Post in evidenza

MiL è arrivato a 20.000 post, ad maiorem Dei gloriam! #messainlatino #blogmil #sonosoddisfazioni #20000

Con piacere, ed una punta di sana soddisfazione (per il traguardo che ripaga i tanti nostri sacrifici) avvisiamo i nostri lettori che il blo...

venerdì 19 luglio 2024

I deliri erotico-mistici dell’ ex padre Marko Ivan Rupnik, amico e protetto di Papa Francesco - - #rupnik

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 1067 pubblicata da Paix Liturgique il 18 luglio, in cui si analizza lo scandalo sessuale che ha coinvolto padre Marko Ivan Rupnik, nel 2023 espulso dalla Compagnia di Gesù, che MiL sta costantemente seguendo dal 4 dicembre 2022 (QUI).

L.V.


Due ex vittime di padre Marko Ivan Rupnik, un’italiana e una slovena, hanno tenuto una conferenza stampa a Roma il 21 gennaio, dove hanno parlato per oltre un’ora del calvario che hanno subito per mano di padre Marko Ivan Rupnik, artista e mosaicista gesuita sloveno molto vicino a papa Francesco – che gli ha revocato la scomunica – delle «orge sessuali» che ha imposto loro e dei deliri sacrileghi imposti loro dall’autore di numerose illustrazioni per il Vaticano e dei mosaici sulla facciata della cripta della Basilique Notre-Dame-du-Rosaire di Lourdes.

La commissione Théodule [in lingua francese, organizzazione inutile; da un discorso di Charles de Gaulle, Presidente della Repubblica francese, tenuto a Orange (Vaucluse) il 26 settembre 1963: N.d.T.] istituita da mons. Jean-Marc Micas P.S.S., Vescovo di Tarbes e Lourdes, a Lourdes per decidere se i mosaici di padre Marko Ivan Rupnik dovessero essere depositati o meno è stata un po’ addormentata. Tuttavia, interrogato alcune settimane fa da alcuni fedeli della Diocesi, mons. Jean-Marc Micas ha dichiarato all’agenzia cattolica americana Catholic News Agency che prenderà una decisione in merito nella primavera del 2024 [QUI: N.d.T.]. Nel frattempo, l’immagine impressionante dei Vescovi francesi che fanno ammenda per gli abusi sessuali del clero nell’autunno del 2021 ai piedi della scalinata della Basilique Notre-Dame-du-Rosaire di Lourdes – in altre parole, proprio di fronte all’opera di un autore di abusi sessuali e di autorità – è ancora fresca nella memoria di tutti.

Alla fine, mons. Jean-Marc Micas, indubbiamente preso dalle contingenze della sua Diocesi, non ha preso una decisione fino al luglio 2024 – ha rilasciato una lunga dichiarazione in cui si è detto personalmente favorevole alla rimozione dei mosaici di padre Marko Ivan Rupnik, ma poiché «non c’è consenso su nessuna proposta» e «le posizioni assunte sono vivaci e appassionate», ha deciso di non prendere alcuna decisione, se non quella di non portarli più alla luce. Come riportato dal portale Riposte Catholique il 3 luglio, pochi giorni prima il dott. Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione, aveva dichiarato che la rimozione delle opere di padre Marko Ivan Rupnik «non sarebbe stata una risposta cristiana» [QUI: N.d.T.].

In risposta alla dichiarazione di mons. Jean-Marc Micas, cinque delle vittime (un’italiana, una francese, una slovena e altre due che hanno scelto di rimanere anonime) hanno risposto, tramite il loro avvocato Laura Sgrò, che sono pronti a incontrare il Vescovo di Tarbes e Lourdes, ma anche che «la prima denuncia, rimasta inascoltata, di Gloria Branciani risale, infatti, al 1994, trent’anni fa. E se è vero che nelle ore serali i mosaici non saranno più illuminati, di giorno saranno comunque ben visibili e continueranno ad alimentare lo sconcerto dei fedeli e il sentimento di dolore delle vittime».

Amico intimo di tutti i Papi da San Giovanni Paolo II in poi, padre Marko Ivan Rupnik è stato accusato di violenza sessuale da nove suore della Comunità Loyola in Slovenia, di cui era direttore spirituale, e di abusi spirituali accompagnati da gesti inappropriati da altre due donne, nel 1998 e nel 2020 – è stato poi licenziato dal suo incarico di direttore del Centro di studi e ricerche «Ezio Aletti». L’Arcidiocesi di Lubiana, in Slovenia, ha infine deciso di sciogliere la comunità il 14 dicembre 2023.

