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domenica 22 settembre 2024

Chi non proclama che la Salvezza viene solo da Gesù non è cristiano. Marian Eleganti. E Francesco?

Grazie a Marco Tosatti per la pubblicazioni delle riflessioni di Mons. Eleganti sulle terribili parole di Francesco nel suo viaggio in estremo oriente.
QUI e sotto Corrado Gnerre alcune riflessioni sul viaggio recente del Papa.
Luigi C.

14 Settembre 2024 

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mons. Marian Eleganti, che ringraziamo di cuore, offre alla vostra attenzione queste riflessioni sulle omissioni compiute da papa Bergoglio nell’annuncio del Vangelo. A Singapore il pontefice regnante ha poi detto (Osservatore Romano): “Il vescovo di Roma ha riservato l’appuntamento finale a giovani rappresentanti delle principali religioni della nazione asiatica a maggioranza buddhista. E ascoltando le testimonianze di tre di essi — un indu, una sikh e una cattolica — presso il Catholic Junior College, ha preso spunto dalle loro parole per improvvisare a braccio una riflessione sul tema. «Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio» ha spiegato; e ricorrendo a «un paragone» ha chiarito come esse possano essere considerate «diverse lingue, diversi idiomi, per arrivare» a Lui. «Ma Dio è Dio per tutti» ha avvertito e di conseguenza «noi siamo tutti» suoi «figli». Tanto che nessuno può dire «ma il mio Dio è più importante del tuo» ha messo in guardia il Papa, ribadendo che «c’è un solo Dio e le nostre religioni sono lingue, cammini per arrivare» a Lui. «Qualcuno sikh, qualcuno musulmano, qualcuno indù, qualcuno cristiano, ma sono diversi cammini» e niente altro”.
Buona lettura e condivisione.

Nessun accesso al PADRE senza GESÙ CRISTO. La missione è un mandato di Gesù.

Papa Francesco mette ripetutamente in guardia dal proselitismo, che per lui ha connotazioni esclusivamente negative, come se non esistesse anche una comprensione positiva del proselitismo come nell’antico giudaismo e della missione in particolare come nelle lettere di Paolo.

Paolo in particolare sottolinea che la missione non riguarda la persuasione; ha a che fare con la manipolazione e la manovra, ma è una dimostrazione di spirito e forza.

In altre parole, è lo Spirito Santo a convincere della verità una coscienza, non il missionario.

Questa verità è Gesù Cristo, che Francesco regolarmente nasconde nel contesto interreligioso.

Anche la diagnosi è sbagliata. Il grande pericolo nella Chiesa dopo l’ultimo Concilio non è il riprovevole proselitismo, ma piuttosto l’indebolimento quasi totale degli sforzi missionari, a parte le iniziative individuali che sono una reazione all’assenza di missione da 60 anni. “Sono contrario alla missione!” La dichiarazione riflette l’opinione prominente dell’allora 82enne Ernesto Cardenal, che si considerava un sostenitore del pluralismo religioso. A suo avviso, nessuna religione dovrebbe porsi al di sopra di un’altra o privare gli altri popoli della loro religione (cfr Continenti, 2008/2, p.20).

Papa Francesco, invece, scrive che non bisogna perdere la forza di annunciare ai lontani, perché questo è il “primo compito della Chiesa”. L’attività missionaria rappresenta quindi ancora oggi la sfida più grande, e quindi la preoccupazione missionaria deve essere “la prima” della Chiesa. Il Papa allora si chiede: cosa accadrebbe se prendessimo davvero sul serio queste parole? Lui stesso dà la risposta: «Riconosceremmo semplicemente che l’azione missionaria è il paradigma di tutta l’opera della Chiesa» (Evangelii Gaudium, Prefazio, n. 15).

Allora perché parla sempre negativamente del proselitismo quando si tratta di missione? Perché non proclama chiaramente Gesù Cristo come verità e salvezza per tutti i popoli in un contesto interreligioso? Egli sa che non c’è altro nome che ci è stato dato nel quale troviamo la salvezza se non il nome Gesù, davanti al quale ogni ginocchio si piegherà.

Parla invece anzitutto di fraternità universale, ma purtroppo non di Gesù Cristo come mediatore e condizione di essa; Parla di un solo Dio per tutti, ma non di come si è rivelato in Cristo (Trinità). Abbiamo bisogno di Gesù Cristo per questa fratellanza? Si potrebbe pensare: no, tutt’al più nel senso dell’ispirazione, ma non come mediatore in senso stretto; Perché anche le persone di altre fedi, tutti, tutti, tutti, sarebbero già figli di Dio e quindi si baciano la mano. Papa Francesco parla del fatto che esiste un solo Dio, il Creatore, e che noi siamo quindi per natura, come sue creature, fratelli e figli di Dio.

