Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1184 pubblicata da Paix Liturgique il 7 aprile, in cui Christian Marquant, Presidente dell’associazione Oremus-Paix Liturgique (contact@veilleurs-paris.fr), traccia un interessante ritratto del card. Aveline, che il 1º luglio assumerà la carica di Presidente della Conférence des Évêques de France.
Emerge la figura di un prelato teologicamente di sinistra ma «realista», che potrebbe anticipare «una prossima fase nella vita della Chiesa», nella quale «un minimo di buon senso mostra che bisognerà lasciare il posto ai conservatori e ai tradizionalisti, in generale a ciò che continua a vivere e prosperare».
L.V.
Le sentinelle continuano per la 185ª settimana le loro preghiere per la difesa della Santa Messa tradizionale davanti all’Arcivescovado di Parigi (rue du Cloître-Notre-Dame, 10) dal lunedì al venerdì dalle ore 13:00 alle ore 13:30
Cari amici, lo scorso mercoledì, al primo turno di votazioni, il card. Jean-Marc Noël Aveline, Arcivescovo metropolita di Marsiglia, è stato eletto Presidente della Conférence des Évêques de France [QUI: N.d.T.]. Succede così a mons. Éric Marie de Moulins d’Amieu de Beaufort, Arcivescovo metropolita di Reims, alla guida di un Episcopato in piena crisi, come notano tutti i giornalisti che frequentano le riunioni di Lourdes o di avenue de Breteuil. Anche se si rallegrano di una rinascita del Cattolicesimo tra i giovani – molto relativa e che va in parte verso il rito tradizionale – con in particolare un aumento dei battesimi di adulti, notano che tutti gli indicatori sono in rosso, come si dice: sempre meno fedeli, sempre meno celebrazioni di battesimi e matrimoni, sempre meno praticanti durante le Messe domenicali. E poi la crisi degli abusi, molto reale ma sapientemente orchestrata, ha messo in difficoltà la Presidenza di quel povero mons. de Moulins d’Amieu de Beaufort che è andato a testa bassa nella trappola tesa, a differenza dell’abile card. Matteo Maria Zuppi in Italia, Arcivescovo metropolita di Bologna e Presidente della Conferenza episcopale italiana.
Il card. Jean-Marc Noël Aveline, sessantasette anni, è un uomo affabile, sorridente, un pied-noir [francese rimpatriato dall’Algeria: N.d.T.] dalla parlantina disinvolta, che si ascolta parlare o predicare con piacere (i chierici marsigliesi dicono che quando finisce, si ha sempre voglia che continuasse). Teologicamente francamente di sinistra, si è formato all’Institut catholique di Parigi ai tempi di padre Claude Geffré O.P. e soci. Se segue ciò che gli è stato insegnato, non crede più in nulla, forse nemmeno in ciò che gli è stato insegnato. Prelato intelligente, di tipo astuto, che sa negoziare, ma anche curare la propria immagine, che ama essere amato e sa mostrare sensibilità, essenzialmente, ferocemente, ufficialmente pro-migranti, almeno questo è ciò che papa Francesco ha ritenuto di lui. Nulla vieta di pensare che questa presidenza lo metta ancora più in risalto nel Collegio cardinalizio, all’interno del quale si dice che potrebbe essere un serio papabile in caso di apertura del conclave. Come Papa, sarebbe un seguace della linea di papa Francesco, ma più gentile e accomodante.
Come si comporterà il card. Jean-Marc Noël Aveline in Francia sulla questione liturgica? Nella mia lettera alle sentinelle della 108ª settimana, pubblicata il 16 ottobre 2023 [QUI; QUI su MiL: N.d.T.], osservavo che i due Cardinali francesi appena nominati da papa Francesco, il card. François-Xavier Bustillo O.F.M.Conv., Vescovo di Ajaccio, e il card. Aveline, volevano essere «realisti» riguardo alla liturgia tradizionale. Il card. Bustillo aveva appena accolto la Fraternità sacerdotale di San Pietro nella sua Diocesi, dove don Sébastien Dufour F.S.S.P. ha da allora servito Bastia e Isola Rossa, mentre don Hervé Mercury, sacerdote diocesano proveniente dalla Fraternità sacerdotale San Pio X, ha continuato a servire Ajaccio.
