesa, la sua costituzione, la sua dottrina e la sua liturgia alla nuova realtà, per non perdere il treno della modernità. D’altronde, non altro era stato lo scopo del Concilio Vaticano II, convocato per venire incontro alle istanze del mondo contemporaneo, come recita la costituzione pastorale Gaudium et spes e lo riconosce lo stesso Institutio quando dice: «Il Concilio Vaticano II fu convocato perché la Chiesa si adattasse ai nostri tempi» (№ 12).

L’Institutio non nega le vecchie dottrine, ma afferma che esse vanno lette alla luce del nuovo mondo che nel frattempo era sorto. Al № 10 afferma: «Le formulazioni dogmatiche del Concilio di Trento, le loro parole risuonarono in un’epoca ben diversa nella vita del mondo». Cioè, cambiata l’epoca, cambia anche la risonanza delle formulazioni dogmatiche.

Se il mondo non fosse cambiato non ci sarebbe un pretesto per adattarvi la Chiesa.

Vediamo, dunque, che ci sono due processi, o meglio un processo che si manifesta, mutatis mutandis, e nella sfera temporale e in quella ecclesiastica. Mentre il secondo è più importante, perché tocca la Santa Chiesa, il primo lo precede cronologicamente e anche causalmente, visto che il secondo nasce dal tentativo di adattare la Chiesa al primo.

Di conseguenza, anche la nostra fedeltà alla Tradizione deve comprendere questi due campi, vitalmente interdipendenti. La nostra responsabilità di testimoniare il valore della Santa Messa va pari passu con la nostra responsabilità di testimoniare la Civiltà cristiana. Di importanza non uguale – è chiaro che la sfera religiosa ha il primato – tuttavia credo che ambedue le testimonianze siano fondamentali per la difesa della Verità.

Finché non si vada alla radice del processo rivoluzionario, richiamando a una conversione profondissima, ci saranno sempre le tossine che alimenteranno processi non buoni, e nella società e nella Chiesa.

Comunque, da quando Nostro Signore è risorto dai morti – festa che celebreremo fra non molto tempo – la Vita ha vinto al morte, la Fede ha vinto l’apostasia, la Madonna ha vinto il demonio. Ipsa conteret caput tuum! Ecco la nostra speranza.

1 commento:

  1. San Giovanni Paolo II e papa Benedetto hanno ampiamente legittimato la Messa Tridentina senza necessità di mettere in discussione documenti del Concilio.
    Anche in virtù del loro operato oggi ci sono argomenti evidenti a chi vuole vederli.
    La crescente popolarità intergenerazionale del Rito antico, le comunità esemplari che crescono intorno alla Messa tradizionale, la bellezza e la spiritualità a fronte delle evidenti degenerazioni del nuovo rito, la crisi di fede e vocazioni della neo Chiesa moderna, sono nuovi (e forti) argomenti, evidenti a chi vuole vederli.
    Sono fatti che in precedenza non avevano la stessa evidenza e gli accesi dibattiti a cui fa riferimento Loredo avevano senso in quell' epoca. Un' epoca in cui bisognava essere "contro" per giustificare qualcosa che oggi è all' evidenza di tutti.
    Ritornare a quei dibattiti oggi lo trovo incomprensibile.

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