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giovedì 13 giugno 2024

BREAKING NEWS: pubblicato il documento del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani «Il Vescovo di Roma. Primato e sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all’enciclica Ut unum sint»

Pochi minuti fa il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha reso noto Il Vescovo di Roma: un documento di studio, pubblicato con l’approvazione di papa Francesco, che sintetizza per la prima volta le riposte alla lettera enciclica Ut unum sint sull’impegno ecumenico e i dialoghi ecumenici sulla questione del primato e della sinodalità.
Il documento si conclude con una proposta del Dicastero che individua i suggerimenti più significativi avanzati per un rinnovato esercizio del ministero di unità del Vescovo di Roma «riconosciuto dagli uni e dagli altri» (Ut unum sint, 95).
Di seguito riportiamo il testo integrale del documento (nella traduzione italiana dall’originale inglese).
QUI il primo commento (per ora solo in inglese) del vaticanista Michael Haynes, il quale conclude: «Anche prima che vengano presentati i “suggerimenti pratici” e concreti – che danno la valutazione ecumenica del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani su come aumentare l’unità ecumenica e la sinodalità attraverso modifiche al Papato – il sottotesto è notevolmente chiaro: nella moderna epoca “illuminata” in cui si trova la Chiesa, e data l’autocomprensione della “sinodalità” che è ormai endemica, il primato papale dovrebbe essere tranquillamente cancellato».
Rinviamo ai prossimi giorni le analisi ed i commenti.

L.V.

Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani

Il Vescovo di Roma

Primato e sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all’enciclica Ut unum sint

Documento di studio

2024

PREFAZIONE

La genesi di questo documento risale all’invito rivolto a tutti i cristiani da San Giovanni Paolo II a trovare, “evidentemente insieme”, le forme in cui il ministero del Vescovo di Roma “possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri” (Ut unum sint, 95). Numerose sono state le risposte a questo invito, così come le riflessioni e i suggerimenti provenienti da vari dialoghi teologici ecumenici.

Alcune risposte erano già state riassunte nel 2001 dall’allora Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani in un primo documento di lavoro intitolato Il ministero petrino. Nel 2020, questo Dicastero ha visto nel 25º anniversario dell’enciclica Ut unum sint un’opportunità per riprendere e approfondire la discussione, tenendo conto dei nuovi documenti del dialogo teologico e delle dichiarazioni dei Pontefici successivi. Infatti, Papa Benedetto XVI ha ricordato l’invito di Giovanni Paolo II in vari contesti, esprimendo la necessità di approfondire “il discernimento tra la natura e la forma dell’esercizio del primato”. Papa Francesco ha sottolineato l’urgenza di rispondere all’invito dell’Ut unum sint, osservando che: “Siamo avanzati poco in questo senso” (cfr. qui §§ 4-5). La convocazione di un Sinodo sulla sinodalità per il 2021-2024 ha confermato la rilevanza del progetto del Dicastero, come contributo alla dimensione ecumenica del processo sinodale.

Il testo, intitolato Il Vescovo di Roma. Primato e sinodalità nei dialoghi ecumenici e nelle risposte all’enciclica Ut unum sint, è un “documento di studio” che non pretende di esaurire l’argomento né di riassumere il magistero cattolico su di esso. Il suo scopo è quello di offrire una sintesi oggettiva dei recenti sviluppi ecumenici sul tema, riflettendo così le intuizioni ma anche i limiti degli stessi documenti di dialogo. Questo studio si conclude con una breve proposta dell’Assemblea plenaria del Dicastero del 2021, intitolata “Verso un esercizio del Primato nel XXI secolo”, che individua i suggerimenti più significativi proposti dalle varie risposte e dai dialoghi per un rinnovato esercizio del ministero dell’unità del Vescovo di Roma.

Il documento è il risultato di un vero e proprio lavoro ecumenico e sinodale. Riassume una trentina di risposte alla Ut unum sint e cinquanta documenti di dialogo ecumenico sul tema. Ha coinvolto non solo il personale, ma anche i membri e i consultori del Dicastero che lo hanno discusso in due assemblee plenarie. Sono stati consultati molti esperti cattolici e numerosi studiosi di varie tradizioni cristiane. Infine, il testo è stato inviato a vari Dicasteri della Curia romana e alla Segreteria generale del Sinodo. In tutto, sono stati presi in considerazione più di cinquanta contributi. Tutti, pur suggerendo miglioramenti, hanno giudicato positivamente l’iniziativa, la metodologia, la struttura e le idee principali del documento di studio. Desidero esprimere la mia profonda gratitudine a tutti coloro che hanno offerto il loro prezioso contributo a questa riflessione, e in particolare agli officiali del Dicastero che hanno promosso e coordinato il progetto in collaborazione con l’Istituto di Studi Ecumenici dell’Angelicum.

Siamo lieti di pubblicare questo documento di studio con l’accordo di Sua Santità Papa Francesco. Ci auguriamo che esso favorisca non solo la ricezione dei dialoghi su questo importante tema, ma stimoli anche ulteriori approfondimenti teologici e suggerimenti pratici, “evidentemente insieme”, per un esercizio del ministero dell’unità del Vescovo di Roma “riconosciuto dagli uni e dagli altri” (UUS, 95).

Kurt Cardinale Koch
Prefetto

INTRODUZIONE

“TROVARE UNA FORMA DI ESERCIZIO DEL PRIMATO”: INTERVENTI PAPALI

1. La comprensione e l’esercizio del ministero del Vescovo di Roma sono entrati in una nuova fase con il Concilio Vaticano II. L’atto stesso di convocare un Concilio che avesse nell’unità dei cristiani uno dei suoi obiettivi principali e che prevedesse la partecipazione di tutti i cristiani indicava già l’approccio di San Giovanni XXIII al ruolo del Vescovo di Roma nella Chiesa. Completando le definizioni del Concilio Vaticano I sul primato papale, la Costituzione Lumen gentium ha rafforzato l’ufficio dei vescovi che governano le loro chiese particolari come “vicari e legati di Cristo […] e non come vicari dei romani Pontefici” (LG, 27) e ha sottolineato il significato della collegialità episcopale (LG, 23). Il Decreto Unitatis redintegratio segnò l’ingresso ufficiale della Chiesa cattolica nel movimento ecumenico e aprì la strada alla creazione di dialoghi teologici, molti dei quali avrebbero affrontato la questione del primato.

