Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1115 pubblicata da Paix Liturgique il 9 ottobre, in cui si prende una chiara posizione a difesa della Fraternità sacerdotale di San Pietro, che è stata oggetto di un violento ed ingiusto attacco giornalistico proprio durante la delicata visita apostolica da parte del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica (QUI e QUI su MiL).
E così come l’attacco giornalistico – con punte di autentica risibilità – si estende al mondo tradizionale, anche la lettera coglie l’occasione per sostenere le posizioni delle comunità ex-Ecclesia Dei e dei loro fedeli.
L.V.
Il teologo e filosofo Grégory Solari nostalgico o instabile?
In un articolo pubblicato sul quotidiano La Croix il 3 ottobre 2024, il teologo e filosofo Grégory Solari pugnala alle spalle la Fraternità sacerdotale di San Pietro, che ha appena saputo di essere sottoposta a una visita apostolica (Visite apostolique de la Fraternité Saint-Pierre: «Le traditionalisme veut échapper au vis-à-vis de l’Église»).
Grérory Solari, 59 anni, ginevrino e parigino, formatosi come filosofo e, per suo merito, convertitosi grazie alla Santa Messa tradizionale, si è naturalmente ritrovato negli ambiti del Cattolicesimo tradizionale. È diventato direttore della casa editrice Ad Solem, fondata da Claude Martingay, che nel 2016 è stata assorbita dal gruppo Éditions Artège. Il suo tradizionalismo si ritrova nel sostegno ai sedici sacerdoti della Fraternità sacerdotale di San Pietro che, il 29 giugno 1999, hanno presentato un ricorso alla Pontificia Commissione «Ecclesia Dei» contro l’«irrigidimento» della loro comunità, che rifiutava qualsiasi celebrazione del Novus Ordo Missae, in particolare sotto forma di concelebrazione. Ma Grérory Solari è andato ben oltre questi sacerdoti e ha preso rapidamente le distanze dal mondo tradizionale, che ora tratta con grande condiscendenza e amarezza.
Come docente all’Institut Catholique di Parigi e conduttore di un programma su Radio Notre-Dame, ha finito per dichiararsi sempre più chiaramente nemico di ciò che rappresenta il movimento tradizionale, in particolare sostenendo con forza la lettera apostolica in forma di «motu proprio» Traditionis custodes sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 (si veda la sua intervista sul portale Cath.ch del 18 giugno 2021: Grégory Solari: «Le rite tridentin est devenu une impasse»).
Il suo ragionamento in questo articolo del quotidiano La Croix, in cui attacca la Fraternità sacerdotale di San Pietro e con essa tutte le comunità tradizionali, con l’acre risentimento che ormai caratterizza le sue posizioni su questo tema, trascura la questione dottrinale fondamentale. Più precisamente, trasforma il rifiuto della nuova liturgia e di ciò che rappresenta in un rifiuto della «vita», un rifiuto dello «sviluppo», con un cenno al Pèlerinage de Pentecôte (da Parigi a Chartres) e il riferimento all’ideale di Cristianità:
La singolarità della crisi tradizionalista consiste nel contrapporre un momento della storia della Chiesa allo sviluppo della vita della Chiesa. Dietro il «passatismo» che papa Francesco denuncia, c’è più di una nostalgia per la figura che la comunità si è data in un momento particolare della sua storia. C’è la paura della vita – quello che San John Henry Newman chiamava il «fenomeno dello sviluppo», che attesta il fatto che la Chiesa è viva. Da qui la ricerca di un rifugio attraverso la (ri)appropriazione delle tracce lasciate dalle generazioni passate: monumenti (Chartres) o ideali (il Cristianesimo).
Perché, come tutti i radicali, Grégory Solari non sopporta di prendere le distanze dalla modernità:
È lì, nell’ambiguità del suo rapporto [quello del mondo tradizionale] con la vita vissuta dalla comunità ecclesiale, che sta la molla del tradizionalismo. Per esistere, deve creare una distanza. Perché la sua essenza consiste in una funzione di allontanamento: dalla Chiesa, dal mondo.
Il mondo tradizionale, che egli riduce a nient’altro che all’eresia:
Detto altrimenti, e senza dubbio in modo un po’ brusco, l’atteggiamento retrogrado di papa Francesco, con l’ambiguità che genera, è simile a una forma di eresia. Non più dogmatica, ma etologica.