Quanto al card. Jean-Marc Noël Aveline, si è distinto celebrando tranquillamente, dopo la pubblicazione della lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970, due volte una Santa Messa pontificale tradizionale nella Église Saint-Charles di Marsiglia, officiata dalla Société des Missionnaires de la Miséricorde Divine.
Entrambi hanno partecipato a un libro di interviste organizzato da Nicolas Diat, comunicatore politico, Le cœur ne se divise pas [Il cuore non si divide: N.d.T.] (Fayard, 2023) [QUI; in realtà sono intervistati il card. Bustillo e mons. Edgar Peña Parra, Sostituto per gli affari generali della Segreteria di Stato: N.d.T.], libro che ha beneficiato di una prefazione di papa Francesco, e che è stato promosso dal settimanale Paris Match nello stesso anno in un articolo in cui si parla solo di salvare l’unità della Chiesa, che è effettivamente il problema principale dal Concilio Vaticano II, e dove il card. François-Xavier Bustillo ha fatto questa professione di fede [QUI: N.d.T.]: «Ognuno ha il diritto di perseguire la propria strada, che sia carismatica, modernista [sic] o tradizionalista, ma evitando di cadere nell’ideologia». Non c’è dubbio che il card. Jean-Marc Noël Aveline avrebbe potuto fare dichiarazioni abbastanza simili.
Non vorrei essere troppo ottimista, ma mi sembra che il card. Jean-Marc Noël Aveline e il card. François-Xavier Bustillo anticipino una prossima fase nella vita della Chiesa in generale e della Chiesa di Francia in particolare. È così disastrata che un minimo di buon senso mostra che bisognerà lasciare il posto ai conservatori e ai tradizionalisti, in generale a ciò che continua a vivere e prosperare. Il blocco dell’istituzione ecclesiale – a parte il fatto che questi capi non si considerano più tenuti a insegnare il Credo – deriva dallo scarto tra la base, oggi composta da Cristiani molto più «identitari» che ai tempi del Concilio Vaticano II, e i loro pastori, che si riproducono tra loro nella linea conciliare. Ma i governanti, in questo caso quelli della Chiesa secondo la moda del Concilio Vaticano II, non possono governare a lungo senza corrispondenza con una base sociale. Prima o poi devono mollare la presa.
A Parigi, la base è rappresentata da queste «sentinelle», che continuano a pregare instancabilmente davanti agli uffici dell’Arcivescovado (rue du Cloître-Notre-Dame, 10) dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30, nell’Église Saint-Georges di La Villette (avenue Simon Bolivar, 114, nel XIX arrondissement), il mercoledì alle ore 17:00, davanti all’Église Notre-Dame-du-Travail (rue Vercingétorix, 59, nel XIV arrondissement).
Eco della veglia: una giovane donna ci lancia un «Sono d’accordo che si conceda la libertà per la Santa Messa tradizionale!». Dopo che l’abbiamo ringraziata, si è spiegata: «Sono una madre di sei figli, due dei quali capi scout super fan della Santa Messa tradizionale e altri quattro che lo sono meno, quindi capite bene che per noi è la Messa che conta e non le forme liturgiche… e poi preghiamo per papa Francesco, perché ritrovi la salute! E continuate a pregare!».
In unione di preghiera e di amicizia.
vorrei tanto che il ritorno ad una Chiesa che si occupi davvero del soprannaturale e non della politica avvenisse in modo indolore ,ma temo che il degrado antropologico sia in una fase troppo avanzata e che almeno noi europei siamo sordi ad ogni richiamo di Dio(pensiamo al Covid); spero che non sia così ,ma temo che la rinascita passerà attraverso grandi prove che il Padre userà per riportare gli uomini "sulla terra"
RispondiEliminaSpero che le (eventuali )grandi prove che ci aspettano, per tornare con i piedi in terra non siano troppo gravose.Decenni di benessere ci hanno resi inadatti ad affrontare situazioni troppo difficili da superare.Sarà quel che Dio vorrà....
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