2. Durante e dopo il Concilio, i Papi che si sono succeduti hanno dato un contributo significativo a questo sviluppo. Convinto che “il Papa [] è senza dubbio il più grave ostacolo sulla via dell’ecumenismo” ¹ , San Paolo VI, con i suoi gesti e le sue dichiarazioni, ha contribuito in molti modi a una nuova comprensione del ministero papale. Già nell’Enciclica Ecclesiam suam, aveva espresso la convinzione che il suo ufficio pastorale di unità “non vuole costituire supremazia di spirituale orgoglio e di umano dominio, ma primato di servizio, di ministero, di amore.” (ES, 114). Attraverso una serie di incontri, sviluppò relazioni fraterne con altri leader cristiani, che contribuirono a stabilire la Chiesa cattolica all’interno della comunione cristiana. Consapevole che la credibilità ecumenica della Chiesa cattolica dipende dalla sua capacità interna di rinnovamento, Paolo VI, recependo una proposta dei vescovi del Concilio Vaticano II, istituì nel 1965 il Sinodo dei vescovi per prevedere un modo più collegiale di esercitare il primato per il bene di tutta la Chiesa (cfr. Motu Proprio Apostolica sollicitudo, 1965) e rese obbligatorie le conferenze episcopali (Motu proprio Ecclesiæ sanctæ, 1966, 41).

3. San Giovanni Paolo II non solo ha riaffermato questo percorso ecumenico, ma ha anche invitato ufficialmente gli altri cristiani a riflettere sull’esercizio del ministero del Vescovo di Roma. Nella sua fondamentale lettera enciclica Ut unum sint (1995) ha utilizzato la nozione biblica di “episkopein” (“vegliare”) per descrivere questo ministero (UUS, 94), il cui primato è definito come un ministero di unità (UUS, 89) e un servizio di amore (UUS, 95). Assumendo la sua particolare responsabilità ecumenica e “ascoltando la domanda che mi è rivolta”, Papa Giovanni Paolo II ha riconosciuto la necessità di “trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all'essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova” (UUS, 95). Convinto che un ministero dell’unità reciprocamente accettabile non possa essere definito unilateralmente, ha rivolto un invito aperto a tutti i pastori e teologi delle diverse tradizioni ecclesiali, ripetendo una richiesta già avanzata nel 1987 nella Basilica di San Pietro alla presenza del Patriarca ecumenico Dimitrios I: “Lo Spirito Santo ci doni la sua luce, ed illumini tutti i pastori e i teologi delle nostre Chiese, affinché possiamo cercare, evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri” (UUS, 95). Grazie a questa distinzione tra la natura del primato e le forme temporali in cui viene esercitato, si sperava che attraverso “un dialogo fraterno, paziente,” si sarebbe svelata la “volontà di Cristo per la sua Chiesa” (UUS, 96).

4. Papa Benedetto XVI, nel suo primo discorso, ha parlato di sé assumendo “come impegno primario quello di lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo” ² . Ha ricordato e rinnovato l’invito di Giovanni Paolo II in diversi contesti, con la convinzione che “le riflessioni circa il discernimento tra la natura e la forma dell’esercizio del primato come le ha fatte Papa Giovanni Paolo II nell’Enciclica Ut unum sint (n. 95), possono ancora darci fruttuosi impulsi”³, e ha incoraggiato il dialogo teologico sul rapporto tra primato e sinodalità, soprattutto con la Chiesa ortodossa. Le sue dimissioni dall’ufficio papale nel 2013, le prime di un Papa in tempi moderni, riconoscendo “la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato” ⁴ , hanno contribuito a una nuova percezione e comprensione del ministero del Vescovo di Roma.

5. Papa Francesco ha ribadito più volte l’invito di Giovanni Paolo II a trovare un nuovo modo di esercitare il primato ⁵ , riconoscendo che “Siamo avanzati poco in questo senso” (Evangelii gaudium, 32). Invitando a una “conversione pastorale” del papato e delle strutture centrali della Chiesa cattolica, riconosce che “un’eccessiva centralizzazione, anziché aiutare, complica la vita della Chiesa e la sua dinamica missionaria”, e lamenta in particolare l’insufficiente elaborazione dello statuto delle conferenze episcopali (EG, 32). Per Papa Francesco “oggi non si comprenderebbe pienamente il servizio petrino senza includervi questa apertura al dialogo con tutti i credenti in Cristo”⁶. Facendo della sinodalità un tema chiave del suo pontificato, Papa Francesco sottolinea l’importanza di una sinodalità fondata sul sensus fidei del Popolo di Dio “infallibile in credendo” (EG, 119), che è essenziale per una rinnovata comprensione ed esercizio del ministero petrino, come ha affermato nel suo discorso per il 50º anniversario del Sinodo dei Vescovi: “ In una Chiesa sinodale, anche l'esercizio del primato petrino potrà ricevere maggiore luce”. Infatti, “Il Papa non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come Battezzato tra i Battezzati e dentro il Collegio episcopale come Vescovo tra i Vescovi, chiamato al contempo – come Successore dell'apostolo Pietro – a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell'amore tutte le Chiese” ⁷ . L’impegno di Papa Francesco a costruire una Chiesa sinodale a tutti i livelli “è gravido di implicazioni ecumeniche”, in primo luogo perché la sinodalità è un dono che possiamo imparare dagli altri cristiani (cfr. EG, 246), e anche perché sia la sinodalità che l’ecumenismo sono processi di un “camminare insieme”. Papa Francesco vede la rinnovata prassi del Sinodo dei Vescovi, che include una più ampia consultazione di tutto il Popolo di Dio, come un modo di “contribuire al ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani” e di per sé come una risposta all’“auspicio formulato anni or sono da Giovanni Paolo II” nella Ut unum sint (Costituzione apostolica Episcopalis communio 2018, 10). Anche i numerosi riferimenti agli insegnamenti della Conferenza episcopale nei suoi documenti magisteriali (Evangelii gaudium, Amoris lætitia, Laudato si’) testimoniano il suo impegno sinodale. Infine, in linea con la prassi pastorale dei suoi recenti predecessori, l’accento posto da Papa Francesco sul titolo di “Vescovo di Roma” fin dall’inizio del suo pontificato, mentre gli altri titoli pontifici sono ora elencati come “storici” (cfr. Annuario Pontificio 2020), contribuisce anche a una nuova immagine del ministero petrino.

