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martedì 8 ottobre 2024

Diocesi Roma, il Papa fa sparire il Centro. Ecco la nuova mappa delle chiese

Leggiamo da Franca Giansoldati questo approfondimento di questo nuovo pasticcio, d'imperio, di Francesco.
Nessuna consultazione della Chiesa "sinodale"?
O un modo di silenziare la relativa autonomia delle chiese del centro di Roma?
Luigi C.

Franca Giansoldati, Il Messaggero, 5-10-24
Per certi verso è la revolucion del popolo. Nella mappa della diocesi di Roma il Centro storico - come raccontato dal Messaggero nei giorni scorsi - è stato cancellato, non c'è più e le trentacinque parrocchie comprese dentro le antiche Mura aureliane sono state smembrate e suddivise tra loro. Papa Francesco, con un suo Motu Proprio, spiega come confluiranno nei quattro settori periferici che sul territorio si allungano oltre il Raccordo. In questa ottica anche il vescovo ausiliare che le prima coordinava va in soffitta. Non serve più.

L'obiettivo della ristrutturazione organizzativa imposta dal pontefice è di assestare una potente spallata alla vecchia struttura di Paolo VI per lasciare spazio ad un processo in divenire racchiuso nello slogan di questo pontificato della “Chiesa in uscita”. Negli obiettivi di Papa Bergoglio questa spinta potrebbe rendere finalmente omogenea, dal punto di vista territoriale e pastorale, tutta l'attività della diocesi di Roma, in modo che i parrocchiani delle periferie possano sentirsi meno estranei alle zone centrali e, nello stesso tempo, spingere i residenti dei quartieri considerati elitari ed esclusivi ad avvicinarsi alla vita delle parrocchie dell'hinterland. «Dispongo che il settore Nord includa la prefettura IV, il settore Est includa la prefettura V, il settore Sud includa la prefettura III e il settore Ovest includa le prefetture I e II», scrive Francesco nel documento. Poi aggiunge: «in questo orizzonte non ci sarà più un centro isolato e una periferia divisa in compartimenti separati ma una visione dinamica che non preveda muri ma ponti. La diocesi sarà concepita come un unico centro che si espande attraverso i quattro punti cardinali».

DOVE E CHI

In pratica a Est, ampia fascia che finisce sulla Collatina, finiscono le chiese dell'Esquilino e del quartiere che ruota attorno al Laterano, sotto la supervisione del vescovo ausiliare Paolo Riccardi. A Sud, area vastissima che sconfina a Ostia, le chiese di Trastevere, Ripa e l'Aventino sotto la guida del vescovo Dario Gervasi. A Ovest che va verso l'Aurelia vanno le parrocchie del Tridente (Lucina, Colonna, Campo Marzio, Coronari, Campitelli) sotto la guida di monsignor Baldo Reina, mentre a Nord in direzione Cassia, le parrocchie di Monti, Sallustiano e Castro Pretorio sotto il comando di Daniele Salera, un vescovo da poco nominato, nato in una borgata che in passato ha organizzato corsi di “teologia del popolo”. Tecnicamente si tratta di una maxi riorganizzazione, praticamente invece è uno stravolgimento completo. E per i parroci romani – sia quelli del centro sia della periferia – probabilmente l'inizio di un ingarbugliato percorso ancora tutto da disegnare e digerire. Non sarà facile armonizzare la normale attività gestionale di aree diversissime tra loro per storia, dinamiche territoriali, composizione demografica. Così il timore manifestato da una ampia fetta del clero è di complicare ulteriormente la vita interna di parrocchie già oberate da mille impegni e compiti, anche di ordine burocratico e amministrativo.

Alberto Melloni, autorevole storico della Chiesa, su X ha commentato: «la ripartizione delle zone pastorali della Capitale sembra una questione minore e interna ma è importante perché dice con chi si consulta il Vescovo di Roma, come si forma le idee e a chi non da ascolto». Il Vaticano, invece, offre una lettura positiva: semmai «è l'auspicio in vista del Giubileo che Roma sia una unica grande casa per tutti senza muri». Secondo l'analisi impietosa di Papa Francesco finora i parroci del centro storico così come i vescovi ausiliari che per decenni si sono alternati nel ruolo non hanno saputo mitigare il fenomeno dell'isolamento. «L’effetto collaterale che a lungo andare ha toccato la diocesi nel tentativo di adeguarsi all’espansione dell’agglomerato urbano, è stato quello di vedere una sempre maggiore differenza e separazione tra il centro di Roma e le periferie». Il malumore di fondo resta intatto tuttavia per i preti ora si tratta di obbedire e adeguarsi. Intanto il 25 ottobre al Laterano il Papa e monsignor Baldo Reina parleranno del cinquantesimo anniversario della storica denuncia sui “mali di Roma”. All'epoca i problemi della Capitale riguardavano l'emergenza abitativa, le baraccopoli, la povertà estrema di certe zone, il tasso di abbandono scolastico. Stavolta, invece, si farà anche il punto sulla Chiesa in uscita, partendo proprio dal cammino fatto. È però escluso che ci saranno contestazioni. Del resto non è previsto alcun dibattito dopo gli interventi previsti.

1 commento:

  1. Il convegno di cinquant'anni fa è stato criticato da personaggi del calibro del cardinale Fiorenzo Angelini e di mons. Luigi Negri. Non proprio due fessi qualsiasi. Loro all'epoca c'erano. Bergoglio, Reina e compagnia no. Bergoglio era in Argentina! Reina poi è siciliano e stava in Sicilia sino a due anni fa! Che possono saperne di Roma nel 1974? Evidentemente qualcuno - quelli di S. Egidio? - gliene hanno raccontato una versione edulcorata finalizzata all'apologia del presente.

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