È corretto? Dov’è Gesù Cristo in questa relazione, senza il quale, secondo le Sue stesse parole, non abbiamo il Padre (il Creatore)? Dov’è il discorso su Gesù Cristo come unica porta verso il Padre? Dov’è il discorso su Gesù Cristo che ci dà il potere di diventare figli di Dio? Quindi senza di Lui non lo siamo.

Dov’è il discorso di noi che preghiamo nello Spirito che Lui ci ha dato: Abba, Padre? Papa Francesco nasconde tutto questo ed evita anche la croce quando benedice, per non prendere il sopravvento su nessuno, alienare i sentimenti di nessuno o stimolare un dibattito nel senso di una critica alla religione e di uno slancio missionario per confrontarsi con la pretesa di assolutezza di Gesù. Oggi intendiamo la tolleranza come una rinuncia alle credenze e alle pretese di verità.

Missione può allora significare ogni sorta di cose (impegno per il clima o per una migrazione illimitata e senza frontiere), tranne il voler convincere qualcuno della verità – nel nostro contesto, di Gesù Cristo.

Pensare di essere in possesso della verità sembra una provocazione inutile.

Ma Cristo si presenta davanti a Pilato proprio con questa affermazione. Egli è la verità personificata. E lo abbiamo nel Vangelo e nei sacramenti. Siamo adoratori in spirito e verità. Ciò riguarda tutte le persone, l’incarnazione di Dio! Per questo Gesù vuole che lo annunciamo.

Dobbiamo rendere tutte le persone Suoi discepoli.

Una Chiesa cattolica che rinuncia a tutto ciò non è più cattolica.

Ancora una volta: come esseri umani, non siamo figli di Dio per nascita, ma piuttosto sue creature. Dobbiamo prima accettare e affermare la nostra adozione come figli. Ci viene offerta in Cristo. La nostra fede è la risposta adeguata all’offerta. Ciò vale anche per un musulmano che, a causa della sua fede, deve voler superare il cristianesimo come eresia? Queste sono domande serie. Cristo ci dà il potere di diventare figli di Dio: se crediamo in Lui e ci facciamo battezzare!

Chi vuole includere tutti e non escludere nessuno, al prezzo di mettere in secondo piano Cristo come Figlio di Dio e verità universale, salvezza delle nazioni, mediatore e porta esclusiva verso Dio o di metterlo in fila con altre opzioni non merita il nome “cristiano”.

Non è né convinto né convincente. Non è un testimone di Cristo. Anche questa fratellanza universale fallirà senza la verità.

Non c’è amore senza verità. Chiunque sospenda costantemente la verità per presumibilmente amare di più nega o nasconde la verità per abbracciare e includere presumibilmente amorevolmente tutto e tutti ed evitare qualsiasi conflitto con la verità. Egli trasforma la cristologia del Vangelo e la fede della Chiesa in una gesuologia propriamente concepita: il Gesù propagato non è allora che l’epitome di un umanesimo morbido o di un Dio banalizzato che include tutti, non esclude nulla, non condanna nessuno e addirittura si astiene dal giudicare (chi sono io?), soprattutto in un contesto interreligioso, lascia ognuno con le proprie convinzioni.

Ciò che viene proclamato è un Dio che accetta tutti incondizionatamente così come sono, gli accarezza teneramente i capelli senza esigere da loro pentimento, fede e obbedienza, offre il perdono senza discernimento o rimorso e promette la vita eterna senza giudizio.

Di peccato grave si parla solo nel contesto della migrazione, altrimenti non esiste (quasi) più. Questa gesuologia è una versione selettiva del Vangelo, una riduzione e una distorsione. Restano ignorate le affermazioni offensive e dure sulla bocca di Gesù, come quella secondo cui non è venuto a portare la pace, ma la spada. Non si tratta della spada che Pietro avrebbe dovuto rimettere subito nel fodero, perché chi impugna la spada perirà di spada, no, si intende la spada della verità, che non è a volontà né può essere negato.