ORIGINE, SCOPO E STRUTTURA DEL DOCUMENTO

6. L’invito di Giovanni Paolo II nella Ut unum sint ha suscitato molte risposte da parte di comunioni cristiane e organismi ecumenici, così come da parte di simposi accademici e singoli teologi di diverse tradizioni. La maggior parte di esse ha attinto ai risultati dei vari dialoghi che hanno discusso la questione del primato, sia prima che dopo la pubblicazione dell’enciclica.

7. La sessione plenaria del 2001 dell’allora Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani [PCPUC] ha discusso lo stato attuale della riflessione ecumenica sull’esercizio del ministero petrino. In quell’occasione fu preparato un documento di lavoro che riportava i principali elementi della discussione in corso, così come erano emersi dai dialoghi teologici ufficiali e non ufficiali sul ministero petrino e dalle varie risposte alla richiesta di Papa Giovanni Paolo II. Alcune considerazioni e suggerimenti della Plenaria sono stati aggiunti al documento sotto il titolo Suggerimenti della Plenaria riguardo allo studio sul ministero petrino⁸. Il documento è stato pubblicato nel bollettino ufficiale del Pontificio Consiglio e inviato a un gran numero di leader della Chiesa e di partner ecumenici, soprattutto a coloro che avevano già inviato una risposta alla Ut unum sint, per condividere la riflessione e continuare il dialogo.

8. Il PCPUC, divenuto il 5 giugno 2022 Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha visto nel 25º anniversario dell’Enciclica Ut unum sint, così come nel processo sinodale per la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dal titolo Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione (2021-2024), l’opportunità di riprendere la discussione su questo tema. Infatti, dal 2001, i Papi hanno rilasciato ulteriori dichiarazioni e ulteriori risposte all’enciclica e sono stati pubblicati nuovi documenti di dialogo teologico. Tutti questi documenti hanno dato un contributo significativo alla riflessione sulla questione del primato nella Chiesa e meritano di essere ripresi in un dialogo continuo. Inoltre, il pontificato di Papa Francesco ha aperto nuove prospettive per un esercizio sinodale del primato. Una “raccolta dei frutti” di questi sviluppi e delle riflessioni ecumeniche sul Vescovo di Roma, sul primato e sulla sinodalità è sembrata opportuna e potrebbe contribuire a un rinnovato interesse per l’unità dei cristiani.

9. Il Dicastero ha quindi elaborato un nuovo documento di studio su questo tema, che si basa sul testo precedente ampliandolo in modo significativo. Tenendo conto delle riflessioni sul primato e sul ministero del Vescovo di Roma fatte da altre comunioni cristiane, da organismi ecumenici e da dialoghi teologici (con la partecipazione cattolica), questo documento vuole essere una sintesi oggettiva e descrittiva dei recenti sviluppi della discussione ecumenica su questo tema. Non pretende di essere una sintesi del magistero cattolico o della risposta cattolica alle riflessioni ecumeniche, né di essere uno status quæstionis dell’intero dibattito teologico, ma di rappresentare una “raccolta dei frutti” dei recenti dialoghi ecumenici. Riflette quindi le intuizioni, ma anche i limiti, degli stessi documenti di dialogo. Come nel caso dei precedenti documenti di lavoro del PCPUC, è offerto principalmente agli studiosi che lavorano nel campo della teologia ecumenica, ai membri dei vari dialoghi teologici e ai partner di dialogo della Chiesa cattolica. Questa sintesi è offerta come contributo alla discussione, in un certo senso come instrumentum laboris, nella speranza che possa promuovere ulteriori approfondimenti teologici e il dialogo, e stimolare suggerimenti pratici per un esercizio del ministero dell’unità del Vescovo di Roma “riconosciuto dagli uni e dagli altri” (UUS, 95).

10. Una prima bozza di questo testo è stata preparata nel 2020 dal DPUC e inviata a teologi di diverse tradizioni cristiane chiedendo un loro autorevole commento. Il documento di studio è stato poi sottoposto nel giugno 2021 all’esame di tutti i membri e consultori del DPUC ed è stato discusso nell’Assemblea plenaria dell’11 novembre 2021, tenutasi online, insieme a una proposta intitolata Verso un esercizio del Primato nel XXI secolo. Una bozza aggiornata è stata poi sottoposta ai Dicasteri competenti della Curia romana e nuovamente discussa in un’assemblea plenaria in presenza del DPUC il 3 maggio 2022. In ognuna di queste fasi il documento di studio è stato ulteriormente modificato. Il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani esprime la sua profonda gratitudine a tutti coloro che hanno offerto il loro prezioso contributo a questa riflessione. Dopo ulteriori aggiornamenti, il documento è stato sottoposto a Sua Santità Papa Francesco, che ne ha approvato la pubblicazione durante l’udienza concessa al Cardinale Kurt Koch il 2 marzo 2024.

11. Le pagine che seguono offrono una presentazione schematica 1) delle risposte alla Ut unum sint e dei documenti dei dialoghi teologici dedicati alla questione del primato; 2) delle principali questioni teologiche che tradizionalmente mettono in discussione il primato papale e di alcuni progressi significativi della riflessione ecumenica contemporanea; 3) di alcune prospettive per un ministero dell’unità in una Chiesa riunificata; 4) di suggerimenti o richieste pratiche rivolte alla Chiesa cattolica. Questa sintesi si basa sia sulle risposte alla Ut unum sint sia sui risultati dei dialoghi ufficiali e non ufficiali riguardanti il ministero dell’unità a livello universale. Utilizza la terminologia adottata da questi documenti, con i suoi vantaggi e limiti. Alla fine di questo documento di studio viene offerta una sintesi.

1. RIFLESSIONE ECUMENICA SUL MINISTERO DEL VESCOVO DI ROMA

1.1. RISPOSTE A UT UNUM SINT

12. L’invito di Ut unum sint ai teologi e ai leader della Chiesa a riflettere insieme sul ministero del Vescovo di Roma ha suscitato una vasta gamma di risposte. Le risposte ecclesiali ufficiali sono arrivate da un ampio spettro di comunioni cristiane dell’Occidente: Chiese vetero-cattoliche, Chiese della Comunione anglicana, Chiese luterane, Chiese presbiteriane, Chiese riformate e Chiese libere. In termini geografici, la maggior parte delle risposte proveniva dal Nord America e dall’Europa, soprattutto dalle isole britanniche, dalla Germania e dagli Stati Uniti, preparate principalmente da gruppi o istituzioni locali. Risposte esaurienti sono arrivate dalla Camera dei vescovi della Chiesa d’Inghilterra, dalla Conferenza episcopale della Chiesa di Svezia e dalla Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti. Non ci sono state risposte ufficiali da parte delle Chiese ortodosse o ortodosse orientali.

