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Cari amici, a pochi giorni dall ’inizio de l  13º Pellegrinaggio  Populus Summorum Pontificum   a Roma da venerdì 25 a domenica 27 ottobre  ...

domenica 28 aprile 2024

Le Sante Messe del tempo di Pasqua in dom Prosper Guéranger #13 quarta domenica dopo Pasqua

Continuiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo pasquale: quarta domenica dopo Pasqua.

L.V.

QUARTA DOMENICA DOPO PASQUA

La quarta domenica dopo Pasqua, nella Chiesa greca, viene chiamata Domenica della Samaritana, perché vi si legge il brano del Vangelo in cui è riportata la conversione di questa donna.
La Chiesa Romana oggi, nell’ufficio notturno, comincia la lettura delle Epistole dette Canoniche, lettura che essa continua fino alla festa della Pentecoste.

MESSA

EPISTOLA (Gc 1, 17-21) – Carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c’è variazione né ombra di cambiamento. Di sua volontà egli ci ha generati con una parola di verità, perché noi fossimo come una primizia delle sue creature. Lo sapete, fratelli miei carissimi: sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare, lento all’ira. Perché l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio. Perciò, deposta ogni impurità e ogni resto di malizia, accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime.

Imitare il Padre

Le grazie elargite al popolo cristiano vengono dalla grande e serena bontà del Padre celeste, principio di tutto, nell’ordine della natura; e se, nell’ordine della grazia, noi siamo divenuti suoi figli, è perché lui stesso ci ha mandato il suo Verbo consustanziale, che è la Parola di verità, per mezzo della quale noi siamo diventati, nel Battesimo, figli di Dio. Ne segue che dobbiamo imitare, per quanto è possibile alla nostra debolezza, la calma del nostro Padre che è nei cieli, e garantirci da quelle agitazioni passionali che sono il carattere di una vita esclusivamente terrestre, mentre la nostra deve svolgersi per il cielo dove Dio ci attira. Il santo apostolo ci avverte di ricevere con dolcezza questa Parola, che ci fa ciò che noi siamo. Essa è, secondo la sua dottrina, un innesto di salvezza, trapiantato nelle anime nostre. Che esso possa svilupparvisi, che il suo buon esito non venga impedito da noi, e saremo salvi.

VANGELO (Gv 16,6-14) – In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: Ora però vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove vai? Anzi, perché vi ho detto queste cose, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà.

L’annuncio dello Spirito Santo

Quando Gesù disse agli apostoli: «Me ne vado», questi ne furono rattristati. Non lo siamo anche noi che, dalla sua nascita a Betlemme l’abbiamo costantemente seguito, grazie alla liturgia che ci univa a lui a ogni passo? Ancora qualche giorno ed egli ascenderà al cielo e l’anno perderà quell’incanto che gli veniva, di giorno in giorno, dalle sue azioni e dai suoi discorsi. Non vuole però che noi ci lasciamo andare a una tristezza troppo grande. Ci annunzia che, in sua vece, il Consolatore, il Paraclito, scenderà sulla terra e resterà con noi, per illuminarci e fortificarci, sino alla fine dei secoli. Approfittiamo delle ultime ore di Gesù: presto verrà l’ora di prepararci a ricevere l’ospite celeste, che dovrà venire a sostituirlo.
Gesù, che pronunciava queste parole la vigilia della sua Passione, non si limita a mostrarci la venuta dello Spirito Santo, quale consolazione dei suoi fedeli; ma, nel medesimo tempo, ci fa vedere come sia temibile, per coloro che non avranno voluto riconoscere il Salvatore. Le parole di Gesù sono tanto misteriose quanto terribili; prendiamo la spiegazione che ce ne dà sant’Agostino, il Dottore dei dottori. «Quando lo Spirito Santo sarà venuto, dice il Salvatore, convincerà il mondo di ciò che riguarda il peccato». Perché? «Perché gli uomini non hanno creduto in Gesù». Quanto grande sarà, effettivamente, la responsabilità di coloro che, essendo stati testimoni delle meraviglie operate dal Redentore, non si saranno piegati alla sua parola! Gerusalemme sentirà dire che lo Spirito è disceso sui discepoli di Gesù e ne resterà così indifferente quanto lo fu per i prodigi che le additavano il Messia.
La venuta dello Spirito Santo sarà come il preludio della rovina della città deicida. Gesù aggiunge che il Paraclito convincerà il mondo in quanto alla giustizia; perché, egli dice, «io vado al Padre, e voi non mi vedrete più». Gli apostoli e quelli che crederanno alla loro parola saranno santi e giusti per mezzo della fede. Crederanno in colui che se n’è andato al Padre, in colui che i loro occhi non vedranno più in questo mondo. Gerusalemme, al contrario, non ne conserverà i ricordi che per bestemmiarlo; la giustizia, la santità, la fede di quelli che avranno creduto saranno la sua condanna, e lo Spirito Santo l’abbandonerà alla sua sorte. Gesù disse ancora: «Il Paraclito convincerà il mondo in quanto al giudizio». Perché? «Perché il principe di questo mondo è già giudicato». Quelli che non seguono Gesù Cristo seguono, tuttavia, un altro padrone: questo padrone è Satana. Ora, il giudizio di Satana è già stato pronunciato. Lo Spirito Santo avverte dunque i discepoli del mondo che il loro principe è sprofondato per sempre nella reprobazione.
Vi riflettano dunque, poiché, aggiunge sant’Agostino, «l’orgoglio dell’uomo avrebbe torto di contare sull’indulgenza; vale la pena per lui contemplare il supplizio al quale sono abbandonati gli angeli superbi»¹.

PREGHIAMO

O Dio, che unisci le anime dei fedeli in una sola volontà, da’ ai tuoi popoli di amare ciò che comandi e di desiderare ciò che prometti; affinché i nostri cuori, anche in mezzo alla vicende terrene, siano fissi ove sono le vere gioie.

¹ Sant’Agostino, Commento al Vangelo di san Giovanni, omelia XCV.

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