Il vecchio Simeone ha già profetizzato che le opinioni su di Lui e sulle sue pretese saranno divergenti. Questa verità non potrebbe essere più conveniente. Dove sono questi aspetti (verità) nell’annuncio del Papa? Non proclamiamo un Gesù adattato alle nostre visioni politiche e umanitarie, ma piuttosto Gesù, il Cristo, il Figlio di Dio, la verità universale, la salvezza delle nazioni, l’unico accesso al Padre, il Salvatore del mondo. Non è sufficiente, nel pieno senso del Vangelo, che tutti ci amiamo gli uni gli altri, ma che ognuno di noi si attenga alle proprie opinioni religiose senza conoscere o riconoscere la verità rivelata da Dio? Mentre altri potrebbero vederla diversamente, noi cristiani no. Visto che siamo richiesti, parliamone. Non ci accontentiamo del minimo comune denominatore, come nel migliore dei casi di una fratellanza, che non prevarrà mai e su questa base diventerà comunque universale.

“Perché senza di Me non potete fare nulla!” Come possono conoscere la verità se nessuno la proclama e la interpreta, si chiede Paolo? Questa interpretazione è necessaria non solo ad intra, cioè per i credenti (ad esempio nella preghiera domenicale dell’Angelus del Papa), ma anche ad extra nel contesto interreligioso per coloro che non credono in Cristo. Il cardinale Américo Aguiar, che ha coordinato l’ultima Giornata mondiale della gioventù come vescovo ausiliare di Lisbona, ha suscitato scalpore con la sua dichiarazione: “Non vogliamo convertire i giovani a Cristo, né alla Chiesa cattolica o qualcosa di simile”. Ha detto che il “messaggio principale” di questo evento è stato: “Penso diversamente, mi sento diversamente, organizzo la mia vita in modo diverso, ma siamo fratelli e sorelle e costruiremo il futuro insieme”. Aguiar, non erroneamente, associa questa visione all’enciclica sociale programmatica di Papa Francesco “Fratelli Tutti” (2020).

Sembrava simile in Indonesia. Quindi questo è il nuovo vangelo? Cito Christiana Reemts: “Il singolo credente può amare la propria religione ed esprimere le sue convinzioni soggettive, ma non affermare di possedere la verità assoluta alla quale ogni persona deve inchinarsi. Quest’ultima sarebbe una forma di appropriazione che deve essere respinta in nome della libertà e della dignità umana”. [Reemts, Christiana, Verità e probabilità. Il dibattito tra Celso e Origene nell’orizzonte del postmodernismo, in: EuA 75 (1999), 6].

Ciò significa che tutto resta non vincolante e (solo) relativo, soggettivamente valido, ma mai valido per tutti.

Ciò contraddice il Vangelo.

Purtroppo, nel contesto interreligioso, Papa Francesco parla sulla falsariga di questo credo. Poiché altrimenti la pretesa di assolutezza di Gesù, che sta alla base del comando missionario o dell’idea di missione, potrebbe diventare un fastidio interreligioso e quindi un problema, essa viene nobilmente tenuta segreta. Questo è stato anche uno dei motivi per cui negli ultimi decenni il concetto di missione è stato sostituito dall’idea di partenariato e di dialogo (delle religioni), meno gravoso. È meglio parlare del fatto che abbiamo tutti lo stesso Dio e siamo tutti fratelli piuttosto che parlare di Gesù come della porta verso questo Dio!

Ma come può essermi fratello qualcuno che rifiuta e combatte esplicitamente il Figlio di Dio? Nello spirito della parabola del Buon Samaritano, ognuno è mio prossimo, sì, perché l’amore per il prossimo è universale (compreso l’amore per i nemici). Ma fratello? Non c’è bisogno di altro se non si vuole che rimanga un mero gesto di etichettatura ed educazione errata? Se i fratelli di sangue si trattano come se non lo fossero, allora dov’è il potere della carne e del sangue, dell’appartenenza alla stessa famiglia o all’umanità o ad un’altra religione? Dov’è l’origine di una fratellanza intesa in termini cristiani e non massonici?

Rispondo: Nell’accoglienza del Figlio di Dio (fede) e quindi nello Spirito Santo, che procede da Lui e dal Padre! Il “dialogo” e la “fratellanza universale” come epitome di un credo relativistico, che fin dall’inizio e in linea di principio non concede a nessun partecipante più verità dell’altro, non rendono giustizia all’affermazione di Gesù.

È un anti-vangelo, un fascino offensivo senza profondità né verità. Come puoi vedere, la fine della Missione ne è la logica conseguenza. Per noi cristiani questo equivale a rinnegare Gesù Cristo. Quest’ultimo comincia con l’occultamento del suo nome, con il rifiuto di presentarlo a tutti i popoli e a tutte le religioni senza compromettere la sua pretesa di assolutezza e di Parola: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me!”.

Ma alle mie orecchie questo suona diverso dal discorso papale a Giakarta.