13. Alcune risposte sono arrivate da commissioni ecumeniche (ad esempio la Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese, la Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Nazionale delle Chiese di Cristo negli USA) e da Consigli di Chiese locali e nazionali (ad esempio il Consiglio delle Chiese per la Gran Bretagna e l’Irlanda, Churches Together in Inghilterra, Church Leaders of West Yorkshire). Alcune istituzioni accademiche (ad esempio, il Konfessionskundliches Institut des Evangelischen Bundes; l’Ökumenische Arbeitsgruppe “Ut Unum Sint” Schweiz) hanno inviato reazioni, così come alcune comunità ecumeniche (ad esempio, l’Associazione delle Famiglie Interconfessionali; la Comunità di Iona) e gruppi teologici ad hoc (come il Gruppo di Farfa Sabina). Singoli teologi di diverse tradizioni ecclesiali hanno pubblicato una ricca varietà di articoli e monografie in risposta – o in occasione – della richiesta di Papa Giovanni Paolo II. Tra questi vi era un numero significativamente elevato di autori cattolici.

14. In risposta e ispirati dalla richiesta del Papa sono stati organizzati anche diversi simposi e seminari teologici con la partecipazione di rappresentanti di varie Chiese. Due convegni si sono svolti in Vaticano: nel 1996 la Congregazione per la Dottrina della Fede ha organizzato un simposio su “Il primato del successore di Pietro”, da cui ha pubblicato nel 1998 il testo “Considerazioni”; nel 2003 il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha organizzato un simposio dal titolo “Il ministero petrino: Cattolici e ortodossi in dialogo”. Molti altri convegni sono stati organizzati a livello locale, i cui atti contengono importanti contributi ecumenici sulla questione del primato, ripresi e sviluppati nei dialoghi ecumenici. Anche singoli teologi di molte tradizioni – compresi alcuni ortodossi – hanno dato un prezioso contributo alla discussione. Tuttavia, data l’impossibilità di includerli tutti e nella convinzione che il dialogo tra le Chiese sia il contesto appropriato per questa riflessione, il presente documento si limita ai dialoghi teologici e alle risposte alla Ut unum sint.

1.2. DIALOGHI TEOLOGICI

15. Molti dialoghi teologici hanno discusso la questione del primato papale, a volte in modo profondo e completo. I paragrafi che seguono offriranno una panoramica dei documenti di dialogo teologico totalmente o parzialmente dedicati alla questione del primato. Onorando l’ampio invito rivolto da Giovanni Paolo II nella Ut unum sint e confermato dai Papi successivi, questo documento, come quello di lavoro del 2001, attinge da un’ampia varietà di documenti, tenendo conto delle riflessioni fatte da dialoghi ufficiali internazionali e nazionali i cui membri sono nominati dalle Chiese, e anche da gruppi di dialogo non ufficiali. Pur riconoscendo il diverso status di questi dialoghi, e in particolare il maggior peso dei dialoghi ufficiali internazionali, il presente documento ha seguito gli stessi criteri per le seguenti ragioni: 1) i dialoghi ufficiali, come quelli non ufficiali, riflettono la posizione delle commissioni stesse, e non necessariamente la posizione ufficiale delle Chiese coinvolte, dal momento che il processo di ricezione non è ancora concluso (a questo proposito, anche le risposte e le reazioni ufficiali a questi testi offrono importanti spunti di riflessione); 2) i dialoghi nazionali hanno spesso offerto contributi più ampi al dibattito: per esempio, mentre il dialogo internazionale luterano-cattolico dice molto poco su questo tema, quello statunitense vi ha dedicato due interi documenti (e il dialogo internazionale ha elogiato e raccomandato questo lavoro, cfr. infra §22); 3) in un documento che sottolinea l’importanza della sinodalità sarebbe stato paradossale trascurare il dialogo condotto dalle conferenze episcopali; 4) i dialoghi non ufficiali sono stati in prima linea nell’aprire nuove prospettive: un’ampia indagine ermeneutica sul Vaticano I è stata intrapresa finora solo dai dialoghi non ufficiali; 5) la ricezione di alcuni documenti dei dialoghi non ufficiali da parte della comunità accademica ed ecumenica, a volte superiore a quella dei documenti ufficiali del dialogo, attesta il loro valore e la loro autorità; 6) l’invito rivolto da Papa Giovanni Paolo II era molto ampio (“tutti i pastori e i teologi delle nostre Chiese”) e non era diretto solo ai dialoghi ufficiali internazionali. Naturalmente, le preoccupazioni, le sottolineature e le conclusioni di questi diversi dialoghi variano a seconda delle diverse ecclesiologie delle confessioni coinvolte, come si riflette nella loro scelta terminologica, alcuni preferendo parlare di “primato universale”, altri di “ministero papale”, “ministero petrino”, “funzione petrina” o “vescovo di Roma”, ognuno dei quali ha sfumature diverse. Ad esempio, l’espressione “ministero petrino” non è generalmente utilizzata nel dialogo ortodosso-cattolico, mentre la nozione di Pentarchia, familiare nel pensiero ortodosso, ha meno rilevanza per i partner del dialogo occidentale.

16. Dal 2006 il lavoro della Commissione internazionale mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa (nel suo insieme) si è concentrato sulla questione del rapporto tra primato e sinodalità. Il quinto documento della commissione (Ravenna, 2007), la cui bozza iniziale era già stata preparata nel 1990, è una riflessione sistematica su questo tema, intitolata Conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa: Comunione ecclesiale, conciliarità e autorità, con un intero capitolo sul primato e la sinodalità a livello universale. Il sesto documento, intitolato Sinodalità e primato nel primo millennio: verso una comune comprensione nel servizio all’unità della Chiesa (Chieti, 2016), è una lettura comune dell’articolazione di questi due principi nel primo millennio, comprese importanti considerazioni sulla posizione e sul ruolo del Vescovo di Roma in quel periodo. Il settimo documento, intitolato Primato e sinodalità nel secondo millennio e oggi (Alessandria, 2023), estende questa lettura comune al periodo di allontanamento e separazione tra Oriente e Occidente e al recente riavvicinamento tra le nostre Chiese.

