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mercoledì 9 ottobre 2024

Sacerdoti, religiosi e laici… le loro rispettive funzioni nella Chiesa di oggi

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1114 pubblicata da Paix Liturgique l’8 ottobre, in cui si approfondisce l’interessante differenza di status tra chierici e laici, con le importanti conseguenze soprattutto pratiche anche alla luce del Concilio Vaticano II: tra doveri, autorità ed abusi.

L.V.


Nella Chiesa di oggi c’è una grande confusione, per non dire altro. Vediamo laici che si credono uguali ai sacerdoti, o addirittura in grado di sostituirli, o al contrario chierici che credono che le grazie dell’ordinazione conferiscano loro un’onnipotenza, o addirittura un’infallibilità che darebbe loro un potere assoluto in tutti i campi. Di per sé, queste sarebbero due eresie. In realtà, visto il grande bazar che è diventata la società ecclesiastica, si tratta soprattutto di conflitti di potere e di lotte per l’influenza. Abbiamo chiesto a Christian Marquant, coordinatore del movimento laico per la Paix Liturgique, con la sua lunga esperienza di militanza, di darci la sua opinione informata.

Louis Renaudin: Caro Christian, per capirci bene dobbiamo ricordare che chierici e laici sono due gruppi concreti molto diversi.

Christian Marquant: Esattamente! E se vuole, comincerò con i chierici, termine in cui includo i religiosi, i sacerdoti e anche, sebbene canonicamente siano laici, le suore. Questo gruppo è composto da persone che si impegnano chiaramente nella Chiesa, attraverso l’ordinazione o i voti. Purtroppo, oggi non molto spesso, attraverso l’abito. Questo li rende un gruppo ben distinto dai laici che non fanno né promesse né voti né ricevono l’ordinazione.

Louis Renaudin: Tuttavia, ci sono laici che appartengono a istituti e che fanno determinati voti o impegni.

Christian Marquant: Lei vuole che dica che si tratta di laici consacrati. Come le suore. È vero.

Louis Renaudin: Quindi laici e chierici sono diversi?

Christian Marquant: È ovvio. Fondamentalmente, solo coloro che sono ordinati sono autorizzati a distribuire i sacramenti (tranne il battesimo in caso di emergenza e, naturalmente, il matrimonio) e a predicare ufficialmente.

Louis Renaudin: Potrebbe spiegare le conseguenze dello status di chierico?

Christian Marquant: La conseguenza principale, almeno per restare al nostro tema che è molto concreto, è che questi chierici si impegnano più o meno totalmente, naturalmente, ma si impegnano a obbedire ai loro legittimi superiori clericali (in senso lato), sia facendo il voto di obbedienza per i religiosi, sia promettendo di farlo per gli altri.

Louis Renaudin: È tutto?

Christian Marquant: No, nella maggior parte dei casi i chierici dipendono nelle loro azioni dalle decisioni prese nei loro confronti dai superiori. Per esempio, un sacerdote diocesano può essere nominato in una Parrocchia, poi qualche mese dopo essere incaricato della cappellania di un istituto prima di essere mandato in un’amministrazione diocesana o in un seminario.

Louis Renaudin: Senza potersi opporre?

Christian Marquant: In teoria, può rifiutare una nomina, discutere, fare proposte, ma questo non è lo spirito del suo status, che lo mette al servizio del suo Vescovo. Quindi è normale che accetti le missioni che gli vengono affidate, a meno che non ci siano delle difficoltà che può presentare, per non parlare dei Parroci, che una volta erano inamovibili e che in teoria hanno ancora la protezione della stabilità.

Louis Renaudin: E l’aspetto economico?

Christian Marquant: Non è impossibile che un sacerdote diocesano possieda delle proprietà o addirittura un patrimonio, ma in realtà la stragrande maggioranza dei sacerdoti, senza fare voto di povertà come i religiosi, ha uno status simile a quello dei religiosi, cioè dipende economicamente dalla Diocesi o dalla congregazione a cui appartiene.

Louis Renaudin: Quindi dipendenza morale e materiale.

