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venerdì 23 agosto 2024

Roberto de Mattei: "La grazia del momento presente"

Bella riflessione del prof. de Mattei sul drammatico momento presente.
"Vivere nel momento presente significa non scoraggiarsi mai, ma vivere abbandonati di momento in momento alla Divina Provvidenza, che di quell’attimo fuggitivo conosce il profondo significato. Vivendo nel momento presente, esercitiamo la virtù di cui più abbiamo bisogno, soprattutto in questi giorni: la speranza, la fiducia nel trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria".
Luigi C.


Ho voluto dedicare la conclusione dell’Università d’Estate della Fondazione Lepanto, che si è tenuta a Subiaco dal 25 al 28 luglio 2024, alla teologia della storia cristiana, con queste parole:

I secoli passano, le circostanze sono diverse, ma Dio non muta, la Chiesa cattolica è la medesima e la lotta continua ad essere quella tra le due città che si oppongono nella storia come due eserciti. La teologia della storia cristiana ci assicura che la Città di Dio è sempre vincitrice; l’apparizione della Madonna a Fatima ci assicura che il trionfo storico del Cuore Immacolato è vicino; l’analisi storica e logica del dinamismo rivoluzionario, ci assicura della irreversibilità del movimento contro-rivoluzionario. Tuttavia, a chi è immerso nella lotta sfugge il grande orizzonte del campo di battaglia, che sembra talvolta avvolto dalla nebbia o dalle ombre della notte. Esiste il rischio di perdere la strada, ma soprattutto di perdere di vista l’obiettivo ultimo delle nostre battaglie e del nostro cammino. Perché il cammino è lungo e non è lineare. Si avanza per sentieri tortuosi, con ampie curve, talvolta il terreno è ripido e impervio, talvolta pianeggiante, discende poi risale improvvisamente. Nell’insieme, il movimento certo è ascendente, ma non rettilineo. Si sale verso la cima, ma superando picchi, costeggiando abissi e dirupi, attraverso un percorso diseguale. E i nemici che ci assalgono sono di ogni genere. Così è la storia dell’umanità, così è la nostra vita. E quando cala la notte della confusione, il buio del caos, la paura ci assale.

Uno scrittore francese degli anni Trenta del Novecento, Louis-Ferdinand Céline ha scritto un romanzo che si intitola: Voyage au bout de la nuit (Viaggio al termine della notte). In questo romanzo Céline attribuisce a un ufficiale delle Guardie Svizzere, che si immolarono alle Tuileries nel 1793 per difendere Luigi XVI, una canzone che dice « Notre vie est un voyage / Dans l’Hiver et dans la Nuit / Nous cherchons notre passage / Dans le Ciel où rien ne luit » (La nostra vita è un viaggio / in Inverno e nella Notte / noi cerchiamo il nostro passaggio / in un Cielo senza luce»),

Questo pessimismo romantico non corrisponde alla realtà. E’ vero che spesso avanziamo nelle tenebre della notte. Ma alla notte segue sempre l’alba luminosa del giorno. E di giorno e di notte la luce soprannaturale che guida il nostro cammino non viene mai meno.

Quando avanziamo nella notte, il nostro cammino è illuminato da una fiaccola, che illumina i nostri passi, anche se non ci permette di vedere lontano, né davanti né dietro. Questa fiaccola è la grazia del momento presente che attraverso il suo pur limitato fascio di luce, ci permette di non inciampare, di non perdere il sentiero, di mantenere la giusta direzione.

E’ a questa grazia del momento presente che si riferisce Nostro Signore quando dice: “Sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt, 28-18-20). Tutti i giorni, nessuno escluso, ma anche tutti i momenti, perché non c’è un attimo della storia o della nostra vita che sia sottratto alla sua grazia.

Il momento presente è quello che più ci avvicina all’eternità, perché il momento presente “è”. Il passato non è più, il futuro non è ancora, ma è nell’essere del momento presente, che noi incontriamo Dio, che può essere definito come un eterno presente, perché Dio è l’Essere per essenza.

Noi saremo giudicati da Dio nel momento presente, che sarà quello della nostra morte. La nostra vita, conosce ombre e luci, alti e bassi o quanto meno la possibilità di alti e di bassi, di picchi diversi, perché nessuno è in pericolo di cadere più di quanto non lo sia chi aspira ad essere perfetto, ma il momento della verità sarà quello della nostra morte.

Talvolta pensiamo che allora Dio farà il bilancio della nostra vita e ci giudicherà secondo una media aritmetica. Non è così. L’immagine della bilancia inganna. La nostra vita non sarà giudicata nel suo insieme, ma in un solo momento, quella che potremmo definire l’istantanea della morte.

Se dovessimo concepire il giudizio come una bilancia in cui si soppesano le quantità di male o di bene che abbiamo commesso, potremmo fare sciocchi calcoli per cui il peccato di oggi potrebbe essere bilanciato dall’atto di virtù di domani. Non è così. Certo ogni mancanza conta, come conta ogni corrispondenza alla grazia, perché ogni atto ha delle conseguenze, ma non nel senso di una media aritmetica. Ciò che veramente conta è l’ultimo istante della nostra vita, il flash al traguardo, e nessuno sa quale sarà l’immagine che in quel lampo di tempo sarà consegnata all’eternità. Nessuno sa qual’è l’ultima grazia che riceveremo e se a quell’ultima grazia corrisponderemo. E nessuno conosce il momento della propria morte.

Per questo dobbiamo vivere nel momento presente. La nostra vita non è un film, a lieto fine, ma una successione di istantanee fotografiche del momento presente.

Vivere nel momento presente significa non scoraggiarsi mai, ma vivere abbandonati di momento in momento alla Divina Provvidenza, che di quell’attimo fuggitivo conosce il profondo significato. Vivendo nel momento presente, esercitiamo la virtù di cui più abbiamo bisogno, soprattutto in questi giorni: la speranza, la fiducia nel trionfo finale del Cuore Immacolato di Maria.

3 commenti:

  1. Ma siamo sicuri che è Cristiano Cattolico quello che qui si espone? Noi saremo giudicati sulla nostra vista nel suo complesso mi pare insegni il CCC. Non voglio però contraddire il chiarissimo professore.

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    1. L'esempio del buon ladrone, San Disma, è più chiarificatore di molte parole. Uno può aver vissuto male tutta la vita, ma se al momento della morte si converte la persona si salva. Il "problema" è che ignoriamo il momento della nostra morte! Per questo una volta si pregava San Giuseppe per aver la grazia di una buona morte, di avere il tempo di essere pronti e in grazia di Dio nell'agonia.

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