17. Anche alcune commissioni nazionali ortodosso-cattoliche hanno dedicato importanti documenti alla questione del primato. Nel 1986 la Consulta teologica ortodosso-cattolica del Nord America ha pubblicato un documento intitolato L’apostolicità come dono di Dio nella vita della Chiesa, in cui è stata affrontata per la prima volta la questione del primato e della “petrinità”. Nel 1989, la Dichiarazione comune sulla conciliarità e il primato nella Chiesa è stata la prima dichiarazione congiunta ortodosso-cattolica interamente dedicata a questo tema. Nel 2010 ha pubblicato un documento intitolato Passi verso una Chiesa riunificata: Abbozzo di una visione ortodosso-cattolica per il futuro, con particolare attenzione al ruolo del Vescovo di Roma in una cristianità riconciliata. Nel 1991 il Comitato misto per il dialogo teologico cattolico-ortodosso in Francia ha pubblicato uno studio congiunto su Il primato romano nella Comunione delle Chiese. Più recentemente, nel 2018, il Gruppo misto di lavoro ortodosso-cattolico Sant’Ireneo, un dialogo internazionale non ufficiale, ha pubblicato un ampio studio intitolato Servire la comunione. Ripensare il rapporto tra primato e sinodalità, che affronta questo tema da prospettive ermeneutiche, storiche e sistematiche.

18. Anche il dialogo teologico con le Chiese ortodosse orientali ha affrontato la questione del primato. I primi due documenti della Commissione internazionale mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, rispettivamente su Natura, costituzione e missione della Chiesa (2009) e su L’esercizio della comunione nella vita della Chiesa primitiva e le sue implicazioni per la nostra ricerca di comunione oggi (2015), fanno riferimento alla questione del primato a livello universale. Anche i dialoghi teologici bilaterali con le Chiese ortodosse orientali hanno rilasciato dichiarazioni significative su questo tema, in particolare con la Chiesa copta ortodossa (Principi per guidare la ricerca dell’unità tra la Chiesa cattolica e la Chiesa copta ortodossa, 1979) e con la Chiesa siro-ortodossa malankarese (Dichiarazione congiunta sull’episcopato e il ministero petrino, 2002).

19. Già nel 1968, il Rapporto di Malta della Commissione mista preparatoria anglicano-cattolica aveva individuato nell’autorità e nel primato petrino una delle tre aree di studio che avrebbero dovuto essere affrontate nel dialogo ecumenico. La prima Commissione internazionale anglicano-cattolica (ARCIC I) ha ripreso questo tema nella sua terza dichiarazione comune Autorità nella Chiesa I (1976), che ha esposto una comprensione comune delle basi dell’autorità nella Chiesa e della sua pratica conciliare e primaziale. Nel 1981, l’ARCIC ha pubblicato altri due documenti sull’autorità. Il primo, intitolato Autorità nella Chiesa: Chiarimento rispondeva a varie critiche mosse all’Autorità I. Il secondo, Autorità nella Chiesa II, affrontava quattro aree teologicamente controverse identificate nell’Autorità I, ossia: i testi scritturistici petrini, lo jus divinum, la giurisdizione e l’infallibilità. Nella sua seconda fase (ARCIC II), la commissione è tornata sulla questione dell’autorità, pubblicando la sua dichiarazione comune sulla scia di Ut unum sint. Il dono dell’autorità (1999) ha esaminato il ministero del Vescovo di Roma nel contesto del collegio episcopale concludendo che si è arrivati a un accordo sufficiente per consentire che il primato universale del Vescovo di Roma sia offerto e ricevuto anche prima che le due comunioni siano in piena comunione. Incaricata di esaminare “la Chiesa come comunione, locale e universale”, l’ARCIC III ha affrontato anche questo tema. Nella sua dichiarazione comune, Camminare insieme sulla strada. Imparare a essere la Chiesa – locale, regionale, universale (2018), che per la prima volta utilizza il metodo dell’ecumenismo ricettivo, ogni tradizione si chiede dove le proprie strutture di comunione, compresi il primato e la sinodalità a livello universale, stiano fallendo o siano compromesse e cosa si possa imparare dalla pratica del proprio partner di dialogo.

20. Anche i dialoghi nazionali anglicano-cattolici (ARC) hanno preso in considerazione questi temi. In risposta a una richiesta diretta dell’ARCIC, l’ARC inglese ha prodotto Alcune note su indefettibilità e infallibilità nel 1974. ARC-USA ha pubblicato il suo Rapporto concordato sulla Chiesa locale/universale nel 1999. Il rapporto identificava cinque “questioni divisive”, tra cui “Il primato e il vescovo di Roma” e “L’equilibrio tra la Chiesa locale e quella universale”. ARC Canada ha pubblicato una breve Dichiarazione comune sull’infallibilità nel 1992.

21. La Commissione internazionale luterano-cattolica per l’unità ha finora affrontato questo problema solo raramente e sempre all’interno di altri ambiti di ricerca⁹. Anche se uno studio dettagliato è ancora da farsi, i documenti di dialogo esistenti offrono comunque una serie di importanti dichiarazioni basilari sul primato papale, individuando accordi ed esprimendo riserve. Alcuni paragrafi importanti si trovano in Il Vangelo e la Chiesa (Rapporto di Malta, 1972), che descrivono la controversia, affermano la necessità e le conseguenze di un consenso, nonché le condizioni sine qua non per accettare l’ufficio petrino. Storicamente, questo è stato il primo documento ufficiale del dialogo ecumenico in cui sono stati affrontati alcuni aspetti della questione del primato papale, da cui la sua importanza. Nel documento Il ministero nella Chiesa (1981), la commissione ha dedicato un intero capitolo a “Il ministero episcopale e il servizio per l’unità universale della Chiesa” (67-73).

