Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1142 bis pubblicata da Paix Liturgique il 26 dicembre, in cui si riporta un estratto dall’intervista di Rémi Fontaine a dom Gérard Calvet O.S.B., primo Abate di Sainte-Madeleine di Barroux dal 1989 al 2003, pubblicata il 22 dicembre 1984 sul quotidiano Présent.
A distanza di quarant’anni queste parole risuonano di sorprendente attualità, per vivere il periodo natalizio nella pienezza dello spirito del Cristianesimo.
L.V.
Un saggio promemoria di Rémi Fontaine
Appena quarant’anni fa, quando l’Abbaye Sainte-Madeleine du Barroux era in costruzione, intervistai dom Gérard Calvet O.S.B., il suo padre abate, poco prima di Natale (quotidiano Présent, 22 dicembre 1984). In questi nuovi tempi di guerre esterne e interne, di gravi discordie nella città e nella stessa Chiesa, le sue parole risuonano ancora con sorprendente attualità, con la stessa speranza (contra spem!). Ci ricordano che la Tradizione (come il Cristianesimo) non è una rivoluzione contraria, così come la verità non è il contrario dell’errore, a rischio di diventare un errore contrario. Lo spirito del Cristianesimo (come lo spirito della Tradizione), libero da sterili dialettiche e pregiudizi ideologici, ma non privo di combattività e tenacia, rimane sempre uno spirito di bene comune e di conformità alla realtà, illuminato da una luce superiore immersa nella carità. È proprio questo che ci portano l’anima delle cattedrali e il mistero della notte di Natale.
Remi Fontaine - Come chiama lo spirito del Cristianesimo?
Dom Gérard Calvet - Una certa forma di carità. Anche nelle battaglie temporali, dobbiamo evitare di metterci nei guai; dobbiamo mantenere una certa nobiltà, un’ospitalità di mente e di cuore: dobbiamo vedere l’avversario di oggi come l’alleato di domani. Andare in soccorso dei valori, per quanto imperfetti, per raddrizzarli, per infondere loro una spiritualità che non è priva di un pizzico di spirito missionario. Proteggere i semi della ricostruzione e della rinascita: la famiglia, la scuola, i movimenti giovanili e, naturalmente, le nostre tradizioni religiose.
Infine, il senso della comunità. A differenza del falso ecumenismo (unità senza verità), lo spirito del Cristianesimo riunisce la comunità umana con le sue prove e le sue tribolazioni, i suoi fallimenti e i suoi successi, i suoi valori di cultura e di civiltà, e li spinge verso il cielo sotto la Regalità di Nostro Signore Gesù Cristo, che tiene insieme il tutto come una chiave di volta.
Remi Fontaine - Ma, Padre, lei riconosce che non tutte le pietre sono adatte alla costruzione della Cattedrale?
Dom Gérard Calvet - Senza dubbio; ma le pietre le cui dimensioni non sono adatte per entrare nell’edificio possono forse essere utilizzate per lastricare il sentiero che vi conduce. È una questione di prudenza, pazienza e discernimento. E anche di gentilezza. La continua diffidenza non è più politica dell’ingenuità.
Se Santa Jeanne d’Arc avesse aspettato di andare in guerra finché gli uomini che combattevano ai suoi ordini non fossero stati totalmente puri, non ci sarebbe mai andata. Ma – e questo è il miracolo della santità – pianse per i peccati degli uomini d’arme e purificò l’atmosfera intorno a lei.
Concludo citando un versetto di un salmo che abbiamo cantato la settimana scorsa: «Dominus dabit benignitatem et terra nostra dabit fructum suum». Il Signore darà bontà in questa notte di Natale che stiamo preparando. E la nostra terra porterà frutto. Dio ci conceda che questo frutto sia gustoso come quello che un tempo la nostra terra francese produceva grazie a secoli di Cristianesimo.
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