È una descrizione davvero affascinante: i tradizionalisti sono eretici «etologici», eretici per il loro comportamento, ricordando che l’etologia è la scienza del comportamento… degli animali.
Ma non basta. In cauda venenum, ovvero il massimo del veleno per la fine:
Sarebbe bene che la loro lezione [quella dei sacerdoti della Fraternità sacerdotale di San Pietro che hanno fatto ricorso alla Pontificia Commissione «Ecclesia Dei», che ha ribaltato l’elezione di don Josef Meinrad Bisig FSSP a Superiore Generale] non fosse dimenticata da Roma che si accinge a un nuovo esame critico del rito tridentino e dei suoi effetti sulla vita di comunione che la liturgia deve attestare oltre che generare. L’ambiguità è infatti sistemica. Per risolverla, occorre abolire il meccanismo canonico dietro il quale si rifugia il tradizionalismo per poter celebrare la Santa Messa senza controparte.
Apprendiamo di sfuggita che, secondo Grégory Solari, la visita apostolica della Fraternità sacerdotale di San Pietro, tanto auspicata da alcuni Vescovi francesi, permetterà «un nuovo esame critico del rito tridentino e dei suoi effetti sulla vita di comunione». E infine, per risolvere la crisi della tradizione, che riflette una «ambiguità sistemica», è necessario rimuovere la sua ragion d’essere, cioè l’attaccamento alla liturgia tradizionale. Per fare questo, continua il nostro buon apostolo, bisogna abolire il sistema canonico dietro il quale si rifugia il mondo tradizionale. Concretamente, per quanto riguarda le comunità ex-Ecclesia Dei, dobbiamo introdurre di tanto in tanto «diversità», concelebrazioni, Novus Ordo Missae negli apostolati e nei seminari.
Grégory Solari si spinge caratteristicamente a trasformare l’adagio lex orandi, lex credendi: vuole che il legame tra l’integrità del credo e l’integrità della liturgia sia sottoposto al criterio della lex vivendi. Anche se la «vita» si muove nella direzione sbagliata confondendo i dogmi e la loro traduzione liturgica, è la «vita» che ha ragione, ad esempio contro il dogma eucaristico-sacrificale e contro la sua espressione nella Messa. Soprattutto, non dobbiamo essere «fuori passo» rispetto allo sviluppo della «vita» della Chiesa. Per Grégory Solari, non è più l’intelligenza della fede, attraverso quella dei riti, a istruire la comunità, ma è «la vita della comunità che deve alimentare dall’interno l’intelligenza dei riti». Questo sa di evoluzionismo modernista. Siamo gentili: sa di evoluzionismo etologico.
Che importa se la «vita» in questione si rivela essere la fine della missione della Chiesa, la desertificazione dei luoghi di culto, la graduale scomparsa dei candidati al sacerdozio? Lex vivendi? Suvvia, lex moriendi.
Una legge di morte che non vogliamo. E testimoniamo questo rifiuto chiedendo instancabilmente che le celebrazioni che ci sono state tolte ci vengano restituite a Parigi, recitando il Santo Rosario davanti all’Arcivescovado, al numero 10 di rue du Cloître-Notre-Dame, dal lunedì al venerdì, dalle ore 13:00 alle ore 13:30.
Papa Francesco odia l'ambiguità così come odia i carrieristi
RispondiEliminaZanchetta, Rupnik e tanti altri. Non le dicono nulle questi nomi?
EliminaIl problema del Papa è che come tutti gli esseri umani non è infallibile nel distinguere chi è ambiguo e chi no e chi è carrierista e chi no. Anzi, diciamo che tra le sue doti, non è questa quella che il Signore gli ha donato con più larghezza....
EliminaMa riconciliazione tra chi è chi?
RispondiEliminaQuanta cattiveria in queste parole. Ma perché nella Chiesa tutto è accettato, peccato compreso, e solo le nostre radici devono essere soppresse? La Chiesa è in forte crisi, grazie alle scelte sbagliate che ha fatto da 60 anni a questa parte e invece di ravvedersi continua sulla stessa strada sbagliata. Un serio esame di coscienza no? E invece si continua a perseguitare chi ha riscoperto il tesoro della Messa tradizionale. Come se il problema fossero i "tradizionalisti" ed eliminati quelli tutto sarebbe a posto nella Chiesa. Illusi! Ma un pizzico di carità cristiana no?
RispondiEliminaPapa Francesco odia l'ambiguità?
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