22. Nel 2006, il dialogo internazionale ha lodato e raccomandato il lavoro già intrapreso da diversi dialoghi locali luterano-cattolici su questo tema. In effetti, il primato è diventato un argomento di studio indipendente per la prima volta nel Dialogo luteranocattolico degli Stati Uniti, con i suoi due documenti sul primato papale: Atteggiamenti diversi nei confronti del primato papale (1973) e Autorità di insegnamento e infallibilità nella Chiesa (1978) (che rappresenta uno degli studi più avanzati sull’argomento). Il dialogo offre una giustificazione biblica del ministero petrino, un’analisi del papato come istituito de iure divino ed esplora le conseguenze pratiche delle differenze tra cattolici e luterani riguardo, in particolare, alla questione del primato della giurisdizione. Nel 2004, la stessa commissione ha pubblicato una Dichiarazione comune dal titolo La Chiesa come koinonia di salvezza, le sue strutture e i suoi ministeri che riflette anche sul ministero universale nella Chiesa alla luce di un’ecclesiologia di koinonia. Nel 2015 il Comitato per gli affari ecumenici e interreligiosi della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti e della Chiesa evangelica luterana in America ha pubblicato una dichiarazione intitolata Dichiarazione lungo il cammino. Chiesa, ministero ed eucaristia, che individua un consenso su alcune questioni ecclesiologiche basate su documenti precedenti, in particolare per quanto riguarda il ministero dell’unità a livello universale.

23. Anche altri dialoghi nazionali ufficiali hanno trattato l’argomento. Nel 1988, il Dialogo luterano-cattolico svedese ha pubblicato un documento intitolato L’ufficio di vescovo, comprendente una sezione su “La collegialità dei vescovi intorno all’ufficio di Pietro”. Nel 2000, il Gruppo di lavoro bilaterale tra la Conferenza episcopale tedesca e il Consiglio della Chiesa evangelica luterana unita di Germania [Bilaterale Arbeitsgruppe der Deutschen Bischofskonferenz und der Kirchenleitung der Vereinigten EvangelischLutherischen Kirche Deutschlands] ha pubblicato il documento Communio sanctorum. La Chiesa come Comunione dei Santi, che riflette sul ministero petrino sulla base di approfondimenti scritturistici, storici e sistematici. Nel 2007, il Dialogo luterano-cattolico in Australia ha pubblicato un rapporto intitolato Il ministero di supervisione: Lufficio di vescovo e presidente nella Chiesa, con alcune riflessioni sul ruolo del Vescovo di Roma tra i suoi confratelli vescovi, e nel 2016 ha concordato una dichiarazione congiunta interamente dedicata all’argomento, il cui titolo, Il ministero petrino in una nuova situazione, fa riferimento alla “nuova situazione” menzionata da Giovanni Paolo II nella Ut unum sint (UUS, 95). Anche il Gruppo di dialogo romano-cattolico-luterano per la Svezia e la Finlandia, nel suo documento del 2009 La giustificazione nella vita della Chiesa, ha dedicato una sezione a “Il ministero di Pietro – Un servizio per la pienezza e l'unità” (313-328). Nel 2017, la Commissione di dialogo luterano-cattolica per la Finlandia ha pubblicato un rapporto intitolato Comunione in crescita: Dichiarazione sulla Chiesa, l’Eucaristia e il Ministero, dedicando un capitolo al “Ministero petrino” (348-355).

24. Anche le commissioni non ufficiali hanno dato un contributo significativo alla riflessione. Il Groupe des Dombes, che comprende cattolici, luterani e riformati, ha pubblicato nel 1985 un documento su Il ministero della comunione nella Chiesa universale, evidenziando le dimensioni comunitaria, collegiale e personale di tale ministero, dal punto di vista storico, scritturistico e teologico. Nel 2014, lo stesso gruppo ha pubblicato Un solo maestro: L’autorità dottrinale nella Chiesa, in cui diversi capitoli sono dedicati a un’interpretazione del dogma dell’infallibilità. Nel 2009, in risposta all’invito di Ut unum sint, il Gruppo di Farfa Sabina ha concordato un documento intitolato Comunione delle Chiese e ministero petrino: Convergenze luterano-cattoliche (2009), che rivisita, in particolare, il contesto e il contenuto teologico dell’insegnamento del Vaticano I nel quadro della communio ecclesiarum.

25. Il dialogo riformato-cattolico, pur non avendo ancora affrontato direttamente la questione del ministero petrino, ha dedicato alcuni capitoli a temi correlati come la collegialità (La presenza di Cristo nella Chiesa e nel mondo, 1977, 102) e il concetto di infallibilità (Verso una comprensione comune della Chiesa, 1990, 39-42), proponendo in futuro uno studio più esteso di questo argomento (id., 144).

26. Nel 1986, la Commissione internazionale metodista-cattolica (MERCIC) ha pubblicato Verso una dichiarazione sulla Chiesa, in cui ha esaminato i testi scritturistici petrini, lo sviluppo del primato del Vescovo di Roma nella Chiesa primitiva, la giurisdizione del Vescovo di Roma e l’insegnamento autorevole. La commissione è tornata su questo tema nel documento Dio in Cristo che riconcilia (2022), in cui si chiede se l’ufficio petrino possa essere visto come un ministero di riconciliazione piuttosto che come un ostacolo alla riconciliazione.

27. Nel 2009, la Commissione internazionale di dialogo vetero cattolico-cattolico ha pubblicato il documento La Chiesa e la comunione ecclesiale, in cui un capitolo è dedicato a “Il ministero del papa per l’unità della Chiesa e il suo mantenimento nella verità” e un altro alle “concezioni veterocattoliche della forma di una possibile comunione ecclesiale”. In un’appendice, offre estratti di documenti sul ministero petrino realizzati dall’Unione di Utrecht con altri partner ecumenici. Nel 2016 questo documento è stato ampliato con alcune aggiunte (“Ergänzungen”) e pubblicato nel 2017. Le Chiese vetero-cattoliche dell’Unione di Utrecht considerano questi documenti come la prima risposta ufficiale vetero-cattolica alla Ut unum sint. La Dichiarazione congiunta sull’unità (2006) tra la Conferenza episcopale cattolica statunitense e la Polish National Catholic Church, una Chiesa vetero-cattolica ma non più membro dell’Unione di Utrecht, ha ammesso per la prima volta i cristiani occidentali non cattolici alla comunione eucaristica cattolica, anche senza un accordo sulla questione del primato del Vescovo di Roma.

28. Altri dialoghi bilaterali con le comunioni cristiane occidentali, pur non affrontando direttamente il primato, toccano la questione in vari modi: facendovi riferimento indirettamente e trattando la relazione tra Chiesa locale e universale (Evangelici, Chiesa, evangelizzazione e legami di koinonia, 2002, 30-35; Pentecostali, Prospettive sulla koinonia, 1989, 82); offrendo una panoramica dei disaccordi (Battisti, La Parola di Dio nella vita della Chiesa, 2010, 198; Mennoniti, Chiamati insieme a essere costruttori di pace, 2003, 105, 109, 110), o indicandolo come argomento di lavoro futuro (Discepoli, La Chiesa come comunione in Cristo, 1992, 53d).

