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giovedì 2 gennaio 2025

Magister. "Francesco ha demolito il collegio dei cardinali, ma c’è un nuovo sito web che vuole porvi rimedio"

Grazie a Sandro Magister per questa notizia, già riportata da MiL QUI.
Monday Vatican – Andrea Gagliarducci: "Papa Francesco e le sfide del Giubileo: abbiamo un pontificato che sta vivendo la sua transizione finale. “…All'undicesimo anno di pontificato e al secondo dalla morte del Papa emerito Benedetto XVI, Francesco sta giocando a carte scoperte e senza esitazioni. All'inizio del suo pontificato, Papa Francesco si è limitato a cambiare gli equilibri di potere, come è consuetudine, ma ha cercato di non dare l'impressione di una vera e propria rivoluzione.(…) Papa Francesco ha attuato un paradigma diverso negli ultimi due anni. Con l'arrivo del cardinale Victor Manuel Fernandez come prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, Papa Francesco ha di fatto istituzionalizzato concretamente e governato efficacemente il suo stile, il suo modus operandi e le sue idee. Dalla nomina di Fernandez, una successione di decisioni governative o para-governative ha mostrato un nuovo volto del pontificato.(...) Papa Francesco non ha bisogno di una Curia parallela a questo punto, né di strutture che possano portare avanti le sue idee attraverso il tipo di discussione più o meno pubblica che ha dato, almeno per un po', una parvenza di collegialità (se non di “democrazia”) alle indicazioni del Papa stesso.(…) Anche il Sinodo dei Vescovi, che non è più composto solo da vescovi, è diventato una mera assemblea a cui il Papa concede l'onore di accettare il documento finale e allo stesso tempo il dispiacere di non permettergli di decidere nulla.(…) Papa Francesco entra nell'anno giubilare, quindi, con tutto il peso delle sue responsabilità per ogni scelta. C'è un nuovo Vaticano, con nuovi riti e protocolli nati nell'estemporaneità del pontificato e nella “riforma in movimento”. Tutto è ancora da decifrare, e il quadro d’insieme delle informazioni è comprensibile solo al Papa. Così, entriamo nell'Anno Santo con un governo della Chiesa che non è mai stato così diviso.(…) c'è la consapevolezza che c'era un assoluto bisogno di riforme, così come c'era bisogno di una scossa in un ambiente ormai saturo di logiche antiche. Dall'altro lato, però, c'è il rischio profondo di una crisi di identità unita a una crisi di rigetto.(…) Arcivescovi sono stati mandati a casa e costretti a lasciare i loro appartamenti in meno di venti giorni, i cardinali non ricevono più il loro vitalizio senza motivo e i maggiordomi sono stati improvvisamente trasferiti.(…) Papa Francesco sarà in grado di dare alla Chiesa la speranza di un Vaticano finalmente non diviso? È più facile a dirsi che a farsi, anche perché il Vaticano è un villaggio e perché lo stesso Papa Francesco divide le persone in due categorie: quelle che sono con lui e quelle che sono contro di lui…”".
Luigi C.


23-12-24
Papa Francesco ha lasciato intatta la norma che assegna ai cardinali il compito di eleggere il futuro papa. Ma ha danneggiato non poco la capacità dei cardinali di agire come “collegio”.
Il futuro papa sarà quasi sicuramente uno di loro. E per sceglierlo gli elettori necessitano di conoscersi bene, di avere regolari momenti di incontro e confronto, di operare, appunto, in forma collegiale.
Ma è proprio questo che Francesco ha troncato nella fase iniziale del suo pontificato, evidentemente contrariato dall’esito del primo e ultimo vero “concistoro” da lui riunito, quando nel febbraio del 2014 chiamò a consulto i cardinali sui temi dell’imminente sinodo sulla famiglia.
In quel concistoro, tenuto per due giorni a porte chiuse, il papa affidò la relazione introduttiva al cardinale Walter Kasper, teologo di valore, già battagliero sostenitore nei primi anni Novanta di un superamento del divieto della comunione ai divorziati risposati, ma sconfitto, all’epoca, da Giovanni Paolo II e da Joseph Ratzinger.
Nel concistoro Kasper rilanciò in pieno quelle sue tesi e dirà in seguito di averlo fatto in accordo col papa.
Inoltre, Kasper ebbe da Francesco il privilegio di rompere il segreto sulle cose da lui dette nel concistoro, a differenza di tutti gli altri cardinali. Quando il successivo 1 marzo la sua relazione uscì a sorpresa sul quotidiano italiano “Il Foglio”, la stessa relazione era infatti già in corso di stampa presso l’editrice Queriniana. L’eco della pubblicazione fu immensa.
Ma nel concistoro che cosa era accaduto? Fin dal primo giorno la relazione di Kasper fu contestata da un numero molto alto di cardinali, e dei più autorevoli, con la visibile irritazione di Francesco, che l’indomani, alla riapertura dei lavori, cercò di far ripartire da capo la discussione dicendo di “aver riletto prima di dormire” la relazione di Kasper e di averla trovata più che mai “profonda” e “serena”, al punto da fargli esclamare commosso che “questo si chiama fare teologia in ginocchio”.
Il guaio fu che il primo cardinale che quel mattino prese la parola, iscritto a parlare dalla sera precedente, di nuovo contestò la relazione di Kasper. E dopo di lui parecchi altri ancora.

