La "crociata" contro la Messa di Sempre e i suoi influssi sul futuro, eventuale, Conclave: "Le lamentele che arrivavano in Vaticano erano sempre le stesse: «Pare di stare ai tempi del maccartismo»".
QUI il cardinale Roche, Prefetto Culto Divino, forse in "campagna elettorale" pre-conclave, acerrimo avversario della Messa Tradizionale, che lancia segnali di fumo di (finta?) pace nei confronti dei tradì: "Card. Roche, intervistato, parla della Messa tradizionale, coi soliti luoghi comuni (e pregiudizi errati) sul Rito antico".
Luigi C.
Franca Giansoldati, Il Messaggero, 11-3-25
Papa Francesco, la malattia rafforza i conservatori con il “partito del latino"
In questi ultimi quattro anni dentro la Chiesa di Papa Francesco, a qualsiasi latitudine, si è consumata una vera crociata contro la messa in latino.
Si è trattato di un drastico giro di vite introdotto dal pontefice in tutte le diocesi del mondo mediante il Motu Proprio Traditionis Custodes, un testo assai contrastato e con una lunga genesi strutturale alle spalle, licenziato sotto la spinta di alcuni dei suoi più stretti collaboratori, tra cui il cardinale inglese Arthur Roche, prefetto del Dicastero del Culto Divino. Con l'entrata in vigore di queste norme, piene di cavilli e condizioni, chi vuole celebrare con il Missale Romanum del 1962 deve prima inoltrare formale richiesta al vescovo diocesano, il quale a sua volta deve prima consultarsi con il Vaticano per il nulla osta.
La questione ha finito per aprire un supplementare fronte di crisi seminando ulteriore zizzania tra vescovi e cardinali, lasciando ferite profonde nel corpo ecclesiale, soprattutto in diversi paesi: Francia, Stati Uniti, Germania e pure in Italia.
In questo momento storico segnato dalla malattia del Papa al Gemelli – fortunatamente in via di guarigione e da ieri non più in pericolo di vita – il tema ha finito per assumere un peso importante e diventare una delle questioni sul tappeto in questa atmosfera da pre-conclave legate all'unità della Chiesa.
Ma come e quanto l'attuale interdizione potrebbe pesare in futuro, considerando che le “primarie” sono già abbondantemente partite tra i cardinali? L'ipotesi di una eventuale futura abolizione del Motu Proprio potrebbe coagulare consensi in un collegio cardinalizio tanto sparigliato e composito? Le domande non sono affatto secondarie e forse non è nemmeno un caso se il cardinale Roche – ispiratore del divieto della discordia - alcuni giorni fa in una intervista è sembrato mettere le mani avanti: «Sento spesso dire che sono contro la messa in latino. Beh, se solo sapessero che la maggior parte dei giorni celebro la messa in latino perché è la lingua comune per tutti noi qui. È la Messa in latino del Novus Ordo. Sono stato formato come chierichetto fino all'età di 20 anni, servendo la forma tridentina». L'affermazione del cardinale è stata subito letta come l'avvio di una specie di campagna elettorale.
Francesco in questi anni ha spiegato la messa in latino è diventata un'ideologia perniciosa. «Il pericolo oggi è l'indietrismo, la reazione contro il moderno. È una malattia nostalgica. Questo è il motivo per cui ho deciso che ora è obbligatorio ottenere la concessione di celebrare secondo il Messale romano del 1962 per tutti i nuovi preti appena consacrati».
I DURI E I DIALOGANTI
In Francia e negli Stati Uniti i paletti vaticani sono stati spesso usati nelle diocesi come una clava e hanno visto in prima fila i cardinali ultra bergogliani a difenderli. Cupich, Tobin, Gregory. Un vescovo – a Springfield – pur di aggirare le norme è arrivato a levare lo status parrocchiale alle chiese della sua diocesi. Non essendo più configurate come chiese parrocchiali non avrebbe più avuto bisogno del permesso vaticano.
In Italia ci sono stati cardinali come Zuppi che a Bologna hanno avuto un approccio dialogante con i super conservatori della messa in latino, ma altri vescovi, invece, per esempio a Cremona o a Pinerolo, che hanno portato avanti una vera guerra.
In curia il partito dei contrari alla messa in latino riunisce pezzi da Novanta: Parolin, Gambetti, Ouellet, Versaldi. Anche la Francia è stata teatro di dure battaglie costate care a qualche vescovo di stampo conservatore. Le lamentele che arrivavano in Vaticano erano sempre le stesse: «Pare di stare ai tempi del maccartismo».
È vero che i vescovi sono successori degli apostoli, ma tra gli apostoli c'era anche Giuda.
RispondiEliminaE i successori di Giuda sono parecchi