Il vescovo Gustavo Zanchetta, protegé del Pontefice, condannato
definitivamente a 4 anni e mezzo per abusi sessuali su seminaristi. Ecco
“l'altra giustizia” di Papa Francesco.
Torna alla ribalta lo scandalo del vescovo argentino Gustavo Zanchetta,
prelato protetto e amico di Papa Francesco. Il vescovo (nato nel 1964) è stato
nominato vescovo di Orán (nord dell’Argentina) il 23 luglio 2013 quando già su
di lui, in particolare sui suoi comportamenti sessuali, circolavano non pochi
voci. Ora, dopo un percorso giudiziario tormentato, la Corte d’appello di Salta
ha confermato martedì scorso la condanna a quattro anni e sei mesi di carcere
nei confronti di monsignor Gustavo Zanchetta, che dalla sentenza in primo grado
a scontata la pena in galera e agli arresti domiciliari (Casa per sacerdote e
Monastero) con alcuni permessi speciali per curarsi anche a Roma.
Quanto accaduto con questo vescovo dal 2013 in poi è, per così dire,
un’illustrazione esemplare, di un’altra giustizia praticata da Papa Francesco
che, paradossalmente, in questa materia è molto arbitrario e sorprendente.
Nella vicenda ci sono almeno due passaggi singolari poiché fanno parte di un
metodo di Papa Francesco, applicato in altri casi nel medesimo modo: inviare
ecclesiastici amici a curare la loro omosessualità in Spagna e creare in
Vaticano incarichi inediti per fornire uno stipendio, una abitazione e un
passaporto alla persona che vuole proteggere. Di fatto, Zanchetta durante le
indagini preliminari è rimasto sempre in Vaticano.
Cronologia
La carriera
▩ Zanchetta è stato nominato vescovo
da Papa Francesco 4 mesi dopo l’inizio del suo pontificato causando tra vescovi
argentini sconcerto. Alla ordinazione episcopale erano presenti 5 vescovi:
Andrés Stanovnik, Carlos José
Tissera, Marcelo Daniel Colombo, Oscar
Vicente Ojea Quintana e Enrique Eguía
Seguí.
▩ Il 29 luglio 2016, a sorpresa, Zanchetta si allontanò
dalla diocesi. Giorni dopo, in una lettera pubblica, spiegava il gesto dicendo
che era per "motivi di salute". A settembre, Zanchetta tornò a farsi
vedere nella cerimonia di apertura dell'anno scolastico dell'Università
ecclesiastica di San Damaso.
▩ Poi, un'altra grande sorpresa: il 19 dicembre 2017,
Papa Bergoglio lo vuole come suo collaboratore in Vaticano. In quel momento si
scopre che Zanchetta lavorerà presso l’APSA, Amministrazione del Patrimonio
della Santa Sede, in un incarico creato appositamente per lui, dove resterà
fino a settembre 2021. Ma cosa c’era dietro tutto questo percorso così
insolito? Accuse formali di abusi sessuali e altri comportamenti da accanito
molestatore sessuali su alcuni seminaristi.
Il processo
▩ Il processo diventò subito un percorso ingarbugliato,
una vera corsa ad ostacoli anche se le accuse erano pesanti: violenza sessuale
su seminaristi maggiorenni, dieci casi di abusi di potere e cattiva gestione
finanziaria. Dopo l’APSA, il Papa invia Zanchetta in Spagna per una cura
psichiatrica (per curare la sua omosessualità). L'Ufficio sulla violenza di
genere e sui crimini contro l’integrità sessuale di Orán, il 21 novembre 2019,
chiede un mandato di cattura internazionale nei suoi confronti nell'eventualità
che non si fosse presentanto all'udienza fissata per il 27 novembre 2019 a
Salta. Dopo oltre due anni, il 4 marzo
2022, Zanchetta viene condannato dal Tribunale di Orán a quattro anni e mezzo
di carcere per violenza sessuale su due ex seminaristi.
Zanchetta è ancora vescovo (seppure
pregiudicato)
▩ Nonostante la condanna penale definitiva, mons.
Gustavo Zanchetta rimane un vescovo. Non ha affrontato sanzioni disciplinari di
nessun tipo, almeno secondo quanto riferito dalla stampa argentina e
internazionale. Attorno al presule c’è una cortina di fumo e la questione ormai
è tema tabù. Ovviamente, perché come nel caso Rupnik, la vicenda Zanchetta
conduce alla persona di Papa Francesco.
Quando il Vaticano nel lontano 2019 prese atto del fatto che Zanchetta era
accusato di reati sessuali gravissimi, sotto indagine dalla giustizia
argentina, la Santa Sede fece sapere che era in corso un’indagine canonica per
esaminare le accuse. Sino ad oggi, febbraio 2025, il risultato di queste
indagini sono sconosciute del tutto, forse perché sotto segreto pontificio.
Tempo fa i giudici argentini, dopo che la difesa di Zanchetta aveva citato
documenti vaticani, chiesero questo materiale, ma nonostante le prese di
posizione del Papa sulla trasparenza i cosiddetti "file Zanchetta"
non sono mai arrivati.