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giovedì 3 ottobre 2024

Seconda parte della nostra indagine sull’Episcopato di mons. Pascal Jean Marcel Wintzer. Poitiers, l’Arcidiocesi dove sacerdoti e vocazioni vanno in esilio…

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1110 pubblicata da Paix Liturgique il 2 ottobre, in cui si continua l’analisi della figura di mons. Pascal Jean Marcel Wintzer, sessantaquattrenne Arcivescovo metropolita di Poitiers, il 6 agosto nominato Vescovo della ben più piccola Arcidiocesi di Sens-Auxerre (QUI su MiL la prima parte).
In particolare l’articolo si sofferma sulla deleteria gestione delle vocazioni nell’Arcidiocesi, con la conseguente fuga degli aspiranti sacerdoti, e sui numerosi attacchi al sacerdozio da parte dello stresso Arcivescovo.

L.V.



Nella sua amara lettera del 6 agosto ai suoi ormai ex fedeli, mons. Pascal Jean Marcel Wintzer, Arcivescovo metropolita di Poitiers, sottolinea [QUI: N.d.T.]

un dolore, che ha il peso di un fallimento personale, per le poche vocazioni che sono nate e si sono impegnate nella nostra Chiesa diocesana.

L’attualità – e la Provvidenza – si sono incaricate di evidenziare la discrepanza tra le parole del futuro ex Arcivescovo metropolita di Poitiers e la realtà.

Don Alexandre Blaudeau, originario del villaggio di Blanzay nel Poitou, è morto di infarto il 16 settembre. Era di stanza nella Diocesi di Bayonne, dove il vescovo mons. Marc Marie Max Aillet ha presieduto i suoi funerali nella Église Saint-Vincent di Nay. Nel comunicato stampa del 16 settembre, mons. Aillet ha ricordato che nella sua Diocesi c’erano altri due sacerdoti della stessa Parrocchia [QUI: N.d.T.]:

Preghiamo in particolare per i suoi genitori, la sua famiglia, i suoi fratelli sacerdoti, in particolare don Paul de Lapasse, don Maxime de Mentque e don Vianney Arnauld, con i quali era impegnato nel ministero, don Alexandre Méré e don Louis le Grelle, della stessa parrocchia di Blanzay (Arcidiocesi di Poitiers) e don Joseph NGuyen, suo fratello d’ordinazione.

È un triste promemoria del fatto che, sebbene l’Arcidiocesi di Poitiers non abbia attualmente seminaristi, le sue vocazioni sono ovunque, tranne che a Poitiers. «Siamo la Diocesi delle vocazioni e dei sacerdoti in esilio», osserva un esperto dei misteri dell’Arcidiocesi di Poitiers. «In realtà, abbiamo una quindicina di seminaristi, nell’Ile-de-France, nella Communauté Saint-Martin, a Bayonne, a Vannes, nella Fraternità sacerdotale di San Pietro… ovunque, tranne che nell’Arcidiocesi di Poitiers, che comunque non li vuole. Allo stesso modo, dall’anno 2007 sono stati ordinati alcuni seminaristi dei due dipartimenti dell’Arcidiocesi [Vienne e Deux-Sèvres], mentre la sola Fraternità sacerdotale di San Pietro ne ha quattro o cinque».

La strana gestione delle vocazioni

Ma perché non sono rimasti a Poitiers? La gestione del centro vocazionale sotto mons. Albert Jean-Marie Rouet, già Arcivescovo metropolita di Poitiers, è passata alla storia e alla memoria, tanto da rasentare il ridicolo e da accumulare le occasioni in cui le vocazioni sono state rifiutate con i più svariati pretesti, a volte anche non canonici o non legali.

È difficile trovare informazioni su questa propedeutica diocesana, aperta come casa comune per studenti tentati dalla vocazione, ma che lavoravano o studiavano, tra l’anno 2003 e l’anno 2007 – era ospitata nel presbiterio della Église abbatiale Saint-Jean di Montierneuf, che nel frattempo è stato venduto dall’Arcidiocesi. Inizialmente gestita da un sacerdote, poi diventato Vicario generale, è stata affidata per tre anni – fino alla sua chiusura – a un sacerdote che nel frattempo ha lasciato il sacerdozio ed è diventato buddista.

«C’erano due sacerdoti nella casa, ma non andavano affatto d’accordo, per così dire. Uno viveva al secondo piano e l’altro, che era il capo sacerdote, padre JCB, viveva al piano terra. Passava la maggior parte del tempo chiuso nel suo ufficio a studiare don Hans Urs von Balthasar. A volte usciva e diceva agli studenti che accoglieva che cantare in latino era fondamentalista e che la devozione a Maria era fondamentalista».

