"Alii gerant bella tu felix Austria nube" ("Le guerre le facciano gli altri, tu, Austria felice, sposati").
Due piccoli libri tutti da leggere per capire la storia dell'Europa cristiana: "Francesco Giuseppe restituì alla Casa d’Austria il ruolo di “defensor fidei” e del Papato e con Carlo ebbe un Imperatore beato della Chiesa. La conclusione del libro è dedicata, a conferma del ruolo dell’Austria-Ungheria, alle tragiche conseguenze della sua scomparsa: il trionfo di ideologie totalitarie, la schiavitù sotto il comunismo di molti popoli danubiani, una guerra mondiale devastante e il caos ancora sotto i nostri occhi. Senza la “finis Austriae” e quella correlata dell’Impero russo e turco forse vivremmo in ancora in una società ordinata e anche l’unione dei popoli europei avrebbe seguito altre strade ben diverse dalla burocrazia di Bruxelles".
Luigi C.
La Destra, Franco Maestrelli, 23-5-24
Il visitatore di musei e castelli nota sempre il mento sporgente nei ritratti di sovrani e arciduchesse della famiglia Asburgo. Da Massimiliano a Carlo V il prognatismo accentuato è una caratteristica che risalta in quei dipinti. Su quella mascella pronunciata, ancor oggi studiata nella medicina odontoiatrica, non mancarono le battute mordaci degli ambasciatori europei alle quali con autoironia l’imperatore Carlo V rispondeva rassicurando il re di Francia che anche se aveva la bocca spesso aperta non era per mordere le persone … Questi aneddoti rendono bene l’idea del tono autoironico e leggero con cui Edoardo d’Asburgo – Lorena ha scritto il libro Vivere da Asburgo. Sette regole per tempi difficili. L’autore appartenente al ramo ungherese della nobile famiglia è attualmente Ambasciatore dell’Ungheria presso la Santa Sede e non a caso il volume porta la premessa del primo ministro Viktor Orban. Con questo tono divulgativo il libro dopo una breve storia degli Asburgo che abbraccia più di mille anni, dal piccolo ma robusto castello di Habichtsburg nel cantone svizzero di Argovia all’Impero sul quale non tramonta il sole, da Gontrano il Ricco all’ultimo imperatore Carlo morto in esilio nel 1922 e beatificato nel 2004 da San Giovanni Paolo II, espone le sette regole che hanno guidato per secoli arciduchi e imperatori. La prima regola ricordata dall’autore è “Sposarsi (e avere molti figli” che spiega bene l’esametro latino attribuito al re d’Ungheria Mattia Corvino“ le guerre le facciano gli altri, tu felice Austria sposati”.
Infatti dal piccolo castello elvetico la Casa d’Asburgo accrebbe il proprio territorio più attraverso i matrimoni che con le guerre di conquista come ben raccontato nel libro. La regola oggi è quanto mai impopolare, in un’epoca in cui regna il pensiero politicamente corretto contrario alla famiglia e alla natalità e si deve ringraziare l’autore che ci ricorda l’importanza della famiglia feconda per arrestare l’inverno demografico che avvolge l’Europa.
La seconda regola, altrettanto oggi impopolare, è “essere cattolici (e praticare la propria fede)”. L’Impero d’Austria rimase per secoli il difensore della fede cattolica. Edoardo d’Asburgo -Lorena con molta obiettività non nasconde che taluni imperatori affascinati dalle idee illuministe in voga si siano comportati male nei confronti della Chiesa ma tra luci e ombre il bilancio finale volge a favore dell’alleanza tra trono e altare soprattutto con l’ultimo Imperatore, il beato Carlo. Il libro proseguendo nell’enunciazione delle regole esamina la struttura multinazionale dell’Impero che sopravvisse a lungo in quanto nel complesso rispettoso del principio di sussidiarietà (che tanto oggi servirebbe all’Unione Europea) e dell’amore verso i propri sudditi di alcuni imperatori esemplificato in molti aneddoti attribuiti non solo al beato Carlo ma anche a Francesco Giuseppe che si vedeva come un funzionario al servizio dei suoi popoli e in difesa di questi dai politici.