All’inizio della primavera, per bilanciare l’impatto pubblico delle tesi di Kasper, la congregazione per la dottrina della fede, all’epoca presieduta dal cardinale Gerhard L. Müller e con segretario Luis Francisco Ladaria Ferrer, programmò la pubblicazione su “L’Osservatore Romano” di un intervento di segno opposto di un cardinale di primissimo piano. Ma contro la pubblicazione di questo testo scattò il veto del papa.

Nei mesi successivi furono però una buona dozzina i cardinali di spicco che in varia forma intervennero pubblicamente in difesa della dottrina e della prassi di sempre, contro la comunione ai divorziati risposati. Tra loro i tedeschi Müller e Walter Brandmüller, gli italiani Carlo Caffarra, Angelo Scola e Camillo Ruini, i canadesi Marc Ouellet e Thomas Collins, lo statunitense Raymond L. Burke, l’australiano George Pell.

Alcuni di questi, più altri di grande rilievo e non solo del campo conservatore, furono tra i firmatari, nell’ottobre del 2015, della lettera al papa “dei tredici cardinali” che contestò l’impostazione data alla seconda sessione del sinodo sulla famiglia, facendo infuriare ancor più Francesco.

E tre di loro, con in più l’autorevole arcivescovo di Colonia Joachim Meisner, consegnarono a sinodo concluso i loro “dubia” su quanto voluto e deciso dal papa, rendendo clamorosamente pubblica la loro protesta dopo che l’unica risposta ricevuta era stata il silenzio.

Dopo quello combattutissimo del 2014 Francesco non convocò più alcun concistoro degno di questo nome, a parte quelli puramente cerimoniali in occasione delle nomine di nuovi porporati.

Ma almeno, fino al 2016, il collegio cardinalizio ha mostrato segni di vitalità, con protagonisti di alto livello, di vario orientamento e ben noti anche al di fuori della ristretta cerchia degli specialisti.

Poi però l’avanzare dell’età ha messo man mano fuori gioco molti di questi, che già erano vicini a quella soglia degli 80 anni che esclude chi la supera dal conclave. E i nuovi nominati da Francesco sono stati da lì in avanti, in gran parte, degli sconosciuti non solo al grande pubblico ma ai loro stessi confratelli nel cardinalato.

La giustificazione corrente è che Francesco voglia promuovere a cardinali esponenti delle “periferie” della Chiesa, titolari di piccole diocesi con pochi fedeli invece che di sedi importanti e storicamente illustri.

Ma impedendo a loro di incontrarsi e confrontarsi come collegio, il papa ha reso ardua anche la conoscenza reciproca.

Quello della conoscenza reciproca è una necessità avvertita più volte anche in passato. Il cardinale Brandmüller, presidente dal 1998 al 2009 del pontificio comitato di scienze storiche, ha documentato che dal XVIII secolo in poi si sono spesso compilati accurati profili biografici di ciascun cardinale, da far circolare tra gli elettori alla vigilia dei conclavi.

E tale necessità è tuttora pienamente attuale. Dei 140 cardinali elettori oggi titolati a partecipare a un conclave, più di 120 sono stati nominati da papa Francesco con i criteri sopra accennati. E certo non bastano, per capire il reale profilo di ciascuno, le stringate biografie allineate nel sito web della Santa Sede.

Anche a Jorge Mario Bergoglio, nel conclave del 2013, capitò d’essere votato da chi di lui aveva un’immagine molto diversa da quella reale, poi rivelatasi nel corso del pontificato. Basti rileggere che cosa si pensava di Bergoglio nel 2002, quando per la prima volta se ne parlò come candidato a papa.

*

Ebbene, per colmare questo vuoto di conoscenza è nato pochi giorni fa un nuovo sito web in lingua inglese (ma la testata è in latino: “Cardinalium Collegii Recensio”) con i profili approfonditi e ben documentati di ciascun cardinale:


L’hanno ideato e lo dirigono gli sperimentati vaticanisti Diane Montagna, statunitense, ed Edward Pentin, inglese, già autore nel 2020 del libro “The Next Pope” con le biografie di diciannove candidati al papato. A promuovere l’iniziativa sono il Sophia Institute Press e la rivista plurilingue “Cardinalis”, nata con l’analogo intento di fornire ai componenti del collegio cardinalizio un’informazione di qualità sulla vita della Chiesa.

Il nuovo sito web non solo fornisce i dati biografici di ciascun cardinale, ma anche tratteggia con accuratezza come ha fin qui attuato i suoi compiti di vescovo: quelli di santificare, governare, insegnare. E in più informa su come ciascun cardinale si pone sulle questioni oggi più controverse: dalla benedizione delle coppie omosessuali alle donne diacono, dalla comunione ai divorziati risposati all’accordo tra la Santa Sede e la Cina.

Per molte decine di cardinali, a cominciare dai cosiddetti “papabili”, i profili sono già al completo, mentre per gli altri sono in rete gli elementi essenziali, con il tutto in costante aggiornamento. Completano il “Report” informazioni sulla storia del cardinalato e sul funzionamento di un conclave.

Montagna e Pentin promettono d’essere imparziali e di presentare ciascun cardinale “con carità e verità”. E chi da anni ne conosce a apprezza la professionalità non ne può dubitare.

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