“Assistendo alla Santa Messa e alle sacre funzioni, usa molta gravità nell’alzarti, nell’inginocchiarti, nel metterti a sedere; e compi ogni atto religioso con la più grande devozione. (…). Insomma, diportati in modo che tutti i presenti ne rimangano edificati e siano per mezzo tuo spinti a glorificare e ad amare il Padre Celeste”. Ciò scrisse Padre Pio.
Luigi C.
Il Cammino dei Tre Sentieri, 24 APRILE 2024
Ci sono due gravi errori da evitare riguardo al comportamento esteriore del cristiano.
Da una parte c’è l’errore del formalismo, quello di credere un po’ -anzi un bel po’!- ipocritamente che basterebbe la forma o il puro adempimento di rituali per essere a posto. Ciò avviene, per esempio, nelle possibilità di lucrare le indulgenze. cioè si crede che basterebbe fare ciò che la Chiesa chiede di fare esteriormente, senza però convertire se stessi, senza impegnarsi ad abbandonare l’affezione al peccato. Ed ecco perché, nelle indulgenze, una volta che si è adempiuto esattamente a ciò che è prescritto, si ha la speranza di averla lucrata, ma mai la certezza, in quanto è sempre Dio che decide, in quanto solo Lui può scrutare -come si dice- in foro interno.
Ma -dicevamo- c’è anche un altro errore che attiene ad una prospettiva spiritualista oggi molto in voga, ovvero che la forma e l’adempimento dei rituali siano secondari, se non addirittura inutili. Dicevamo: spiritualista, perché una tale condizione sottende che l’uomo non debba far partecipare una parte di sé -il corpo- al culto e all’adorazione di Dio. Insomma, come se il corpo non contasse nulla, quando invece anche attraverso i nostri gesti, e non solo attraverso le nostre convinzioni o intenzioni, possiamo edificare o scandalizzare gli altri.
A tal riguardo leggiamo cosa scrive san Pio da Pietrelcina alla figlia spirituale Annita Rodote: “Assistendo alla Santa Messa e alle sacre funzioni, usa molta gravità nell’alzarti, nell’inginocchiarti, nel metterti a sedere; e compi ogni atto religioso con la più grande devozione. Sii modesta negli sguardi, non voltare la testa di qua e di là per vedere chi entra e chi esce; non ridere per riverenza al luogo santo ed anche per riguardo a chi ti sta vicino; studiati di non profferir parola con chi che sia, a meno che la carità, ovvero una stretta necessità, non lo esiga. (…). Insomma, diportati in modo che tutti i presenti ne rimangano edificati e siano per mezzo tuo spinti a glorificare e ad amare il Padre Celeste”.
Quando frequentavo la messa in latino non ero per niente edificato. Tantissimi sembrava facessero a gara a mettersi in mostra anche con espressioni false da collotorto.
RispondiEliminaAdesso che frequento la parrocchia, tutto va molto meglio. Apprezzo la semplicità dei parrocchiani, i loro visi distesi e sereni, la loro giovialità, il loro mettersi a disposizione della parrocchia senza suonare la tromba.
Verissimo, siamo fatti anche di corpo, incredibile che lo si mortifichi così. L'abito non fa il monaco, eppure gli ordini continuano ad esigere l'abito, ci sarà un perché. Per i laici, questo discorso riguarda sia una decenza elementare in chiesa che l'amare i gesti che si debbono compiere.
RispondiEliminaGravità e devozione che ho trovato solo nella Messa antica, sia nei celebranti sia nei chierichetti sia nei fedeli presenti! Che commozione ho provato!!
RispondiEliminaPer me il contrario. Espressioni di circostanza e sguardi languidi da baciapile. Chierichetti che mi facevano pena, obbligati dai genitori a fare qualcosa che chiaramente non volevano fare.
Eliminaessendo costretto a frequentare la Santa Messa in italiano, non per libera scelta, ma per l'abusiva persecuzione della Santa Messa Cattolica Romana, mi sono dichiarato in isciopero bianco, e gran parte della celebrazione, eccetto la Consacrazione, la passo stando seduto (complice anche l'età).
RispondiEliminaQuesto commento è visibilmente una provocazione. Un atteggiamento del genere non è cattolico. Se le fa schifo la messa, non ci vada. Crede che Dio guardi favorevolmente la sua superba altezzosità?
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