Seguono alcuni esempi che illustrano le virtù militari della Casa d’Asburgo riassunta nella regola “essere coraggiosi in battaglia (o avere bravi generali)” attraverso brevi ritratti di don Giovanni d’Austria, figlio illegittimo di Carlo V, coraggioso combattente a Lepanto e di Leopoldo I che nel 1683 con il Re di Polonia Jan Sobieski (e grazie anche all’opera del frate beato Marco d’Aviano) arrestò l’avanzata turca a Vienna. L’autore conclude l’enunciazione delle sette regole con “ben morire (e avere un funerale memorabile)” che gli permette di raccontare il famoso rituale delle tre bussate alla Cripta dei Cappuccini ma la quinta regola “ essere consapevoli di ciò che si è (e vivere comportandosi di conseguenza) “ che improntò la dinastia Edoardo d’Asburgo – Lorena la offre anche al lettore come consiglio di vita “«E voi che leggete, infine, sapete chi siete? Conoscete i valori che vi hanno plasmato? Vivete di conseguenza? Spero di sì. Sapere chi siete vi accorda la sovranità su voi stessi. Vi darà la sicurezza di non lasciarvi influenzare da mode effimere, ma di seguire la verità, su voi stessi e su Dio. L’alternativa è la vuota mancanza di scopo che tormenta molti e caratterizza gran parte della vita moderna». Alcune regole che hanno guidato la Dinastia asburgica raccontate nel libro senza retorica e senza nascondere le incoerenze e le contraddizioni causate dalle debolezze umane possono adattarsi anche all’uomo d’oggi per uscire dalla crisi dell’epoca attuale. Ma proprio quelle regole e in particolare la seconda hanno provocato accanimento nei confronti del Sacro Romano Impero e della dinastia e con la Grande Guerra ne hanno provocato la fine e i successivi sconvolgimenti dell’Europa.
Accanimento e incomprensione che sopravvive ancora oggi nei molti nemici del “mito asburgico” ai quali risponde un altro breve saggio appena pubblicato che si intitola Infelix Austria? Una risposta al prof. Paolo Pasqualucci di cui è autore lo storico Roberto de Mattei. Questo libro può essere considerato complementare a Vivere da Asburgo perché risponde compiutamente ai detrattori dell’Impero. Il Pasqualucci riprendendo la definizione di “mito asburgico” utilizzata dallo scrittore repubblicano e razionalista Claudio Magris difende il Risorgimento italiano contro i detrattori ultramontani e neo-papalini e rinnova le accuse di oppressione straniera in Italia dimenticando che l’Italia dal XVI secolo fu teatro di lotta tra nazioni straniere a causa delle infauste scelte dei principi rinascimentali ma, ricorda de Mattei, “l’Italia nei secoli XVI e XVII non visse il rapporto con gli Asburgo, spagnoli e austriaci nell’ottica di una oppressione straniera. In Italia come in Europa, non esisteva la moderna coscienza nazionale; l’idea di patria si associava più che a quella di indipendenza ad un sentimento di appartenenza dinastica”. Aggiunge de Mattei “”i Tercios di Napoli (e di Milano) si coprirono di valore al servizio degli Asburgo di Spagna, dalle Fiandre alle coste del Brasile” e al servizio della Casa d’Austria si misero condottieri come il Montecuccoli, il Piccolomini e il Carafa.
Dopo aver esaminato le forze che volevano la dissoluzione dell’Austria-Ungheria seguendo le tracce degli storici François Fejto e François Furet, de Mattei dedica un capitolo alla Prima Guerra Mondiale. L’Imperatore Francesco Giuseppe dopo l’assassinio dell’erede Francesco Ferdinando per mano di terroristi serbi era restio a un azione militare ma da un lato le pressioni dei circoli militari tedeschi e il gioco della diplomazia franco-russa precipitarono l’Europa nel “Guerrone” con la mobilitazione dell’esercito dello zar. Secondo de Mattei più che i capi di Stato a volere la guerra furono gli ideologi della Massoneria e delle forze rivoluzionarie che volevano la fine dell’Austria-Ungheria considerato il principale nemico da abbattere per trasformare un conflitto tra nazioni in una guerra rivoluzionaria (vedasi nel libro la citazione della lettera di Lenin a Gorkij del 1913). Certamente le luci controriformistiche dell’Impero di Carlo V e di Filippo II avevano lasciato spazio ai “Lumi” di Maria Teresa e Giuseppe, ma Francesco Giuseppe restituì alla Casa d’Austria il ruolo di “defensor fidei” e del Papato e con Carlo ebbe un Imperatore beato della Chiesa. La conclusione del libro è dedicata, a conferma del ruolo dell’Austria-Ungheria, alle tragiche conseguenze della sua scomparsa: il trionfo di ideologie totalitarie, la schiavitù sotto il comunismo di molti popoli danubiani, una guerra mondiale devastante e il caos ancora sotto i nostri occhi. Senza la “finis Austriae” e quella correlata dell’Impero russo e turco forse vivremmo in ancora in una società ordinata e anche l’unione dei popoli europei avrebbe seguito altre strade ben diverse dalla burocrazia di Bruxelles.
Edoardo d’Asburgo – Lorena, Vivere da Asburgo. Sette regole per tempi difficili. A cura di Maurizio Brunetti e con una premessa di Viktor Orban. D’Ettoris Editori, Crotone 2023. Pagine 150, euro 16,90
Roberto de Mattei, Infelix Austria? Una risposta al prof. Paolo Pasqualucci. Edizioni Solfanelli, Chieti 2024. Pagine 100, euro 10,00