Christian Marquant: Sì, si può dire così.

Louis Renaudin: I laici non sono soggetti alle stesse esigenze.

Christian Marquant: In realtà, i laici restano in qualche modo padroni della propria vita e dei propri beni. Resta il fatto che le loro scelte devono essere coerenti con la volontà di Dio nei loro confronti.

Louis Renaudin: Questo status implica delle differenze?

Christian Marquant: Differenze pratiche fondamentali. Cominciamo dalla libertà economica: un laico che non dipende da un’autorità ecclesiastica può disporre dei suoi beni come meglio crede, il che può garantirgli una maggiore indipendenza rispetto a quella concessa ai chierici.

Louis Renaudin: Che sono soggetti, per quanto riguarda l’obbedienza, alla famosa perinde ad cadaver.

Christian Marquant: Lei allude alla formula usata dai Padri del deserto per descrivere l’obbedienza ascetica «alla maniera di un cadavere», e ripresa da sant’Ignazio di Loyola per i suoi religiosi, che voleva particolarmente obbedienti. La situazione è molto cambiata: oggi è più probabile che facciano voto di anarchia! I Gesuiti fanno addirittura un quarto voto (oltre ai tre classici di castità, povertà e obbedienza) di obbedienza speciale al Papa per quanto riguarda le missioni che egli affida loro. È vero che i chierici, nell’esercizio delle loro funzioni ecclesiastiche, sono tenuti a un’obbedienza speciale. Ma la verità è che anche i laici sono vincolati dai loro legittimi superiori, compresi i superiori religiosi come il Papa e il Vescovo. Solo che, nella situazione eccezionale in cui ci troviamo, i chierici sono di fatto più «bloccati» di fronte a ordini abusivi o illegittimi.

Louis Renaudin: Cosa intende dire?

Christian Marquant: Che un chierico oggi, in pratica, non può opporsi a una decisione impostagli dal suo superiore.

Louis Renaudin: Ma esiste una legge della Chiesa a cui potrebbe ricorrere?

Christian Marquant: In teoria, lei ha perfettamente ragione: il diritto canonico stabilisce i doveri ma anche i diritti dei chierici, e organizza i ricorsi. Ma, e questo è uno degli aspetti della situazione attuale, mentre nell’antichità, quando si presumeva che la legge fosse oscura, il ricorso ad essa era frequente e considerato legittimo, oggi l’onnipotenza del Pontefice sui Vescovi, che sono stati trasformati in prefetti del Papa, e l’onnipotenza dell’episcopato sui chierici, che sono considerati servi del Vescovo, fa sì che, in pratica, il diritto della Chiesa sia stato sospeso.

Louis Renaudin: Può fare qualche esempio?

Christian Marquant: Gli esempi sono innumerevoli, dal caso di mons. Joseph Edward Strickland, Vescovo emerito di Tyler, a cui è stato ordinato di abbandonare la sua Diocesi senza potersi difendere, a quello di mons. Dominique Jean Marie Rey Comm. l’Emm., Vescovo di Fréjus-Tolone, che è stato messo in disparte nelle stesse condizioni, per non parlare della gestione dispotica di madre Marie Ferréol, che è stata privata del suo status religioso dalla sovrana benevolenza del card. Marc Ouellet P.S.S., Prefetto emerito del Dicastero per i vescovi.

Louis Renaudin: Quindi, secondo lei, oggi un ecclesiastico che non è in perfetto accordo con i suoi superiori è in grande pericolo?

Christian Marquant: In ogni caso, se non si mette in riga (d’altra parte, se la sua disobbedienza è «progressiva», può fare quello che vuole). Vediamo spesso abusi di potere contro i sacerdoti che hanno fede.

Louis Renaudin: Ha qualche esempio?

Christian Marquant: C’è stato il caso di un sacerdote parigino che, nel 2007, dopo la pubblicazione della lettera apostolica «motu proprio data» Summorum Pontificum, ha deciso di introdurre nella sua Parrocchia una celebrazione secondo l’usus antiquior. Venuto a conoscenza di ciò, il Vicario generale si è recato da lui e gli ha detto: «Poiché il tuo approccio pastorale non è quello della Diocesi, o ti arrendi e smetti di celebrare secondo l’usus antiquior, o te ne vai». Il sacerdote in questione ha dovuto adeguarsi e ha deciso di lasciare la Diocesi in cui era stato ordinato per avere più libertà nel suo lavoro pastorale.

