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mercoledì 19 marzo 2025

Francesco. "Le questioni in sospeso"

Grazie a Korazym.org per questa analisi sulle molte questioni in sospeso, al momento attuale, del pontificato di Francesco.
Luigi C.

di Andrea Gagliarducci, 17 Marzo 2025

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 17.03.2025 – Andrea Gagliarducci] – La Santa Sede ha smentito che Papa Francesco abbia ricevuto il Cardinale Gianfranco Ghirlanda nella prima settimana di ricovero al Gemelli. La notizia si era diffusa molto rapidamente e aveva creato molta turbolenza. Il timore era che Papa Francesco intendesse cambiare le regole del Conclave, come si vociferava da tempo. Poi, si è anche pensato che il Papa volesse chiarire le condizioni delle sue possibili dimissioni o definire un modo per annunciarle.
Molte teorie cospirative si stanno diffondendo in questi giorni, come sempre in periodi di scarsa informazione. Hanno poco a che fare con la realtà. Sembra improbabile, ad esempio, che il Papa cambi oggi le regole del Conclave, e telegrafi così in modo sfacciato il suo desiderio di controllo personale sulla corsa al successore. Sarebbe una decisione che in pochi potrebbero accettare e creerebbe quasi sicuramente un fronte comune contro Papa Francesco.

Sembra anche improbabile, che Papa Francesco voglia rinunciare al pontificato in questa fase.

Si è parlato spesso di un appartamento pronto per il Papa a San Giovanni in Laterano. La scorsa settimana si diceva che il Papa vorrebbe tornare a Santa Maria Maggiore, dove avrebbe un appartamento pronto e dove ha scelto di essere sepolto un giorno.

Indipendentemente dalle intenzioni del Papa, le sue condizioni cliniche non lasciano spazio ad un trasferimento fuori dal Vaticano. Al massimo, tornerà in Vaticano e forse anche al Palazzo Apostolico, dove è già tutto pronto per prendersi cura di un Papa malato. Se ciò dovesse accadere, sarebbe il più grande paradosso del pontificato: il Papa che ha rifiutato il Palazzo è stato costretto dalla sua salute a tornare a Palazzo. È suggestivo, ma anche, al momento, improbabile.

Non sappiamo se il Cardinal Ghirlanda si sia recato dal Papa in un giorno diverso da quello smentito. Sappiamo però, che il Cardinal Ghirlanda è stato il principale consulente di Papa Francesco per le recenti riforme legali, a partire dal Praedicate Evangelium.

Sono due questioni che riguardano proprio un futuro Conclave e che richiederebbero un chiarimento.

La prima questione riguarda l’inclusione o meno del Cardinale Giovanni Angelo Becciu in un possibile Conclave.

La seconda questione riguarda l’inclusione o meno di tutti i cardinali elettori nella Cappella Sistina.

Il caso di Becciu è abbastanza clamoroso. Da un Comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, sappiamo che il Cardinal Becciu si era dimesso da tutti i suoi incarichi e aveva rinunciato a tutte le prerogative cardinalizie, ma aveva mantenuto il suo cappello rosso. Non era incluso nelle riunioni dei dicasteri di cui era membro come cardinale e aveva perso tutti i suoi incarichi in Curia. Papa Francesco lo invitava a partecipare a celebrazioni e Concistori, tuttavia, e Becciu si vestiva sempre da cardinale e sedeva tra i cardinali in quelle occasioni.

Il caso del Cardinal Becciu non è quindi quello del Cardinale Louis Billot, che nel 1927 rinunciò alla dignità cardinalizia dopo uno scontro con Papa Pio XI, unico cardinale del XX secolo a farlo, e che non partecipò più alle riunioni cardinalizie e morì da semplice Gesuita. Becciu rinunciò alle sue prerogative su richiesta del Papa, e poi, sempre su richiesta del Papa, riprese a partecipare a celebrazioni e Concistori. Solo in un caso il cardinale non vi partecipò: alla Messa crismale del Giovedì Santo dell’anno scorso, poco dopo la sua condanna di primo grado nel processo vaticano per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Ma spiegò le sue ragioni in una lettera inviata al Cardinale Giovan Battista Re, Decano del Collegio cardinalizio.