Nel dicembre 2022, i Gesuiti dichiarano di averlo scomunicato nel 2019 per abusi sessuali commessi su suore negli anni Novanta, sempre in Slovenia; tale scomunica, per aver assolto nel 2015 una suora che lui stesso aveva aggredito sessualmente, era stata revocata nel 2020 – su intervento di papa Francesco, secondo alcune fonti, dopo che il Gesuita si era «pentito». Il 21 febbraio 2023 i Gesuiti hanno pubblicato i risultati di un’indagine interna su padre Marko Ivan Rupnik, in cui quindici laici hanno testimoniato abusi commessi da padre Rupnik tra il 1980 e il 2018.

Secondo le informazioni fornite da una delle vittime nel dicembre 2022 alla stampa italiana, quasi venti suore erano state vittime di padre Marko Ivan Rupnik – le suore si erano rivolte in particolare al card. Tomáš Špidlík S.I. (1919-2010), che non aveva reagito né risposto. Nonostante la sua dimissione dalla Compagnia di Gesù il 9 giugno 2023, padre Marko Ivan Rupnik è stato incardinato dalla Diocesi di Capodistria in Slovenia nell’autunno del 2023 – il che non gli ha impedito di risiedere nel Centro di studi e ricerche «Ezio Aletti» di Roma alla fine del 2023.

Lo scorso aprile, cinque nuove denunce, tre delle quali presentate per la prima volta, sono state presentate al Dicastero per la Dottrina della fede. Come ha osservato allora il portale Riposte Catholique, il caso di padre Marko Ivan Rupnik – che è stato scomunicato per breve tempo e non lo è più – «illustra una grave disfunzione della giustizia ecclesiale e romana nei confronti di un sacerdote il cui comportamento abusivo è stato provato» [QUI: N.d.T.].

Il card. Sean Patrick O’Malley O.F.M.Cap., Presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, ha scritto ai capi della Curia Romana il 26 giugno chiedendo loro di utilizzare le opere di padre Marko Ivan Rupnik solo con «prudenza pastorale». «Negli ultimi mesi, vittime e sopravvissuti ad abusi di potere, abusi spirituali e abusi sessuali hanno contattato la commissione per esprimere la loro crescente frustrazione e preoccupazione per il continuo utilizzo delle opere d’arte di padre Marko Ivan Rupnik da parte di diversi uffici vaticani, tra cui il Dicastero per la comunicazione. […] Dobbiamo evitare di trasmettere il messaggio che la Santa Sede è indifferente al disagio psicologico sofferto da così tante persone» [QUI: N.d.T.].

Gli occhi, specchi dell’anima

Finora il lato oscuro di padre Marko Ivan Rupnik è emerso nella sua arte, in particolare negli «occhi senza luce» delle sue figure, come ha sottolineato il sito National Catholic Register in un articolo [QUI: N.d.T.] tradotto in francese dal sito Benoît et Moi il 10 gennaio 2023 [QUI: N.d.T.]: «Poi ci sono le pupille incombenti e completamente scure che caratterizzano le sue opere. In un apparente allontanamento dalla tradizione iconografica – e in una netta rottura con la tradizione occidentale – gli occhi di padre Rupnik non presentano alcuna raffigurazione della luce riflessa che li penetra. […] Ma gli occhi dei Cristi e dei santi di padre Rupnik sono privi di ogni luce, quasi come se raffigurassero non la Luce del mondo, ma le Tenebre del mondo».

La dipendenza dalla pornografia e il discorso erotico-mistico

Il 18 dicembre 2022, una delle suore abusate da padre Marko Ivan Rupnik ha rilasciato un’intervista sotto pseudonimo al quotidiano italiano Domani, in cui ha rivelato la dipendenza di padre Rupnik dalla pornografia, l’esistenza da parte sua di un discorso pseudo-teologico per ottenere favori sessuali e l’inazione della gerarchia [QUI: N.d.T.].

Il 4 aprile 2023 è apparsa sul settimanale La Vie la testimonianza di un’altra vittima, suor Samuelle, mosaicista, membro delle Fraternità monastiche di Gerusalemme dal 1998 al 2018, che ha lasciato le Fraternità e ha testimoniato di «sottili e deleterie violenze psicologiche» e di una «presa sessuale» da parte di padre Marko Ivan Rupnik quando lavorava al Centro di studi e ricerche «Ezio Aletti» dal 2010 al 2014 [QUI: N.d.T.].

Padre Marko Ivan Rupnik paragona l’amore a tre alla Santissima Trinità?

Il 21 febbraio 2024, Gloria Branciani, che era stata membro della Comunità Loyola prima del 1994, ha testimoniato apertamente per la prima volta in una lunga conferenza stampa a Roma: «Sono stati commessi abusi gravissimi, durante i quali ho perso la verginità e sono stata costretta ad altri tipi di rapporti intimi, in cui era evidente che soffrivo ed ero disgustata da questo tipo di richieste», ha dichiarato. La donna era accompagnata dal suo avvocato Laura Sgrò e da Anne Barett Doyle, direttrice di Bishop Accountability, un sito web specializzato nel denunciare gli abusi sessuali commessi dal clero (soprattutto) d’oltreoceano.