Louis Renaudin: Quindi non c’è nulla da fare contro l’abuso di potere?

Christian Marquant: Oggi, in effetti, nulla o quasi. Alla fine, se le autorità dichiarano un chierico, un sacerdote o una suora persona non grata nella loro Diocesi o congregazione, tutto ciò che la persona in questione deve fare è sottomettersi o andarsene.

Louis Renaudin: Di fatto, ci troviamo in un regime dittatoriale.

Christian Marquant: Tirannico quando si tratta dell’esercizio pratico dell’autorità. Eppure, in questi casi, i laici sono ancora in grado di far sentire la loro voce.

Louis Renaudin: Perché, visto che la situazione è tirannica?

Christian Marquant: Paradossalmente, è grazie al Concilio Vaticano II! È un argomento misterioso che mi fa credere che, anche nei momenti peggiori di manipolazione che hanno avuto luogo durante il Concilio Vaticano II, lo Spirito Santo ha vegliato su di noi affinché, anche immediatamente, il bene potesse uscire dal male, o almeno dalla demagogia. Quando i Padri conciliari esaltavano i diritti dei laici, stavano spianando la strada, se mi permettete questa ardita scorciatoia, al Synodale Weg [il Cammino sinodale tedesco: N.d.T.] e anche alla Pace liturgica.

Louis Renaudin: Paradossale, davvero.

Christian Marquant: Sa, quando i riformatori moderni hanno amplificato i diritti e le possibilità dei laici, è stato soprattutto, o almeno così pensavano, per paura che le loro innovazioni fossero bloccate da un clero percepito come molto conservatore, mentre i laici erano percepiti come più moderni. In realtà, spesso accadeva il contrario e cinquant’anni dopo questi laici, a cui sono stati riconosciuti a gran voce dei diritti, sono il granello di sabbia che blocca il progresso dei moderni.

Louis Renaudin: Cosa intende dire?

Christian Marquant: In diversi modi, il primo dei quali è che il più delle volte i moderni giustificano il loro «progresso» come il desiderio dei laici, il che è spesso inesatto. In questo caso, spetta ai laici rimettere le cose al loro posto, mostrando che ciò che viene fatto non è in linea con la verità.

Louis Renaudin: E possono farlo?

Christian Marquant: Prima di tutto, devono darsi i mezzi per esprimersi. Cito volentieri un sondaggio del quotidiano Le Progrès, il principale giornale di Lione, realizzato nel 1976, al culmine dell’«affare Lefebvre», perché rivela che l’enorme macchina del Concilio Vaticano II non ha funzionato. Il 48 per cento dei Cattolici praticanti riteneva che la Chiesa si fosse spinta troppo oltre nelle sue riforme! (per saperne di più, vedi la nostra lettera 698 [QUI: N.d.T.]).

Louis Renaudin: Lei è stato una delle persone che ha permesso ai Cattolici di esprimersi attraverso i suoi sondaggi.

Christian Marquant: In effetti, decine di sondaggi realizzati dall’associazione Paix Liturgique mostrano chiaramente ciò che i laici vogliono e che ciò che i chierici vogliono far credere non è la verità.

Louis Renaudin: È efficace?

Christian Marquant: Le autorità hanno una grande tendenza all’autismo non appena si scopre che le loro teorie non sono corrette. Ma è ancora acqua calda su una banchisa che prima o poi si romperà.

Louis Renaudin: Ci sono altri modi?

Christian Marquant: Certo… costringere i nostri pastori a dialogare con i loro fedeli, a dire loro la verità e a rispettare le loro esigenze.

Louis Renaudin: Come a Parigi o a Quimper?

Christian Marquant: Assolutamente sì! Costringere i nostri pastori a praticare quel dialogo che a loro piace tanto… in teoria… ma che praticano così poco.