Detto questo, non è chiaro se il Cardinal Becciu possa partecipare a un Conclave. È una decisione che i cardinali dovranno prendere a maggioranza in una delle primissime Congregazioni generali. Il rischio è che impedirgli l’accesso alla Cappella Sistina potrebbe dargli motivo di appello e persino mettere in dubbio qualsiasi elezione da cui fosse stato così escluso.

Tutto ruota attorno all’interpretazione delle azioni del Papa dopo le dimissioni del Cardinal Becciu.

Il numero 36 della Universi Dominici Gregis, la Costituzione apostolica di Papa Giovanni Paolo II che definisce le regole del Conclave, sottolinea che “i cardinali deposti canonicamente o che hanno rinunciato, con il consenso del Romano Pontefice, alla dignità cardinalizia” non hanno diritto di voto nel Conclave. Ancora, il numero 36 stabilisce che “durante il periodo della Sede Vacante, il Collegio dei Cardinali non può riammettere o riabilitare queste persone”.

Pertanto, il dibattito riguarderà se, con i suoi gesti, il Papa abbia riammesso il Cardinale Becciu alla dignità cardinalizia, anche se non formalmente. I cardinali non possono, di fatto, riammettere e riabilitare un cardinale mentre la sede è vacante. Possono, tuttavia, guardare alle azioni del Papa. Se Papa Francesco chiarisse l’interpretazione della norma, questo potrebbe essere molto utile.

La seconda questione che necessita di chiarimenti riguarda il numero totale di elettori che si presentano al Conclave. Papa Paolo VI stabilì il limite massimo di cardinali elettori a 120. Papa Francesco ha superato il limite, come Papa Giovanni Paolo II prima di lui, e al momento ci sono 138 cardinali elettori, più forse il Cardinal Becciu.

Tutti questi cardinali elettori entreranno nella Cappella Sistina? Da un lato, si pensa di sì, perché il Papa stesso crea l’eccezione alla regola derogando al numero 120. Tuttavia, indipendentemente dal numero di cardinali creati, la regola di Papa Paolo VI rimane in vigore e parla di soli 120 cardinali elettori. Un’interpretazione restrittiva di questa regola porterebbe solo 120 cardinali alla Cappella Sistina, escludendo gli ultimi 18 creati da Papa Francesco. Questo perché il numero 33 della Universi Dominici gregis stabilisce che “il numero dei cardinali elettori non deve superare i 120”. È vero che la stessa Costituzione apostolica, al numero 36, afferma che “un Cardinale di Santa Romana Chiesa, che è stato creato e pubblicato in Concistoro, ha per ciò stesso il diritto di eleggere il Pontefice, a norma del numero 33 della presente Costituzione, anche se non gli è stato ancora dato il cappello, né l’anello, né ha prestato giuramento”. Anche qui, una norma interpretativa sarebbe utile.

Benedetto XVI, dopo l’annuncio della sua rinuncia, ha implementato alcune modifiche alla Universi Dominici gregis, utilizzando un Motu proprio per accelerare l’implementazione in un periodo incerto. Dopo le sue dimissioni, molti cardinali spingevano affinché si tenesse un Conclave il prima possibile.

Papa Francesco, che ha utilizzato lo strumento del Motu proprio più di qualsiasi altro Papa nella storia recente, potrebbe fare lo stesso per chiarire le norme del Conclave e porre fine alle speculazioni.

La situazione generata da queste norme del Conclave, è in ultima analisi il risultato delle riforme incompiute di Papa Francesco. Ogni riforma e decisione del Papa ha avuto bisogno di ulteriori chiarimenti e regolamenti. L’appello del Papa a semplificare la Curia ha complicato la legge proprio perché non ha considerato la legge.

Oggi, ci troviamo con molte cose da sistemare. Non solo le regole del Conclave. E tuttavia, il prossimo Conclave potrebbe rappresentare una transizione verso qualcosa di più strutturato, più preciso, meno vago. Qualcosa di più della Chiesa come ospedale da campo.