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sabato 28 settembre 2024

I nemici della pace liturgica hanno perso, ma noi non abbiamo ancora vinto!

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera 1108 pubblicata da Paix Liturgique il 26 settembre, in cui si esamina, con uno sguardo complessivo, l’attuale situazione liturgica, con particolare riferimento alle tendenze che emergono nei seminari, nei quali si formano i futuri sacerdoti.
La strada verso la «pace liturgica» non sarà breve, ma i fatti dimostrano che si può essere ottimisti.

L.V.


Ma quando ci saranno Vescovi che avranno la lucidità di visione e il coraggio di fare un bilancio del dopo Concilio Vaticano II?

Per quanto riguarda i nemici della pace liturgica, e per riassumere la situazione attuale, sono solito dire: «Hanno perso, ma non abbiamo ancora vinto!». Aggiungerei che non sanno di aver perso. Si comportano come negli anni successivi al Concilio Vaticano II, quando tutto sembrava possibile per i riformatori. Ma non è più così e se oggi, nei campi di rovina che la pastorale della Chiesa rappresenta, sono ancora attaccati alla loro ideologia, il piccolo resto dei Cattolici non è più con loro.

La prova sta in quello che è successo alle vocazioni. I pochissimi giovani che rimangono nei seminari diocesani hanno un profilo sempre più simile a quello di coloro che si recano in gran numero nei seminari tradizionali (le cifre per il nuovo anno accademico di quest’anno riportate da don Guillaume de Tanoüarn IBP nel numero di ottobre della rivista Monde & Vie: 25 iscritti al Priesterseminar Sankt Petrus di Wigraztbad della Fraternità sacerdotale di San Pietro, 29 al Séminaire Saint-Curé d’Ars di Flavigny-sur-Ozerain della Fraternità sacerdotale San Pio X, 12 al Séminaire Saint-Vincent-de-Paul di Courtalain dell’Istituto del Buon Pastore, 21 al Seminario San Filippo Neri di Gricigliano dell’Istituto di Cristo Re Sommo Sacerdote). Il 36 per cento delle vocazioni nella Diocesi di Versailles va alle comunità tradizionali e l’11 per cento delle vocazioni nell’Arcidiocesi di Parigi. E tra coloro che ancora frequentano i seminari diocesani, secondo un sondaggio del quotidiano La Croix del 22 dicembre 2023, e tra coloro che hanno osato rispondere alle domande del quotidiano La Croix, il 14 per cento ha dichiarato di voler celebrare entrambe le forme e il 7 per cento spera di celebrare regolarmente la Santa Messa tradizionale [QUI; QUI su MiL: N.d.T.].

E non solo in Francia. In Spagna, mons. Salvador Barcadit, rettore del Rettore del Seminario Conciliar di Barcellona, ha dichiarato al quotidiano El punt avui il 13 agosto che i seminaristi di oggi sono «reazionari». Ha notato «uno spostamento a destra» tra i seminaristi. Si è affrettato a spiegare: «Le nuove generazioni, in tempi di crisi come quelli attuali, hanno cercato sicurezza e questi stili, queste tendenze più fondamentaliste, più conservatrici, gliel’hanno data». E ha aggiunto che i custodi dell’ideologia stanno tenendo d’occhio la situazione: «Papa Francesco e i Vescovi sono preoccupati di questa realtà e vogliono cercare di reindirizzarla». Lo stesso mons. Salvador Barcadit, nel suo seminario, sta cercando di dare a questi giovani «una visione più ampia, con uno spirito di dialogo e una mentalità più aperta alla diversità delle persone» [QUI; QUI su MiL: N.d.T.].

Nel sud-est della Francia, i Vescovi della Regione ecclesiastica di Marsiglia si sono riuniti per discutere di questo problema. Il loro contingente di seminaristi è il più numeroso di tutta la Francia, a causa del numero di seminaristi provenienti dal Séminaire de l’Immaculée Conception di La Castille, nella Diocesi di Fréjus-Tolone, che certo non ha nuovi ingressi quest’anno, quando mons. François Touvet, il Vescovo coadiutore, ha assunto la guida della Diocesi, ma che mantiene i seminaristi precedentemente portati dalla fama di mons. Dominique Jean Marie Rey Comm. l’Emm. La soluzione per «riciclarli»? Farli studiare in istituti cattolici, ha detto mons. Christian Louis André Delarbre, Arcivescovo di Aix, in questo caso presso il Centro di Teologia e Scienze religiose dell’Université Catholique di Lione, che «combina un insegnamento all’avanguardia della teologia cattolica con una formazione pratica che risponde alle realtà della Chiesa e della società» [QUI: N.d.T.].

Tornando a Parigi, ho avuto modo di dirvi che mons. Laurent Bernard Marie Ulrich, Arcivescovo metropolita di Parigi, senza dubbio su indicazione di mons. Celestino Migliore, Nunzio apostolico in Francia, ha messo gli occhi sulle due creazioni del card. Jean-Marie Lustiger dallo spirito «classico» (di un classicismo molto relativo), ossia il Séminaire Notre-Dame di Parigi e l’École cathédrale di Parigi. Il seminario di Parigi, suddiviso in vari ostelli della capitale, era stato creato per sottrarre i seminaristi parigini al Séminaire Saint-Sulpice di Issy-les-Moulineaux, all’epoca molto «di sinistra», con il quale avrebbe dovuto fondersi. I seminaristi di entrambi i seminari, che sono diventati molto tradizionali, più il Séminaire des Carmes, che fa parte dell’Institut catholique di Parigi, sarebbero tutti studenti dell’Institut Catholique de Paris, che rimane un centro progressista, come quello di Lione (che, tra l’altro, toglierebbe il primato all’École cathédrale di Parigi).

Tutto questo non servirà a nulla. O meglio, continuerà a scoraggiare le vocazioni diocesane, e quelle che rimarranno saranno sempre più tradizionali (tonache nelle camere da letto, siti web tradizionalisti su Internet, Sante Messe tradizionali alla Église Saint-Nicolas-du-Chardonnet di Parigi o alla Église Saint-Roch di Parigi durante le vacanze).

1 commento:

  1. Se un giovane deve donare tutta la vita a Dio, non può farlo se crede di essere un semplice volontario di una ONG.

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