29. La questione del primato è stata affrontata anche a livello multilaterale. Nel 1993, la Commissione Fede e Costituzione del Consiglio Ecumenico delle Chiese ha proposto di “iniziare un nuovo studio sulla questione del ministero universale dell’unità dei cristiani” (Faith and Order Paper n. 166, 243). Il progetto, intitolato La natura e la missione della Chiesa (2005), è stato il primo testo di Fede e Costituzione a riconoscere apertamente la necessità di affrontare la questione del primato papale, riconoscendo la convinzione cattolica che questo ministero debba servire l’unità di tutta la Chiesa. Il testo di convergenza del 2013, intitolato La Chiesa: Verso una visione comune ha affrontato la questione alla fine del capitolo intitolato “La Chiesa: Crescere nella comunione” (CVVC 54-57). Il Gruppo misto di lavoro tra il Consiglio Ecumenico delle Chiese e la Chiesa cattolica ha pubblicato nel 1990 il documento La Chiesa: locale e universale, che riflette in particolare sulle strutture canoniche della comunione e sull’incarico papale (42-47).

30. Alcune risposte e commenti di Chiese o organismi ecumenici indicano il livello di ricezione di questi documenti. Ad esempio, le risposte ufficiali all’ARCIC I della Conferenza di Lambeth (1988) e della Chiesa cattolica (1991); le risposte del Comitato nazionale tedesco della Federazione luterana mondiale al documento americano Dichiarazione lungo il cammino (2017) e al rapporto finlandese Comunione in crescita: Dichiarazione sulla Chiesa, l’Eucaristia e il Ministero (2019); la risposta del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa al Documento di Ravenna, intitolato Posizione del Patriarcato di Mosca sul problema del primato nella Chiesa universale (2013); nonché le risposte della Consulta teologica ortodosso-cattolica del Nord America ai documenti di Ravenna e Chieti (2009 e 2017); La risposta dell’ARC-USA a Il dono dell’autorità (2003); la Risposta di ARC Canada alla risposta vaticana al rapporto finale dell’ARCIC (1993) e la Risposta a Il dono dell’autorità (2003), che propone una Dichiarazione congiunta, sul modello della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, che stabilisca un consenso di base sull’autorità e sul ministero del Vescovo di Roma (4.1).

1.3. UN RINNOVATO INTERESSE E UN POSITIVO SPIRITO ECUMENICO

31. Da questa panoramica delle risposte e degli accordi di dialogo si può concludere che la questione del primato papale è stata intensamente discussa in quasi tutti i contesti ecumenici negli ultimi decenni: in tutto, circa 30 risposte e 50 documenti di dialogo sono stati almeno parzialmente dedicati all’argomento. I dialoghi teologici e le risposte all’enciclica Ut unum sint (molte delle quali fanno implicitamente o esplicitamente riferimento ai risultati di questi dialoghi teologici) testimoniano un nuovo e positivo spirito ecumenico nella discussione di questa questione. Nella sua enciclica, Papa Giovanni Paolo II aveva già fatto riferimento a questo nuovo clima, notando che “Dopo secoli di aspre polemiche, le altre Chiese e Comunità ecclesiali sempre di più scrutano con uno sguardo nuovo tale ministero di unità” (UUS, 89 e nota 149). Citando la raccomandazione di Fede e Costituzione del 1993 (vedi sopra §29), ha affermato: “È tuttavia significativo ed incoraggiante che la questione del primato del Vescovo di Roma sia attualmente diventata oggetto di studio, immediato o in prospettiva, e significativo ed incoraggiante è pure che tale questione sia presente quale tema essenziale non soltanto nei dialoghi teologici che la Chiesa cattolica intrattiene con le altre Chiese e Comunità ecclesiali, ma anche più generalmente nell'insieme del movimento ecumenico” (UUS, 89). Questa percezione di un nuovo spirito ecumenico è stata recentemente condivisa anche dalla Commissione Fede e Costituzione: “Negli ultimi anni, il movimento ecumenico ha contribuito a creare un clima più conciliante in cui si è discusso di un ministero a servizio dell’unità di tutta la Chiesa” (FC 2013 CVVC 55).

1.4. UNA LETTURA TEOLOGICA DELLE NOSTRE RELAZIONI

32. La riflessione teologica sul primato non può riguardare solo le differenze dogmatiche del passato, ma dovrebbe anche riflettere sulla vita attuale delle nostre Chiese – i loro sviluppi interni, le sfide e le relazioni. Per quanto riguarda la vita interna della Chiesa cattolica, la rinnovata prassi del Sinodo dei vescovi o l’enfasi di Papa Francesco sul titolo di “Vescovo di Roma”, tra gli altri aspetti di riforma, sono ecumenicamente significativi. Le relazioni tra le nostre Chiese in tutte le loro dimensioni sono anche un “locus theologicus” privilegiato. Come ha affermato Giovanni Paolo II nella Ut unum sint, “il riconoscimento della fraternità […] va ben al di là di un atto di cortesia ecumenica e costituisce una basilare affermazione ecclesiologica” (UUS, 42). A questo proposito, il “dialogo dell’amore” e il “dialogo della vita” non devono essere intesi solo come una preparazione al “dialogo della verità”, ma come una teologia in azione, capace di aprire nuove prospettive ecclesiologiche¹⁰. Come ha affermato Papa Francesco, ricevendo i membri della Commissione internazionale mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali: “L’ecumenismo teologico dovrebbe dunque riflettere non solo sulle differenze dogmatiche sorte nel passato, ma anche sull’esperienza attuale dei nostri fedeli. In altre parole, il dialogo sulla dottrina potrebbe adeguarsi teologicamente al dialogo della vita che si sviluppa nelle relazioni locali e quotidiane delle nostre Chiese, le quali costituiscono un vero e proprio luogo teologico”¹¹. In un momento in cui i rapporti tra le Chiese si intensificano, sembra più che mai necessario rileggere teologicamente questa vita di relazione, sviluppando una “teologia del dialogo dell’amore” e realizzando così le parole attribuite al Patriarca Atenagora nel 1964: “I capi della Chiesa agiscono, i teologi spiegano”. Esempi meritevoli di tale riflessione teologica potrebbero essere le recenti iniziative come l’incontro dei capi delle Chiese a Bari nel 2018, la visita congiunta a Lesbo di Papa Francesco, del Patriarca ecumenico Bartolomeo e dell’Arcivescovo Ieronymos nel 2016, il riferimento all’insegnamento del Patriarca Bartolomeo nell’enciclica Laudato sì [così nel testo ufficiale: N.d.R.], il ritiro spirituale per i leader del Sud Sudan ospitato da Papa Francesco e dall’Arcivescovo Justin Welby nel 2019, il pellegrinaggio ecumenico di pace in Sud Sudan di Papa Francesco, dell’arcivescovo Justin Welby e del reverendo Iain Greenshields nel 2023, o la veglia ecumenica di preghiera “Together. Raduno del Popolo di Dio” tenutasi in Piazza San Pietro nel 2023, alla vigilia della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

