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mercoledì 12 febbraio 2025

Luis Badilla. L'abusatore omosessuale Zanchetta, pupillo di Francesco, definitivamente condannato per abusi

Grazie a Luis Badilla per aver ripercorso la storia del pupillo di Francesco e abusatore omosessuale Mons. Gustavo Zanchetta e la sua condanna (QUI MiL).
Girano voci insistenti che, per presunte "ragioni mediche", Zanchetta non sia in carcere ma, addirittura, a Roma.
QUI i molti post di MiL sul turpe vescovo.
Luigi C.

Il vescovo Gustavo Zanchetta, protegé del Pontefice, condannato definitivamente a 4 anni e mezzo per abusi sessuali su seminaristi. Ecco “l'altra giustizia” di Papa Francesco.

          Torna alla ribalta lo scandalo del vescovo argentino Gustavo Zanchetta, prelato protetto e amico di Papa Francesco. Il vescovo (nato nel 1964) è stato nominato vescovo di Orán (nord dell’Argentina) il 23 luglio 2013 quando già su di lui, in particolare sui suoi comportamenti sessuali, circolavano non pochi voci. Ora, dopo un percorso giudiziario tormentato, la Corte d’appello di Salta ha confermato martedì scorso la condanna a quattro anni e sei mesi di carcere nei confronti di monsignor Gustavo Zanchetta, che dalla sentenza in primo grado a scontata la pena in galera e agli arresti domiciliari (Casa per sacerdote e Monastero) con alcuni permessi speciali per curarsi anche a Roma.

Quanto accaduto con questo vescovo dal 2013 in poi è, per così dire, un’illustrazione esemplare, di un’altra giustizia praticata da Papa Francesco che, paradossalmente, in questa materia è molto arbitrario e sorprendente. Nella vicenda ci sono almeno due passaggi singolari poiché fanno parte di un metodo di Papa Francesco, applicato in altri casi nel medesimo modo: inviare ecclesiastici amici a curare la loro omosessualità in Spagna e creare in Vaticano incarichi inediti per fornire uno stipendio, una abitazione e un passaporto alla persona che vuole proteggere. Di fatto, Zanchetta durante le indagini preliminari è rimasto sempre in Vaticano.

Cronologia

La carriera

Zanchetta è stato nominato vescovo da Papa Francesco 4 mesi dopo l’inizio del suo pontificato causando tra vescovi argentini sconcerto. Alla ordinazione episcopale erano presenti 5 vescovi: Andrés Stanovnik,  Carlos José Tissera,  Marcelo Daniel Colombo, Oscar Vicente Ojea Quintana e  Enrique Eguía Seguí.

Il 29 luglio 2016, a sorpresa, Zanchetta si allontanò dalla diocesi. Giorni dopo, in una lettera pubblica, spiegava il gesto dicendo che era per "motivi di salute". A settembre, Zanchetta tornò a farsi vedere nella cerimonia di apertura dell'anno scolastico dell'Università ecclesiastica di San Damaso.

Poi, un'altra grande sorpresa: il 19 dicembre 2017, Papa Bergoglio lo vuole come suo collaboratore in Vaticano. In quel momento si scopre che Zanchetta lavorerà presso l’APSA, Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede, in un incarico creato appositamente per lui, dove resterà fino a settembre 2021. Ma cosa c’era dietro tutto questo percorso così insolito? Accuse formali di abusi sessuali e altri comportamenti da accanito molestatore sessuali su alcuni seminaristi.

Il processo

Il processo diventò subito un percorso ingarbugliato, una vera corsa ad ostacoli anche se le accuse erano pesanti: violenza sessuale su seminaristi maggiorenni, dieci casi di abusi di potere e cattiva gestione finanziaria. Dopo l’APSA, il Papa invia Zanchetta in Spagna per una cura psichiatrica (per curare la sua omosessualità). L'Ufficio sulla violenza di genere e sui crimini contro l’integrità sessuale di Orán, il 21 novembre 2019, chiede un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti nell'eventualità che non si fosse presentanto all'udienza fissata per il 27 novembre 2019 a Salta. Dopo oltre due anni,  il 4 marzo 2022, Zanchetta viene condannato dal Tribunale di Orán a quattro anni e mezzo di carcere per violenza sessuale su due ex seminaristi.

Zanchetta è ancora vescovo (seppure pregiudicato)

Nonostante la condanna penale definitiva, mons. Gustavo Zanchetta rimane un vescovo. Non ha affrontato sanzioni disciplinari di nessun tipo, almeno secondo quanto riferito dalla stampa argentina e internazionale. Attorno al presule c’è una cortina di fumo e la questione ormai è tema tabù. Ovviamente, perché come nel caso Rupnik, la vicenda Zanchetta conduce alla persona di Papa Francesco.

Quando il Vaticano nel lontano 2019 prese atto del fatto che Zanchetta era accusato di reati sessuali gravissimi, sotto indagine dalla giustizia argentina, la Santa Sede fece sapere che era in corso un’indagine canonica per esaminare le accuse. Sino ad oggi, febbraio 2025, il risultato di queste indagini sono sconosciute del tutto, forse perché sotto segreto pontificio.

Tempo fa i giudici argentini, dopo che la difesa di Zanchetta aveva citato documenti vaticani, chiesero questo materiale, ma nonostante le prese di posizione del Papa sulla trasparenza i cosiddetti "file Zanchetta" non sono mai arrivati.