Il quotidiano The Daily Telegraph cita anche Gloria Branciani, che spiega a proposito di padre Marko Ivan Rupnik: «Mi portava nei cinema pornografici per aiutarmi a crescere spiritualmente», spiega la vittima, che prosegue: «Se non crescevo spiritualmente, non potevo soddisfare i suoi bisogni sessuali. C’era un’altra suora che faceva l’amore con noi perché diceva di sentire nella preghiera che il nostro rapporto non era esclusivo ma a immagine della Trinità» [QUI: N.d.T.].

Per quasi un’ora ha raccontato il suo calvario, la volta in cui «perse la verginità» in auto durante un viaggio in Slovenia, le «orge sessuali», la visione forzata di film pornografici nei cinema per adulti di Roma dove «Rupnik aveva le sue abitudini», i ripetuti stupri, le «coccole» durante le confessioni, e così via. Molti di questi atti erano giustificati da una retorica pseudo-teologica: «Mi diceva che mi baciava come si bacia l’altare su cui si celebra l’Eucaristia».

La donna ha anche denunciato le molteplici protezioni di cui godeva padre Marko Ivan Rupnik: «Era sempre protetto da tutti, e qualsiasi cosa si potesse accusare veniva sempre negata o minimizzata». L’avvocato Laura Sgrò ha chiesto al Vaticano di essere «trasparente» sul procedimento canonico in corso: «Le vittime lo meritano, e anche i Gesuiti. E anche le persone che vanno in chiesa e si trovano davanti a un mosaico di Rupnik». Non è mons. Jean-Marc Micas?

Anche un’altra suora vittima di padre Marko Ivan Rupnik, Mirjam Kovak, che ha lasciato la Comunità Loyola nel 1996, ha testimoniato alla conferenza stampa, accusando il Gesuita di abusi spirituali. Aveva allertato la gerarchia in diverse occasioni, ma tutti i suoi tentativi erano stati negati e respinti. L’autrice ha criticato la riluttanza delle autorità religiose a rendere giustizia alle vittime di padre Marko Ivan Rupnik: «Le istituzioni, invece di prendere in considerazione la nostra esperienza e di rivedere il loro modo di agire, continuano a chiudersi nel silenzio, un silenzio che noi percepiamo come un muro che respinge ogni tentativo di porre rimedio a questa situazione malsana».

Mons. Jean-Marc Micas, Vescovo di Tarbes e Lourdes, che ha deciso di non intraprendere alcuna azione, ne è l’esempio più triste. Da allora, cinque delle vittime di padre Marko Ivan Rupnik – tra cui la mosaicista francese suor Samuelle – hanno scritto, tramite il loro avvocato Laura Sgrò, a quasi duecento responsabili di chiese in tutto il mondo – ovunque ci siano opere di padre Rupnik – per chiedere che le sue opere vengano rimosse: «In altre parole, che vengano tolte dalla vista dei fedeli, per rispetto alle vittime e anche ai cristiani che vengono a pregare in questi luoghi. Non si tratta di distruggere questi mosaici o di commentare la loro qualità. […] Quello che chiediamo è che vengano spostati, possibilmente in altri luoghi, ma non nei luoghi di preghiera».

2 commenti:

  1. Visto che è impenitente, vanno tolte e distrutte subito.

    Se fosse reo confesso e implorasse la misericordia umana e divina sarebbe un discorso diverso...
    Credo inoltre che dovrà aprirsi anche una dimensione penale... di plagio, di abuso sessuale su subalterne... al momento si tratta di un uomo impenitente.

    Il suo studio ha fatto i soldi su queste opere (inflazionate, costose, appariscenti, con questi occhi senza riflesso, dozzinali, che non aiutano del tutto a concentrarci sull'altare) e lui ha sfruttato la sua fama per coprire i suoi peccati mortali.

    Una sua immagine è stata utilizzata pure ingenuamente dal Santo Padre per il giubileo della Misericordia... si è permesso di mosaicare Lourdes e Fatima, Santuari dell'Immacolata...

    È giusto ragionare sul togliere queste opere empie.

    "Penitenza, penitenza, penitenza!"

    RispondiElimina
  2. Quelle opere andrebbero rimosse e ridotte in polvere, sono fatte da un indegno, da un immorale ripieno della peggiore ripugnante impurità , sozzura e lordura che per giunta in estrema superbia e smisurato orgoglio non si è mai pentito dei peccati e sacrilegi e blasfemie commessi oscenamente , ma finché godrà della protezione al vertice la situazione rimarra' cosi' com'è purtroppo. Non possiamo fare altro che penitenza e riparazione , anche se la indignazione giustamente tra i fedeli ora come ora è elevata alla ennesima potenza. Gravissimo errore il non aver voluto risciogliere nei papati precedenti l'ordine dei gesuiti.

    RispondiElimina