2. QUESTIONI TEOLOGICHE FONDAMENTALI

33. I contributi teologici riguardanti la natura e l’esercizio del primato papale variano ovviamente a seconda del background confessionale dei loro autori. Quattro questioni teologiche fondamentali, tuttavia, riemergono costantemente in vari modi e gradi: i fondamenti scritturistici del ministero petrino, lo jus divinum, il primato di giurisdizione, l’infallibilità. Queste quattro questioni sono state individuate, in particolare, in ARCIC 1976, 24; ARCIC 1981; MERCIC 1986, 39-75. Si possono identificare alcuni nuovi approcci e accenti nel modo in cui queste questioni vengono trattate.

2.1. FONDAMENTI SCRITTURISTICI

34. Sia la teologia ortodossa che quella protestante hanno tradizionalmente contestato l’interpretazione cattolica dei “testi petrini” del Nuovo Testamento, soprattutto il modo diretto in cui la Chiesa cattolica collegava il ministero del Vescovo di Roma alla persona e alla missione di Pietro. In particolare hanno messo in discussione la comprensione cattolica di alcuni riferimenti biblici, come Matteo 16,17-19 e Giovanni 21,15 ss.

2.1.1. UNA RINNOVATA LETTURA DEI “TESTI PETRINI”

QUI il seguito

1. Papa Paolo VI, Discorso al Segretariato per la promozione dell’unità dei cristiani, 28 aprile 1967.
2. Papa Benedetto XVI, Missa Pro Ecclesia, 20 aprile 2005.
3. Papa Benedetto XVI, Discorso all’incontro con i rappresentanti delle Chiese ortodosse e ortodosse orientali, Friburgo in Brisgovia (Germania), 24 settembre 2011; cfr. anche Discorso alla Chiesa patriarcale di San Giorgio nel Fanar (Istanbul, Turchia), 30 novembre 2006; Messaggio a Sua Santità Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli, Patriarca ecumenico, 25 novembre 2009.
4. Papa Benedetto XVI, Declaratio, 11 febbraio 2013.
5. Papa Francesco, Esortazione apostolica Evangelii Gaudium 32; Discorso alla celebrazione ecumenica nella Basilica del Santo Sepolcro (Gerusalemme), 25 maggio 2014; Discorso in occasione del 50º anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015.
6. Papa Francesco, Omelia per i Vespri della Solennità della Conversione di San Paolo Apostolo, 25 gennaio 2014.
7. Papa Francesco, Discorso in occasione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015.
8. Information Service 109 (2002/I-II), p. 29-42. Gran parte del materiale di questo testo è stato raccolto con l’assistenza dell’Istituto Johann-Adam-Möhler.
9. Vale la pena di notare che nella tradizione luterana esistono due importanti trattati dottrinali sul papato: gli Articoli di Smalcalda (il quarto articolo), 1537, e il Trattato sul potere e il primato del Papa, 1537, in The Book of Concord. The Confessions of the Evangelical Lutheran Church, Robert Kolb and Timothy J. Wengert (eds), Fortress Press, Minneapolis, 2000.
10. Come afferma il metropolita Melitone (Chatzis) di Calcedonia: “Amandoci gli uni gli altri e dialogando nella carità, facciamo teologia, o meglio costruiamo teologicamente”, Proche-Orient Chrétien 18 (1968), p. 361.
11. Papa Francesco, Discorso ai membri della Commissione internazionale mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, 23 giugno 2022.

QUI il seguito

3 commenti:

  1. Se le altre confessioni non si lamentassero di questi quattro punti sarebbero cattoliche. Molto semplice! Se noi cattolici ci allontanassimo da questi quattro punti smetteremmo di essere cattolici e di essere fedeli alle consegne che Gesù Cristo ci ha fatto.

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  2. Da questo studio (e non solo ovviamente) risulta evidente che l'attuale configurazione ecclesiale risale a Giovanni XXIII e prima di lui si salta direttamente al Vangelo (prima di questo pontefice sembra esserci il nulla!). Manca, e d'altronde come potrebbe esserci, una continuità storica con la Chiesa Cattolica. Di fatto il Vaticano II è una camicia di forza applicata però dai pazzi alla Santa Chiesa Cattolica.

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  3. Sono costernata di come il male e la storia a nulla sono valsi per proseguire su una strada che non è via, verità,vita eterna.Ma un susseguirsi dal cambiamento e dalla maestria manipolata di tutto ciò che il Signore ci ha consegnato,allontantanati a che cosa andiamo in contro da veri cristiani in questo cambiamento????Accettando ogni ogni cosa negata da altre realtà pseudo cristiane con appendici di non credenti totalmente per Cristo, con Cristo,in Cristo soprattutto da veri figli uniti di Crisma che sorreggono una realtà storica abusata e non controllata tutelando la Verità per i fedeli( veri appartenenti a ciò che Dio comanda e non da mano d' uomo che cambia ogni prospettiva di salvezza dell' anima nell' Eternità.Credo fermamente e che Dio ci liberi e ci Benedica con la Madre Celeste e San Giuseppe a costo della propria Vita per gli inganni sottili e travolgenti di questo modo di confondere l' umanità.La mia speranza è che se siamo in pochi a sorreggere in preghiera e in Credo Divino il Signore c'è n'è renderà merito per la nostra perseveranza discutendo e reagendo in mitezza e forza tutto ciò che trasformato a non essere creduto,ma semiplicemente che nella Chiesa di oggi mancherà Cristo per mani d' uomo.Dio ci liberi da ogni peccato e la sua grazia sia in opera con noi e i nostri cari,credenti ma non accondiscendenti del male!!!!!!!

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