Un altro alunno ricorda: «Era ripugnantemente sporco – una bella immagine da dare a chi era tentato dalle vocazioni. Arrivi e c’è una cucina disordinata, uno stufato sul fornello che sta marcendo da due mesi. Ci sono volute diverse settimane di riordino per riportare la casa a uno stato più o meno pulito per accogliere mons. Rouet».

Per quanto riguarda le vocazioni? «Un anno – credo nel 2004 – un monaco di origine africana si sentì dire da padre JCB che l’Arcidiocesi non aveva la vocazione di regolarizzare gli immigrati». «Da allora è partito per il Belgio», ricorda un altro poitevino. «Un altro ha lasciato la comunità dopo tre mesi. Padre JCB voleva licenziarlo, ma il padre è dovuto intervenire presso l’Arcivescovo! E nell’anno 2007, anno della chiusura, la comunità era sul punto di sciogliersi a causa di tutte le tensioni e le pressioni».

Il testo Personne ne regrettera Sa Grandeur [Nessuno rimpiangerà Sua Grandezza: N.d.T.] [QUI; QUI su MiL: N.d.T.], che viene attualmente diffuso nell’Arcidiocesi di Poitiers come risposta della vox populi alla lettera di mons. Pascal Jean Marcel Wintzer, racconta una serie di casi in cui le vocazioni sono state rifiutate – o addirittura bloccate – dall’Arcidiocesi.

Alcuni casi di esclusione di seminaristi sono addirittura penalmente perseguibili, e sarebbe interessante parlarne. Potremmo parlarvi di una quindicina di casi riportati da fonti vicine al Consiglio episcopale, ma abbiamo scelto questi, che sono abbastanza evocativi per capire la situazione:
    1. commenti razzisti su un candidato di origine africana per respingerlo al sacerdozio;
    2. il consiglio di avere rapporti intimi prima di accedere agli Ordini Sacri (il candidato ovviamente ha finito per sposarsi…);
    3. una tale pressione morale su un candidato che finisce per convivere con un uomo invece di aiutarlo a non vivere in stato di peccato…;
    4. l’esclusione di uno sfortunato candidato con il pretesto che da bambino era stato vittima di pedofilia, e che come tale «avrebbe potuto riprodurre» questi atti abietti su questi giovani fedeli (e tutto questo mentre lo si nominava catechista: trovate l’errore…);
    5. il progetto di escludere un altro sfortunato candidato – che nel frattempo è diventato sacerdote diocesano – non è andato a buon fine [a seguito di un suicidio nei suoi parenti più stretti], e poiché all’epoca non godeva di buona salute morale (il che è facile da capire…), padre B. ha ritenuto che non fosse adatto all’incarico… è stato il padre di questo giovane a dover intervenire presso mons. mons. Albert Jean-Marie Rouet, il predecessore di mons. Wintzer, per fermare questo vergognoso tentativo di escluderlo…

Non c’è quindi da stupirsi che le vocazioni religiose nell’Arcidiocesi di Poitiers vadano altrove, ovunque, tranne che in Diocesi…

Uno di quei Vescovi che sembrano non amare i sacerdoti

Mons. Pascal Jean Marcel Wintzer ricorda irresistibilmente quei Vescovi in Germania, Svizzera, Belgio e Austria che, dopo aver fatto di tutto per svuotare i loro seminari, chiedono a gran voce le diaconesse e il matrimonio dei sacerdoti, con il pretesto di portare vocazioni, mons. Wintzer attacca ripetutamente il sacerdozio e in particolare il celibato sacerdotale – il che ovviamente fa poco per incoraggiare i candidati a rimanere in Diocesi.

È nel 2019 che mons. Pascal Jean Marcel Wintzer ha fatto commenti che gli sono valsi quattro mitrie nel Trombinoscope des évêques della rivista Golias – l’unica fonte in cui possiamo trovare elogi per questo Vescovo.

[QUI: N.d.T.]
In una trasmissione sull’emittente Radio Chrétienne Francophone, venerdì 8 marzo mons. Pascal Jean Marcel Wintzer, Arcivescovo metropolita di Poitiers, si è espresso a favore dell’ordinazione di uomini sposati, chiedendo di «riflettere sui modi di chiamare gli uomini a essere sacerdoti». «Ho scelto il celibato perché corrisponde a ciò che sono», ha continuato l’Arcivescovo metropolita di Poitiers. «Ma penso che, come nelle Chiese orientali, gli uomini sposati potrebbero essere chiamati a essere sacerdoti, pur continuando a lavorare». Preti che avrebbero «la loro vita familiare, (…) la loro vita professionale». «La domenica presiedono l’assemblea liturgica, guidano la preghiera e annunciano il Vangelo», ha aggiunto mons. Pascal Jean Marcel Wintzer, che ha anche auspicato che «le donne possano essere chiamate, non a presiedere la Messa, ma a fare più predicazione».