Louis Renaudin: Il che potrebbe significare che in certi casi i laici potrebbero agire mentre i chierici no?

Christian Marquant: Sì, perché, le ricordo, un chierico ha poca scelta quando si trova di fronte a un Parroco che non apprezza il suo lavoro pastorale. Nella maggior parte dei casi, l’ecclesiastico sarà obbligato a tacere e ad andarsene, mentre i laici locali, in modo educato, ma fermo e pubblico, potranno costringere il loro pastore a dire loro la verità, a essere leale e trasparente, e a discutere con lui i meriti o i demeriti delle decisioni proposte, perché devono essere «rispettati» (il Concilio Vaticano II lo ha detto a gran voce, e il ritornello sta ricominciando con la sinodalità!).

Louis Renaudin: Ma in questo caso i fedeli sembrerebbero ribellarsi ai loro sacerdoti?

Christian Marquant: Niente affatto, al contrario, perché i loro sacerdoti sono tenuti in silenzio o addirittura espulsi. Capiscono che spetta a loro agire, che per loro è arrivato il momento della laica.

Louis Renaudin: Sicuramente?

Christian Marquant: Certamente. Possiamo sempre discutere se il sacerdote ha fatto tutto quello che avrebbe dovuto fare di fronte a un abuso di autorità. Ma i laici sono, in un certo senso, i fruitori sedentari dei sacramenti e degli insegnamenti per se stessi, le loro famiglie e i loro figli. In termini militari, diremmo che una volta che la prima linea di difesa, i chierici, è stata violata, tutto ricade su coloro che presidiano la seconda linea, i laici.

Louis Renaudin: E che agiscono nel loro stesso interesse.

Christian Marquant: Che agiscono nell’interesse della fede e dei sacramenti, che vanno a beneficio dei fedeli.

Louis Renaudin: In termini pratici, è efficace?

Christian Marquant: Certo, perché il giorno in cui il pastore della Diocesi incontrerà finalmente i suoi fedeli, fedeli che dovrà gestire come un padre gestisce la sua famiglia e i suoi figli, non sarà più nella situazione dell’amministratore che gestisce i suoi sudditi come pedine… Dovrà quindi convincere ma anche ascoltare, parlare, dialogare, e infine cercare di trovare una soluzione. Questo è forse ciò che sta accadendo a Quimper e in molti altri luoghi in Francia e nel mondo.

Louis Renaudin: Ma i sacerdoti estromessi non potrebbero unire le loro forze a quelle dei laici in una sorta di combinazione, lasciando che i laici vadano alla spicciolata?

Christian Marquant: In teoria, lei ha ragione. Ma poiché i chierici (o i religiosi e le religiose) hanno spesso un’inclinazione «clericale», questa condivisione tattica dei compiti in genere non avviene. Oppure può degenerare in manipolazione.

Louis Renaudin: Ne ha fatto esperienza?

Christian Marquant: Almeno una volta, quando le mie figlie erano allieve dell’Institution Saint-Pie X di Saint-Cloud, dove la Madre Priora di allora ci chiese di impedire che si tenesse un’assemblea generale per ratificare la loro fusione con la scuola maschile Saint-Joseph, che non era auspicabile.

Louis Renaudin: E allora?

Christian Marquant: Se volete il fine, volete i mezzi. Abbiamo agito. Ma la Madre Superiora voleva usarci, pur mantenendo il suo controllo. Abbiamo impedito lo svolgimento dell’assemblea generale, ma le suore si sono rivoltate e ci hanno subito condannato per la nostra azione «inaccettabile», e non solo per dare da pensare agli altri genitori… Sulla base di questa esperienza in particolare, penso che, in generale, ognuno dovrebbe agire in modo indipendente nel proprio diritto.

Louis Renaudin: E applica questo principio al suo movimento?

Christian Marquant: Sa, è molto semplice: il movimento per la pace liturgica intende solo far risuonare la voce dei fedeli, sia perché sono perseguitati sia perché non sono ascoltati né rispettati. Nient’altro.

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