Si tratta di una cosa grossa: una richiesta di matrimonio per i sacerdoti, di sacerdoti lavoratori che saranno sacerdoti solo la domenica e, senza dirlo espressamente, di ordinazione diaconale per le donne. Inoltre, mons. Pascal Jean Marcel Wintzer ha dichiarato con freddezza che

«È una fortuna che viviamo in un Paese laico, dove ogni cittadino è responsabile di fronte alla legge. Io, come vescovo, sono responsabile come chiunque altro».

Tanto bastò per far ridere a crepapelle gli abitanti del Poitou qualche anno dopo: «Per uno che dice regolarmente a chi gli sta vicino che ha sospeso solo sacerdoti esterni alla Diocesi per abusi, e che lascia al suo successore un campo di rovine su questo argomento, con sacerdoti sposati, conviventi, che hanno commesso furti, che hanno distrutto proprietà con l’ascia, casi di abusi che non sono mai stati portati alla luce, eccetera, sta davvero prendendo in giro il mondo».

Il covid c’è stato e nel settembre 2022 mons. Pascal Jean Marcel Wintzer, in una lettera ai sacerdoti dell’Arcidiocesi di Poitiers, insiste e firma [QUI: N.d.T.]; i suoi commenti vengono ripresi dal quotidiano La Croix sotto forma di rubrica [QUI: N.d.T.] ed il portale Riposte Catholique ne raccoglie i più eclatanti [QUI: N.d.T.], e c’è solo l’imbarazzo della scelta!

Prima di tutto, vorrei dire che non ho scelto di essere un sacerdote, sono stato chiamato a farlo. […] Nulla di tutto questo è avvenuto senza il mio consenso, o addirittura senza che io esprimessi una certa aspettativa o desiderio, ma è per chiamata che sono un sacerdote. La Chiesa, attraverso uomini e donne, è stata interprete e servitrice della chiamata di Dio.
Quanto al celibato, l’ho scelto io stesso. Altri hanno discernuto e verificato la mia attitudine a essere sacerdote nella Chiesa cattolica del XX e XXI secolo, ma sono stato io stesso a sentire che il celibato mi si addiceva. Certo, questo celibato è il corollario della mia disponibilità a essere sacerdote, ma deve anche corrispondere a uno stato umano, psicologico, che mi permetta di viverlo come un percorso di umanizzazione. Ho conosciuto diversi giovani che volevano essere sacerdoti, ma non riuscivano a vedersi vivere senza moglie e senza figli. Sarebbero stati ottimi sacerdoti, ne sono certo, ma pessimi celibi. La regola del celibato priva la Chiesa cattolica di alcuni eccellenti sacerdoti e pastori.

Nel 2018 ha concelebrato con un ministro anglicano all’insediamento di padre Michel Moussiessi, Parroco di Saint Sauveur en Civraisien, nella Église Saint-Maurice a Saint-Maurice-la-Clouère.

Il portale Riposte Catholique, che ha rivelato i fatti, osserva che [QUI: N.d.T.]:

La cerimonia si è svolta in meditazione. Alla fine della funzione, dopo una piccola indagine, si è scoperto che si trattava di un ecclesiastico anglicano, Adam Boulter! … Eppure… ha concelebrato e fatto la comunione con i sacerdoti e il Vescovo presenti!
E che dire della decisione di proibire rigorosamente e severamente qualsiasi celebrazione della Messa con un membro di un’altra chiesa cristiana, per non dare un segno esteriore di un’unità che non esiste (canone 908 c.d.c.)!
Che dire della lettera circa i delitti più gravi del 2001 [QUI: N.d.T.], che ha confermato e chiarito la competenza della Congregazione per la Dottrina della fede a vigilare sui crimini più gravi commessi nella Chiesa contro la morale e nella celebrazione dei sacramenti?
E che dire della decisione del Vescovo di Orange in California di sospendere dalla sua Diocesi un sacerdote che aveva concelebrato con un pastore e di chiedergli una lettera pubblica di scuse (2011)!
Infine, cosa sta succedendo nell’Arcidiocesi di Poitiers?

Cosa succede nell’Arcidiocesi di Poitiers? Dopo mons. Albert Jean-Marie Rouet è arrivato… mons. Pascal Jean Marcel Wintzer.

Non un grande cattivo, tra l’altro. Peggio. Nel 2013, alla cerimonia di cresima dei giovani di Gâtine, quando è arrivato il momento di far scendere su di loro i doni dello Spirito Santo, non ha trovato di meglio che dare loro un esempio da imitare, non i santi e i martiri che hanno confessato la fede, ma… Topolini perché è «sorridente e ha le orecchie grandi per ascoltare bene».

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